Piccioni di primavera, mattanze necessarie?
Siamo sicuri che l'impatto sugli animali, in primis, e poi sull’opinione pubblica delle stragi di piccioni fatte in Primavera in regime di contenimento danni abbiano un saldo positivo sul conto di noi cacciatori?
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Vorrei che queste parole che scrivo comparissero sullo schermo che state leggendo nell’istante in cui affondo le mie dita sulla tastiera. Senza inviare mail alla redazione. Senza correzioni. Senza filtri. Se state leggendo in qualche modo è così, anche se non con l’immediatezza che vorrei. A costo di prendermi qualche rischio sulla cura formale dell’articolo, mai come in questo caso tengo alla sostanza di ciò che voglio dire. E la sostanza è questa: sono proprio necessarie le stragi di piccioni in Primavera?
Argomento in modo poco organizzato, proprio come stessimo parlando al bar tra amici cacciatori. A che cosa servono le mattanze occasionali fuori periodo di caccia in regime di contenimento danni? Siamo sicuri che il loro impatto sugli animali, in primis, e poi sull’opinione pubblica abbiano un saldo positivo sul conto di noi cacciatori?
Stragi
Scrive uno che è cresciuto con l’adrenalina del tiro a volo ai migratori. Piccioni finché si poteva, fringuelli finché si poteva, tortore all’apertura e poi colombacci e tordi. Scrive uno che andrebbe a caccia ogni giorno che Dio mette in terra. E scrive uno che fin da piccolo è stato abituato a sparare e uccidere animali di ogni genere e tipo. Lo dico perché il campo sia sgombro da equivoci.
Ma proprio in questi giorni, come ogni anno di questi tempi, ho visto amici entusiasti di essere chiamati al contenimento danni ai piccioni e alla sera, con la spalla gonfia e dolorante, vantarsi di numeri spaventosi. 170, 240 piccioni in una sola mattinata.
L’idea è proteggere le semine dalle invasioni dei piccioni che è vero che sono numerosissimi e particolarmente pericolosi in determinati momenti della crescita dei germogli, ma è anche vero che questa pratica di mettersi una mattina qualsiasi di Aprile e Maggio in mezzo a un campo seminato e sparare come in un Tiro a Volo a centinaia di uccelli, a me sembra folle sotto molti punti di vista.
La caccia prevede un codice morale che ne è il vero valore
Il primo, e lo dico subito, è che un cacciatore dà la morte a un animale, generalmente per nutrirsene, ma comunque mai e poi mai si adopera per la sua sofferenza. E non veniamo fuori con se e ma, uccidendo in Primavera centinaia di adulti che pascolano nei campi si condanna a morire di fame e di sete i piccoli che aspettano l’imbeccata nei nidi. Tale e quale fanno i diserbanti che tanto osteggiamo. E le falciatrici meccaniche contro cui giustamente ci scagliamo. A me questa pratica fa ribrezzo proprio perché proviene dai cacciatori, che sì sono chiamati in Art.37 a contenere i danni dei branchi di piccioni (tra l’altro parlo dei piccioni perché gli ultimi disdicevoli episodi hanno riguardato i piccioni, ma potremmo dire anche di altre specie), ma sono anche quelli che si dicono amanti degli animali e paladini della natura, rispettosi dell’ambiente, sentinelle dei valori di una volta. Allora se è così i cacciatori dovrebbero rifiutarsi di partecipare a una cosa ignobile, contro la nostra cultura e contro la nostra figura.
Si è tenuta la caccia chiusa per anni ai piccioni e tutt’ora è in deroga (parlo per la mia regione, la Toscana), salvo poi consentire sparatorie da contraerea in periodo riproduttivo, fuori da ogni calendario di caccia. Per fare che cosa? Per togliere da Pisa quanti: trecento, quattrocento piccioni? Quando solo nell’acquedotto romano è stimabile che ce ne vivano diverse migliaia. Allora è più la soddisfazione dell’agricoltore di avere la propria vendetta sui maledetti (e dannosi, certo) volatili, la voglia di sparare di alcuni insoddisfatti (e forse incapaci) cacciatori della stagione regolare, o la reale inevitabilità e utilità di questi interventi?
