Wilderness Italia: “La politica all’assalto dei boschi!”
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Non se ne è parlato molto, ma da alcuni mesi il Governo è al lavoro per varare il Testo Unico Forestale, la nuova normativa organica che “dovrebbe” promuovere e regolamentare la gestione del patrimonio boschivo e forestale italiano. Il Ministro Martina, lo scorso primo dicembre, lo presentava così: “E’ uno strumento essenziale per un Paese come il nostro che ha 12 milioni di ettari di boschi. Mancava da 17 anni una norma organica, ora possiamo davvero valorizzare di più e meglio le nostre foreste. Abbiamo previsto una Strategia nazionale forestale che fissi le linee guida per i prossimi venti anni. Vogliamo fare del bosco una risorsa, che aiuti a difenderci dal dissesto idrogeologico e dia un contributo alla lotta allo spopolamento delle aree rurali grazie al rilancio dell’attività vivaistica forestale”.
Scriviamo “dovrebbe” perché il nuovo Testo Unico è stato già definito da molti (qui ad esempio potete leggere l’intervista al professor Bartolomeo Schirone, professore ordinario di selvicoltura dell’Università della Tuscia) come un vero e proprio “assalto ai boschi italiani”. Tra questi c’è anche, Franco Zunino, Segretario Generale dell’Associazione Italiana Wilderness, che nell’intervento che vi riportiamo di seguito ci spiega come il nuovo testo di legge svenderebbe il nostro patrimonio forestale all’industria del legname.
La politica all’assalto dei boschi e della proprietà privata!
Prima hanno “svuotato” di potere la Forestale, fin quasi a smantellarne il Corpo; con la scusa di abbinarlo ai Carabinieri gli hanno dato solo più compiti di “ecologia” (prevalentemente controlli sugli inquinamenti, sulla difesa degli animali e sulla caccia). In pratica, allontanandoli da tutti quei compiti “forestali” e di controllo dei boschi e del territorio che ne aveva caratterizzato il Corpo fin dalla sua nascita. Oggi stanno partendo all’assalto dei boschi, quei boschi che il Corpo Forestale aveva per quasi cento anni curato e fatto gestire con oculatezza per cui stanno lentamente ritrasformandosi in foreste vere da fare concorrenza a quelle europee. Ora li vogliono azzerare a sterili boschi cedui, da sfruttare fino all’osso (dicono, per evitare di importare legno dal resto d’Europa). Ma quello che è grave è che lo stanno facendo, facendo credere all’opinione pubblica che i boschi li si vuole “salvare” e toglierli dall’abbandono; mentre nel resto d’Europa i boschi non sono “boschi”, ma vere foreste proprio perché li hanno sfruttati oculatamente secondo quelle regole forestali che in Italia non vigono più (vedasi sopra!). In realtà sono le grandi aziende della filiera del legno che, con l’aiuto dei politici, stanno cercando di essere autorizzate a mettere le mani anche sui boschi dei privati, con una politica che ricorda i piani quinquennali dell’URSS, dove chi comandava ero lo Stato ed il privato perdeva ogni diritto.
Anziché una saggia politica del lasciare fare alla natura ed ai proprietari terrieri affinché i boschi si trasformino in foreste d’alto fusto, vogliono ritrasformare i cedui ed i cedui invecchiati, che stanno divenendo alto fusto per processo naturale, in cedui semplici, che è come dire il deserto: “boschi di stuzzicadenti” dicevano le mie figlie, bambine! Per non dire del consentire la realizzazione di piste e strade ovunque per facilitarne l’esbosco: come se non si costruissero già troppe strade in montagna! Dicono anche che vogliono controllare il degrado del territorio, impedire frane e smottamenti, che invece saranno facilitati proprio dall’eccessiva apertura di strade senza controllo: un tempo, quando si voleva tagliare un bosco o aprire una strada, bisognava chiedere il permesso alla Forestale, la quale faceva, appunto, un’analisi del bosco e del territorio e della sua geologia prima di dare l’ok al taglio, consigliando anche dove e come tagliare e come e fin dove realizzare strade, proprio per impedire frame e smottamenti. Oggi si vuole liberalizzare la loro costruzione, mentre in qualche caso sarebbe il caso di smantellare quelle inutili costruite in passato, magari offrendo contributi per farlo!
