Emilia-Romagna apertura caccia al 1° ottobre, la Regione si adegua al TAR ma ricorrerà al Consiglio di Stato
Fino al 28 settembre si potrà proseguire con la caccia in preapertura e con l'addestramento cani.
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Come già tutti sapete, con l’ordinanza del 7 settembre scorso il Tribunale Amministrativo di Bologna, a seguito del solito ricorso presentato da un’associazione animalista, ha sospeso in tutta l’Emilia Romagna l’apertura generale della stagione venatoria 2023/2024 fino al 1° di ottobre.
Una decisione inattesa
È stata una decisione inattesa visto che lo scorso anno il TAR in sede cautelare aveva ritenuto legittimo un calendario praticamente identico. Questa volta, invece, il giudice ha ritenuto che “l’apertura della caccia programmata a tutte le specie ornitiche e di piccola selvaggina stanziale posticipata all’1 ottobre 2023”, come suggerito da ISPRA, “abbia una pluralità di effetti positivi sulla fauna non adeguatamente valutati dalla Regione nel bilanciamento dei contrapposti interessi, laddove la stessa si è limitata a dare conto del fatto che la possibilità della sovrapposizione tra il periodo della riproduzione e quello di caccia nell’ultima decade di settembre sarebbe solo “cautelativa” e non basata su dati certi: deve, infatti, ritenersi prevalente il principio cautelativo, con onere motivazionale a carico della Regione che intenda dimostrare la non sovrapposizione”. In sostanza, la solita decisione che vi abbiamo descritto più e più volte: la regione si è discosta dal parere ISPRA senza motivare adeguatamente (secondo il giudice di quest’anno!) tale scelta.
Per il giudice non sarebbero adeguatamente motivate neanche le scelte sulle date di chiusura, perché mancano “di elementi istruttori di segno contrario contraddistinti da base scientifica di eguale livello” rispetto a quelli forniti da ISPRA. Ed anche sulle giornate aggiuntive di caccia il giudice ha ritenuto che ci sia una “mancata rappresentazione di un reale interesse pubblico alla previsione di due giornate aggiuntive, considerato che la stessa Regione evidenzia lo scarso esercizio della caccia in tali giornate”.
La beffa è che su questi ultimi due punti il TAR di Bologna si doveva esprimere in via definitiva già in seguito al ricorso dello scorso anno, ma non l’ha fatto perché le lungaggini procedurali hanno portato la discussione nel merito oltre la data di chiusura della stagione venatoria 2022/2023 e le associazioni animaliste hanno pensato bene di ritirare quel ricorso per evitare sentenze a loro sfavorevoli e per poter replicare lo stesso giochetto quest’anno.
Una reazione forte da parte della Regione
Si attendeva una reazione forte da parte della Regione, che non è ancora arrivata ma arriverà. L’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e pesca Alessio Mammi, infatti, ha confermato ieri che la Regione ricorrerà in appello al Consiglio di Stato.
“Ci sono degli elementi procedurali che necessitano di essere approfonditi e valutati” ha spiegato Mammi. “Siamo stupiti che lo stesso calendario riproposto abbia avuto una valutazione differente in due anni consecutivi, questo crea enorme incertezza nel diritto e nell’organizzazione dell’attività venatoria. Chiederemo che l’udienza sul merito si tenga prima della chiusura della stagione venatoria (ndr. per ora il TAR l’ha fissata al 26 marzo 2024) ottemperando al momento solamente sulle parti su cui l’ordinanza obbliga ora a procedere. Infatti la chiusura per ora non verrà modificata non essendo necessario ma anche perché stiamo lavorando per rafforzare le motivazioni alle nostre scelte, in quanto confidiamo di poter conservare le date precedentemente approvate”.
“Ieri ho chiesto al ministro Lollobrigida – ha aggiunto Mammi – un chiaro intervento dello Stato su questa situazione che ha bisogno di chiarezza visto che riguarda non solo la nostra ma anche altre Regioni italiane. Bisogna ristabilire percorsi legislativi corretti, dove, se le Regioni hanno la facoltà di individuare le date di apertura e chiusura all’interno di un range stabilito dalla legge 157, ciò sia possibile e non di volta in volta oggetto di mutevole decisione”.
