Caccia al ColombaccioGuideRacconti

I colombacci non si svegliano presto, ma chi vuole cacciarli si!

🔥 Entra nel nuovo Canale WhatsApp di IoCaccio.it 🔥

E infatti questo racconto inizia alle 4.55 di lunedì 6 Novembre 2023. In quell’orario che è a metà tra la notte e il primo accenno di mattina è fissato il ritrovo per andare sul palco negli ultimi giorni del passo. Mi ha invitato Raffaele, amico e compagno di caccia. Faccio con calma perché con la frenesia per la giornata in arrivo ho chiuso occhio per due o tre ore al massimo e tutto sommato mi sembra di essere in anticipo. Mi sembra, perché avevo capito per telefono di trovarci alle 5.05 invece quando arrivo Raffaele è già sceso dal suo Samurai color oliva e mi aspetta sulla porta del Bar. Colazione, caffè, due battute con il barista che ogni mattina è testimone delle speranze e delle emozioni dei tanti cacciatori che qui si fermano in piena notte e poi riprendono la strada verso i boschi. Saliamo entrambi sul Suzukino, il posto è preciso preciso per me, il mio fucile e lo zaino, non c’è un centimetro libero data l’imponente attrezzatura che trasportiamo. Sul mezzo in grado di arrampicarsi ovunque ci sono 8 racchette per i piccioni, 6 colombacci, una cassetta con una decina di piccioni tra volantini e stantuffi, 2 cani per il recupero e poi tutte le vettovaglie necessarie alla giornata: zaini, cartucce, fucili, accessori vari, vivande e non so quanta altra roba. Sembra di partire per una settimana di spedizione nel deserto.

Pubblicità
 

Sono le 5.30 quando arriviamo nel fitto del bosco ai piedi del capanno di Stefano. E’ di Stefano in effetti la proprietà dello splendido appostamento che ci ospita e in cui è protagonista nella maggior parte dei giorni di passo con Raffaele e Samuele. Ne approfitto per ringraziarli, non è da tutti condividere con altri appassionati delle belle giornate di caccia.

Il suo palco è una struttura curatissima e affascinante che si inerpica tra i lecci fino a circa 12 metri da terra e ha ogni comodità, dalla cucina economica al tavolo al coperto per mangiare, il lavabo per le mani, un piccolo recinto per i cani da recupero e molti altri dettagli figli di anni e anni di esperienze e migliorie.

La sequenza della preparazione poi è un rito che va eseguito come fosse un concerto, c’è un ordine tutto particolare da seguire e da questa preparazione dipenderà gran parte della riuscita della giornata (colombacci permettendo). Si scelgono uno a uno i piccioni da richiamo, ognuno ha la propria racchetta e la propria posizione. Da qui alla prossima ora e mezza è tutto come una danza, un lavoro ritmato e meticoloso di azioni che si ripetono e di gestualità da accordare tra cacciatori e ausiliari, tra gli uomini e la natura. E’ ancora notte fonda, si vedono le stelle nel cielo nitido il che ci fa sperare in una giornata tersa e pulita. Non è freddissimo per fortuna e ci muoviamo nei sentieri bui andando quasi a memoria.

“La femmina chiara va al posto 6, la ribaltina bella al 5, la coppia va messa al posto 11, il colombaccio da solo lavora sulla ribaltina 3.”

Io sono ospite e quindi mi occupo della manovalanza, aiuto con la luce, scendo i viveri, porto fucili e cartucce sul palco, sciolgo i cani per i loro bisogni e poi li metto nel recinto, accendo la cucina economica. Nel frattempo Raffaele orchestra tutti gli ingranaggi della preparazione perfetta. Vogliamo farci trovare pronti quando arriverà il gran ballo dei branchi di passo. Alle 7.00 in punto, come a obbedire a un appuntamento che si ripete nelle settimane, siamo pronti a salire sul palco. E iniziano le gestualità dell’attesa, si tolgono i fucili dalla fodera, si scelgono le cartucce, si imbraccia verso il cielo come per prepararsi e poi finalmente, dopo quasi tre ore dalla sveglia, si staglia lo sguardo verso l’orizzonte percorrendo a 360 gradi la meraviglia dei boschi e delle colline in lontananza: è l’alba e i colombacci tra poco inizieranno i loro involi.

