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Campania, colombaccio chiuso fino al 1° novembre per colpa del CTFVN, salve le chiusure

Il TAR per la prima volta ha tenuto in considerazione il parere del Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale, invece che il parere di ISPRA.

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Nelle ultime due stagioni venatorie pensavo di averle viste tutte dalla Campania, con preaperture sospese, riautorizzate, poi di nuovo sospese e aperture saltate, posticipate, spezzettate. Invece, il colpo di classe del TAR di Napoli doveva ancora arrivare: martedì scorso (24 settembre), sempre in sede di discussione cautelare del ricorso contro il calendario venatorio 2024/2025, il giudice del tribunale campano ha deciso di sospendere la caccia al colombaccio fino al 1° di novembre. Il motivo? Nel proprio parere il Comitato Tecnico Faunistico Venatorio Nazionale (CTFVN) raccomandava alla regione di motivare adeguatamente la scelta di aprire la caccia al colombaccio al 1° di settembre invece che al 1° di novembre (come indicato nei KC nazionali) e secondo il giudice la regione non lo ha fatto in modo adeguato. Tutto questo in barba al parere ISPRA che in tutta Italia, ormai da anni, considera adeguata l’apertura della caccia al colombaccio (da appostamento) al primo settembre.

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Unico caso in cui il giudice ha tenuto conto del parere del CTFVN

Direi che siamo al ridicolo, ma a quel ridicolo tanto assurdo che non fa più ridere. Fino ad ora, con dieci calendari sotto ricorso, nessun giudice aveva preso minimamente in considerazione il parere del CTFVN. Ora, l’unico che lo considera, lo fa per limitare ulteriormente la caccia, sconfessando addirittura il parere ISPRA che fino a oggi per molti giudici è sembrato vangelo.

Così, quel parere che il Governo ha introdotto nelle modifiche di ottobre della 157/92 e che avrebbe dovuto semplificare l’approvazione dei calendari venatori contrapponendosi al parere di ISPRA, finisce addirittura per penalizzare i cacciatori. In molti lo avevano detto che non sembrava una grande idee aggiungere un secondo parere senza valenza scientifica ma evidentemente chi è al Governo non ha ascoltato.

Che almeno tutto questo sia da monito per ricordarci che non solo è indispensabile riformare al più presto il modo in cui vengono approvati i calendari, è anche fondamentale che la riforma sia pensata e scritta per bene, perché esisterà sempre chi cercherà di attaccarsi ai cavilli legali per attaccare caccia e cacciatori.

Nota positiva sulle date di chiusura

Per fortuna dalla Campania arriva anche un segnale positivo: il giudice per ora ha ritenuto soddisfacenti le motivazioni fornite dalla regione per fissare la chiusura della caccia a Beccaccia e Acquatici (Fischione, Mestolone, Alzavola, Folaga, Gallinella d’acqua e Porciglione) al 30 gennaio, e ai Turdidi al 20 gennaio. Avendo fissato la trattazione di merito del ricorso all’11 febbraio le date di chiusura resteranno queste, salvo eventuali ricorsi al Consiglio di stato.

Nota negativa, invece, sull’apertura della caccia al 2 di ottobre in alcune aree Natura 2000 esterne ai parchi naturali regionali (ZSC “Pineta della Foce del Garigliano”, ZSC “Vulcano di Roccamonfina”, ZSC “Fiume Garigliano, ZSC “Massiccio del Taburno”, ZSC “Camposauro” e ZSC “Dorsale dei Monti del Partenio”). Qui la caccia resta vietata per la mancanza di una nuova valutazione di incidenza dopo l’approvazione del nuovo Piano faunistico venatorio regionale 2024/2029. A questo link trovate il testo integrale dell’ordinanza del TAR.

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