L’assessore ha anche fatto sapere che sta valutando “la possibilità di prolungare alcune attività di caccia, come quella stanziale, per recuperare le giornate che saranno perse a settembre” e che vista “la riduzione delle giornate di caccia si sta studiando, assieme al servizio bilancio, se vi è la possibilità di intervenire per ridurre la tassa regionale che i cacciatori pagheranno nel 2024“.
Apertura generale il 1° ottobre
Nel frattempo, è attesa per oggi la delibera con cui la Regione dare esecuzione all’ordinanza del TAR. Delibera di cui sono già stati anticipati i contenuti:
- inizio il 1° ottobre della stagione venatoria alla selvaggina stanziale e migratoria in ATC e AFV
- dal 1° ottobre al 30 novembre una sola giornata in più a scelta ogni settimana per la caccia alla sola migratoria, da appostamento fisso o temporaneo,
- caccia in preapertura a gazza, ghiandaia, cornacchia grigia, colombaccio e merlo estesa fino a giovedì 28 settembre, secondo le modalità già definite dal calendario (due giornate fisse – giovedì e domenica – solo da appostamento e fino alle ore 13)
- addestramento cani che prosegue fino a giovedì 28 settembre nei giorni e negli orari in cui non è consentito l’esercizio venatorio, con l’esclusione della caccia agli ungulati in forma selettiva, fatto salvo il divieto nelle giornate di martedì e venerdì; pertanto, potrà essere praticato anche di giovedì e domenica al termine dell’attività venatoria (dopo le ore 13)
- conferma di ogni altra disposizione prevista dal Calendario venatorio regionale 2023/2024
Quando sarà pubblicata in via definitiva troverete la delibera con le modifiche al calendario venatorio 2023/2024 dell’Emilia Romagna a questo link.
Buongiorno. Mi chiedo ma la denatalità italiana deve essere vinta dalla selvaggina? Possibile che facciano piccoli anche durante l’autunno? Le cure parentali quanto durano secondo l’Ispra?
Forse nessuno considera che se qualche politico sapientone avesse pensato di emanare il Calendario Venatorio con legge regionale e non con delibera di Giunta, il TAR non avrebbe potuto intervenire. Votateli, gente, votateli …
sei molto spiritoso, purtroppo la gente ha pagato dei soldi per cacciare con le dovute regole e con un calendario venatorio approvato,quindi che venga ritardata l’apertura alla stanziale grazie a quattro imbecilli ai quali tra l’altro il Tar che non si capisce bene il motivo da pure ragione sa di pres per il culo.premetto che a me la stanziale personalmente non interessa ma mi sembra una cosa ridicola e vergognosa per quei cacciatori che invece l praticano
sono d’ accordo con Mirco ,
poi guarderei bene anche i conflitti di interesse fra dirigenza ATC e squadre di braccata o girata e Coldiretti………..
se non si aggiustano queste cose all’ italiana , la caccia finisce.
Nessuno a cominciare dalle associazioni venatorie chiede a ispra con che metodologia in quanti anni e su quanti e quali selvatici sono stati raccolti i dati, e perché differiscono da quelli di altri paesi come la Francia sono tutti d’accordo.
Propongo nel frattempo un bel tiro al piattello così spendete un po di soldi in munizioni forse senza far male a nessuno, magari scoprite che vi piace pure
sono d’accordo..con te Simone.
magari si riesce a fare una passeggiata, tranquilli in campagna senza giubbotto anti pallini….
Bloccare i piani di controllo a livello nazionale finché il governo non rimetterà il calendario venatorio in legge, e riforma completa dell’ISPRA.
Fino ad allora… se fosse per me… mandateci le guardie del WWF a nutrie gazze, colombi, cinghiali ecc ecc… Basta farsi usare cazzo!!!!!!
Mirco la tua è una proposta che andrebbe presa in serissima considerazione!
Ottima proposta