Iniziazione alla Caccia
Riuscire nell’impresa di tirar su un cane è forse la gioia più bella per un cinofilo. Io ho ventun anni e lo sto scoprendo ora assieme a Vasco.
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Entrambi frementi per l’emozione, il giovane cacciatore e il suo giovane ausiliare si accingono a dare inizio alle danze. Da quel momento nulla sarà come prima sia per la coppia che per i singoli soggetti. Il giovane cacciatore, inesperto e intraprendente, si appresterà a mettere in pratica ciò che libri e “vecchi cacciatori” gli hanno insegnato. Le nozioni saranno tante e tutte molto importanti, ma come nella costruzione di una casa si dovrà partire da delle solide fondamenta. Invece il giovane ausiliare, anch’esso inesperto e intraprendente, metterà sul campo ciò che la genetica gli ha trasmesso e come per magia nella sua testa incomincerà piano piano a comporre un puzzle che lo guiderà lungo tutto il processo di addestramento. Senza sapere il perché incomincerà a esplorare il terreno alla ricerca di emanazioni, le fermerà, vorrà continuare a trovarne e, sotto lo sguardo emozionato del giovane cacciatore, incomincerà a compiere un gesto atavico, di difficile insegnamento: inizierà a cacciare!
Carezze e biscotti
Ho deciso di trattare il tema dell’iniziazione di un cane alla caccia perché poco tempo fa sono stato co-protagonista di questo tipo di situazione. Qualche mese fa il mio spinone Vasco è ufficialmente diventato un cacciatore. Con calma e seguendo una logica e una certa gradualità è arrivato alla prova dello sparo senza troppi problemi.
Vasco è figlio di Caio dei Marucchi pievesi, intestato a mio papà ma mio fedele compagno di caccia nelle mie tre licenze, e Febe, una tipica spinona innamorata di beccaccini e fagiani di proprietà del signor Cozzi di Mortara.
La prima scelta della cucciolata toccava a me, avendo pattuito un cucciolo come diritto di monta. Tra gli otto nati Vasco era l’unico maschio di una cucciolata molto omogenea e tipica. Le sette sorelle sono andate a soddisfare altrettanti cacciatori bisognosi di “carne fresca”. Tra quella che andrà a cacciare sulle colline vicentine per fagiani e beccacce, quella che andrà a pestare risaie alla ricerca di beccaccini e frullini, passando per le due che andranno a fermare selvatici vari nel lodigiano, mi ritengo veramente soddisfatto del computo finale della cucciolata e della mia non-scelta.
Il non dover scegliere toglie sicuramente delle responsabilità al cacciatore ma va ad aggiungere del pepe per far andare a segno l’unica cartuccia a disposizione. Covid, neve e PSA hanno un po’ bloccato l’inizio della carriera venatoria del giovane spinone ma non ci si arrende perché il naso e la testa ci sono. Il piccolo fin da subito ha socializzato bene col padre e con il nonno acquisito, il compianto Orso. Ha legato fin da subito con la mia famiglia, specialmente con i miei nipotini, diventando il protagonista di giochi e tenere scene che solo chi possiede cani conosce. E cosa più importante, ha creato fin da subito un gran legame con coloro che lo accompagneranno a caccia: il sottoscritto e mio papà.
Con noi ha sviluppato un collegamento che va oltre alla “semplice” obbedienza padrone-cane; lui, grazie al suo essere ruffiano e affettuoso, è entrato di prepotenza a far parte della quotidianità e della famiglia come mai nessun altro cane aveva fatto a casa mia. Carezze e biscotti hanno fatto da amalgamante per questa ricetta che spero porterà a un buon piatto da gustare con chi realmente sa stare al mio fianco.
Le prime volte
Le prime ferme, i primi riporti, le prime annusate al vento sono le più belle e quelle che mi fanno più emozionare. Le prime azioni “non in programma” le più sorprendenti. Poi la gioia di vedere un cucciolone nato a casa tua che gode nel vedere che preparo la macchina per la cacciata del giorno dopo non ha prezzo.
I suoi gemiti di gioia prima di partire al mattino presto danno animo al cacciatore, che farà di tutto per soddisfare le voglie del suo fedele compagno. Il suo essere autonomo e intraprendente in campagna rendono orgoglioso il cacciatore e stupiscono i cani più vecchi, che si erano abituati all’idea di aver sempre tra i piedi quelle piccole pesti. Prendono terreno, intercettano odori, ne valutano la “freschezza” e l’intensità, poi guardano il compagno cacciatore quasi in cerca di conferma per poi agire e vedere quale conseguenza porterà a comportarsi in un determinato modo in una determinata situazione. I primi sfrulli, i primi passi di troppo, i primi richiami non ascoltati faranno da lezione per il futuro. E piano piano si incomincerà a fare esperienza, come il giovane cacciatore dopo la prima padella.
Forse la gioia più bella
Ma riuscire nell’impresa di tirar su un cane è forse la gioia più bella per un cinofilo. Scrivo forse perché ho ventun anni e non ne conosco ancora la reale risposta ma tra qualche anno saprò rispondere a questa domanda. Che poi nel mio caso sarà una gioia congiunta perché oltre alla mia nell’aver tirato su un buon cacciatore ci sarà quella del mio ausiliare per aver tirato su un buon compagno di cacciate. La golena, il Po e le risaie pavesi faranno da contorno e allo stesso tempo da ring per un incontro emozionante. Ora non mi resta che, con determinazione e spirito di sacrificio, fare il massimo per riuscire in questa missione. Solo il tempo ci darà la risposta esatta.
Concludendo per me l’iniziazione di un giovane ausiliare è una vera e propria emozione. Come un giovane calciatore che esordisce in prima squadra sorprendendo tutti e facendo ricordare di sé i propri tifosi (e in qualche caso anche quelli avversari), anche il giovane cane alle prime filate su animali “cattivi” stupirà e farà godere chi sarà al suo fianco. Come il giovane ciclista che al Giro, dopo un attacco degno di un grande campione, va a prendersi gli applausi e le urla di tifosi in visibilio, speranzosi di avere davanti ai propri occhi un futuro idolo, anche il giovane ausiliare, dopo un grande recupero di un anatide nelle gelide acque del Grande Fiume, si prende le meritate carezze e i complimenti di chi spera di poterne vedere tanti altri di recuperi del genere.
Lucio Battisti cantava: “Tu chiamale, se vuoi, emozioni”… beh, queste per me sono le vere emozioni che si provano ad andare a caccia, più della fucilata e dell’abbattimento.
Ottimo racconto di una storia vera