Referendum Caccia, depositate 520 mila firme. Cosa succede ora
Il margine è sottile, molte firme potrebbero venire annullate, così il referendum potrebbe non superare i conteggi della Corte di Cassazione. In caso contrario le Associazioni venatorie si son dette pronte a scendere in campo... speriamo finalmente unite!
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Ieri sono state depositate le firme raccolte per indire il referendum contro la caccia. A quanto pare gli organizzatori, a colpi di falsità e continue proroghe, sarebbero riusciti a raggiungere la soglia delle 500 mila firme, quota utile per mandare il quesito referendario al vaglio della Corte Costituzionale.
Il condizionale è d’obbligo, perché nonostante i proclami dei giorni scorsi in cui gli organizzatori annunciavano trionfalmente di aver raggiunto l’obbiettivo, le firme depositate sarebbero solo 520 mila. Un margine molto sottile, che non mette al riparo il referendum dai conteggi della Cassazione. Sarà ora infatti la Corte a dirci quante firme sono state realmente depositate e quante sono da considerarsi valide. E c’è da scommettere che una discreta quantità non lo sarà.
Quante firme saranno considerate valide?
Durante la raccolta, infatti, non sono mancati i problemi, tanto ai banchetti quanto online. A Lecce, ad esempio, è intervenuta la Digos per presunte irregolarità, mentre a Napoli è stato segnalato un ristorante che offriva lo sconto del 20% per chi firmava.
Online è stata la piattaforma digitale a creare caos, spesso è andata in down (a detta loro per un attacco hacker) e lo strano meccanismo di pagamento, donazione e autenticazione ha messo in crisi diversi sostenitori. Basta farsi un giro sulla pagina del Comitato Si aboliamo la caccia per rendersene conto: c’è chi si lamenta di aver pagato e di non essere riuscito a firmare, chi dice di non aver ricevuto l ‘email per certificare la firma, chi confessa di aver firmato sia ai banchetti che online e chi addirittura si autodenuncia scrivendo che “per far numero” stava cercando di firmare con i dati della mamma (sarà stata consapevole e consenziente?).
Pensate che i promotori si sono anche dovuti difendere in tribunale da un’accusa di non conformità della piattaforma stessa. Badate bene, un’accusa mossa non dal mondo venatorio, ma da un altro comitato animalista che contestualmente stava promuovendo altri due referendum contro la caccia. Un atteggiamento da “il mio referendum è più bello del tuo” che, assieme al mancato sostegno da parte di tutte le più note associazioni animaliste, lascia ben trasparire quali siano i reali interessi che muovono queste organizzazioni.
Cosa succede ora
Come dicevamo, ora toccherà alla Corte di Cassazione valutare se tutto si è svolto nel modo corretto e se è stata veramente raggiunta la soglia delle 500 mila firme. La Corte avrà tempo fino al 15 dicembre per valutare quante siano le firme valide, raccolte nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge.
Se la Cassazione darà l’ok, toccherà alla Corte Costituzionale che sarà chiamata a esprimersi entro il 10 febbraio 2022 sulla legittimità costituzionale della richiesta di referendum. Secondo l’articolo 75 della Costituzione, infatti, non tutte le leggi possono essere abrogate con un referendum. In sostanza, la Corte costituzionale dovrà decidere se le parti che propongono di abrogare della legge 157/92, una legge il cui obbiettivo principale è la protezione della fauna selvatica omeoterma e che recepisce molte direttive europee di tutela, siano abrogabili oppure no.
Se anche il vaglio della Corte costituzionale verrà superato sarà la volta del voto, che dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno 2022. Perché la proposta soggetta a referendum sia approvata dovrà partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto al voto.
Vale la pena sottolineare che negli ultimi 24 anni, in 8 consultazioni referendarie, soltanto una volta è stato raggiunto il quorum. Se a questo aggiungiamo che l’affluenza alle urne è costantemente in calo (nelle comunali 2021 ha toccato il record negativo del 54,69%) è evidente che non sarà facile per gli animalisti portare al voto più del 50% degli aventi diritto, anche se il referendum sulla caccia dovesse essere accorpato a quelli sull’eutanasia, sulla cannabis e sulla giustizia.
Associazioni venatorie pronte a scendere in campo… Speriamo finalmente unite!
Nel mentre le Associazioni venatorie riunite nella Cabina di Regia hanno annunciato di essere pronte a scendere in campo nel caso in cui venisse confermato il superamento della soglia delle 500 mila firme.
“Abbiamo seguito da vicino l’attività dei promotori sin dall’inizio della presentazione dell’iniziativa” hanno fatto sapere con un comunicato diffuso nelle scorse ore, “e siamo pronte a sviluppare una valida campagna a sostegno del NO qualora si arrivasse a indire concretamente il Referendum”, e ancor prima “a verificare la piena rispondenza della proposta di referendum alle previsioni normative e al dettato costituzionale”.
