Armi, Balistica e Racconti di Marco BenecchiRaccontiRubriche

Poker d’assi nella tenuta “Antica Maremma”

Per festeggiare il nuovo anno con 3 amici ho partecipato a una bella battuta nella azienda agrifaunistica venatoria Antica Maremma, dove la tradizione venatoria toscana è osservata e rispettata quasi in un modo maniacale... vi racconto.

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Lo splendido territorio collinare denominato “Alta Maremma”, che va da Capalbio al Monte Amiata, è famoso per tantissime cose, come le terme solfuree, la produzioni di ottimi formaggi ovini, di gustosi salumi e di un ottimo vino rosso color rubino. Infatti, chi non ha mai sentito parlare delle terme di Saturnia, del pecorino di Manciano e del Morellino di Scansano? Ma per noi appassionati di caccia, e in particolare delle battute al cinghiale, Scansano, questo piccolo e folcloristico paesino toscano, è famoso anche perché nel suo territorio ospita una fantastica Azienda Faunistica Venatoria: l’Antica Maremma! Già il nome la dice tutta su come viene gestita con passione, serietà e competenza da un nucleo famigliare composto da papà Salvatore, mamma Teresa e dai figli Giuseppe e Gaetano.

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Nella Tenuta Antica Maremma la caccia viene per prima e dopo  ci si occupa della lavorazione delle carni della selvaggina e di come cucinarla. Giuseppe e Gaetano sono gli stancabili organizzatori della caccia, da quella a tordi e colombacci a quelle più impegnative agli ungulati, ma il fiore all’occhiello dell’Azienda sono le spettacolari, coreografiche battute al cinghiale, che dal primo di novembre al trentuno di gennaio si svolgono in boschi e macchie molto estese di lentischio, di corbezzolo, di cerro, di ornello, di crognolo, di leccio, di olivo selvatico ma anche di querce e sughere secolari, divenute, a ragione, un patrimonio culturale. Questo è il famoso forteto mediterraneo, il regno incontrastato del cinghiale, dell’imponente daino, della lepre italica e della volpe, della beccaccia e del colombaccio.

Una battuta per festeggiare il nuovo anno

In quei boschi, per festeggiare il nuovo anno abbiamo fatto una bella battuta che ha visto come protagonisti quattro amici per la pelle: il sottoscritto, Giuseppe il Boss, Felio il saggio e Fabio il granitico tuttofare. Ma cominciamo dall’inizio.

Nella Tenuta Antica Maremma ci si sveglia presto, così, come al solito, alle otto io ero già davanti al bel camino della casa di caccia a bere il secondo caffè della giornata. Ritrovarsi con amici vecchi e nuovi per scambiarci esperienze e saluti è sicuramente una delle funzioni primarie di simili eventi, mentre ammiriamo i meravigliosi monti che circondano Scansano, ricchi di cinghiali e dove, da secoli, ottimi cani e appassionati cacciatori “Maremmani doc” si fanno sempre in quattro per far si che ogni battuta riesca sempre al meglio.

Mentre il piazzale si riempiva di cacciatori intenti a segnare il proprio nome col porto d’armi sulla lista degli invitati e per fare colazione, si udiva discretamente parlare di ottiche e di armi, ma anche di lavoro, di problemi famigliari, di cani e soprattutto di caccia a grossi e zannuti verri. Mi stavo godendo tranquillo quei magici momenti che precedono l’azione, quando sentii chiamare il mio nome. Era Giuseppe, che mi sollecitava di mettere le mie cose nel suo fuoristrada perché, viste le previsioni meteo non certo promettenti, voleva iniziare al più presto la “grande orchestra” diretta dal Capocaccia Maurizio, prima che il tempo peggiorasse.

Alle poste

Sull’Isuzu di Giuseppe salimmo in quattro, oltre a noi due c’erano ovviamente Felio e Fabio e gli scherzi e gli sfottò finirono soltanto quando raggiungemmo infreddoliti le nostre rispettive poste. Per primo si fermò Fabio, seguito da Giuseppe, poi da me e infine da Felio. Ci salutammo borbottando sottovoce un “In bocca al lupo”, ripromettendoci che da quella zona non avremmo fatto passare niente e così fu

Dopo tantissimi anni di caccia al cinghiale rispetto sempre una ferrea regola: quando sono invitato in qualche riserva tranquilla e/o magari recintata prendo a caso una delle mie tante semiauto oppure un express, ma quando il gioco “si fa duro”, in zone impervie e impegnative, mi affido ciecamente alla vecchia e fidatissima BAR Long Trac Composite calibro 30.06, alla mia carabina dei Record! Un’arma che mi ha regalato davvero tantissime soddisfazioni.

