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Lupo e rischio di aggressione all’uomo: verità, bugie e mistificazioni

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Franco Zunino, Segretario Generale dell’Associazione Italiana Wilderness, con il seguente documento informativo, interviene sulle recenti notizie di cronaca che riportano aggressioni all’uomo da parte di lupi e sul problema della loro riduzione numerica.

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LUPO SUL RISCHIO DI AGGRESSIONI ALL’UOMO:
verità, bugie e mistificazioni.

Come si fomenta la paura (e l’odio) per il Lupo
nell’illusione di non farla crescere!

Se ne parla da sempre, e da sempre si è cercato di sminuire un fatto tanto reale da aver creato una mitologia antica quanto antico è l’uomo: il lupo può aggredire l’uomo, lo ha fatto e lo farà ancora. Certo, non sarà mai una sua abitudine, ma potrà sempre succedere. Come non si può dire che il fuori pista sempre crei rovina e morte sotto le valanghe, o l’andare in barca o alla spiaggia costituiscano rischio di annegamento, o l’alpinismo rischio di cadute in crepacci e precipizi, così si deve dire che generalmente il lupo, come il leone, la tigre, il leopardo o l’elefante o il grizzly, per l’uomo non rappresenta un pericolo certo. Ma, come per tutte le citate attività, CERTO è che il rischio occasionale esiste. Se poi nell’immaginario collettivo tale rischio susciti paura, la colpa non la si deve dare al Lupo. Caso mai, al fatto che l’uomo sempre meno accetta l’idea che si possa ancora morire per cause ancestrali. Negare quindi che tale possibilità esista o che possa esistere è, nell’ordine: stupido, da ignoranti, da incoscienti e da… mistificatori! Perché la possibilità che il lupo possa aggredire ed anche cibarsi dell’uomo è un dato di fatto che è stato accertato inconfutabilmente in innumerevoli documenti storici e/o comunque ufficiali e/o scientifici, anche recenti.

Ad esempio, negli anni ’70 del secolo scorso ricordo benissimo quando a noi naturalisti giunse la notizia che in Spagna un lupo aveva aggredito ed ucciso un bambino; aggressione poi subito smentita e per anni negata (era l’epoca del “Progetto San Francesco”!), ma che in seguito sembrò risultare non solo veritiera ma anche ripetutasi una seconda volta: tenuta però nascosta solo perché non la si voleva (o la si doveva!) diffondere perché smentiva quanto andavamo “predicando”. Solo di recente la studiosa Francesca Marrucco, in un suo lavoro ha riesumato questi fatti, svelando il segreto (forse involontariamente!), traendo i dati da altri autori che li avevano registrati e pubblicati; e quindi non più negabili!

Gli ultimi casi noti di aggressioni all’uomo da parte del lupo, almeno in Italia, seppure in tutti i casi smentiti nonostante i molti crismi di credibilità (quindi smentiti piuttosto per principio che non per prove certe che non siano avvenuti) sono i seguenti (solo per motivi di privacy non si citano i nomi delle persone coinvolte, benché siano noti ed anche già apparsi sui media):