Ecco cosa ha detto il Presidente, non di un’associazione ambientalista o almeno forestale, ma della Federlegno Arredo (tutt’altro che super-partes!), cioè un’industria dello sfruttamento delle foreste e non certo della loro conservazione e/o sana gestione forestale come un tempo era il Corpo Forestale: «Se facesse manutenzione dei suoi (si intende l’Italia, ndr) boschi, l’industria del settore avrebbe materia prima da utilizzare e allo stesso tempo l’ambiente verrebbe protetto»! Un ossimoro! Sfruttare le foreste per proteggerle! Come se la foresta amazzonica la si preservasse sfruttandola: chiedere ai popoli che la abitano e che si battono contro le industrie del legname se ciò sia possibile!
Il Governo ed il Parlamento hanno chiuso i battenti in attesa delle imminenti elezioni, ma la Commissione Agricoltura sta alacremente lavorando ad un Testo unico per una nuova legge forestale che, guarda caso, «punta a valorizzare il nostro enorme patrimonio boschivo»; quando la migliore valorizzazione, sia in senso economico che in senso ecologico, è proprio quella di lasciarlo crescere indisturbato dopo lo spopolamento delle montagne che ne causava uno sfruttamento esagerato (ci sono le foto di un secolo fa a dimostrarlo!). Dicono che il Testo unico giungerà presto sul tavolo del Consiglio dei Ministri: ma di quale Governo, se oggi non esiste un Governo e siamo in attesa delle elezioni?
E il mondo del giornalismo li sta seguendo su questa strada. Ecco cosa è apparso su La Stampa dell’altro giorno «Basta col bosco-museo, intoccabile ma anche troppo spesso lasciato per anni a sé stesso in completo stato di abbandono, esposto ad ogni rischio, dagli incendi a fenomeni di dissesto idro-geologico». Ovvero, ignorando che un bosco “lasciato per anni a sé stesso” è proprio la migliore difesa contro “ogni rischio, dagli incendi a fenomeni di dissesto idro-geologico”. Mentre è proprio il loro sfruttamento (tagli e strade) che li rende insicuri e fragili! Sempre La Stampa ha scritto che «il bosco non è solo legno ma servizio ecologico». «Col nuovo Testo unico si punta ad una gestione sostenibile del bosco, dice il Viceministro dell’Agricoltura». Appunto, ma una legge che addirittura punta a fare obbligo di sfruttare i nostri boschi anche a chi non vorrebbe, anche e proprio per rispetto alla loro ecologia e biodiversità, che “servizio ecologico” fa? Che “gestione sostenibile” è? La loro trasformazione in legna da ardere o in mobili? E i diritti dei proprietari di fare dei boschi ciò che vogliono? O forse si punta al solito spreco di danaro pubblico per contributi e finanziamenti di sostegno allo sfruttamento? Contributi (europei, come al solito!) già utilizzati in passato che hanno solo fatto fare affari a qualche furbone amico dei politici, lasciando i boschi più poveri di prima!
Ed ecco quale visione dei boschi ha il Presidente dell’Unione dei Comuni: «Ora il bosco torna ad avere un pieno valore: non è più un patrimonio solo da contemplare, bensì da gestire efficacemente per evitare desertificazione, crisi idriche e dissesto idrogeologico». Ma ha mai visto, questo Presidente, un bosco invecchiato messo in mano ad una ditta boschiva, dopo il suo “passaggio”? Se non è un deserto poco ci manca: florido lo era prima, quando, appunto, lo si poteva anche “contemplare”! E in quanto alla “crisi idrica”, ha idea di quanta acqua preserva una foresta primaria o anche solo d’alto fusto a confronto con un misero bosco ceduo? Diciamo le cose come sono: in realtà ai politici interessa solo dare una mano alle industrie del legname a discapito della preservazione dei boschi!
Non resta che augurarci (almeno noi ambientalisti) che i nuovi politici che saranno eletti dopo il 4 di marzo non la pensino allo stesso modo! A Papa Francesco si sono appellati le genti della foresta amazzonica, affinché le industrie del legname non trasformino in deserti le loro terre. Noi ci appelliamo al buon senso dei nuovi politici affinché la risorsa bosco sia preservata, migliorata, anche valorizzata per “contemplazione” e per rifugio di fauna e flora e non solo per trasformala in pellet, travi ed assi da lavoro, mobili … ed anche bare. E’ contradditorio che La Stampa, nota per i suoi servizi in difesa di alberi e foreste, ora ne esalti il loro sfruttamento per meri fini economici!
Murialdo, 18 Febbraio 2018
Franco Zunino
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness