Io, Frank, Gianni e le Cerve
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Ed eccoci qua, per l’ultimo appuntamento con le mie avventure venatorie del 2018. Ci eravamo lasciati l’ultima volta con il racconto del cinghiale preso in solitaria… Ma se ricordate bene, rimangono ancora due cerve, quella di Frank e la mia. Gianni l’ha presa lo stesso giorno in cui io sono riuscito a prendere il cinghiale, ma ha deciso di farsi assegnare un ulteriore capriolo per poter continuare a venire ancora con noi in queste ultime giornate di dicembre e di caccia.
L’informazione
Dai miei informatori della valle vengo a conoscenza di un bel gruppo di cervi che si aggirano nei paraggi. L’informazione è certa e verificata, così iniziamo a perlustrare il versante. Gianni resterà al belvedere, che come dice il nome è un balcone molto panoramico da cui può vedere quasi tutto il versante. Lui sarà la mente e l’occhio, noi le gambe! Questo non perché non cammini, anzi, ma essendo una persona generosa vuole assolutamente aiutarci, e tra noi tre chi ci vede meglio e ha “l’occhio bionico alla terminator” è proprio lui.
Con le prime uscite, e sempre grazie a lui (non lo ringrazierò mai abbastanza per queste stagioni passate insieme e per tutte le cose che mi ha insegnato e trasmesso) riusciamo a capire l’entità del branco e studiarne un po’ i movimenti.
Un maschio gigantesco coronato, due forchettati più giovani, altri due che a volte ci sono a volte no, ma soprattutto tre cerve, una sicuramente più anziana, le altre due più giovani anche loro però a volte ci sono ma a volte no.
La zona di caccia
Voglio sprecare due parole per descrivere meglio l’ambiente in cui tentiamo l’azione di caccia.
Il belvedere si trova circa a 1700 mt, al limitare del bosco di conifere che dal fondo valle si estende per tutto il versante; la punta della montagna a destra sfiora i 2300 ed il colle a sinistra dal quale li abbiamo visti spuntare raggiinge i 2000. Dal belvedere al colle è tutto rododendri, mirtilli, ginepri e prateria alpina. Vi si alternano dei piccolissimi gruppetti di alberi qua e là che rendono non così impossibile l’avvicinamento. La fortuna vuole che ci siano anche una minuscola cresta erbosa che divide in verticale il versante, ottima per arrivare senza farsi vedere. Pendenza media sui 25-30 gradi ottima per poi tirarli giù fino alla sterrata.
Gianni, essendo in pensione, va a binocolare quasi per una settimana intera, sia mattina che pomeriggio col freddo e col vento. Finché non ci si ritrova al bar per studiare il piano d’azione: “Il momento migliore è al tramonto. Bisogna salire al colle, almeno due ore prima, appostarsi ed aspettare. Siccome escono sia dalla punta che dal colle io sto al belvedere, così posso dirvi da dove vi arrivano!! “
Questo proprio grazie a quella crestina erbosa, che sì, ripara durante l’avvicinamento, ma toglie anche visuale quando sei appostato in pieno versante.
Appostamenti
Alla prima posta escono solo i maschi.
Alla seconda nessuno. Ma mentre torniamo alla macchina sulla sterrata ci passano il coronato e i due forchettati a 15 mt di distanza senza neanche accorgersi di noi…. Naturalmente per la legge di Murphy se avessi avuto il coronato da prelevare sarebbero passate le femmine… Ma vabbeh.
La terza volta esce una femmina dopo i maschi, ma al trotto, e dal cespuglio che ci nasconde il tiro è troppo distante. Questo proprio 15 minuti Prima del buio.
Finalmente arriva la quarta posta.
Frank ed io siamo appostati dietro un cespuglio e sotto un pino Cembro solitario. Io sono sdraiato in salita, lo zaino su una pietra incastrata in una radice del cembro. Piedi ben piantati. Sono veramente comodo. Frank sta messo affianco a me, ma leggermente più alto, anche lui è ben fermo.
Escono i maschi. Restano a brucare ed essendo così belli da osservare, metto lo zoom dell’ottica nuova, della carabina nuova del babbo, al massimo degli ingrandimenti, 15x, e mi perdo a guardarli li a pascolare sul prato.
Escono dopo di loro le tre cerve che si fermano dietro ai maschi. Due sono vicine. Si mette a cartolina la mia, ma quella di Frank è in diagonale. Aspettiamo, si invertono le posizioni, quella di Frank è a cartolina, la mia leggermente in diagonale. Decido che non bisogna aspettare ulteriormente e sussurro a Frank: “Quando sei pronto e fermo andiamo!? ” Lui conferma.
“Dai!!!”
Babam!!!
Due colpi quasi all’unisono. Le cerve scappano verso il basso. Ma Gianni non fa in tempo a spostarsi e a vederle passare.
Iniziano così le disquisizioni: Frank caccia da un anno, io da 4, Gianni da 50. Per lui non eravamo ben allineati nell’ottica. Io non sono d’accordo.
Ipotesi
Primo: ho il fucile del babbo, tarato giusto, ma il tiro del cinghiale era molto vicino.
Secondo: il mio fucile ha un ottica con massimo 9x che vale 500 euro. Quella del babbo costa quanto la carabina e ha 15x di zoom.
Terzo: tiri tra i 250 e 350 mt. Li ho fatti solo al poligono, come Frank, ma mai a caccia.
Quarto: nessuno dei due, presi dall’azione, ha guardato la scena di caccia a occhio nudo.
Quinto: con lo zoom al massimo non abbiamo capito dove andava il nostro tiro, né siamo riusciti a seguire le cerve in discesa.
Tesi
A mio modesto parere abbiamo “ciccato” alla grande la distanza delle cerve. I nostri ipotizzati 250 mt erano in realtà 350. L’ottica fanta-incredibile al massimo dello zoom mi ha fatto credere di averle più vicine di quanto non fossero in realtà.
Risultato
Padellate alla grande! Fortunatamente non ferite e manco sfiorate. Peccato che sia l’ultimo giorno di caccia.
Epilogo
Gianni ne stacca una dietro l’altra, Frank è più chiuso di un riccio e non se lo spiega. Io son l’unico a prenderla davvero alla leggera. Frank è molto bravo, ma è un pivello. Io non sono da meno. Non abbiamo neanche finito le elementari della caccia.
La stagione è finita. È stata un annata fantastica. 5 capi come lo scorso anno. Di cosa lamentarsi? O di che essere tristi? I cervi non sono i più difficili da cacciare? Le femmine non sono ancora più difficili? E allora…. L’ultimo giorno è stato spettacolare anche senza la preda. Anche se per un errore stupido e da inesperti.