  • Anni ’90 del secolo XIX. Sulle Alpi francesi della Provenza, dopo le allora prime “apparizioni” di lupi, un pastore viene aggredito da uno di essi che gli si avventa contro; aveva cercato di allontanarlo per difendere le sue pecore. Il fatto, sempre smentito dagli studiosi, è stato accertato come vero, sia dalla locale prefettura, sia dalla speciale “Commissione d’Inchiesta” aperta dal Parlamento francese e risulta agli atti di detta Commissione. Ma ancora oggi nessuno ne parla!
  • 7.11.2011. Farindola (Pescara). «Un pastore viene assalito da un branco di una decina di lupi, uno dei quali lo ha aggredito azzannandolo alle gambe (due giorni di prognosi) e riesce ad evitare il peggio arrampicandosi su di un albero».
  • Primi di Giugno 2013. San Venanzo (Terni). Una pastora subisce un aggressione presso il suo stazzo. La pastora aveva cercato di difendere le sue pecore aggredite da tre lupi. Uno di essi le si è avventato contro strappandole i vestiti. Fu fatta segnalazione alla locale Stazione dei Carabinieri, per cui del fatto esiste un verbale trasmesso poi alla Pretura. Sentita in merito la pastora ha confermato il fatto, e così fece la Stazione dei Carabinieri.
  • Primi di Giugno 2013. San Venanzo (Terni). Di lì a pochi giorni dal fatto succitato, un’altra donna subisce un tentativo di aggressione, sempre mentre anche lei stava cercando di difendere il suo gregge da alcuni lupi e sempre da un lupo di un branco di tre.
  • 13.8.2014. Appennino Pistoiese. Un escursionista notturno: «… non riuscivo a vedere la forma dell’animale, ma stava avanzando verso di me. Ho lanciato anche una pietre per spaventarlo, ma niente da fare. Il primo animale a cominciato a camminare parallelo a me, il secondo l’ha seguito. Allora ho capito che si trattava di lupi. Ero solo, mi sentivo indifeso, d’impulso ho cominciato a correre sul sentiero per raggiungere il crinale ben illuminato dalla luna piena. Ma dopo circa 400 metri mi sono ritrovato i due lupi che mi fissavano a circa 50 metri da me… L’uomo si è poi arrampicato su di una croce metallica, da dove ha telefonato ai Carabinieri i quali hanno chiamato il Soccorso Alpino, che sono corsi con dei fischietti…»
  • 28.9.2014. Albareto (Parma). Un lupo aggredisce un contadino, che per salvarsi si arrampica sul suo trattore dal quale gli lancia contro attrezzi da lavoro per farlo allontanare. «Ho rischiato di essere aggredito da un lupo, mi è arrivato a pochi passi e solo per la prontezza di scagliargli contro alcuni oggetti mi sono salvato. Un cane seppur selvatico non avrebbe mai tenuto un comportamento del genere: prima un giro velocissimo ai margini del terreno e poi un assalto diretto alla mia sagoma con intenzioni ben precise». Il fatto viene verbalizzato dal Comando Stazione del Corpo Forestale.
  • 1.12.2014. Casciano di Murlo (Siena). Un cacciatore verso sera si inoltra in un bosco alla ricerca di un suo cane rimasto ferito durante una battuta al cinghiale; sente una serie di ululati che si stavano avvicinando, fino a giungere poche centinaia di metri, trovandosi ben presto circondato da un branco di lupi. Preso dallo spavento di rifugia sul tetto di una capanna lì nei pressi dove resterà per oltre due ore circondato da un branco di circa una quindicina di lupi che si allontanano dopo l’arrivo di aiuti richiamati col telefonino.
  • 10.1.2015. Roccaraso (L’Aquila). «Un pastore viene letteralmente circondato da un branco di lupi dal quale fortunatamente è riuscito a sfuggire correndo verso una casetta e chiudendosi la porta alle spalle. E’ stato allora che i lupi si sono ferocemente accaniti contro i due cani divorandoli, il tutto mentre il loro padrone assisteva alla scena dalla finestra senza poter intervenire in alcun modo».
  • 2.3.2015. S. Benedetto dei Marsi (L’Aquila). Un lupo aggredisce una persona che stava facendo benzina presso un distributore e lo ferisce in alcune parti del corpo. La notizia viene poi smentita, ma i giornalisti che per primi la riportarono sulla cronaca locale, sentiti telefonicamente hanno confermato il fatto. Sui giornali locali la notizia fu riportata con tanto di sigle identificative della persona ed età, la quale sarebbe anche stata ricoverata in ospedale dove avrebbe confermato trattarsi di aggressione di lupo e non di cane, curata con ben 5 punti di sutura al polpaccio; per sfuggire all’aggressione l’uomo si sarebbe rifugiato nella propria automobile, ed altre persone (con tanto di nome e cognome) sarebbero state citate dal giornalista a conferma della veridicità del fatto. Nonostante le voci negazioniste, quella notizia era troppo dettagliata per risultare una “bufala” e, benché smentita da alcuni (ma senza riferimenti di credibilità e con uno strano silenzio in merito da parte delle autorità e delle associazioni ambientaliste locali).
  • 20.7.2015. Bettola (Parma). Una ragazza di 17 anni viene azzannata ad una caviglia mentre stava portando a spasso due suoi cani, i quali reagiscono e fanno allontanare l’aggressore, che così viene poi da lei descritto: «Quella belva aveva gli occhi rossi, i canini lunghi ed aguzzi, il pelo nero e la pancia bianca e grigia. Era molto grossa per essere un cane. Ad un tratto quell’animale si è fatto avanti e mi ha azzannata». La ragazza è stata poi portata al pronto soccorso dove è stata medicata e dimessa. L’episodio è poi stato confermato dal dirigente del servizio veterinario della ASL di Piacenza: «dai primi accertamenti possiamo dire che la belva che ha morsicato la studentessa è quasi certamente un lupo».
  • 16.9.2015. Giaveno (Torino). Un lupo seguito da altri due individui, forse più giovani, avrebbe aggredito con tenacia un pescatore. Esiste non solo la testimonianza dell’aggredito e di un vicino al quale si è rivolto chiedendo aiuto; ma esiste anche un verbale dei Carabinieri ed una ricevuta di medicazione ospedaliera. La cosa è ancora più convincente se si pensa che del fatto, pur essendo stati interessati i ricercatori dei WolfAlps che provvidero a recuperare dei peli dell’animale, non si era mai saputo nulla fino a quando non è venuto alla luce in questo mese di marzo. Ricercatori che pur avendo poi avuto modo di confermarlo, non hanno mai reso noti i risultati delle analisi; non solo: altre analisi, fatte da specialisti, avrebbero confermato, che certamente trattasi di animale “lupoide”. La stessa descrizione degli animali fatta dall’aggredito confermerebbe il fatto che si sia trattato di Lupo. Su questo fatto sono tutt’ora in corso indagini e, pare, ancora altre analisi su ulteriori reperti.
  • Gennaio 2016. Umbria. Viene segnalata un aggressione, ma la notizia sembra che sia poi stata fatta sparire dai siti che la riportarono, non riuscendosi più a trovarne traccia.
  • 12.3.2016. Perugia. Un ragazzo viene aggredito un da un animale che così ha descritto: «cane di grossa taglia grigio con la punta del pelo nero e senza collare. Il fatto è avvenuto nella zona vecchia della città mentre il giovane stava gettando la spazzatura negli appositi cassonetti. L’animale l’ha sorpreso improvvisamente alle spalle e l’ha ferito alla schiena e ad un polpaccio. Il giovane ha poi preso l’auto e si è recato al pronto soccorso dove è stato medicato per le ferite giudicate non gravi».

