Lo spreco economico dei fagiani “pronta caccia”
I lanci di fagiani pronta caccia costano annualmente agli ATC decine, a volte centinaia, di migliaia di euro e non producono nessun ritorno a lungo termine. Quei soldi potrebbero essere investi in miglioramenti ambientali, contenimento dei nocivi e riproduttori di qualità.
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Abbiamo già introdotto l’argomento fagiani pronta caccia nello scorso articolo analizzando in particolare la questione etica, ora proviamo a esaminarne un altro aspetto: quello economico. Come già accennato, perlustrando i bilanci di ATC e Comprensori italiani è difficile capire a quanto ammonti la spesa dedicata a questo tipo di lanci. Dai pochi documenti trasparenti e dettagliati si evince però che, soprattutto per quanto riguarda le regioni settentrionali, la cifra va dalle molte decine a qualche centinaio di migliaia di euro annui.
Una cifra che ha dell’incredibile, soprattutto se si considera che è una spesa totalmente fine a se stessa; essa non dona alcun apporto alla stagione successiva e tale investimento economico deve essere compiuto ogni anno se non si vuole azzerare totalmente la presenza di questa specie sul territorio. Basterebbe una sola stagione in cui questa voce del bilancio calasse fino ad arrivare in prossimità dello zero per avere l’assoluta assenza di capi nel territorio libero. Gli anni della pandemia ce ne hanno dato un assaggio, è bastata l’assenza di alcuni lanci autunnali per far calare vertiginosamente i carnieri.
Perché non provare una differente gestione?
Molti sostengono che il fagiano in Italia non possa più esistere in popolazioni naturali, ma per avere le prove di tale affermazione bisognerebbe quantomeno aver tentato di mettere in atto strategie differenti da quelle attuali.
Il fagiano era presente in passato quando la gestione era differente; certo, era diversa anche l’agricoltura e la conformazione del territorio, ma lo erano anche le conoscenze scientifiche sulla biologia della specie.
Sempre dai bilanci di alcuni ATC si scorgono spese per i miglioramenti ambientali che difficilmente superano i 15.000 euro; pochi ATC hanno voliere di ambientamento idonee ad adulti e fagianotti da immettere in primavera e ancora meno sono gli ambiti che controllano la qualità degli animali acquistati, dei riproduttori dei vari allevamenti e così via.
Tutto questo non è certo una colpa degli organi di gestione: che senso avrebbe infatti spendere tutti quei soldi e quelle attenzioni per fagiani che hanno come unico scopo quello di sopravvivere per una notte e involarsi la mattina successiva nel bel mezzo di una vera e propria sparatoria? Quello che interessa di più ai cacciatori sembra essere il numero di individui liberati, al punto che la lamentela più comune è sempre la stessa: ne mollano troppo pochi!
Un piccolo sacrificio per riportare la caccia alla bellezza di un tempo
Se quella appena scritta è una falsità e io lo spero con tutto il cuore, è il momento giusto per tutti coloro che non la pensano in questo modo di farsi avanti per provare a cambiare le cose. Questo richiederà un sacrificio: vorrà dire magari eliminare il fagiano dal nostro carniere per qualche stagione, pagare la quota sapendo che è un investimento per il futuro e che quei soldi non si tramuteranno in carne da macello nell’immediato. Significherà accontentarsi, magari per sempre, di carnieri meno numerosi, ammesso che non lo siano già quelli attuali, in cambio di una caccia degna di questo nome.
Potremmo tornare ad avere le nidiate che si involano ad agosto quando addestriamo i nostri fedeli ausiliari, udire e scorgere nelle nostre campagne i maschi cantare in tarda primavera per costruire e consolidare i propri harem e soprattutto potremo dire a voce alta che i cacciatori hanno ricostituito una popolazione selvatica che era scomparsa, alla faccia di chi sostiene che siamo solo il male e l’annientamento delle specie selvatiche.
Spostare le spese dai lanci ai miglioramenti ambientali facendo attenzione alla qualità degli individui acquistati
Voglio credere che una gestione differente non soltanto sia possibile, ma anche realisticamente attuabile. Avremo tempo e modo negli articoli futuri per analizzare più nello specifico sia le alternative che alcuni esempi di buona gestione, ma non è difficile intuire che senza nemmeno il bisogno di autotassarci qualche miglioria la si potrebbe introdurre.