E il loro impegno non sembra volersi limitare a questo, si son dette aperte al “dialogo costruttivo” e intenzionata a “raccogliere le sollecitazioni alla gestione faunistica venatoria sostenibile“, promettendo di attivarsi con le Regioni, gli Enti Locali, le Associazioni ambientaliste e agricole, le forze politiche e sociali e le rappresentanze sindacali, “per un confronto che ponga come priorità assoluta, senza preconcetti e ideologie, la tutela del territorio e della biodiversità“.
Forse hanno finalmente capito che c’è un’urgente necessità di un cambio marcia. Forse hanno capito che dobbiamo tornare a mostrarci e a dialogare con la società civile. Forse hanno capito che tutto questo va fatto in modo unitario, come una sola e unica associazione. Forse questo referendum, comunque andrà a finire, tornerà utile anche a noi cacciatori e forse, tra poco tempo, lo ricorderemo solo come l’occasione che ha unito una volta per tutte il mondo venatorio italiano.
Buongiorno, ognuno risponde delle proprie azioni:
1) se al controllo si individuano dei falsi, bisogna denunciare e far perseguire. Il problema è trovare un magistrato che non appartenga alle categorie che ci ha fatto conoscere palamara.
2) la chiusura della caccia, comporterebbe il fallimento di armeria, e di molte aziende della filiera che vivono commercializzando accessori per la caccia. Per cui tutti gli interessati dovrebbero presentare la dichiarazione dei redditi con la richiesta all’agenzia delle entrate del mancato guadagno. A sua volta l’agenzia delle entrate avendo i nominativi dei richiedenti il referendum, li dovrebbero tassare i dell’importo sufficiente a coprire le perdite denunciate dagli aventi diritto al risarcimento e al mantenimento.
3) mi chiedo: noi cacciatori perderemmo la possibilità di esercitare il nostro sport. Ma gli …………….. Che perderebbero il lavoro cosa aspettano a far tremare il governo? O aspettano di raccogliere i frutti della loro inettitudine?
Penso che su sia già perso troppo tempo e la raccolta firme andava contrastata con una campagna precisa dettagliata e diffusa.
Il referendum avrà affluenza record grazie a cannabis ed eutanasia!
Spero solo non sia troppo tardi.
I “bracconieri” saranno la causa principale della vittoria del si !
L’argomento più utile che andrà usato è che la caccia(quella vera) è infinitamente più etica dell’allevamento,quindi un carnivoro che vuole vietare la caccia è un controsenso so!
Le associazioni DEVONO muovere il cu.o ora ,e noi dovremo dare una mano ORA!!!!
Io sono presidente di associazione venatoria. Sono nato a caccia col nonno; ho per la caccia una passione. Sono stato rappresentante in varie organizzazioni che di caccia trattano. VAdo a caccia e …….ne ERO FIERO!!! Ad oggi, l’invasione di soggetti col fucile e forse la licenza di caccia , che si spacciano per cacciatori , ha stancato anche me: mancano di rispetto per l’attivita’ venatoria altrui, mancano di rispetto per le colture e le proprieta’ altrui, pensano di gabbare ogni e qualsiasi normativa inerente l’attivita’ venatoria , abbattono qualsiasi cosa si muova e praticano sempre di piu’ la ‘CACCIA DI RAPINA’. ,…..magari fatta da automezzi in prossimita’ delle strade secondarie o delle le sommita’ arginali. Sono rammaricato dal fatto che il rischio dell’abrogazione della norma in materia di caccia sia ancora latente, ma sono anche stanco di sentire gente comune che dalle loro proprieta’ o perche’ incappati in azioni di caccia ignobili a distanza non consentita da strade o abitazioni, mi continuano ad additare i ” Cacciatori ” come masnada di barbari ! Lo scrivente e i suoi iscritti non sono cosi e non lo saranno mai perche’ mossi da passione e convinzione che la caccia nulla ha a che fare col bracconaggio e la mancanza di rispetto totale e generalizzata!!! SONO E SIAMO STANCHI DI ESSERE PARAGONATI A IGNORANTI BARBARI CHE DELLA CACCIA NE FANNO UNO SFOGO INCONSULTO E DIMOSTRAZIONE DELLA BASSEZZA DEI PROPRI ISTINTI! Auguro a i veri cacciatori, anni di soddisfazioni ma ,……se nulla cambia e se i controlli dell’attivita’ venatoria persistono come ora, assenti se non inutili….. se non peggio, temo che la popolazione tutta si rivoltera’ contro noi tutti per colpa di DEFICENTI IGNORRANTI BARBARI BUONTEMPONI CHE NEMMENO SANNO DI COSA STIAMO PARLANDO! Che la caccia , quella vera,……sia con voi!!!!!
Speriamo veramente, una buona volta per tutte che questa dell’ennesimo referendum contro la legge nazionale che regola l’attività venatoria unisca saldamente tutto l’associazionismo. E l’unità che da la forza!