Come raggiunsi la mia posta, inserii il caricatore, feci scorrere in canna una Ballistic Tip ricaricata da 165 grani e controllai che la pila del Leica Tempus fosse carica. Per la caccia a tutti gli ungulati italiani, indipendentemente se uso il 308 o il 30.06, non utilizzo mai munizioni con palle di peso superiore ai 165 grani. Qualche cacciatore, sicuramente più esperto di me, potrebbe avere da ridire su questa scelta e magari ritenere quella granitura insufficiente per i grossi solenghi, ma se è convinto di questo, è sicuramente perché non ha avuto l’occasione di provare le 150 – 165 veramente a fondo.

Controllai i passi che avevo davanti e quel che vidi mi soddisfò, erano molto transitati dai selvatici e, se il tempo plumbeo avesse retto, ci saremmo sicuramente divertiti.

Si inizia

Il suono del corno d’inizio battuta di Maurizio non tardò ad arrivare e, data l’ampiezza della zona di caccia, ipotizzai che le numerose mute di cani tardassero un poco a trovare le piste giuste quando invece…. Forse non si era neanche finito di schierare bene tutte le poste che nel bosco si avvertivamo già dei movimenti sospetti.

Cosa può esserci di più bello durante una battuta di sparare per primo?

Avevo da presidiare due passi e fu in quello alla mia destra che percepii uno scalpiticcio umido, come provocato da zampe che si muovevano nel bagnato. Dato che nei giorni precedenti aveva diluviato, immaginai che nel forteto ci fossero delle pozze d’acqua e che degli animali ci stessero camminando dentro. Lentamente alzai la BAR e, come al passo s’affacciò un testone irsuto dall’aspetto famigliare, sparai. Al boato della 30.06 seguì il finimondo.

Come avevo sospettato il cinghiale non era solo, infatti alla mia sinistra sparò anche Giuseppe e alla mia destra pure Felio. Ero talmente ben messo e concentrato che in quel caos generale riuscii ad abbattere anche una grossa scrofa che aveva tentato di forzare la linea delle poste proprio tra me e quest’ultimo. In meno di un minuto avevamo a terra ben quattro animali. Davvero uno spettacolare inizio di battuta. Ma il bello doveva ancora venire.

Il tempo reggeva e questa era già un’ottima notizia, poi avevamo già tirato in tre del nostro gruppo, cosa potevamo volere in più dalla vita? Nella macchia era tutta una cacofonia di canizze, delle vere e proprie sinfonie per gli amanti di questo genere di musica. 

Eravamo tutti attenti con le carabine ben imbracciate perché i cani non erano lontani dalle poste. Fu Giuseppe a tirare di nuovo, tre colpi in rapida successione, troppo rapidi secondo il mio parere. Infatti, dalla sua direzione sentii arrivare un paio di educatissime imprecazioni e poi un violento sfrasco nel bosco. “Occhio Marco che arrivano”, mi sussurrai! Ricontrollai per l’ennesima volta che il Leica fosse acceso (trovarlo spento nel momento cruciale è un vero incubo per tutti i Puntorossisti!) e stetti pronto.

Se qualcuno mi chiedesse quali sono le cose che più mi appassionano di una battuta, gli risponderei: la canizza, il lavoro dei bracchieri e dei battitori e il passo di un cinghiale quando si avvicina alla posta. Quel rumore inconfondibile, silenzioso ma non troppo, che ti fa saltare il cuore in gola quando lo riconosci. Figuriamoci poi se a provocarlo è un intero branco! Mi preparai con la BAR già imbracciata e dal passo di sinistra una grossa scrofa uscì come un missile. Gli tirai d’imbracciata senza neanche riuscire a mettergli addosso il Punto Rosso e per fortuna la centrai perfettamente dietro un orecchio. Il classicissimo colpo di cu… da maestro. Su, ogni tanto ci può stare. Subito dopo di me tirò anche Felio e mentre guardavo attraversare tra me e lui un bel porcastrone apparentemente indenne, percepii un rumore, un movimento sempre alla mia sinistra. Mi girai appena in tempo per vedere un altro cinghiale uscire dal bosco per tentare di forzare la linea delle poste. Lo inquadrai nel Leica Tempus ed esplosi due colpi.  Uno lo abbatté con un precisione colpendolo nel collo, facendomi tirare un respiro di sollievo.