Opinione pubblica
Poi diciamo che l’opinione pubblica si sta sempre più allontanando dalla caccia. Cosa può pensare la gente che passando per andare a lavoro o direttamente dall’ufficio o dal negozio sente una continua sparatoria e centinaia di uccelli in totale disorientamento che svolazzano sui campi e vengono abbattuti a decine da batterie che nemmeno la contraerea fa una un caos così? Distinguono gli Art.37 dalla normale caccia? Pensano “oh che bravi menomale stamani ci sono loro, uomini di valore”? O pensano (e dicono): “ma chi sono questi criminali? Ma non è chiusa la caccia in questo periodo? Ma perché gli consentono un frastuono così continuo? Sono insopportabili!”
Ho sentito con le mie orecchie persone chiedere: “ma li mangiano?” E alla risposta: “No, li uccidono perché non mangino nei campi”, dire inorriditi: “mi fanno ancora più schifo di prima”. E lì, cacciatore nel profondo del DNA, cacciatore da quando avevo 5 anni, ho sentito di condividere quel sentimento.
Responsabilità e strade diverse
Ci si potrebbe dilungare molto ma probabilmente la mia voglia di eliminare questo tipo di approccio non si esaurirebbe e invece si esaurisce la voglia del lettore di proseguire.
Nelle ultime righe voglio solo ribadire che noi per primi dovremmo eliminare pratiche che prevedano l’uccisione di animali in periodi sensibili della riproduzione, dove si condanna i piccoli a una morte atroce per il gusto di togliere di mezzo qualche adulto la cui specie è stata mal gestita da sempre. La nostra etica, la nostra morale, proprio perché la sbandieriamo tanto, dovrebbe farci dire ASSOLUTAMENTE NO.
Tanto più una pratica che prevede l’uccisione di moltissimi animali senza che la loro carne sia in alcun modo utilizzata. Disperdendo chili e chili di piombo nei campi seminati, quello si un danno collaterale davvero profondo e facilmente evitabile. Inimicandosi l’opinione pubblica che vede degli assatanati sparatori, fuori stagione fare mattanza senza senso, oltretutto, rompendo abbondantemente le scatole con ore e ore di fucileria che manco fossimo al fronte.
E non mi si dica che è inevitabile: come si uccidono ci si potrebbe impegnare per disturbarli e mandarli in fuga. E si potrebbero incentivare pratiche più sopportabili e in periodi più idonei. Ad esempio, garantendo sconti a chi durante la stagione venatoria si adopera alla riduzione delle specie invasive o dannose. Allora si che si potrebbe parlare di un ruolo del cacciatore. Oppure garantendo che oltre alle tre giornate canoniche, chi vuole può adoperare la quarta e quinta giornata solo per dedicarsi alla caccia a corvidi, piccioni e quant’altro.
Così rimarremmo nei limiti morali di un cacciatore (non in quelli di frustrati sparatori assatanati) e anche in un’ottica di rispettabilità da parte dell’opinione pubblica e di una compatibilità ambientale dignitosa. Il peggior nemico della caccia sono i cacciatori. Non perdiamo occasione di dimostrarlo
Opinabile. E se invece di chiederci quali siano i limiti dell’etica si obbligasse l’Amministrazione a dare pubblico risalto all’azione del contenimento? E’ l’Amministrazione che ne chiede attuazione, non il contrario. Ciò che l’opinione generale rifiuta è nella maggior parte delle volte dettato dall’ignoranza. Lo si fa per i contadini, lo si fa per i cittadini, lo si fa per la salute pubblica e per la protezione monumentale.
Un saluto a tutti. Finalmente leggo con piacere che c e sempre qualche vero cacciatore A caccia ci si deve andare da settembre a Gennaio. Il resto de l anno si curano e controllano i territori di caccia si cerca di migliorare gli abitati ma il vero cacciatore da Febb ad Agosto non si spara ad animali .ma che piccioni e cazzz
Sarebbe ora che i deputati a queste operazioni di controllo e contenimento fossero pagati da agricoltori e da pubbliche amministrazioni sempre pronti ad avversarci a meno che non serva loro il nostro servizio. Così si potrebbe tranquillamente parlare di contenimento danni!
