A Caccia da ProtagonistiRubriche

Io, Paco e le Barbare

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Nord-Ovest Sardegna
Fine settembre 2016, anche quest’anno, dopo tanta attesa e con tutte le vicissitudini per l’emissione del calendario venatorio è arrivata l’Apertura, la quarantunesima, per me.
Una stagione, questa, piccola piccola, ancor più delle precedenti.
Di male in peggio!
Due sole mezze giornate di Caccia alla Pernice & Lepre Sarda… sì, due mezze giornate perché alle ore 14.00 suona la sirena, è finita!
E ciò nonostante ringraziando chi, all’interno del comitato regionale faunistico, ha combattuto contro tutti e tutto per riuscire ad ottenere questo risultato, pena, viceversa, la chiusura alla Selvaggina Nobile Stanziale… per la prima volta in Sardegna.

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La preparazione…

Da circa un mese, periodo stabilito dalla legge, son potuto uscire liberamente con Paco, stanco di stare a cuccia… per portarlo nel vero territorio di Caccia, verificando una discreta presenza di Quaglie.
Ne ho trovate diverse anche in zone “improvvisate”, dove non vado a Caccia ma alleno solo il cane e mi sono divertito come non mi succedeva da tempo.
La Quaglia è un esemplare che mi ha rapito da sempre, tanto che oggi, vista la pressione venatoria sulle Pernici rimaste – almeno per quanto riguarda la nostra zona – preferisco sempre di più la caccia a questo tipo di gallinaceo.

Il controllo della zona di Caccia

Qualche giorno prima del 25 settembre, data fatidica, ho controllato pertanto la zona dove da tanti anni ritorno per la stagione alla Nobile Stanziale e non solo.
Una grande pianura, alta sul mare e ricca di stoppie, cardi selvatici, felci e roveti, cespugliato di cisti, mirti e lentischi.
Erano ancora i tempi della scuola quando Andrea, appassionato anche lui all’ars venandi, mio compagno di banco e nativo del luogo, figlio di un esperto Cacciatore molto conosciuto, durante l’ora di lezione mi disegnava la “mappa” per arrivare a destinazione “raccomandandomi il massimo rispetto della proprietà che andavo ad invadere, ad iniziare dal chiudermi alle spalle tutti i cancelli che trovavo già chiusi, fino ad arrivare nel territorio di caccia interessato.”
Allora i cancelli erano “legati a spago” con un pezzo di corda…a differenza di oggi, sotto chiave con tanto di lucchetto e catena. In quei tempi, il rispetto per l’altrui proprietà era sacro!

Andavo e vado tutt’ora a controllare la zona di Caccia non solo per accertarmi o meno della presenza delle Barbare, ma anche e soprattutto dello stato del territorio, delle fonti sorgive, e soprattutto per paura degli incendi, piaga atavica della nostra Sardegna.
Anche quest’anno, per fortuna, il territorio è salvo, tutto è rimasto intatto, come e meglio della passata stagione, anche il caldo insopportabile.

Faccio un giro con Paco, un paio d’ore per far andare il cane e mantenerlo in forma.
Troviamo cinque coppie di Quaglie, tutte scaltre e smaliziate, alcune grandi pedinatrici, altre facili all’involo tanto da non farsi fermare ed andar vie lunghe senza scorgerne la rimessa…
Però!!!
Paco, comunque, si difende bene e gira per tutto il tempo. Infine, quando il caldo diventa insopportabile con il sole alto, rientriamo alla macchina per rifocillarci.

Dopo aver fatto bere il cane e averlo controllato bene per il pericolo “forasacco”, si torna con calma verso casa.
La decisione è presa, anche se non abbiamo trovato le Barbare e da anni mi ripropongo di cambiare, non riesco proprio a tagliare il cordone ombelicale da questa zona, dove mi sono sempre divertito, dove ho cacciato con mio padre e con i migliori Amici, dove conservo tantissimi e bellissimi ricordi di grandi cacciate di un tempo poi neanche troppo lontano e, particolare molto importante, dove ho sempre cacciato in tutta tranquillità…
Arrivederci a domenica.