Commento

In tutti questi casi si sosterrà (come si è sostenuto subito dopo gli eventi) che si tratta molto più probabilmente di cani. Ma nessuno ha ancora saputo spiegare come mai tali frequenti fatti non si siano mai verificati prima che nelle zone dove sono avvenuti apparissero i lupi o che la loro presenza si facesse notare più di quanto non avveniva prima. Difatti, si sono tutti verificati a mano a mano che è stata segnalata la presenza di lupi e, soprattutto, segnalata la loro crescita numerica. Non per nulla le aggressioni da parte di cani sempre si sono verificate (o avvengono) nelle abitazioni o nei loro pressi, e sempre certificate con certezza essere di cani, perché, questi, mai allontanatisi dai luoghi di aggressione, sono sempre stati catturati dalle autorità. Mentre i casi sopra elencati sono avvenuti tutti in natura o all’aperto e sempre gli animali aggressori si sono allontanati nella natura!

Ma si deve sapere che anche gli stessi studiosi di biologia animale hanno riportato fatti eclatanti e veri di aggressioni all’uomo (di antropofagia, essi hanno scritto) avvenute, sia nei secoli passati sia negli ultimi decenni. Certo, hanno scritto queste cose quando il problema lupo non era ancora tale, e c’è da chiedersi se mai le scriverebbero oggi (non per nulla l’importante pubblicazione che citerò viene quasi tenuta nascosta dagli attuali studiosi, che si guardano bene dal citarla nei loro interventi pubblici e che forse loro non avrebbero mai scritto – ma è nota ai naturalisti la serietà del suo coordinatore, il fu Prof. Luigi Cagnolaro del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, per il quale la scienza era scienza e non già… politica, seppure ecologica!). Vediamo in breve cosa hanno scritto:

Stralci tratti da:

Dati storici sulla presenza e su casi di antropofagia del Lupo nella Padania centrale”
di Luigi Cagnolaro – Mario Comincini – Adriano Martinoli – Aldo Oriani

Saggio pubblicato negli Atti del convegno nazionale “Dalla parte del lupo”, Parma 9-10 ottobre 1992, Atti & Studi del WWF Italia, n ° 10, 1-160, F. Cecere (a cura di), 1996, Cogecstre Edizioni. Lavoro svolto nell’ambito del Centro Studi Storico-Naturalistici della Società Italiana di Scienze Naturali

La documentazione specifica sulle aggressioni ad esseri umani risulta numerosa nel primo decennio dell’800 per poi diminuire fino a scomparire del tutto dopo il giugno 1825 quando a Gattinara viene “dilaniato e divorato” un fanciullo di 10 anni. Questa risulta essere l’ultima vittima del lupo nella Padania da noi accertata sulla base di documenti civili. Dei citati 58 casi di fanciulli uccisi dai lupi nel quarto di secolo analizzato circa la metà risultano, dalla documentazione esaminata, “sbranati” o “divorati”. Abbiamo inoltre rilevato coma “sbranati” anche un uomo adulto (1812, Masserano) e due giovani rispettivamente di 17 e 18 anni (1807, Morengo e 1815, Balocco).

Nei casi in cui i resti della vittima “rapita” vengono rintracciati in breve tempo, la visita giudiziale del medico constata che sono stati divorati solo í visceri (1801, Cagno e Villacortese, 1812, Brusnengo); in casi limite non vengono recuperati che il cranio e gli arti della vittima (l812, Arluno e Masserano, 1815, Arborio).

Nella realtà indiana, dove la pericolosità del lupo giustificava, ancora nel 1915, una taglia sull’abbattimento doppia rispetto a quella per l’uccisione della tigre, il fenomeno è documentato per il periodo dal 1824 al 1981. I dati indiani più recenti sono relativi all’Andhra Pradesh, nell’India meridionale, dove, tra l’ottobre 1980 ed il marzo 1981, un gruppo di lupi, composto da un maschio adulto, due femmine adulte, due subadulti e tre cuccioli, ha aggredito 21 bambini, uccidendone 9 di età compresa tra gli 8 ed i 12 anni. Sempre in India, ma questa volta nel nord, tra il febbraio e l’agosto del 1981 nel Bihar un gruppo di 5 o 6 lupi ha aggredito 26 fanciulli, uccidendone 13 di età compresa tra i 4 ed i 10 anni. In ambedue le situazioni non si sono mai verificati attacchi a bambini accompagnati da adulti e si è rilevato che i bambini predati venivano abbandonati nel caso di intervento degli adulti (Shahi, 1982). Dall’analisi comparata delle realtà europee ed indiane abbiamo rilevato alcune costanti comuni: l’aggressione avviene nella quasi totalità dei casi in ambienti marginali e, a dispetto delle aspettative, gli attacchi in zone scarsamente antropizzate sono molto rari; la predazione è rivolta generalmente su fanciulli.

Qualora la vittima casuale dell’attacco sia un fanciullo, il predatore ne riporta una esperienza gratificante che può ingenerare, un comportamento predatorio nei confronti dei bambini. La preda-fanciullo è inoltre idonea ad essere trascinata altrove ed è sufficiente ai bisogni alimentari di un piccolo gruppo familiare. Il lupo divenuto antropofago, se non viene rapidamente eliminato, può facilmente trasmettere culturalmente questo comportamento predatorio agli altri componenti del gruppo. È stato verificato che tutti i membri adulti del gruppo di lupi dell’Andhra Pradesh, responsabile delle aggressioni ai fanciulli, erano antropofagi. Il radicarsi del comportamento antropofagico può, all’interno di un gruppo, evolversi con l’elaborazione di particolari tattiche di predazione nei confronti dei fanciulli. L’antropofagia nel lupo è un comportamento acquisito per esperienza individuale o per apprendimento sociale, comunque fuori dalla norma. L’accidentalità del comportamento antropofagico, escludendo quello derivato da apprendimento, è convalidata anche dalla sua distribuzione spaziale e temporale del tutto casuale. Sulla base delle situazioni comparate, quando il Lupo risulta presente con popolazioni numerose, con ampi territori disponibili ad alta concentrazione ovi-caprina, anche nel caso in cui le prede selvatiche siano particolarmente scarse, difficilmente si verificano aggressioni ai danni di persone. In zone con caratteristiche opposte non si può escludere che insorga questo comportamento atipico. In conclusione riteniamo che il Lupo possa acquisire comportamenti antropofagi quando contemporaneamente si verificano i seguenti problemi:

  • alimentare (carenza dì prede sia selvatiche che domestiche)
  • territoriale (scarsa disponibilità di territori utilizzabili)
  • demografico (contrazione negli effettivi della popolazione)
  • sociale (sgretolamento della struttura sociale dei branchi)

In quanto agli anni più recenti ed in Europa, è il caso di riprendere quanto ci riporta la studiosa Francesca Marrucco traendola da una ricerca storica di altri autori (2002 – Linnel ed altri ricercatori stranieri, tra i quali, però, stranamente, anche il nostro Luigi Boitani per anni negazionista su questi fatti!): “… in Europa 5 bambini ucci in Polonia nel 1937 e 4 in Spagna tra il 1957 e il 1974”.

Sta il fatto che la verità è che:

  1. più i lupi sono numerosi e conseguentemente formano branchi numerosi, più la probabilità di aggressioni cresce;
  2. più i lupi assumono o possiedono indole domestica o di assuefazione all’uomo, più la possibilità di aggressione cresce.

Esiste quindi solo un modo per ridurre questo pur raro rischio:

  1. Ridurre il numero dei lupi affinché sia impedita la formazione di branchi numerosi.
  2. Ridurre le possibilità che i lupi si assuefacciano all’uomo, in quanto più sono domestici più si alza il rischio di aggressione venendo meno la paura dell’uomo (è infatti dimostrato che il rischio si aggressioni sia più dei cani che non del lupo, proprio per questa ragione); riduzione dell’assuefazione all’uomo che può ottenersi solo col mantenimento basso del loro numero mediante abbattimenti che rifacciano aumentare nei lupi il timore dell’uomo.
  3. Eliminare tutti quegli esemplari che potrebbero essere stati introdotti dall’uomo con incaute liberazioni di individui tenuti a lungo in cattività (magari anche se di specie pura appenninica!), e che quindi trasmettono alla prole l’atteggiamento di non paura dell’uomo (quello che avviene nella cosiddetta popolazione alpina), le cui origini sono quasi certamente antropiche: liberazioni non autorizzate e quindi illegali (a parte l’aspetto della specificità, ancora tutta da chiarire!).

L’atavica paura del lupo che l’uomo ha sempre avuto non nasce dal nulla, ma da fatti come quelli succitati: sono essi che hanno creato “la bestia” nell’immaginario collettivo, ed esiste un unico modo per far sì che cambi la visione e la mentalità: riconoscerne la possibilità e quindi la necessità di mantenere basso la presenza del lupo. Non negandola, come da cinquant’anni si sta facendo e, soprattutto, oggi fanno gli studiosi del lupo in tutti i loro incontri e convegni, nei quali hanno sempre negato in assoluto questa possibilità facendo passare per fantasiosa ogni notizia pur vera – o veritiera – di aggressione; ovvero, mentendo e mistificando i fatti; fatti che in quanto tali, finiscono sempre per venire alla luce e quindi facendo (giustamente) perdere credibilità a queste versioni ufficiali del lupo non aggressivo verso l’uomo. Perché queste negazioni fanno ancora di più crescere la paura del lupo, anziché farla passare. Ovvero, ottengono esattamente l’effetto contrario che essi vorrebbero! Come se in India, a fronte dei tanti fatti palesi e documentati di aggressione all’uomo e conseguente antropofagia da parte di lupi, tigri e leopardi, si volesse far credere al popolo che tutto ciò non sia vero!

