La carabina Weatherby MKV Ultralight in calibro .270 Wby Mag
Qui vi parlo di quella che definisco lo “stato dell’arte” delle carabine prodotte dalla prestigiosa casa d'armi californiana, una Mark V in versione super alleggerita.
🔥 Entra nel nuovo Canale WhatsApp di IoCaccio.it 🔥
“Born for Hunting in the Mountains” – “Nata per la caccia in montagna!”
Potrebbe sembrare una frase piena di enfasi ma credetemi, non è così, perché le carabine Weatherby sono diventate subito le armi preferite dai cacciatori di montagna sin dal primo giorno che apparvero sull’esigente mercato europeo, quando i cacciatori a palla non prevedevamo d’intraprendere safari o avventure ai confini del mondo, non sentivano il bisogno di possedere una carabina ad altissime prestazioni. Poi, come qualcuno iniziò a viaggiare alla ricerca di trofei rari e importanti, capirono perché le carabine Weatherby sono sempre state le preferite da moltissimi cacciatori sportivi e professionisti di fama internazionale.
In Italia e in Europa, anche includendo la caccia in alta montagna e quella al capriolo nelle sterminate pianure Ungheresi, non c’è mai stato un reale bisogno di cacciare con delle armi che avessero potenza e radenza eccezionali, ma in alcuni angoli sperduti del nostro pianeta quelle caratteristiche non solo sono ben accette, ma oserei dire addirittura indispensabili. Oggi, con i moderni telemetri laser di ultima generazione, dotati di compensatori di caduta della palla e addirittura del calcolo dell’Angolo di Sito, il cacciatore a palla può contare su un grandissimo aiuto nel tiro a lunga distanza. Infatti, con un po’ di buona pratica e seguendo alla lettera le indicazioni riportate nelle tabelle balistiche, è facile andare a bersaglio anche con dei calibri non particolarmente tesi. Ma chi in passato si recava sulle montagne del Thien Shan a caccia di pecore di Marco Polo o in Pakistan a Markor e vedeva il portatore del trofeo da lui tanto ambito in cima ad una vetta sull’altro versante della valle che stava esplorando, non potendo stimare perfettamente la distanza che li separava azzardava il tiro confidando nelle eccezionali caratteristiche balistiche della sua bella carabina Weatherby Magnum Mark V!
MKV Ultralight, lo stato dell’arte di Weatherby
Anch’io, essendo un appassionato delle belle e soprattutto prestanti armi da caccia, non potevo che essere un grandissimo fan delle carabine Weatherby, tanto da averne scelte alcune per le cacce che prediligo, come appunto quella in alta montagna al camoscio.
Per il Re delle vette in quota, dove necessita camminare molto e su terreni impervi e scoscesi, ho scelto quella che definisco lo “stato dell’arte” delle carabine prodotte dalla prestigiosa Casa californiana: la versione Ultralight.
Una MKV super alleggerita in configurazione “ogni tempo”, in acciaio inox e calciatura in polimeri e, per un amante della caccia in montagna, la scelta del calibro non poteva che cadere sul 270 Weatherby Magnum.
Munizione questa che ritengo, secondo il mio modesto parere, forse la più azzeccata creazione del grande Roy Weatherby, perché è in grado di abbattere pulitamente a qualsiasi distanza tutto quello che popola l’arco alpino, dal piccolo capriolo al grande cervo. Per quanto concerne le sue caratteristiche balistiche vi rimando al box allegato, ma vorrei soltanto ricordare che il 270 WM dà il meglio di sé con palle da 130 grani di peso, che riesce a spingere a velocità da capogiro superiori ai mille metri al secondo. Questa caratteristica mette il nostro bel calibro in condizioni di eseguire abbattimenti netti e puliti contro selvatici di media mole – grossa taglia fino ed oltre i cinquecento metri, con una traiettoria tra le più tese in assoluto.
Personalmente non mi sognerei mai di tirare ad un selvatico oltre i quattrocento metri (mi sono imposto il limite massimo dei trecento!), ma avere tra le mani un “attrezzo” in grado di simili performance fa sempre piacere.
Le caratteristiche della mia MKV Ultralight
Come già detto, la mia Weatherby ha delle caratteristiche particolari, vediamole meglio nei dettagli. Innanzitutto è mancina, con l’otturatore che si apre a sinistra, quindi Left Hand, è Made in USA, visto che ne sono state prodotte anche in Giappone e in Germania. L’azione è la mitica Mark V, quella che ha reso famosa la nota Casa statunitense nel mondo, con le nove alette di chiusura poste su tre file contrapposte a 120° e l’apertura a rotazione breve (54°).
L’arma è stata resa leggerissima riducendo impercettibilmente le dimensioni e migliorando la qualità dei materiali. Indipendentemente dal calibro scelto, viene sempre costruita con ottimi acciai speciali, superbamente rifiniti. L’estrattore è a lamina sagomata e l’espulsore a pistoncino è incassato nella testa dell’otturatore. La sicura a due posizioni è silenziosa e facilmente azionabile dal pollice della mano che impugna l’arma, blocca l’otturatore quando viene inserita ed è a prova di qualsiasi sollecitazione.