Degli interventi ambientali compiuti con intelligenza e lungimiranza potrebbero offrire rifugio e cibo ai pochi individui che sopravvivono alla stagione venatoria offrendo loro la possibilità di riprodursi in primavera.
Inoltre, gli esemplari utilizzati per i lanci andrebbero selezionati non più in base al loro costo, ma in base alla qualità. Esistono tanti modi e finalità di gestire un allevamento ed esse si ripercuotono inevitabilmente sulla selezione dei riproduttori. Allevamenti che puntano su animali di grossa taglia o su riproduttori che producono il maggior numero di uova non possono essere scelti da un ATC, anche se i capi sono venduti a prezzi stracciati.
Una popolazione naturale ha bisogno di aiuti mirati e ponderati che la supportino non nel numero e nell’immediatezza, ma nel lungo termine, fornendo un patrimonio genetico valido attraverso individui che, almeno sulla carta, possano sopravvivere mescolandosi alla popolazione originale. Il numero di fagiani che vengono immessi attualmente sarebbe assurdo nella sua enormità se fosse finalizzato a un ripopolamento degno di questo nome, perciò, seppur aumentando la qualità il prezzo si alzerebbe, il numero necessario sarebbe tanto inferiore da produrre comunque un risparmio vistoso per le casse della gestione.
Un aiuto anche all’oggettivo problema dei nocivi
Un altro aspetto fondamentale è chiaramente quello riguardante i nocivi. È vero che non si può risolvere tutto con i soldi, ma anche da questo punto di vista è chiaro che con un investimento economico maggiore si potrebbe favorire e incrementare il prelievo e il controllo di alcune specie così da donare agli individui da ripopolamento ambienti meno pericolosi.
Sempre per il discorso nocivi la drastica riduzione di fagiani pronta caccia indurrebbe le volpi e gli altri predatori a cercare il cibo altrove senza trovarselo consegnato fuori dalla tana con cadenze mensili per tutto l’autunno.
È necessario cambiare mentalità
Quella che sembra a parole soltanto una meravigliosa utopia avrebbe invece solide basi nel mondo reale se buona parte dei cacciatori fosse disponibile a cambiare mentalità. Sta a noi dar vita al cambiamento chiedendolo a gran voce, nella consapevolezza che una caccia sostenibile e in sintonia con ciò che l’ambiente può darci richiede sacrificio e dedizione di tutti.
Io credo che tutto ciò sia possibile e nei prossimi articoli continuerò ad approfondire l’argomento.
Alcuni decenni fa quando i fagiani venivano lanciati dalle province a primavera si riproducevano e andavano a colonizzare anche altri territori di caccia oltre alle riserve. I cani dovevano sudare e avere una marcia in più rispetto ai suoi simili se volevano cacciare tali selvatici .Oggi sui ripopolamenti effettuati qualche mese prima dell’apertura si è persa la serietà di una volta, fagiani allevati come polli oltre a avere poca paura dell’uomo sono facili prede di volpi, lupi, faine ecc. e non occorre nemmeno i cani per stanarli perché se non sono già stati predati è molto facile avvistarli in pastura magari all’interno di orti a beccare pomodori. Bisogna sensibilizzare di più i ripopolamenti con selvaggina di qualità e pretendere l’immissione dei selvatici a scopo di ripopolamento a primavera. Dieci coppie di fagiani provenienti da catture oltre a riprodursi e generare centinaia di fagiani selvatici rendono molto di più come numero di individui nel periodo della caccia e donano più prestigio a chi li caccia.
Buon Pomeriggio;
ho letto con molto interesse quanto da lei scritto che condivido pienamente. Allo stesso modo devo però farle presente che quanto da lei descritto, ho cercato in prima persona di metterLo in pratica direttamente nella Regione in cui vivo (Basilicata), avendo ricoperto degli incarichi in associazioni venatorie a livello Provinciale da circa 25 anni fa. Ho sostenute innumerevoli battaglie con i presidenti che si sono succeduti nell’ambito degli ATC, ma la musica non è mai cambiata!!!! Tanto che ho deciso da circa dieci anni di uscire totalmente dal mondo dell’associazionismo venatorio e di sottoscrivere la polizza assicurativa presso la migliore Compagnia Assicurativa. Non c’è volontà di investire e di cambiare rotta, di lavorare, i cacciatori sono sempre più pochi e quei pochi praticano solo la caccia al Cinchiale aperta per loro 365 giorni all’anno e nonostante questo chi ci amministra e governa non è in grado di risolvere l’annoso problema.