D’altronde, è notorio come siano più pericolosi per l’uomo i cani che non il lupo; e difatti a dimostrarlo stanno le numerose aggressioni di cani all’uomo. Ma bisogna chiedersi il perché ciò avvenga: avviene a causa del fatto che i cani hanno da tempo perso la paura e la diffidenza verso l’uomo, ridandogli quel coraggio aggressivo di predatore superiore che un tempo avevano. Ecco perché i lupi più aggressivi sono quelli delle Alpi, essendo essi stati, con altissima probabilità, liberati dall’uomo, ovvero con esemplari che erano stati tenuti a lungo in cattività e quindi assuefatti al fatto che l’uomo gli portava il cibo, ed all’apprendimento che il cibo sta dove sta l’uomo. Un comportamento che non è solo degli esemplari originari, ma viene tramandato per generazioni ai cuccioli che seguono le femmine e poi i branchi.

Ed è altrettanto notorio il fatto che mai – o molto raramente – un ragazzino troverebbe il coraggio di aggredire un uomo adulto, ma se il ragazzino si intruppa in una banda, questa banda giunge finanche ad uccidere uomini adulti: e vi sono i tanti fatti di cronaca a dimostrarlo. Atteggiamento che se vale per l’uomo vale anche per il lupo. Ecco perché la crescita numera dell’animale e quindi dei branchi in cui si intruppa, aumentano il rischio di aggressioni. Ed ecco perché è il caso di mantenere basso il numero dei lupi: il che non significa volere lo sterminio della specie, ma far sì che non si favorisca la sua aggressività da predatore superiore. Solo così sì si potrà fare in modo che l’uomo non debba più avere paura del lupo!
Mentendo o mistificando si ottiene l’esatto effetto contrario!

PER CONCLUDERE

Il rischio di aggressione avviene soprattutto quando il padrone cerca di difendere i propri animali aggrediti (cani o altri animali domestici). In tali casi, il rischio va ritenuto molto alto; infatti molti dei casi sopra citati sono avvenuti in queste condizioni.
In quanto alla giustificazione che già tanti lupi sono uccisi da bracconieri, per cui non è necessario l’intervento dello Stato, è questa una posizione ipocrita ed anche antidemocratica. Perché di fatto significa fomentare il bracconaggio o la “libera giustizia”; che si hanno quando l’autorità non interviene per ridurre un problema sociale o non paga come si deve – o addirittura per niente – i danni che lupi ed orsi arrecano ad allevatori, cacciatori e semplici cittadini con la motivazione della scarsità di prove. E, difatti, anche questo argomento raramente si affronta nei convegni e negli articoli in difesa del lupo, o viene fatto passare come problema risolto solo perché in qualche caso qualche danno si paga sebbene quasi mai quantitativamente completo (perché è vero, esistono leggi che lo prevedono, ma talmente burocratiche e farraginose da essere quasi inapplicabili): quindi, non solo si mistifica, ma si nasconde anche il problema! Eppure è uno dei principali motivi per cui sta sempre più crescendo l’odio verso il lupo ed aumentano gli atti di bracconaggio; atti di bracconaggio che, come già detto, vengono poi presi con la motivazione che le autorità non provvedono alla riduzione del numero dei lupi; in pratica, legalizzando di fatto l’illegalità come autonoma forma di giustizia e/o difesa personale o di propri interessi. Così come si adduce l’assurdo fatto che la riduzione dei branchi, sempre secondo gli studiosi, anziché ridurre il numero dei lupi li farebbe aumentare per motivi di comportamento biologico. Una verità “da manuale”, ma che viene gonfiata, come a dire che per far diminuire la presenza dei lupi, bisogna lasciare che la specie cresca all’infinito senza controlli alcuni da parte dell’uomo; quando è notorio che al mondo non esiste specie animale che si autoriduca, ma sempre avviene per intervento dell’uomo, o per azioni illegali (quindi a rischio estinzione) o per legittimo controllo delle popolazioni.

Che italianamente si aspetti la fuga dei buoi, prima che si provveda alla chiusura della stalla?

Murialdo, 21 Marzo 2016
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness

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Sergio Abram
Sergio Abram
1 anno fa

Ciao, Franco. Piacere di leggerti. Grazie. Un caro saluto.