Tutte le carabine Weatherby, anche se non possono certo essere definite delle Custom, lavorano con tolleranze bassissime, purtroppo necessarie viste le pressioni in gioco ed il grado di precisione richiesto e ottenuto. Tutte le MKV garantiscono rosate Sub-Moa, cioè di tre colpi a cento yards, inferiori al MOA (circa 20 mm). La canna è altamente tecnologica, molto snella e filante (14 mm di diametro alla volata), è in acciaio inox, senza mire metalliche (praticamente inutili su un’arma del genere), fluted con scanalature longitudinali per aumentare le caratteristiche meccaniche, alleggerirne il peso e per favorire la dispersione termica. E’ lunga 660 mm e dotata di freno di bocca, accessorio molto comodo sui grossi calibri e necessario su un vero Magnum.
La calciatura non poteva che essere in materiale sintetico Aramid della Bell & Carlson, che possiamo volgarmente chiamare anche “plastica”, ma indubbiamente è un prodotto robustissimo, insensibile agli sbalzi termici, a funghi e muffe ed è quasi indistruttibile. E’ di colore grigio – celeste con poggiaguancia e stop Montecarlo molto pronunciato, senza zigrino perché il materiale che lo compone è comunque crimpabilissimo. Non teme sporcizia, graffi o sollecitazioni particolari, mantenendo il peso della sola arma contenuto sotto i 3 kg. Il calciolo in morbida gomma della Pachmayr modello Decelerator è d’obbligo.
Allo scatto singolo ho preferito uno stecher monogrillo regolabile cosiddetto alla “Francese”, che si arma semplicemente spingendolo in avanti e che permette di avere in tutta sicurezza dei pesi di sgancio intorno ai pochi etti. Lo sportellino di svuotamento rapido del caricatore e la guardia grilletto sono in alluminio con il logo della casa. Li avrei preferiti in acciaio brunito, così avrei potuto farli incidere a soggetto da un mio carissimo amico, il maestro incisore Andrea Tanghetti di Gardone VT.
Le finiture delle parti metalliche sia esterne sia interne sono impeccabili, anche se la Weatherby si è sempre preoccupata più della sostanza che della forma. Il castello di tutte le carabine Weatherby, comprese le Vanguard, è predisposto per il montaggio degli stessi attacchi che adottano le Remington, le BSA, le Sabatti le Bergara, le Howa, le Mossberg, etc., quindi non c’è assolutamente nessun problema a reperirli sul mercato di qualsiasi tipo, sia fisso sia a sgancio rapido.
Con cosa l’ho abbinata
Sopra ad una carabina in grado di produrre ottime rosate oltre i limiti imposti dal buon senso, non potevo che montare un’ottica di ottima marca a forte ingrandimento. La scelta è caduta su un meraviglioso cannocchiale della Swarovsky serie Z5 5-25 x 52 P con correttore di parallasse e tubo da un pollice che ritengo insuperabile come rapporto, qualità, prezzo, prestazioni e peso.
È uno strumento eccellente sia per l’ottica sia per la meccanica, caratterizzato da dimensioni contenute, peso ridotto, ampio campo visivo, regolazione quadrata del reticolo che è posto sul secondo piano dell’immagine, sempre ben visibile e che mantiene le stesse dimensioni anche cambiando l’ingrandimento. Adotta un multireticolo TDS4, dotato di linee orizzontali che servono a compensare la parabola del proiettile ed ha persino due puntini per la stima dei venti trasversali e/o per il tiro ad animali in movimento. L’arma completa di cannocchiale e attacchi pesa abbondantemente sotto i 4 kg.
Le prove di precisione e la relativa taratura finale, da buon “maniaco”, non potevo che farle con delle munizioni ricaricate. Per assemblarle ho utilizzato dei bossoli nuovi Weatherby, degli inneschi Federal 215 Gold, 74,8 grani di polvere Norma MRP e palle Hornady Spire Point da 130 grani. Dopo i primi colpi di prova a cinquanta e cento metri, necessari per prendere confidenza con l’arma, sono passato ai canonici duecento. La MKV Ultralight è riuscita a sbalordirmi con una fantastica rosata di tre colpi in meno di trenta millimetri. Come pretendere di più da un’arma da caccia?
Le carabine Weatherby sono importate e distribuite in Italia da BIGNAMI, per informazioni www.bignami.it – email@bignami.it
Il calibro 270 Weatherby Magnum
Lo sapevate che il primo calibro ideato dal grande Roy Weatherby nel lontano 1943 è stato il 270 Magnum? Nel Mondo intero il nome Weatherby è stato reso famoso dalle sue bellissime carabine camerate in calibri come il 300, il 378 e da quel mostro di potenza che è il calibro 460, ma il diametro di palla che affascinò e che diede la spinta creativa all’illustre progettista californiano fu proprio il .277 millesimi di pollice, lo stesso diametro di palla che montava già da circa un ventennio il suo eterno antagonista: il 270 Winchester.