Con rammarico, le consiglio di praticare l’attività venatoria alla giornata, di riuscire quando si manifestano a coglierne tutti gli aspetti positivi ed immortalarli nel libro dei “RICORDI”.
Alcune osservazioni empiriche. La zona in cui vivo è aperta campagna. Da alcuni anni le colture tradizionali ( grano, mais, avena, girasoli), sono ridotte al lumicino. Terreni incolti in larga parte, intervallati da alcune colture intensive( nocciole e vigneti). Sporadicamente si vedono piccole covate di fagiano ( 3/4 pulcini), che puntualmente non sopravvivono fino a Settembre. Nel mio carniere personale un fagianotto di annata è assente almeno da 5-6 anni.
Presenza di ogni sorta di predatori, da volpi a poiane. Ora anche lupi. I cinghiali, che alla vista della cova, si fanno frittate alla grande. Come RI-creare un habitat consono? Intanto l’ATC ci fornisce discreto numero di pollastri, da gestire in voliere elettroprotette. Preferibilmente circondate da aree di rispetto venatorio. Bè, ad OGGI mi pare la migliore soluzione. I fagiani sopravvissuti ( purtroppo minoranza, per la predazione cui sono condannati), presto si inselvatichiscono e surrogano degnamente i rarissimi simili autoctoni- Naturalmente ( purtroppo) la presenza dei fagiani Agosto Settembre, richiama cacciatori da altro atc limitrofi. A volte veramente eccessiva e fastidiosa. Qui dovrebbe entrare una regolamentazione ad hoc. Sennò sa di pirateria- Io, NOI, gestiamo per 3-4 mesi le voliere e poi chi viene fa man bassa. Insomma. Però, nonostante questo limite pesante, qualche fagiano resta.
allora ragazzi voi sapete cosa sono le zone di rirpolamento ecattura? be nella nostra regione esistono e sono una formidabile risorsa peril ripopolamento di lepri e fagiani che alla chiusura della stagione venatoria vengono catturati e lanciati sul territorio cacciabile, ogni tanto per rinsanguare vengono lanciati in queste zone fagiani pronta caccia. se in tutta italia si istituissero zone di ripopolamento e cattura forse non si avrebbero tutti quei problemi da tutti voi esposti. naturalmente queste zone devono essere controllate per evitare azioni di bracconaggio e monitorare eventuali predatori. ma tutti voi sareste capaci di rinuciare a un pezzo di territorio toglirlo alaa caccia per istituire queste zone? un saluto da un collega cacciatore marco 55
Ciao Marco, per legge ogni provincia deve avere una percentuale minima ben precisa del proprio territorio adibita a zona di ripopolamento e cattura, quindi esse ci sono e devono essere dappertutto, il problema è come vengono gestite, quanto ci si investe e così via.
Perfettamente d’accordo. Bisogna precisare: il 40% del bilancio ATC è utilizzato per spese di segreteria, uffici e telefono, revisori dei conti, rimborsi vari ecc. quindi su 100€ versati 40€ non sono da considerare, con i restanti 60€ fanno i lanci pronta caccia per gli amici, illudono cosi i cacciatori. N.B. bisogna considerare che anche i capannisti pagano e non cacciano selvaggina stanziale, i risultati si vedono dobbiamo mangiare la minestra o saltare la finestra.
Paolo
Buon giorno Paolo . Magari fosse solo il 40%
Massimo
La caccia è lo sfruttamento della natura selvatica per il benessere di chi la pratica. Il fagiano ‘pronto caccia’ è all’opposto della ‘natura selvatica’.
Il cacciatore ha la funzione di un predatore: si serve sull’eccesso di alcune popolazioni. Il fagiano ‘pronto caccia’ non è eccessivo: dimostra invece la sua scarsità.