Concordo pienamente col Sig. De Dominici.
Abbattere i piccioni è INDISPENSABILE. Qui nell’hinterland milanese, negli ultimi decenni, si sono avuti danni enormi. Non solo alle colture, ma anche agli allevamenti, al patrimonio architettonico e persino danni alle persone. Argas Reflexus, Salmonella, Brucella ecc hanno colpito uomini e animali. A ben poco sono valsi i metodi “alternativi” quali contraccettivi ecc. La situazione è andata migliorando, non a sufficienza, solo da quando si è cominciato a sparare.
Allora a qual fine non inserire il piccione fra le specie cacciabili? È una contraddizione!
Quanto alle “mattanze” primaverili ben vengano, proprio perché sono effettuate nel periodo riproduttivo, e perciò più efficaci.
NON È CACCIA, È CONTENIMENTO. E di questo le Autorità competenti,magari con l’avallo delle associazioni di agricoltori, dovrebbero dar conto ad un’opinione pubblica che non conosce affatto le problematiche agrocolturali, gestionali ed igieniche.
DISCORDO invece sul metodo del tiro a volo, poco efficiente, rumoroso, ecc. In passato molti agricoltori riuscirono ad abbattere decine di piccioni con una sola fucilata sparando nel volo posato su aree predisposte previa pasturazione.
Sono d’accordo con il Signor. Umberto.
Aggiungerei che essendo contenimento, questa caccia può essere effettuata con un mezzo dedicato che azzera praticamente tutte le problematiche del tema: il fucile ad aria compressa.
Silenzioso, economico, piacevolissimo, può essere praticato tutto l’anno, sparge meno piombo sul terreno che le nostre canne lisce, e con una formazione dedicata e licenza DI CONTENIMENTO specifica fornita ai cacciatori meritevoli, è molto meno pericoloso della caccia tradizionale, e molto più efficace in questo ambito.
Sono favorevole ad una caccia di selezione/contenimento gestita e strettamente monitorata dalle enti tutto l’anno, messa in mano ai cacciatori virtuosi, educati all’arte venatorio, e rispettosi del quadro legislativo, etico, e di sicurezza.
È vero che è tutta la legge caccia che deve essere riformulata e ripensata da zero, ma penso di non essere l’unico a vederla cosi.
Saluti venatori a tutti!
Vincenzo
La vera caccia e indubbiamente una cosa diversa,le mattanze sono disdicevoli,e non piacciono a nessuno, soprattutto ai veri cacciatori,in una società che ama più gli animali che le persone, che non si immedesima nella sofferenza della famiglia del povero ragazzo ucciso nel Trentino dall’ orso, ma che addirittura tifa per lui,significa prestarsi al gioco voluto dai falsi Amanti degli animali,bisogna essere equilibrati in questo mondo c’è posto x tutti
Ho letto con interesse l’articolo del sig. VOLPI e devo dire, che oltre al discorso degli abbattimenti in periodo riproduttivo, che condanno senza indugio, mi trovo in disaccordo su questo accostamento caccia/controllo nocivi. Premetto che vivo la caccia da subito dopo aver abbandonato il pannolino, essendo cresciuto in una famiglia di cacciatori. E di aver fatto della caccia la mia scuola di vita. Adesso, a quasi 50anni, sono quanto mai sempre più convinto che, una cosa è la caccia, quell’arte capace di emozionarmi, di regalarmi gioie e dolori, magie ed illusioni, sogni e delusioni. E ben altra cosa è il controllo nocivi, che ai giorni nostri è un’attività che dovrebbe essere fatta più per necessità che per passione e che si chiama “Pest Control”. In molti Stati americani, il pest control è operato da soggetti che vengono ingaggiati e pagati da agricoltori, allevatori e/o da chi ha necessità di abbattere specie nocive. Attività, che secondo il mio parere, in comune con la caccia, ha solamente l’utilizzo delle armi. Dunque, per svolgere detta attività, non