Il Signor Roy, come accadde anni prima anche a Herr Vohm Hofe in Germania, intuì che il futuro delle munizioni (sia sportive sia militari) era nell’elevatissima velocità dei proiettili. C‘erano voluti diversi conflitti e qualche milione di morti per confermare quell’intuizione, ma nel ben mezzo della seconda guerra mondiale, quando tre quarti della popolazione era intenta a darsi la caccia a vicenda, Weatherby decise che era ora di proporre agli appassionati cacciatori statunitensi la sua nuova munizione. Lo fece camerandola in carabine artigianali di derivazione Mauser, finché non fu pronta e perfezionata la leggendaria azione Mark V con alette multiple di chiusura.
Weatherby per creare la sua 270 partì da un bossolo che lo aveva molto impressionato, quello Belted, cinturato dell’anziana 300 Holland & Holland Magnum. Gli ridusse la lunghezza da 2,85” a 2,545” (pari a 64,6 millimetri), ne ristrinse il colletto da 308” a 277” e gli accentuò molto l’angolo di spalla. Con quelle semplicissime operazioni ottenne un bossolo che aveva una capacità maggiore di circa un quarto di quello della famosa 270 Winchester e che gli fece ottenere una munizione in grado di spingere una palla da 130 grani ed una da 150 grani alle rispettive velocità di 1030 e 990 metri al secondo, senza sviluppare pressioni eccessive.
Weatherby, oltre ad essere un appassionato cacciatore, era anche un valido imprenditore e quindi, come tale, mirava al successo commerciale dei suoi prodotti. Per poter garantire una fornitura costante e di qualità delle sue munizioni, nell’immediato dopoguerra stipulò un contratto con la Svedese Norma, incaricandola di produrre e di distribuire le cartucce finite ma con il marchio Weatherby. I primi lotti a lasciare gli stabilimenti Scandinavi guarda caso furono proprio quelli in calibro 270 Wby M.
A quei tempi le carabine Weatherby erano destinate ad una clientela elitaria dato il loro costo doppio, se non addirittura triplo, di quello delle normali concorrenti. La massiccia campagna pubblicitaria incaricata del loro lancio sul mercato mondiale era imperniata principalmente nell’esaltare le eccezionali caratteristiche di potenza, radenza e velocità delle munizioni e la precisione e la robustezza delle armi, ma i selvatici cacciabili (nelle tre canoniche fasce: small, medium & big game) erano pur sempre gli stessi. È indiscutibile che dal piccolo .224 all’energico .460 tutti i tredici calibri Weatherby sono sempre stati ai vertici delle loro categorie, ma sono convinto che hanno trovato più estimatori tra gli appassionati delle alte prestazioni che tra i cacciatori particolarmente esigenti. Per le cacce che di solito si praticano in Europa e nel Nordamerica, dove non è necessario tirare spesso oltre i trecento metri e dove non occorre una potenza esagerata (come per la caccia ai pachidermi e agli animali pericolosi), altri calibri e carabine meno esasperati o costosi vanno comunque più che bene.
Ritornando al 270 Weatherby, chi lo acquista e perché? Senz’altro perché è una delle migliori cartucce esistenti per la caccia a lunghissima distanza in spazi aperti, perché possiede l’energia sufficiente ad abbattere un grosso cervo anche a quattrocento metri, perché una palla da 130 grani tarata a duecentocinquanta metri cala di pochissimi centimetri a trecentocinquanta e così via. Possiede una traiettoria talmente tesa da sembrare lineare, che fulmina i selvatici con degli effetti spettacolari ed è difficilissimo perdere un capo colpito dalle sue micidiali palle.
Purtroppo anche la cartuccia 270 WBY MAG ha i suoi piccoli e non certo trascurabili difetti, come ad esempio il costo, la scarsa scelta di caricamenti, il difficile reperimento delle munizioni, il rinculo non certo mite, la vistosa vampa di bocca, il peso e l’ingombro delle armi che la camerano. Una volta anche il prezzo elevato limitava la diffusione delle carabine Weatherby, oggi invece ce ne sono sul mercato con finiture leggermente meno accurate delle bellissime Mark V De Lux ma almeno alla portata di tutti. È risaputo che i migliori calibri da caccia sono quelli compresi tra i 6,5 e i 7 millimetri; il calibro .270 WM rientra in pratica proprio nel mezzo, riscuotendo sempre grandi consensi tra i cacciatori di montagna, chissà, forse per la sua precisione, per la sua costanza o forse per la bontà dei suoi proiettili e del loro ottimo coefficiente balistico.
Come già accennato, di munizioni commerciali in 270 Weatherby Magnum non ce ne sono tantissime e quelle che si trovano non sono certo a buon mercato, in compenso il calibro è facilissimo da ricaricare e tutti i componenti necessari sono abbastanza comuni. Nei migliori manuali si trovano abbastanza dati sulla sua ricarica.