Il cacciatore ambientalista e nazionalista ha anche una funzione di protezione e conservazione delle specie autoctone: Il fagiano deve venire protetto a fine di assicurare la conservazione e sopravvivenza della sua popolazione naturale nel paesaggio e biodiversità nostrana.
Questo ruolo di protezione include di diminuire le popolazioni di predatori eccessivi e proteggere le specie a rischio di sparizione. Perché? Perché lo voglio cacciare io, il fagiano!
Voglio io sentire l’orgoglio e l’onore della sfida tra l’uomo e sua preda.
Ci sono tante altre specie di uccelli in eccesso: cacciamo quelle! Non sono meno nobile, la loro carne non è meno buona, e cacciarle è l’essenza della nostra pratica: fornirsi nell’abbondanza della fonte che ci da madre natura.
Sono d’accordo con l’articolo, voto per l’immissione di fagiani DOPO la stagione venatoria, e un moratorio sulla sua caccia per il tempo necessario a rinfoltire e rassodare le popolazioni locali.
La si che potremo, senza mentire, usare l’argomento che “il cacciatore è essenziale alla conservazione della nostra biodiversità”.
Saluti venatori a tutti.
Buonasera. NO non sono d’accordo !!!!!!!!! senza i ripopolamenti non esisterebbe più la caccia col cane da ferma , il resto sono fantasie !! e visto che pagano le ATC anche i cacciatori col cane da ferma e giusto fare i lanci
MASSIMO
È opportuno fare lanci mirati con selvaggina idonea e non i soliti marciumi, bonificare il territorio meglio che si può dai nocivi,fare semine adeguate nel terreno dove si immettono e fare voliere di ambientamento per un periodo più o meno breve prima di immetterli
da noi …Cremona e una parte di provincia non c’è più abitat….agricoltura industrializzata …granoturco ovunque poi alla mietitura il giorno dopo rasatura dei terreni grazie agli impianti di biogas!
D’accordissimo!!!!!!!! la lotta ai nocivi in primis soprattutto Volpe…………..e non ci sarebbe bisogno di gabbie di ambientamento abbiamo campagne per me ideali, per le coltivazioni discorso più complesso come per la mentalità dura cambiare comunque strada “da battere”!!!!!!
Perfettamente d’accordo, ricordo tanti anni fa in provincia di Alessandria andavo alla apertura e si trovavano solo esemplari selvatici. Usavano allora vietare la caccia per alcuni anni in apposite zone recintate che venivano aperte dopo molti anni e servivano anche da rifornimento naturale per il terreno libero.
Impariamo dai nonni
i babbi e i nonni insegnano sempre! anche quando si andava a starne ed i fagiani erano animali sconosciuti!
Assolutamente d’accordo. Questi animali servono solo ad rimpinguare le tasche dei soliti amici
esatto!!! come sempre! sono “ITAGLIANI” CMQ ANCHE QUEST’ANNO E SPERO DI SBAGLIARMI CI FARANNO FARE L’APERTURA DOPO AVER PAGATO TUTTE LE TASSE, POI CHIUDERANNO/ RIDURRANNO NEL DURANTE! LO SCHIFO CONTINUERA’..
TUTTO VEROn E CONDIVISIBILE MA PROBABILMENTE E’ GIA’ TROPPO TARDI
Completamente d’accordo, voto a favore!
Altro articolo da prendere e mandare a tutti gli ATC italiani!! i soldi vanno spesi in:
MIGLIORAMENTI AMBIENTALI
CONTENIMENTO PREDATORI
Stop!! i pronto caccia prendeteli in ATV.
Se il contenimento predatori non te lo fanno fare tutto diventa solo utopia. Non si può andare a fare il contenimento predatori e rischiare una denuncia penale, bisogna che il contenimento venga autorizzato con Regolamento di legge altrimenti sono solo fantasie.
Ottima iniziativa sono d’accordo ma le utopie si realizzano ?
A questo punto mi arrendo ……ma come si fa a non capire che i fagiani lanciati ” pronta caccia è uno schifo ?”
Basta non ne posso più……facciano un po’ quello che vogliono!!!
E’da parecchio tempo che mi dedico alla migratoria…..