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Un cacciatore perso è un cacciatore perso (e non verrà sostituito!)

Vogliamo condividere con i nostri lettori questo scritto, denso e carico di significato, che abbiamo ricevuto ieri da un anonimo cacciatore lombardo.

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Prima dell’inizio delle ultime 3 tornate elettorali, quella in Regione Lombardia, quella del Governo Nazionale e quella Europea, pensai che se una volta eletti i rappresentanti favorevoli alla caccia all’interno di una maggioranza “amica dei cacciatori” non avessimo ottenuto nulla di significativo, almeno un’inversione di rotta tangibile, concreta nei fatti, la caccia in Italia poteva avviarsi al tramonto. E visto quanto successo (o non successo) fino a ora temo che sarà così.

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Cosa si intende per “un cacciatore perso è un cacciatore perso”?

In primis, vuol dire che se un cacciatore decide di non fare la licenza di solito non è per prendersi “una pausa di riflessione” ma è una decisione sulla quale, nella stragrande maggioranza dei casi, non intende più ritornare, smette punto e basta.

A quanto sopra, aggiungiamo anche che, semplicemente, un cacciatore che smette (per qualsiasi motivo) non verrà sostituito da nessun altro e il saldo, tra chi lascia e chi entra, nel caso qualche avventuriero volesse cimentarsi oggi nel 2024 nel prendere la licenza, attratto dalle cacce di “distrazione di massa” come quelle rivolte al cinghiale, ai nocivi ove consentito, al colombaccio grazie al suo aumento di numero e all’anatra (dove avremmo da scrivere un libro) e sempre meno per “tradizione famigliare”, resta ormai da anni sempre negativo.

Un tempo prendere la licenza, oltre che essere per qualcuno un passaggio obbligato di vita come la patente per la macchina, era anche un’opportunità di scoperta del proprio territorio, della sua selvaggina e delle sue tradizioni, faceva semplicemente parte di quel mondo e di quel modo di essere.

Ricordi

Ricordo come fosse ieri la caccia ai migratori in “passata” o all’anatra sui fiumi raccontata da chi la praticava senza tutte le attuali modernità ma con una costanza e dedizione paragonabile a un’ossessione (mi son sempre chiesto come tante di queste persone potessero avere una famiglia…) e così si può dire per chi cacciava lepre, l’allodola, i tordi o le pavoncelle e l’elenco potrebbe essere davvero lungo ….

Con il tempo molte di queste cacce si sono perse vuoi per le limitazioni ai carnieri e per il calo dei praticanti e anche per la semplice sparizione del selvatico stesso causato dai cambiamenti di habitat e di clima.

Ho anche poi assistito, per quanto possa essere breve la mia vita da cacciatore, ad alcuni seguaci di Diana che hanno affrontato i cambiamenti adeguandosi a essi e così, mantenendo la passione hanno cambiato il modo di assecondarla e magari sono passati dalla caccia in passata al fringuello a quella al colombaccio o all’anatra, qualcuno ha cambiato radicalmente dandosi persino alla caccia al cinghiale o alla caccia con il cane.

Ricordo ancora bene quando uno di quelli che “contano“ una volta mi disse ”rimarranno solo i peggiori” e riflettendoci, visto quello che vedo, sento e leggo, mi viene da pensare “vuoi vedere che aveva ragione?” Mi chiedo se davvero rimarranno solo quelli che troveranno da lucrare sui colombacci, sulle anatre, sui cinghiali, quelli che per una posta buona o semplicemente perché sei arrivato prima ti squarciano le gomme della macchina o magari ti vengono a dire in faccia che “li non ci puoi stare” oppure “cosa fai qui che non è il tuo paese”

Il mare è fatto di gocce

Poi fortunatamente, mi ricordo anche che c’è una parte, una maggioranza silenziosa, che vuole solo andare a caccia “in pace” e che trova nella caccia quel motivo per alzarsi nel cuore della notte e staccarsi dalla routine cercando i rari posti semi isolati ancora presenti a tiro d’auto lontano dalle città, quelli che non conta mai “quanto” prendi ma il “come” prendi e magari neppure quello conta, magari quello che conta è che anche oggi sono andato a caccia!

Ecco forse questi potrebbero ancora fare qualcosa per salvare il nostro mondo.
Ma cosa esattamente?
”Eh, ma io cosa vuoi che faccia da solo?”
Il mare è fatto di gocce, ognuno può fare la sua parte in funzione delle sue capacità.

Non si può chiedere a tutti di conoscere a menadito ogni legge o direttiva europea, non tutti possono capire e utilizzare gli studi sulle migrazioni e sull’influenza del clima sulle migrazioni ma ognuno può trovare la sua strada, il suo modo.

Ad esempio, si potrebbe cominciare con l’isolare tutte quelle vecchie concezioni venatorie, spesso portate avanti dai più giovani, dove è il numero di capi abbattuti che fa il cacciatore, il classico gioco a “chi ce l’ha più grosso” in versione caccia.