La giornata di Caccia

La sveglia è puntata alle quattro del mattino e appena alzato sento che fuori piove, finalmente!
Bisognerà cercarle diversamente dal solito…
Le Barbare conoscono a memoria il loro habitat, ci nascono e trascorrono la loro vita, non devono difendersi solo dai loro predatori e basta un nulla per cambiare le loro abitudini.
Se sono sopravvissute ai tempi è anche e soprattutto per il loro istinto che non è meno del nostro intelletto.

Esemplare “endemico” della nostra terra, l’Alectoris Barbara Barbara è gioia e dolore di noi Cacciatori Sardi.
Abilissima pedinatrice, signora della stoppia, del rovo, delle rocce, dei costoni, delle pianure, dei cisti e lentischi… non ricordo un posto dove non mi sia capitato di trovarla, anche quello più impensato, come una volta che attraversavo un campo arato qualche giorno prima con i resti di un rovo abbandonati sul terreno… la brigata, parlo di sedici pernici, era tutta al suo interno, in pochi metri quadri… non avevo dato retta alla cagna, allora Zazà, la mia setter, e non le ritrovai più, neanche la giornata successiva…

L’attrezzatura è pronta e mentre mi preparo sento Paco lamentarsi, nonostante tutto mi ha sentito e freme per uscire dal box… in pochi minuti sono giù, l’aria è frizzante e appena uscito dalla “città”, dall’inetrno dell’auto stessa posso sentire il profumo della terra.
Dopo una cinquantina di chilometri siamo quasi sul posto, lascio la lunga lingua d’asfalto per immettermi nella strada sterrata che si arrampica sulla grande pianura dov’è piovuto forte, nei tratti pianeggianti la strada è allagata in diversi punti, i fari illuminano la macchia ancora grondante e in qualche tratto in pendenza l’acqua corre giù per le cunette.
Molto bene, almeno oggi non ci sarà da patire per il caldo!

Arrivato sulla “piana” accosto per il solito parcheggio a bordo strada, è ancora un po’ buio, all’orizzonte la luce dell’est illumina il cielo ancora terso, spettacolo della natura!
Paco è comodamente sdraiato nel box doppio , attento ad ogni minimo rumore, io nel frattempo inizio a montare lo schioppo, calzare le scarpe e finire i preparativi…
Sale una macchina, sono amici, ci ritroviamo, come ogni anno all’Apertura, sempre nello stesso posto. Si fermano per un saluto e un caffè, due chiacchiere due e via per la loro destinazione.

In procinto di muovermi, arriva un’altra macchina, si ferma poco dietro la mia, ci conosciamo, scendo e dopo altre due chiacchiere chiedo cortesemente che direzione vorrebbe prendere… c’è tanto spazio e sarebbe inutile pestarci i piedi a vicenda.
E’ sua intenzione andar giù dritto verso il canale e io quindi taglio per il primo pianoro a cappello sulla grande pianura, stoppie fitte fitte, tanto rovo e cisto.
Devo attraversare la prima tanca sporca di rovi e felci e la aggiro al pulito perché intrisa di pioggia della notte, dove fino all’altro ieri era polvere, quindi taglio per la stradina che si arrampica leggera sul cappello del pianoro.

Appena sopra Paco cambia passo e “di trotto” accelera verso il lato per rientrare a favore di vento, quando, a trenta metri da me… rallenta in pochi metri per chiudere in ferma.

Le Barbare in questo punto c’erano una volta e anche numerose, ma è da anni che mancano e penso infatti che si tratti molto più probabilmente di una coppia di Quaglie, anche perché qualche giorno fa nel controllo della zona ho fatto tutt’altra strada.
Mi avvicino comunque con cautela, il cane è sempre immobile, trovo da piazzarmi bene… e aspetto.
Trenta… quaranta… cinquanta secondi interminabili e Paco che rompe battendo il piede al suolo, con la massima cautela.

