Sicilia, caccia sospesa, fino a quando?
Per riaprire la caccia la regione dovrà fornire un'analisi sull'effettivo impatto che le condizioni climatiche estive e gli incendi hanno avuto sulla fauna selvatica.
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Da venerdì scorso (10 novembre) la caccia in tutta la Sicilia è sospesa e non si sa ancora se e quando riaprirà. La decisione è stata presa dal Consiglio di Giustizia Amministrativa (CGA) a cui sono ricorse le solite associazioni animaliste dopo che il TAR aveva respinto le loro istanze, con cui chiedevano di sospendere la caccia a seguito dell’eccezionale situazione climatica estiva che ha causato un elevato numero di incendi nell’isola.
Il motivo della sospensione
Secondo il report Incendi Boschivi 2023 di ISPRA, dal 15 giugno al 15 settembre in Sicilia gli incendi hanno interessato un’area pari a 51.397 ettari (circa il 2% di tutto il territorio isolano), bruciando oltre 7.000 ettari di superficie boscata (circa il 2% dei boschi siciliani).
La situazione si è fatta critica fin dalla forte ondata di calore di fine luglio (con un periodo prolungato di temperature superiori ai 40° C e punte di 47°C) a seguito della quale il 26 luglio la Regione ha dichiarato lo stato di crisi e di emergenza per 12 mesi e chiesto al Governo di dichiarare lo stato di emergenza nazionale.
In quella data la Giunta regionale aveva già approvato il calendario venatorio 2023/2024. Ma secondo i giudici del CGA, viste le straordinarie condizioni climatiche e ambientali, attestate anche dalla dichiarazione dello stato di crisi di emergenza, la regione avrebbe dovuto sospendere in via precauzionale il calendario venatorio e “acquisire dati aggiornati sullo stato effettivo della fauna selvatica superstite” e “rivalutare l’opportunità di proibire l’attività venatoria per l’intera stagione del tutto o soltanto in parte”.
In sostanza, per i giudici è “altamente probabile che gli incendi, lo straordinario caldo e la siccità, determinando situazioni ambientali ostili, abbiano pregiudicato, almeno in parte, la ricolonizzazione ed il ripopolamento faunistico in tutta l’isola“. E finché non viene esclusa questa possibilità la caccia deve essere sospesa in via precauzionale.
Cosa può fare ora la regione
Ora l’amministrazione regionale per riaprire la caccia dovrà fornire un’analisi sull’effettivo impatto che le eccezionali condizioni climatiche estive e gli incendi hanno avuto sulla fauna selvatica.
Per il CGA, infatti, non basta il divieto di caccia per 10 anni in vigore in tutta Italia nelle aree percorse da incendi, è necessaria una “approfondita istruttoria” in cui si valuti lo status delle specie cacciabili.
Resta da capire in quali tempi la regione riuscirà a produrre tale istruttoria e se arriverà in tempo per riaprire la stagione di caccia 2023/2024. Qui il testo integrale dell’ordinanza del CGA.
Noi parlo a nome della mia associazione di liberi cacciatori siciliani,siamo andati 6 volte quest’anno al tribunale per tutelare i nostri diritti,vorrei tanto sapere perché le altre associazioni non si sono presentate visto che anche loro incassano i soldi delle assicurazioni, dobbiamo combattere tutti assieme senò romperanno sempre le scatole ogni anno,e nessuno poi ci rimborsa quello che abbiamo pagato e perdiamo sempre soldi al vento.
la caccia con le sue trasversalità, non meno in materia di armi, avrebbe bisogno oggi più che mai, di un assessore e di un assessorato appositi.