Gran parte della meraviglia della caccia ai colombacci sta dentro a quello di cui ho parlato fin qui, vivere il palco nei giorni del passo è un’esperienza totalizzante che ti trasporta in una dimensione parallela e lo spettacolo dei branchi che sfilano nel cielo sopra paesaggi maestosi è qualcosa senza tempo e che non smette di emozionare. Poi è chiaro, c’è lo spettacolo delle curate e del tiro. Mentre si scruta l’orizzonte ci si accorda sugli ordini per gestire la curata. “Impara i nomi – mi dice Raffaele – perché dovrai farmi la telecronaca di ciò che farà il branco in curata mentre io sarò a testa bassa a manovrare i richiami. Se vanno sul poggio me lo dici, se girano larghi mi chiami i 4 e 5, se vengono dritti muoviamo solo i colombacci, mi raccomando!”

E mentre finiamo di accordarci e io mi immagino questi possibili scenari, come un improvviso tuono ecco stagliarsi lontano nella luce fine del cielo mattutino il primo enorme branco. I volantini partono al primo accenno, senti le emozioni crescere ogni secondo di più, cerco di rimanere lucido e descrivere ciò che fanno, saranno almeno un centinaio e puntano dritti verso noi, lo comunico a Raffaele che manovra i tanti richiami e solo di tanto in tanto guarda fuori. Gli ultimi cento metri sono al cardiopalma, un ultimo tocco ai colombacci di fronte al palco, una toccatina ai piccioni laterali per far aprire il branco, ma sono ormai ad ali stese che puntano bassi verso noi, il cuore si fa sentire in gola, ci si schiaccia sotto il verde del capanno cercando uno spiraglio da cui osservare la curata, la mano è già sull’astina del fucile: “ci siamo, stai pronto a uscire, aspetta, aspetta, aspetta..” i colombi sono a quindici metri da noi ad ali aperte, ti viene voglia di prenderli con le mani e finalmente arriva l’ordine: FUORI!!! Il primo colpo è da sogno, da rivedere e rivedere cento volte nella propria testa. Esci e hai un nuvolo di colombacci sopra alla testa e l’unica cosa difficile è scegliere bene a quale sparare. L’adrenalina è al massimo. Sparo due colpi e Raffaele tre. Cadono quattro colombacci e qualche piuma rimane a mezz’aria mentre il branco dei colombacci si alza a velocità folle e sfila via. I cani sotto iniziano a guaire perché vorrebbero correre a recuperare i caduti, accanto a me c’è una lavagnetta per segnare i punti di caduta dei colombacci abbattuti. Ho appena il tempo di fare le X con il pennarello che Raffaele richiama la mia attenzione: “Matti!! Colombi colombi!!” Ripartono i volantini, si manovrano i richiami, il cuore ricomincia a battere forte e la giostra ricomincia da capo a girare in un turbine di emozioni che al pomeriggio, dopo il pranzo con la vista più bella del mondo, il caffè scaldato sulla cucina economica, e l’ultima coppiola tanto attesa e desiderata a chiudere una giornata perfetta, si torna a casa stanchi ma con una gioia dentro che solo certi scenari, certe giornate di caccia, certi momenti di passo di questo spettacolare selvatico possono regalare.

Iniziamo da questo racconto una rubrica dedicata alla caccia di questo splendido selvatico, in cui parleremo di tecniche, attrezzature, emozioni e rispetto. Seguiteci su WhatsApp per non perdere i prossimi articoli.

Qualche immagine di quella splendida giornata.

I COLOMBACCI SONO MAGNIFICI NEL LORO VOLO, ENTUSIASMANTI DA CACCIARE, NUMEROSI PER LA NOSTRA GIOIA, BUONISSIMI DA MANGIARE IN CENTO RICETTE. MA DOBBIAMO RISPETTARLI! SUPERARE COSTANTEMENTE IL LIMITE DI ABBATTIMANETI CONSENTITI SOLO PER UNA STUPIDA GARA TRA AMMAZZATORI E’ L’AUTOGOL PIU’ GRANDE CHE POSSIAMO INFLIGGERCI SE VOGLIAMO CHE DA QUI A QUALCHE ANNO CI SIA INTERDETTA QUESTA CACCIA O PEGGIO IL NUMERO DI QUESTA SPECIE SIA DRAMMATICAMENTE RIDOTTO.

Pubblicità
guest
0 Commenti
Più recenti
Meno recenti Più votati
Inline Feedbacks
View all comments

Potrebbe interessarti

Pubblicità
Pulsante per tornare all'inizio