Il “fragore” metallico è proprio della Pernice che sfonda letteralmente il rovo e bassa bassa delinea un’ampia curva per cercare copertura e salvezza verso poche piante di “perastru” poco più a lato.
Cade rovisamente di prima canna… con Paco sempre immobile!
La Barbara è a terra e io non mi muovo , aspetto ancora.
Subito dopo, infatti, il cane, sempre flesso sulle zampe, lentamente si adagia al suolo e “strisciando” aggira lo stesso rovo per chiudere con una seconda ferma sul lato opposto.
Un’altra Pernice sfonda ancora bassa e coperta dallo stesso rovo ma riesco a spostarmi leggermente di lato e ancora a tiro riesco a toccarla d’ala.
Paco la raggiunge subito ed è in ferma davanti all’ennesimo rovo, tende le orecchie… la sente muoversi, la studia un attimo e poi deciso ci infila il muso e la recupera ancora viva.
Lascio che la tenga il giusto e poi ritorno sui miei passi per recuperare la prima, che il Drahthaar inquadra subito e abbocca, quindi riprendiamo la cerca e a poca distanza Paco inquadra ancora, si fa più cauto, rallenta… e ancora una volta è in ferma.
Dalla macchia di cisto a pochi metri si involano altre quattro Pernici, una dietro l’altra e una più bella dell’altra, ma visto che ho raggiunto il numero consentito non posso fare altro che godermi appieno l’azione del cane.

E’ ancora comunque troppo presto per rientrare e allora si continua per Quaglie tagliando di netto il pianoro per avvicinarci nella loro zona di pastura.
La giornata è iniziata nel migliore dei modi, abbiamo trovato le Barbare quando mai me lo sarei aspettato, anche se in questa zona non è la prima volta che succede, capita spesso che qualche coppia di Pernici che si appropri del territorio a loro consono.
Sovrappensiero e distratto… a lato mi pare di sentire uno sbattito d’ali, faccio per girarmi e vedo, ormai lunga, la coppia di Quaglie andar via tranquilla fino a marcarne la rimessa.
Richiamo il cane ancora in ferma e mi scuso con una carezza proseguendo verso il punto d’appoggio.

Paco gira ancora bene, l’aria è frizzantina e Lui sa che il gallinaceo si è calato nei paraggi… allarga, chiude, allarga ancora eh…. prende il vento giusto rallentando nell’immediato fino a bloccarsi, statuario, in una bellissima ferma.
Io sono lì, poco dietro, pronto e in attesa, davanti è libero, la vegetazione è bassa, niente arbusti e alberato, ho cambiato anche cartucce e piombo, ora 28 gr. n° 11 in calibro 20, come sempre.
Di seconda alzata la coppia di Quaglie è ancora più scaltra e va via di fretta, una a destra e l’altra a sinistra, rasenti al suolo e veloci… così come le mie due stoccate.
Gran riporto di Paco che trova subito la prima ma deve impegnarsi non poco tra il fitto dei rovi e le felci per la seconda, evidentemente ferita, che tenta la fuga di pedina.

Ora pausa, si porta il cane a rinfrescarsi un po’, l’abbeveratoio è vicino e da qui sempre Quagliando e “Leporando”, pian piano si rientra, ho modo di vedere anche la macchina ma visto che il cane è ancora in forze mi allargo per battere l’ultima tanca saltata di primo mattino per non disturbare il collega-conoscente.
Di solito qualche Quaglia non manca mai ed è, da sempre, l’habitat della Lepre.

In prossimità della fine del banco di cisto basso che si incontra con il cardo fitto e pungente Paco rallenta alternando l’andatura un po’ con la testa alta e un po’ insistendo con il muso a terra e di quando in quando scrutando l’orizzonte con attenzione. Ad un tratto si blocca per rompere subito dopo con una filata delle sue… dieci, venti metri… e altra ferma, un attimo dopo il rumore forte del cardo secco che si spezza è inconfondibile!
E’ la Lepre, sveglia, attenta e smaliziata che, coperta dalla vegetazione ora ha il cane alle calcagna che la insegue abbaiandole dietro.
Mi ha fregato per una frazione di secondo e mi inchino doverosamente alla sua furbizia… chapeau!
Richiamo subito il cane, ci fermiamo dieci minuti perché si calmi e poi rientriamo, sono quasi le dodici, per oggi va bene così.

Photo Credit Frits van der Meer (License)

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