Nelle ore che seguirono, fu tutta una vera guerra di spari e di canizze, quando ad un tratto risentii il tanto desiderato, inequivocabile rumore avvicinarsi. Puntai la BAR verso la direzione da dove proveniva ed alcuni secondi dopo un bel capriolo mi onorò della sua elegante presenza. Lo lasciai passare salutandolo con un sorriso e purtroppo quella fu l’ultima emozione per quella splendida mattinata. Ma ero strafelice come può esserlo soltanto uno che intorno a sè ha ben quattro animali a terra.

Da quello che avevo visto e sentito, sospettai che tutti e quattro i componenti del nostro magico gruppo dovessero aver sparato. Di Giuseppe e Felio ero ovviamente sicuro, di Fabio un po’ meno, ma ero ottimista, perché avevo sentito diversi spari provenire dalla direzione dov’era di posta. Aspettai impaziente il suono liberatore del corno di fine battuta per andare a vedere da vicino le nostre prede abbattute, e per “deformazione professionale” pensai che avrei avuto dei bei soggetti da fotografare e per verificare gli effetti balistico-terminali delle mie ricariche preferite. Di triplette in vita mia ne ho fatte talmente tante da perderne il conto, mentre di “poker” di ben quattro cinghiali effettivamente molti meno.

Chissà, forse per non fare attendere mamma Teresa ai fornelli e per non pretendere davvero troppo dal tempo che stava peggiorando Maurizio suonò finalmente la tromba. Senza perder tempo, con l’aiuto dei miei fedelissimi amici Giuseppe e Felio recuperammo i cinghiali abbattuti per metterli in posa per le immancabili foto ricordo. Come avevo ipotizzato, oltre ai miei quattro cinghiali, ne aveva fatti due Felio, un bel verro  Giuseppe e un onesto porcastrone anche Fabio. Insomma, il “Poker degli amici dell’Antica Maremma” aveva colpito ancora!

Un sapore… diverso!

Con le attrezzature e i veicoli che dispone l’Azienda smacchiare i selvatici abbattuti fu facile e poco faticoso e ben presto ci ritrovammo tutti nel piazzale antistante la casa di caccia ad ammirare un bel Tableau composto da una  quindicina di capi. Fu davvero un ottimo risultato, anche se non eccezionale, considerando che a volte in quei boschi immensi abbiamo raggiunto numeri molto più ragguardevoli.

Per concludere, vorrei ricordare che nella Maremma Toscana la caccia al cinghiale in battuta ha un profumo, un sapore particolare. Non dico che è meglio o peggio di quello che si respira nelle altre Regioni d’Italia, solo che ha…. un sapore….. diverso! E chi volesse venire a provarlo… ci venga a trovare. Siete tutti invitati alla prossima battuta!

Non mi resta altro da fare che salutare calorosamente tutti i colleghi cacciatori di Manciano, di Scansano e di Pomonte e ringraziare i miei amici del cuore Giuseppe, Felio, Fabio e Maurizio! Grazie a tutti e arrivederci presto!

Informazioni sulla Azienda Agrifaunistica Venatoria ANTICA MAREMMA

Credo che il primo problema che sorge quando si vuole creare qualcosa di bello, d’importante, di duraturo nel tempo, sia… che nome dargli! Se poi si è deciso di aprire o meglio di far risorgere una prestigiosa Azienda Agrituristica Venatoria a Scansano, nel cuore della maremma toscana, non si poteva che darle il nome di ANTICA MAREMMA! Si, proprio Antica Maremma, perché ciò che l’azienda desidera promuovere e offrire a clienti/amici è il ritorno ai vecchi profumi, ai vecchi sapori e soprattutto alle vecchie tradizione, perlopiù non scritte ma tramandate per secoli da gente forte, indomita, orgogliosa delle sue origini… anche se spesso modeste.

Oggi l’azienda Antica Maremma la gestisce la Famiglia Greco e ogni singolo componente svolge con passione e dedizione tutti i compiti che un’azienda come questa comporta. Giuseppe e Gaetano gestiscono la caccia e le colture, la mamma Teresa i fornelli e papà Salvatore controlla e sovraintende a tutto!

