Toscana, approvato il Piano di controllo del cinghiale 2019-2021
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Dopo il Piano di prelievo del Cinghiale nelle aree non vocate 2019, la Toscana ha approvato anche il nuovo Piano di controllo del Cinghiale per il triennio 2019-2021, che va a sostituire il vecchio Piano scaduto nel 2018 e che, affiancando il prelievo venatorio, ha l’obbiettivo di definire le procedure e i metodi di attuazione delle azioni di controllo per cercare di ridurre i danni causati alle coltivazione agricole, all’ambiente, alle coltivazioni forestali e ad altre specie animali dalla popolazione di cinghiali.
Queste azioni, che ricordiamo non sono considerate prelievo venatorio ma attività di controllo, nel periodo di applicazione precedente (giugno 2016-settembre 2018) hanno portato al prelievo di 30.543 cinghiali su un prelievo totale di 198.337 capi.
Quando potrà essere attivato il prelievo in controllo
Le attività di prelievo in controllo del cinghiale potranno essere attivate su tutto il territorio regionale (zone protette comprese) a patto che si verifichi una delle seguente condizioni:
- presenza di danni quantificati o potenziali alle coltivazioni agroforestali;
- presenza della specie in area ove non sia possibile attuare gli interventi venatori ordinari (aree in divieto di caccia, periodo diverso da quello consentito per la caccia), con sussistenza di situazioni attuali o potenziali di danneggiamento alle colture;
- presenza di danni, anche potenziali, alla fauna di interesse conservazionistico ed alle specie di indirizzo degli Istituti Faunistici Pubblici e Istituti Faunistici Privati;
- presenza di danni a fauna allevata con contestuale verifica dell’inefficacia dei metodi di prevenzione utilizzati;
- presenza di danni alle opere agricole e alle sistemazioni idrauliche;
- presenza di altre motivazioni comunque previste all’art. 37 comma 2° della l.r. 3/94.
Le azioni previste
Come per il piano passato i metodi di prelievo previsti svariano tra interventi di cattura, abbattimenti selettivi all’aspetto e alla cerca, e prelievi in girata e in braccata. Tutti metodi che comunque potranno essere attivati solo a seguito dell’applicazione di metodi ecologici di prevenzione dei danni alle colture agro-forestali, che comprendono:
- riduzione/eliminazione delle fonti trofiche di origine artificiale e mantenimento del divieto di foraggiamento;
- prevenzione basata sulla costituzione di barriere/dissuasori nei perimetri e nella superficie delle zone danneggiabili (recinzioni fisse, reti, repellenti, detonatori e dissuasori acustici, fili elettrificati, ecc.);
- ripristino e miglioramento ambientale, finalizzato al potenziamento della produttività trofica nelle aree vocate e all’alleggerimento del carico di pascolo sulle aree coltivate (p.e. ripristino di aree di pascolo in quota; creazione e mantenimento delle aree aperte nelle compagini forestali);
- indennizzo monetario del danno;
- mantenimento delle condizioni ecologiche di selezione naturale delle popolazioni attraverso la predazione esercitata dal Lupo.
Da quanto si legge nel Piano la scelta delle modalità d’intervento sarà differenziata a seconda del periodo e della tipologia territoriale e comunque “saranno privilegiate le tecniche in grado di risolvere la problematica di danno in tempi rapidi, tenendo in considerazione le caratteristiche ambientali dell’area, la tipologia dell’Unità di Gestione e la necessità di arrecare il minimo disturbo possibile alle altre specie faunistiche. Rispetto alle varie metodologie utilizzabili, saranno privilegiate le tecniche selettive, in grado di evitare disturbo o danno alle specie non obiettivo dell’intervento, coerentemente a quanto indicato nei documenti tecnici ISPRA”
Qui potete consultare il testo integrale del Piano di controllo del cinghiale per il triennio 2019-2021.