Il mio primo capriolo
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…14 uscite,
1400 km in auto,
100 km a piedi,
7000 mt di dsl,
1 cartuccia… così ieri ho preso il mio primo capriolo…Pubblicità 
Vi avevo lasciato la volta scorsa promettendovi il racconto della mia prima esperienza in AFV con i daini e vari verbali annessi…
Invece vorrei fare un salto temporale a ieri. Sono fresco di nuove esperienze. Giusto ieri sono riuscito, finalmente, a prendere il mio primo capriolo. Ho ancora anima e corpo scossi e spossati come dopo una grande avventura od un grande stress. Tralascio quindi i daini dello scorso marzo, e la camoscia presa questo settembre in prima assegnazione, a cui è seguita, per l’appunto l’assegnazione del capriolo in questione.
Quest’anno, purtroppo, non sono riuscito a partecipare ai censimenti primaverili del capriolo, ho quindi solo una vaga idea del loro numero e densità territoriale. Per di più non li ho mai cacciati, sono, come sempre, un pivello. Inoltre nel mio comprensorio alpino ce ne sono sempre meno; si dice che i lupi li abbiamo spinti verso la pianura e questa teoria sembra trovar riscontro proprio nel loro aumento considerevole nelle prealpi, colline e pianure, addirittura in città. Se da piccolo intorno a casa avevo solo qualche cinghiale, ora questi sono ovunque, ed i caprioli hanno finalmente ricolonizzato, dopo mezzo secolo, anche la pianura. Questa nuova presenza non può che farmi piacere, ma in montagna, dove caccio, meno caprioli e più lupi si traduce in un significativo aumento della difficoltà e dello sforzo venatorio.
Quest’anno hanno accorpato due classi: femmina adulta e capriolo giovane. Mi documento un po’ sulle tecniche varie, come avere i guanti e il passamontagna, sul non lavare i vestiti che utilizzo a caccia. Far la posta all’alba e al tramonto ed andar alla cerca durante la giornata. Camminare piano, pochi passi e fermarsi, ascoltare, guardare, seguire le impronte fresche… cercarlo per l’appunto.
Avendo fatto qualche battuta al cinghiale, spesso ho visto caprioli senza che questi manco si accorgessero del sottoscritto appostato. Andando per funghi spesso me li sono trovati a venti metri. Tutti questi incontri, diciamo che mi hanno fatto sottovalutare questo animale e lo stile di caccia. In realtà, la legge di Murphy ben si applica alla caccia: se cerchi un animale, stai ben sicuro che vedrai tutti gli altri tranne lui.
Elaboro quindi un piano: il sabato mentre accompagno mio padre alla sua prima camoscia si fa prima l’alba all’aspetto al capriolo. Peccato che dai 1400 ai 2000 metri, proprio per le motivazioni che vi spiegavo poco sopra, i caprioli non abbondino, anzi, tutto il contrario. Il giovedì invece, vado da solo in un paio di boschi esposti a sud.
Giro. Giro. Cammino. Cerco. Sbinocolo. Vedo qualcosa, lo seguo, mi scappa. Per quattro uscite, dietro le impronte fresche del capriolo inevitabilmente ci sono anche quelle del lupo. Insomma, non riesco a prenderlo.
Finalmente, un amico mi dice che sopra casa sua, tra boschi e prati, qualcosa c’è sempre stato e c’è ancora, qualche volta li vede… Scopro così una piccola borgata, forse la più bella della valle, o per lo meno quella con l’esposizione migliore, e scopro anche i suoi quattro residenti. Andare tutti i giovedì e qualche sabato in una minuscola borgata di montagna, comporta delle grandi novità. Per qualcuno “disturbi”: se arrivi alle 6 del mattino (ma in realtà a qualsiasi ora) i cani abbaiano, la luce si accende e quel qualcuno controlla. Per qualcun’altro invece diventi un nuovo cliente della sua piola. Per il mio amico, ma soprattutto per me, è un occasione di insegnarmi un po’ come si caccia davvero ed un po’ di vita di montagna. Per la mamma del mio amico non so cosa sono, sono solo un amico dei suoi figli, ma so che mi tratta con una premura ed una gentilezza quasi commovente. Quando dopo il tramonto scendo, triste e desolato, dal viottolo che passa per casa sua, lei è già li che mi aspetta e mi dice: “Allora niente?! Metto via la carretta allora, non serve!? Dai… entra! Che beviamo un bicchiere e ti prendi sei uova.” E’ così gentile e premurosa che quando sa che sono appostato nei prati, non esce neanche di casa e non guarda i suoi animali per non disturbarmi gli eventuali caprioli.