Marcello
Marcello
1 anno fa

Le aggressioni dei lupi agli umani saranno sempre inferiori di quelle degli umani ai lupi.

Antonio De Falco
Antonio De Falco
7 anni fa

Haha. Ovviamente tutto questo per voler fare solo una cosa. Cacciare i lupi. In America sono avvenute uccisioni e che fanno ammazzano i lupi? Se un lupo cresce di prole vuol dire che può farlo, altirmenti se non ha il territorio necessario non crea altri figli.

Gian Luigi Lombardi-cerri
Gian Luigi Lombardi-cerri
7 anni fa

Premessa: la reintroduzione del lupo è voluta da pochi a detrimento di tanti solo per inventare fonti di guadagno per i pochi, senza produrre niente di utile.
Estendendo i ragionamenti dell’articolo ai parassiti dovremo dedurre che se vi trovate una pulce addosso non uccidetela perchè danneggiate le altre e per equilibrare il tutto mettetevi in testa una piccola dose di pidocchi ( come gli orsi) che contribuirà all’arricchimento della wilderness personale. Se poi dovete eliminare qualche parassita, non fatelo mai personalmente. Fatelo fare da specialisti pagati dallo Stato, e , quindi altri posti di lavoro inutili.

enricodiba
enricodiba
7 anni fa

Studiati qualcosa sul nostro Canis lupus italicus, rimane l’ultima sottorazza di lupo con il dna simili a quello del lupo preistorico, visto che il “Canis lupus hodophilax” e il “Canis lupus hattai” le due sottorazze di lupi giapponesi, anch’esse con un dna similie al “Canis lupus italicus” nostrano, sono estinte ai primi del 1900, pensare che queste due sottorazze giapponesi, ma sopratutto il primo erano considerati nel Giapponse feudale degli dei, erano chiamati “dei ululanti”.
In italia non parliamone neanche visto che tra gli etruschi e anche i romani i lupi erano considerati animali totem, ma che vuoi farci con tutti questi cacciatori che abbiamo in italia, il problema sono i lupi che da sempre vivono con l’uomo.
Il problema sono i cani randagi molto più pericolosi del lupo e sopratutto i cani ferali, che sono un vero pericolo, per non parlare degli ibridi cane-lupo, che tra l’altro mettono a rischio il patrimonio genetico preziosissimo del “”Canis lupus italicus”

Saverio GPallav
Saverio GPallav
7 anni fa

ma certo reintroduciamo i lupi. e chi se ne frega di quei pochi sfigati che verranno aggrediti in omaggio alle forze della natura. l’importante è appagare il fanatismo degli animalisti da salotto

marochi
marochi
7 anni fa

Quindi se dopo l’aggressione l’animale resta lì a scodinzolare è un cane, se si imbosca è matematicamente un lupo. Ma che logica è? Poi questo complottismo da un soldo… Abbastanza comica la citazione dello studio “scomodo” del prof. Cagnolari. Come se non comparisse sui motori di ricerca subito prima di questo articolo, in siti decisamente pro-lupo. Ma “casualmente” qui se ne riportano solo i passaggi più cruenti e ignorando le conclusioni del tutto opposte. Ah, poi “numero” non è un aggettivo! Il bracconaggio ai danni della lingua italiana è parimenti dannoso.

Daniele Papi
Daniele Papi
7 anni fa

Secondo me è un po’ debole la teoria per la quale ci sarebbe una correlazione o addirittura un rapporto causa- effetto tra la quantità di lupi in un’area e l’aggressività dei cani in quell’area. Tale teoria implicherebbe che i cani fossero estremamente aggressivi in tutt’Italia nell’antichità (c’era pieno zeppo di lupi ovunque), per poi diventare sempre più mansueti dagli inizi del ‘900, raggiungendo un picco di mansuetudine tra la fine della seconda guerra mondiale e gli anni ’70. Da allora cani sempre più aggressivi un po’ dappertutto. Questa teoria predice anche che in Estonia i cani sono molto più aggressivi che in Italia. È veramente confermata da ricerche o è una speculazione dell’autore?

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