Ad esempio, si potrebbe anche far presente che siamo cacciatori 365 giorni all’anno, non ci si deve vergognare di essere cacciatori e non lo si deve nascondere, siamo brave persone e siamo “anche” cacciatori, che si sappia!

Poi bisognerebbe anche rispondere alle “chiamate” quando c’è da scendere in piazza e qui non è colpa tutta dei cacciatori perché se nessuno chiama, dove andiamo? Non è che i motivi per scendere in piazza almeno in Regione Lombardia manchino, anzi, è che i nostri dirigenti (e dico nostri pensando a TUTTI i dirigenti di associazione) hanno adottato un approccio così soft, ma così soft che si sono addormentati e russano, russano proprio e nessuno li vuole disturbare e loro non vogliono disturbare il politico di turno. Sono innamorati dello status quo, dei soliti riti, dei soliti tavoli, delle solite lettere e dei soliti pensieri che scrivono più per se stessi che per noi. E perché? Perché hanno una paura fottuta che se ci portano in piazza, seriamente, poi magari gli chiediamo pure l’unità delle associazioni e così, mamma mia, quante poltrone che dovrebbero saltare, quante sedie in meno in quei tavoli “che contano” per non dire altro. Si vedono le stesse facce da decenni nei posti che contano, gente che ha vissuto in un mondo che non esiste più e che non ha nessun orizzonte, nessuna visione del nostro futuro e la situazione peggiora ogni anno. Forse è il caso di farsi delle domande e agire.

Prendendo sputo da una nota canzone “voi andate a caccia che al resto pensiamo noi”, ecco, forse è giunta l’ora di smetterla di delegare, di pensare che “altri” ci salveranno.

Non mollare!

Quindi, “caro cacciatore”, per non dire “amico cacciatore”, che hai ascoltato tutte le raccomandazioni dei tuoi dirigenti, che ascolti tutte le chiacchiere da bar, che ogni volta di tolgono un pezzo “ma è per il tuo bene” non ti sei accorto che se vai avanti cosi prima o poi ti rendi conto che è tutto assurdo e poi molli? E che se poi molli siamo 1 di meno a portare avanti una passione millenaria praticata in tutto il mondo e spesso senza troppe rotture di coglioni mentre gli “altri” gongolano?

Se ti prende lo sconforto, se ti sembra di essere arrivato al tuo punto di non ritorno allora non arrenditi senza combattere per la tua passione! Prendi il toro per le corna, scrivi articoli, rompi le scatole nelle assemblee, se puoi leggi, informati, se hai idee tirale fuori perché, stanne certo, dall’altra parte della barricata c’è qualcuno con più palle di te, che non dorme mai, che ha mille idee e le risorse per metterle in atto e che per i propri presunti “diritti” combatte con i pugni e con i denti mentre tu hai delegato, ti sei fidato donando poltrone e accettando leggi ideate proprio negli stessi salotti di quelle poltrone e che ti accorgi ora che sono un cappio sempre più stretto, ogni giorno sempre più stretto.

Un po’ è anche colpa tua, mia, nostra. Avevamo tutto il tempo per aprire gli occhi prima per muoverci prima.

Personalmente continuerò a scrivere “non mollare” sui social, a dirlo dal vivo ai miei compagni di avventura e anche a me stesso perché spesso non posso non pensare a chi non vivrà mai le emozioni che io ho potuto vivere semplicemente perché non ho difeso più che un mio diritto, il mio mondo.

Firmato da un anonimo cacciatore lombardo

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Daniele
Daniele
6 giorni fa

Se il concerto vecchio di caccia volete cambiare su noi vecchi nn dovete contare ..il mio ultimo anno questo e poi tanti saluti

Paolo
Paolo
6 giorni fa

Gran belle parole! Condivido tutto! ….il fatto di non firmarsi, di non mettere il proprio nome, di non metterci la faccia mi lascia molto amaro in bocca! Riportando alcune righe del cacciatore anonimo “…siamo cacciatori 365 giorni l’anno, non ci si deve vergognare di essere cacciatori e non lo si deve nascondere, siamo brave persone…” un cacciatore fiero ed orgoglioso Paolo V.

Paolo
Paolo
5 giorni fa
Reply to  IoCaccio.it

Complimenti a tutto lo staff di IoCaccio.it, siete un punto di riferimento! Tenete duro, almeno voi!!!

Hunter74
Hunter74
6 giorni fa

L’autore di questo scritto è un cacciatore. Uno di quelli veri. Di quelli buoni. La sua passione ancora viva, trapela ad ogni singola parola e riscalda l’animo di chi legge e sa che quella racchiusa in quelle poche righe, è la sacrosanta verità. L’unica cosa che posso dire a questo anonimo sconosciuto, ma sì tanto amico, è che neanch’io mollo, né mollerò mai. Xké la stagione che non andrò più a caccia, sarà l’ultima stagione che avrò vissuto.

Fabio
Fabio
5 giorni fa
Reply to  Hunter74

Grande hunter 74 condivido in pieno

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