Attualità Venatoria

Odio online contro i cacciatori, in Germania oltre 50 condanne per il caso Waidfräulein

Le autorità tedesche hanno condanno alcuni haters al pagamento di cospicue somme di denaro per aver insultato e minacciato una cacciatrice su Facebook. In Italia la Federcaccia ha annunciato di avere in preparazione una proposta di legge per fermare l'odio online contro i cacciatori

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Da anni il problema dell’odio online contro i cacciatori è all’ordine del giorno sia per i singoli sia per le associazioni che riuniscono e coordinano le attività venatorie. È un problema comune a tutte le nazioni in cui sono presenti frange animaliste e in Italia lo conoscono bene, soprattutto, le cacciatrici più attive sui social che negli ultimi mesi sono state vittime di violenti attacchi (se ne è parlato recentemente anche in un incontro online promosso dall’Associazione cacciatori veneti).

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Purtroppo, le numerose denunce sporte nel corso degli anni non hanno quasi mai avuto riscontro, passando per lo più sotto silenzio. Questa situazione sta creando un clima sempre più pesante che richiede una presa di posizione definitiva per fermare l’odio online a danno dei cacciatori. In questo contesto un esempio positivo è arrivato lo scorso settembre dalla Germania, dove si è chiuso il caso Waidfräulein che ha portato a oltre 50 condanne con gravi conseguenze penali e civili.

Il caso Waidfräulein

Nel 2018 una cacciatrice tedesca decise di sporgere denuncia alle autorità a seguito dei ripetuti attacchi di odio ricevuti sui social in relazione alla sua attività venatoria. L’episodio che indusse la donna a tentare la strada legale avvenne dopo la pubblicazione di una serie di fotografie scattate durante una battuta di caccia alla volpe a cui la cacciatrice, nota sui social con il nome di Waidfräulein (ragazza della foresta), aveva partecipato.

Quelle fotografie vennero commentate in maniera anonima da centinaia di utenti, molti dei quali utilizzarono un linguaggio violento e offensivo, con cui si bersagliava Waidfräulein non soltanto per essere una cacciatrice ma anche per essere donna.

Nel giro di pochissime ore dalla sua pubblicazione, il post incriminato aveva ottenuto ben 2.000 commenti, la maggior parte dei quali oltraggiosi e verbalmente violenti. In particolare, la donna era stata definita “malata” “assassina” a causa della sua passione per l’attività venatoria, ma era stata definita anche “cagna” “feccia” in relazione al suo essere donna. Come se non bastasse era stata anche oltraggiata con termini estremamente volgari che facevano riferimento al suo organo genitale.

Al termine di un processo durato quasi 3 anni, che ha visto coinvolto anche l’ufficio del pubblico ministero irlandese (in quanto la sede europea di Facebook è a Dublino), le autorità tedesche hanno emesso una serie di condanne a carico degli haters di Waidfräulein. La donna, che nell’intero processo è stata supportata dalla DJV (la principale associazione venatoria della Germania) è stata risarcita da diversi utenti, uno dei quali ha dovuto pagare 3.800 € di sanzione più le spese processuali, e altri cifre che variano tra i 3.000 e i 1.000 €.

Da Federcaccia un disegno di legge per fermare l’odio online contro i cacciatori

In Italia, nonostante gli insulti online ai cacciatori siano all’ordine del giorno, non ci sono ancora state punizioni esemplari di questo genere. Federcaccia però, sull’onda del caso Waidfräulein, ha reso noto di avere in preparazione una proposta di legge mirata a cambiare la situazione per tutelare “non solo i cacciatori, ma tutti coloro che si trovano a dover subire manifestazioni di odio e offese per le proprie attività e opinioni legittime, così come già giustamente avviene ad esempio per l’origine etnica, il credo religioso, l’orientamento sessuale, l’identità di genere, la disabilità”.

Non è più tollerabile il clima di odio che si è creato e si sta diffondendo in modo allarmante attorno alla caccia e, in tono per ora minore ma sempre più virulento, ad altre attività tradizionali tipiche della ruralità senza che nessuno sembri prestare attenzione o non possa agire per la mancanza di strumenti legali specifici. Ci aspettiamo di trovare su questo tema nei parlamentari di tutti gli schieramenti e nell’opinione pubblica non ideologizzata la stessa sensibilità e attenzione che si è giustamente manifestata di fronte ad altre forme di discriminazione. È il momento di fare qualcosa e farla subito. E Federcaccia lo sta facendo ha dichiarato il presidente di Federcaccia Massimo Buconi.

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Antonino
Antonino
3 anni fa

Ultimamente ho letto un articolo scritto da un esponente politico dei 5 S dove affermava che scientificamente si è constatato che l’aumento dei cinghiali è causato dallo stress che i cacciatori provocano a questi animali per frequenti battute di caccia. Ma si può dire una corbelleria simile,spero se qualcuno come me l’ha letta di rigettarla al mittente con gli interessi.Ma se si preoccupasse dei veleni che buttano nei campi dove muoiono faggiani,lepri,allodole e tutti gli animali che beccano nei campi,non era meglio?

Licio Casalena
Licio Casalena
3 anni fa

Questa degli animalisti è una suonata sciocca , ripetitiva , insulsa e inconcludente
È necessario che il Governo vari una legge che tuteli anche la rispettabilità dei cacciatori stufi delle continue aggressioni di scellerati che , per giunta , condizionano anche i vertici regionali sulle modalità esplicative venatorie .
B A S T A B A S T A perdio !

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