è necessario essere cacciatori, ma basta saper essere un discreto sparatore. Inoltre, vista la scarsa conoscenza in materia venatoria da parte dell’opinione pubblica, poco mi tange ciò che possa pensare chicchessia, sentendo la fucileria proveniente da un campo seminato. La cosa che più mi rattrista è il fatto che ci siano titolari di licenza di caccia, che si definiscono cacciatori, ma che in realtà fanno parte di quella schiera che io definisco “sparatori”, che pur di tirare una manciata di fucilate fuori stagione, si prostrano al politico di turno che, per proprio tornaconto, li arruola gratuitamente, poichè volontari, dispensando loro autorizzazioni, concessioni, deroghe. Volontari che tolgono le castagne dal fuoco magari a chi, politicamente, ha contribuito a ridurre la caccia in Italia in una situazione a dir poco vergognosa. Volontari utilizzati, usati, per un’attività che dovrebbe essere svolta da figure ben diverse dal cacciatore, cacciatore inteso nel senso più vero e più nobile della parola, ma che per convenienza e senza la benchè minima gratitudine, viene chiesta collaborazione a cacciatori/amici/compiacenti. Fare mattanza di piccioni o comunque di qualsiasi altro selvatico, non è caccia. La CACCIA è ben altro. Molto altro.
Condivido in pieno l’articolo. Forse dovrebbero essere le federazioni che ci rappresentano a distinguere fra cacciatori veri e controllori di specie nocive, tenendo ben separate le 2 categorie
Totò scriveva: dormo o é fantasia?
Qua in Sicilia la caccia ai piccioni è da sempre vietata, se ti trovano che spari a un piccione, per quanto ti costerà, ti puoi vendere anche i peli del…..
Una razionalità assurda, fare il tiro al bersaglio é consentito, anzi richiesto che si effettui la mattanza a titolo gratuito, quando sarebbe piú etico e legale introdurre il piccione fra le specie cacciabili.
Mi domando, dove sono gli animalari? Dove sono le animalisti e compagni di merende ? Forse saranno a qualche convegno per concordare cosa inventarsi per rompere…… ai cacciatori.
Un’ulteriore prova che il loro obiettivo non è la protezione della fauna.
Mi sento di darti ragione al 100 x 100! Poi tutto al fine di aiutare le Amministrazioni (buone queste nei nostri confronti: volontari quando serviamo) a non dare rimborsi agli agricoltori, come se questi ultimi avessero poi riguardi nei confronti dei cacciatori con attenzioni e rispetto verso la selvaggina, la campagna, le siepi, gli alberi e la distruzione delle stoppie e l’utilizzo di pesticidi e anticrittogamici, ecc. Mai conosciuto un agricoltore che poi non si lamenti. E mi fermo qui, anche se ne avrei ancora, ma noi cacciatori non dobbiamo cadere nel solo inganno della nostra passione per la voglia di sparare. Attenzione: diamo senza dubbio un immagine molto negativa che non viene capita.
Buongiorno
Ho letto con interesse l’articolo del Dr. Mattia Volpi e non si può che essere in accordo al 110 %.
Se quanti concorrono a questa orrenda pratica, avessero delle reminiscenze di quel po’ di matematica studiata a scuola, frammista con un po’ di scienze naturali ed educazione civica, si accorgerebbero che stanno distruggendo il patrimonio genetico della nuova stagione di Caccia.
Complici i vari organismi pubblici coinvolti, i quali non mi sembrano particolarmente impegnati al contenimento di taccole, gazze e corvi, ecc., avete più visto un passerotto in città? Ma anche nelle campagne quanti ne vedete volare ? E dove vi sono coltivazioni vedete un uccellino ?
Come previsto per gli ungulati, anche per colombacci e passeriformi, si potrebbe prevedere un rimborso , sottoposto a rigido controllo, agli agricoltori, non credo che il Pil nazionale ne risentirebbe.