È buio, ancora il sole riposa a oriente, ancora si lascia cullare da soffici nubi rossastre. La foschia del mattino è spazzata dall’aria che si alza tagliente da nord est. Sottile scende le montagne lombarde, le sferza, le taglia. Passa sul lago, sul “Lac de Com” e poi sul “Lac de non” e sul “Lac de pusian”, aggira via via il Bolletto, ,il Bolletone, il San Primo, il Pian del Tivan, il Palanzone, il Cornizzolo e poi “ul munt brianza” e con lui l’ultimo sentore di montagna…
Già scende sul piano, ancora un po’ mosso da colline che uomini sapienti hanno modellato e reso fertili, colline un tempo terrazzate perdono vigore, si seccano come le viti che non ci sono più “l’uga americana, il clinto, ul nustranel” e non si vede più nemmeno il filare del gelso, ma l’aria scende, non si ferma … sferza la terra… ferma le gocce che scivolano, le rallenta e le stringe nella morsa del freddo, l’erba la fa impallidire fino a renderla candida di cristalli.
L’ora delle tracce
Ora che il sole si alza, proprio in quel momento è l’ora delle tracce, è l’ora in cui chi sa… segue il movimento sul terreno. È l’ora in cui guardi a terra e capisci che qualcuno ti ha anticipato, lo leggi sia nel passo pesante che scopri sul sentiero, sia sulla striscia sinuosa al lato, sempre parallela a distanza di guinzaglio. È il momento delle decisioni, è il momento di un cambio di programma?
È il momento che fa male la mano col guinzaglio e la infili in tasca e ti metti i guanti. È il momento che immagini, che sogni ad occhi aperti. È il momento che parli con l’individuo che ti porta al guinzaglio..
“Vai piano, mi raccomando”
“Ascolta… non spingere”
E lui ti guarda e sembra capire….
Ti fermi e lui ti odia… Lo vedi nei suoi occhi che ti dice “Dai!… Dai!!!… Cosa ti fermi? Dai!!”.
“La traccia”
Scendi la collinetta e incontri “la traccia”… Ti sorride, ma un po’ da orso solitario… Butta li un “Ciao”, che forse è più un segnale di demarcazione. Nella sua testa si legge chiarissimo ”Dai passa oltre, dai”… Lo saluti e rallenti giusto il tempo di uno scambio di parole.
E il guinzaglio tira… e dentro il cane ripete “Dai!… Dai!!!!”… Quanto odia quando mi fermo a parlare, per lui il mondo è solo lui ed io….
Duecento metri e slaccio
In realtà volevo entrare prima, ma il rispetto mi impone di lasciare il passo… Due minuti e sento un fucilata, giusto da dove immaginavo d’iniziare… sale il sangue… con onestà la devi digerire… tutta in un boccone… Ma nulla, vai avanti, per un attimo sei sconfortato ma presto ti si riaccende la voglia e ti basta una mezza ferma per sognare.
E l’aria del Cornizzolo la senti tutta… “Cazzo se è fredda!”… Senti le viscarde sulla testa che si chiamano. Quattro passi sopra la roggia il cane si volta secco ma lei parte bassa si alza e poi giù lungo la goletta… mi magia la fucilata… la sbaglio pesantemente… mi sono accorto di sbagliarla prima di tirare il grilletto… Vi è capitato anche a voi? …di sapere lucidamente di padellare? A volte so di sbagliarla… ne sono cosciente…
Ma dietro… sento una risata, una risata dietro di me… È il tipo che ho incontrato prima. Non capisco se mi prende per i fondelli o è bonaria goliardia Lo guardo un po’ serio, lui ride di gusto e mi fa scoppiare in una risata pesante …rido di gusto… per cinque minuti si ride senza un vero perché… Mi guarda tra un singhiozzo e un colpo di tosse e mi dice “Due metri, l’hai padellata di due metri!” Sorrido e ritorna il dubbio… “È stronzo o è veramente simpatico?”…
Sorride, sereno, e mi dice: “La fucilata prima l’ho fatta io… e ho tranciato un ramo di platano… Giuro! L’ho seccato, l’ho bruciato, tranciato in una grande fumata… era partita bassa, si era alzata e poi giù per la goletta….”
Ci sta facendo un culo cosi sta regina, sarà senza corona ma siamo evidentemente suoi sudditi…
Questa è caccia…