La Tenuta, di 600 seicento ettari, è semplicemente splendida! Si trova a due passi dal caratteristico paesino di Scansano, famosissimo in tutto il mondo per il suo vino Morellino e a tre dalle Terme di Saturnia. In meno di mezz’ora di macchina si raggiunge facilmente anche il Monte Argentario e la laguna di Orbetello.

Grazie alla loro passione per la caccia e per la natura, i fratelli Greco, Giuseppe e Gaetano, si sono già fatti benvolere nell’ambiente venatorio di tutta la provincia di Grosseto perché, oltre a essere degli abili cacciatori sia da penna sia da pelo, sono anche esperti cinofili, cultori dei segugi, dei cani da ferma e soprattutto di quelli da traccia, che Giuseppe usa con successo nel recupero dei selvatici feriti. Ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscerli, scoprendo che sono dei veri amici, oltremodo simpatici e cordiali. Giuseppe, in particolare, cura l’azienda con passione e competenza, tanto che il pochissimo terreno seminativo (grano, orzo, girasoli e granoturco) viene lasciato “a perdere”, esclusivamente per il fabbisogno del gran numero di selvaggina ungulata presente nella riserva.

Nelle macchie intricatissime, è un vero piacere cacciare, soprattutto per gli amanti della caccia in battuta e quelli della caccia coi cani da ferma alla beccaccia, la regina dei boschi. All’interno dell’Azienda l’attività venatoria è consentita, nel rispetto del vigente calendario venatorio, a tutte le specie stanziali sopraelencate, con i cani propri oppure con ottimi ausiliari forniti sul posto; inoltre la famiglia Greco organizza grandi e folcloristiche battute al cinghiale, la caccia di selezione a caprioli e daini. Per soddisfare anche gli amanti della caccia più “tranquilla e sicura” ma di certo non meno emozionante, sono presenti delle zone cintate di svariati ettari, dove è possibile cacciare su comodi palchetti sopraelevati il “Re della Macchia” in battuta, da un minimo di quattro ad un massimo di cinquanta partecipanti, all’aspetto oppure accompagnati da Giuseppe, Gaetano o da uno dei loro aiutanti.

Come già accennato, l’Azienda Antica Maremma è situata molto vicino sia a Scansano sia alle Terme di Saturnia, così, chi avesse intenzione di andare a visitarli, per la gioia di figli e consorti, può tranquillamente portarsi dietro l’intera famiglia. In questo modo, mentre voi darete sfogo alla passione venatoria, i vostri cari potranno visitare comodamente uno splendido scorcio di pura Maremma e magari acquistare una delle tante specialità gastronomiche del posto come i salumi di selvaggina, i rinomati vini o qualche simpatico souvenir.

Ciò che contraddistingue l’Antica Maremma è la fortissima passione per la caccia a palla agli ungulati. All’interno dell’azienda è possibile abbattere degli splendidi esemplari di daini, mufloni e cervi, sia da selezione sia da trofeo. La tradizione venatoria toscana è osservata e rispettata quasi in un modo maniacale e la si nota dai piccoli particolari, come dall’abbigliamento dei canai e dei butteri, dai finimenti dei cavalli e persino dall’architettura delle case di caccia, tutte rigorosamente in stile consono col territorio.

Chi fosse interessato a cacciare nell’Azienda o più semplicemente solo a visitarla, può contattare Giuseppe e Gaetano Greco. Vedrete che si faranno in quattro per soddisfare ogni vostro desiderio! In Italia gli appassionati di caccia a palla si conoscono un po’ tutti, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia e specialmente oggi, con i Social, le notizie si diffondono davvero in un attimo. Credetemi, visitare l’AAV Antica Maremma e conoscere la famiglia Greco è una piacevolissima esperienza, che consiglio a tutti di fare.

Per informazioni
AAV Antica Maremma
Pomonte – Fraz. Scansano (GR) – 58054
Greco Giuseppe e Gaetano: +39 3468607591
e-mail: info@aavanticamaremma.it
www.aavanticamaremma.it

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nanni Rabbò
nanni Rabbò
1 anno fa

Ma che bello racconto della giornata di caccia così vissuta in armonia tra cacciatori e natura e prede…..complimenti , bravi , è così che si deve cacciare !
Bisognerebbe divulgare questi avvenimenti su tutti i giornali , in televisione, nelle scuole ecc.
Si farebbe una buona divulgazione a tutti specialmente a coloro che pur non essendo contrari alla caccia ne prenderebbero ulteriore passione e perché no….diventare cacciatori!!! ancora tanti complimenti da un anziano cacciatore, ma non vecchio eh…..

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