dico solo che mi ha fatto sbellicare l’espressione “… dell’eccezionale situazione climatica estiva che ha causato un elevato numero di incendi nell’isola….”…si vede che non è siciliano chi l’ha scritto visto che si sa bene chi ha causato ogni singolo incendio. E non è il clima
i vostri commenti sono molto belli e pieni di belle parole ,ma dovete sapere che sono solo parole , e vi spiego il perché.mi chiamo Diego Machì d Sant’ Agata di Militello è inizio col metterci nome e cognome molto importante se si combatte x una causa cacciatore dalla nascita,due parole sul nord prima di tutto documentatevi ,al Nord fanno i censimenti , i ripopolamenti , le bonifiche dei terreni, e molte altre cose…..pochissime le restrizioni in materia di fauna autoctona,gestione quasi sempre guidata da associazioni venatorie che sono anche presenti in Sicilia,ma la Sicilia essendo a statuto speciale ha anche il popolo che è speciale, soprattutto i cacciatori che spesso si fanno abbindolare dal politichetto di turno che pensa solo hai voti e no alla causa.Ora vado alla Regione Sicilia mi trovate il nome dell’ esperto in materia di caccia anzi nome cognome e titolo di studio trovatelo e pubblicatelo non lo farete Ve lo dico io ……e vi dico il perché …. perché si lecca il culo alla politica.gli ambientalisti che in materia hanno competenza vinceranno sempre .Esempio si sono fatti i censimenti x la lepre ebbene la caccia alla lepre si è aperta in alcune zone e legge legge e legge ma secondo voi con tutti sto schifo di politici da pagare la regione ha soldi x no …..noooooo…il succo è che negli uffici preposti alla caccia non c’è competenza in materia lo volete capire o no ……l unico vostro commento che applaudo e di quel cacciatore che da due anni non paga le tasse unica cosa che potrebbe fargli bruciare il culo cari ……..e metteteci la faccia se amate la caccia presto finirà….scusate i toni ma io qualche battaglia lo fatta ciao a tutti
Ma al netto del fatto che è vietato cacciare in aree colpite da incendi, vogliamo prendere per buona la possibilità che gli animali che non sono morti si siano spostati in aree limitrofe?ok intanto di che animali stiamo parlando?di stanziale ovviamente, conigli?la caccia è già chiusa, volpi e cinghiali(che si stanno riproduce do a dismisura?)?ok chiudiamo volpi e cinghiali in attesa di valutazione, ma la migratoria che cavolo c’entra???!!tordi allodole quaglie beccaccie che vengono da nord-est Europa che cosa c’entrano?
io da alcuni anni non pago e non vado a caccia perché non c’è nessuno che ci tutela ci lasciano prendere x il cu… tutti gli anni mi sono stufato anno vinto loro
come tutti sanno apparte ambientalisti che di natura non capiscono un cazzo ,nei sottobosco non esiste ne vita vegetativa edi conseguenze di vita animale le loro attitudine a parte lasciare un giudizio nell’operato di tutti perché solo quello sanno fare
Hanno rotto i coglioni
Il calendario venatorio, sempre che c’è ne siano le condizioni, dovrebbe essere impugnato subito dopo la sua pubblicazione ed il TAR o il Consiglio di Stato dovrebbero pronunciarsi prima dell’apertura della caccia cosicché i cacciatori potrebbero decidere di non pagare circa 500 euro di tasse allo stato, alle regioni e alle assicurazioni. Adesso chi ci rimborsera’ questi soldi? Siamo in un paese di cacca, chi si alza prima comanda, altro che paese di diritto. Diritto di che……?
Caro Giovanni, hai pienamente ragione, non possiamo più accettare questi soprusi, quindi sarebbe opportuno che:
1°) Le nostre associazioni prendessero un team di bravi avvocati, naturalmente pagati dalle associazioni stesse, (alle quali noi, tutti gli anni paghiamo una tassa per essere difesi in caso di bisogno), e fare un ricorso, chiedendo allo stato il rimborso delle tasse pagate, per non avere usufruito del servizio per le quali le abbiamo pagate…
2°) Le Regioni, una volta approvato il nuovo calendario venatorio, dovrebbero fissare delle date, naturalmente ricadenti prima dell’inizio della stagione venatoria, oltre le quali non potranno più essere accettati i vari ricorsi, rimandandoli eventualmente a fine stagione, quindi a caccia chiusa, evitando perciò, di crearci disagi e farci perdere giornate di caccia per le quali abbiamo pagato….