Federcaccia Bergamo: “L’Ibis Eremita impallinato è uno sfregio sul volto di Diana”
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Lorenzo Bertacchi, Presidente Provinciale della Federcaccia di Bergamo, analizza e condanna duramente l’uccisione del quarto Ibis Eremita avvenuta quest’anno in terra italiana, invitando tutti noi cacciatori ad essere i primi artefici di un cambiamento di mentalità: “E’ ora che diveniamo noi i primi a non tollerare più certi episodi!”
L’abbattimento del quarto Ibis Eremita in terra italiana quest’anno è uno sfregio terribile sul volto di Diana, la dea della Caccia.
Sia che si tratti di errore (inammissibile) da parte di un cacciatore sia che si sia trattato di un consapevole atto di bracconaggio, non ci sono scuse: chiunque sia stato a premere il grilletto è un delinquente e Federcaccia condanna duramente l’episodio.
Non che siano meno gravi gli abbattimenti di altre specie di esemplari di fauna protetta, ma l’ibis eremita è specie che nemmeno può essere confusa con specie cacciabili ed è oggetto di un importante progetto di reintroduzione in Europa. Rarissimo, con già due ali e una zampa nella fossa dell’estinzione.
Il fatto è avvenuto nella vicina Valle Camonica, ma anche noi cugini bergamaschi ci sentiamo coinvolti: l’Ibis infatti è stato portato presso il CRAS di Valpredina per gli accertamenti del caso e da lì è stata diffusa la notizia dei pallini rinvenuti con una radiografia. E purtroppo al CRAS di Valpredina sono numerosi gli uccelli, per lo più rapaci, portati con ferite di arma da fuoco.
Potremmo stare a disquisire all’infinito se l’imbecille che ha sparato abbia o meno la licenza, se sia dunque un soggetto indegno di avere in mano una licenza di caccia o un bracconiere, o se sia uno psicopatico che ha inscenato tutto per incolpare i cacciatori (gira anche questa).
Tutto questo poco conta: lo sfregio sul volto di Diana c’è, perché la società non distingue tra cacciatore e bracconiere.
Ma smettiamola di nasconderci dietro a un dito: non è la licenza di caccia a farci Cacciatori, ma la passione insieme al rispetto delle regole. Se chi ha sparato all’Ibis ha la licenza di caccia, poco importa: è un bracconiere comunque. Perché il cacciatore che viola deliberatamente le regole uccidendo specie vietate, agli occhi della società è un bracconiere.
Ma per me un cacciatore che abbatte un ibis eremita è peggio di un bracconiere, perché infanga l’onore di quei tantissimi Cacciatori rispettosi delle regole, che vivono la Caccia come modo intimo di vivere la natura e hanno davvero a cuore l’ambiente e la fauna selvatica. Infanga la Caccia stessa.
E a che serve prendere le distanze? A che serve condannare? Vogliamo accontentarci di cercare di cucire alla bell’e meglio la ferita? Molto probabilmente l’autore di questo episodio increscioso, al pari di altri, resterà sconosciuto. Condanniamo e condanneremo duramente il fatto e ci costituiremo parte civile in un processo penale contro ignoti. Di cui nessuno parlerà e che verrà archiviato per impossibilità di risalire all’autore.
Cari Cacciatori è ora di cambiare mentalità: se non vogliamo estinguerci noi prima dell’Ibis Eremita, non basta più la condanna lanciata dalla vostra associazione contro chi si macchia e (ci macchia) – cacciatore o meno – di fatti incresciosi. Bisogna che dimostriamo con i fatti alla società che il Cacciatore è degno del privilegio di cui gode nell’andar per boschi, montagne e campagne imbracciando un fucile per incarnierare qualche capo di selvaggina.
E’ ora che diveniamo noi i primi a non tollerare più certi episodi: spesso infatti ci piace definirci “custodi” del territorio. Ebbene se andiamo avanti così perderemo il posto di custode, licenza di caccia o meno in tasca a chi commette violazioni tanto gravi e intollerabili. Il custode infatti non si deve limitare a rispettare le regole, ma si deve impegnare anche a farle rispettare.
Ne va del volto di Diana.
Ne va della sopravvivenza dell’Ibis eremita. E della nostra.
Lorenzo Bertacchi
Presidente Provinciale Federcaccia Bergamo