Fauna e Ambiente

Un problema da risolvere: La Nutria

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C’è chi emana leggi per la sua eradicazione, chi la vuole sterilizzare, chi la vuole mangiare e chi la prende in braccio: in questo periodo tutti parlano della nutria. Vediamo perchè questa specie rappresenta una seria minaccia per gli ecosistemi acquatici.

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La nutria (Myocastor coypus), o castorino, è un grosso roditore appartenente alla famiglia dei castori, originario dell’America del Sud, considerata dalla massima istituzione scientifica in materia di conservazione della natura, lo IUCN (International Union for the Conservation of Nature), tra le 100 specie invasive più dannose al mondo. Di questa lista fanno parte le specie aliene che hanno provocato i maggiori danni negli habitat in cui sono stati inseriti, sia predando attivamente le popolazioni locali, che infettandole oppure soppiantandole nella competizione per il cibo. La nutria nello specifico apporta danni principalmente all’ecosistema riparile, sia con la creazione di complessi sistemi di tane che danneggiano le rive di laghi, fiumi e canali di irrigazione, sia cibandosi di numerose specie vegetali acquatiche che concorrono alla creazione della biocenosi (comunità delle specie di un ecosistema) dell’habitat invaso.

"Myocastor coypus diffusion" di Gigillo83 - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Myocastor_coypus_diffusion.svg#mediaviewer/File:Myocastor_coypus_diffusion.svg

Guardando l’areale di distribuzione della nutria è facile intuire il perchè sia stata inserita in questa black list: in pochissimo tempo, più precisamente dagli inizi del ‘900 ad oggi, questa specie ha conquistato tutti gli habitat acquatici in cui, più o meno involontariamente, è stata introdotta (con grande colpa) dall’uomo. Ciò è dovuto alla grande capacità di adattamento tipica di questa specie e alla quasi totale assenza, negli habitat di introduzione, di predatori naturali.

Biologia della Specie

La nutria è un mammifero semi-acquatico, con ottime capacità natatorie (può restare in immersione anche per 10 minuti), ad attività prevalentemente notturna che si adatta ad ogni ambiente acquatico con vegetazione riparile. E’ solitia scavare sistemi di cunicoli, che si possono estendere per oltre 15 metri, in cui riposa durante il giorno. Solitamente i cuniculi  hanno un ingresso subacqueo che impedisce l’entrata dei principali predatori naturali, che nelle zone di origine sono caimani, giaguari e puma. E’ una specie prettamente erbivora e si ciba principalmente di piante acquatche, radici, tuberi e rizomi. Nelle zone densamente popolate presente può ridurre drasticamente la presenza di piante acquatiche (una nutria mangia mediamente dai 700 ai 1500 grammi di materia vegetale al giorno), causando gravi squilibri all’ecosistema locale. Le femmine partoriscono 2-3 volte l’anno, mediamente 5 cuccioli, anche se possono arrivare fino a 13. In 6-10 settimane i piccoli raggiungono la maturità sessuale e possono arrivare a vivere fino a 10 anni.

La diffusione della specie

Questa specie divenne famosa a cavallo tra l’800 e il ‘900 per la qualità della sua pelliccia. Questo portò in breve tempo alla creazione, per fini commerciali, di allevamenti intensivi sia nelle zone di origine che in altre parti del mondo.  Alcuni individui fuggiti da queste aree o introdotti deliberatamente dall’uomo si stabilirono negli Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi, Scandinavia, Germania, Caucaso, Asia e Giappone. In Italia la specie è stata introdotta nel 1928 e attualmente è estremamente diffusa in tutta la Pianura Padana, nelle zone della costa alto-medio Adriatica, sulla costa tirrenica tra il bacino dell’Arno al Bacino del Tevere e in ristrette zone del meridione e delle isole.

Contenimento ed Eradicazione

Verie soluzioni di contenimento e eradicazione sono state attuate nelle differenti zone di introduzione. L’unico caso in cui si è riusciti a raggiungere con successo l’eradicazione è stato in Gran Bretagna, dove, a seguito di operazioni di contenimento con trappolaggio e grazie alla concomitanza di inverni molto rigidi (periodi prolungati con temperature costantemente sotto lo zero aumentano la mortalità) si è riusciti ad eradicare la specie. In tutti gli altri casi, Italia compresa, i tentativi di eradicazione, si sono dimostrati vani: le campagne locali di controllo numerico, hanno si portato un calo delle popolazioni nelle aree di intervento, ma questo calo è stato in breve tempo compensato da fenomi di immigrazione da aree limitrofe. Risulta quindi evidente come, per arrivare all’eradicazione della specie, sia necessario attuare un piano di contenimento organizzato, definendo gli areali di intervento sulla base del loro isolamento idrico al fine di limitare i fenomeni di migrazione. In zone come la Pianura Padana caratterizzata da una fitta rete idrica, questo richiede un enorme sforzo economico ed organizzativo, e la volontà da parte di molteplici organizzazioni socio-politiche. Anche se questa questa strada è complessa, è l’unica percorribile per il controllo della nutria.

Se volete approfondire l’argomento vi invitiamo alla lettura delle linee guida per il controllo della nutria redatto dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio.

 

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