Mi apposto all’alba e al tramonto. Una volta scappano. Una volta esce allo scoperto solo il maschio. Una volta non faccio in tempo a vederlo che quasi mi salta sulla testa (neanche lui mi aveva visto). Una volta è lei, la femmina, ma mi muovo di un millimetro, mi vede e tanti saluti. Alla cerca idem come sopra, anzi, forse peggio. Tirar nel bosco con carabina ed ottica 3-9×50, a braccio teso, non è per nulla semplice per un neofita, soprattutto in selezione.
Passano le giornate di caccia, me ne rimangono solo più quattro prima della chiusura.
Ieri finalmente la giornata giusta, che come al solito, potete credermi come no, so già fin dalla sera prima. Il giorno prima so sempre se la caccia andrà bene o no. Tant’è che quando la sento buona e non porto a casa niente è perchè son stato io a commettere errori, loro c’erano!
Alle sei e mezza parcheggio. Appena spunta un po’ di luce ad est, mi muovo verso la mia posta e li attendo… dopo un quarto d’ora vedo spuntare il papà cacciatore di un amico; lui sa dove mi metto, glielo detto io, finalmente è venuto ad insegnarmi anche lui qualcosa. Anche lui deve fare una femmina. Stiamo alla posta fino alle nove. Niente, nessun animale esce dal bosco. Un po’ sconsolati partiamo insieme alla cerca. Ne vediamo tre, li inseguiamo, ma niente. Durante il nostro vagare incrociamo un altro cacciatore, che dopo aver salutato il papà del mio amico, mi guarda e mi fa: “Ohhh, finalmente ti conosco di persona, ma ti ho già visto in giro, sai?! Macchina rossa. Parcheggi sempre là, e fai quel giro a piedi, col passamontagna… piacere!!!” questo è solo per spiegarvi il controllo che c’è in valle e tra cacciatori.
Si fa mezzodì. Il papà del mio amico deve andare a casa. Torniamo alla borgata dove vado a mangiar svelto in piola con l’amico che vive li, che poi lui al pomeriggio lavora. In piola ritrovo il cacciatore appena conosciuto quella mattina alle poste alte, ci viene incontro e dopo aver salutato il mio amico mi dice: “Ahh, ma se sei amico anche suo, allora devi essere un bravo ragazzo.” Gli rispondo: “Ehh… magari ragazzo! Sicuramente bravo! Ma piuttosto, lo fai il pomeriggio? Lo facciamo insieme?” e lui subito: “Diavolo!! Certo!! Ci vediamo al tuo tornante!”
Ed è così che conosco un altro cacciatore e che personaggio…
Andiamo in giro, dopo un bel pranzo, nell’ora in cui solitamente anche i caprioli sono coricati. Chiaccheriamo a lungo, mi mostra i “suoi” posti, le poste migliori per i cinghiali, mi racconta un po delle sue avventure e io le mie da neofita. Ed è così, in modo del tutto casuale e fortuito, che alle 14.30, vedo una testa che sbuca tra alcuni cespugli e rocce. Mi blocco. Blocco il mio compagno solo col gesto di una mano. Ce l’ho a 30 mt, forse meno, e non mi serve il binocolo per capire che è proprio una femmina. A braccio teso la punto. Aspetto… Lei si alza e fa due passi. Si ferma. Sparo! Due passi ancora. Crolla sul posto.
Presa cavolo!!!! L’ho presa finalmente! Gioia infinita.
Mi avvicino, la accarezzo, la ringrazio. L’ultimo pasto. Poi la puliamo, e via verso il centro di controllo. Solo dopo però aver brindato insieme a casa del cacciatore per festeggiare il mio primo capriolo. Il mio nuovo amico, è quasi più entusiasta di me, mi riempe di complimenti e rassicurazioni sulla mia inesperienza. Saluti, abbracci e promesse di future cacciate insieme. Cosa volere di più dalla vita?
Dopo il centro di controllo vado a casa. Appendo la capriola sul balcone, al 5° piano, in città. Perchè io sono fatto un po’ così… Come quando la sera esco in centro con la felpa “IO CACCIO“… Sono orgoglioso di me. Grazie terra! Ma soprattutto grazie a tutti per l’aiuto e la gentilezza.
Alla prossima!