Pubblicato il Piano straordinario per la gestione della fauna, tutti i dettagli
Un piano che punta a uniformare a livello nazionale la gestione delle azioni di contenimento per mitigare l’impatto dannoso della fauna, ma che anche apre la strada alla figura del Cacciatore Professionista
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Come previsto dopo la recente modifica dell’articolo 19 della legge nazionale 157/92 è stato approvato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il “Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica“. Si tratta di uno strumento programmatico con cui il Governo fornisce alle regioni tutte le indicazioni per pianificare, attuare e rendicontare le attività di controllo faunistico. Le regioni avranno 180 giorni per darne attuazione attraverso i piani regionali.
L’obbiettivo è chiaro: armonizzare a livello nazionale l’attuale frastagliata situazione delle attività di controllo col fine di migliorare la gestione della fauna selvatica e mitigare gli impatti negativi che talune specie hanno sulla biodiversità, sull’agricoltura e in generale sulle attività antropiche.
Guardando all’operatività concreta, però, rispetto alle possibilità attuali non ci sono grandi novità, se non una: la possibilità di affidare gli interventi di contenimento a ditte specializzate e operati professionali. Una scelta che di fatto apre la strada alla nascita della figura del cacciatore professionista. Prima di parlare di questo, però, vediamo i dettagli principali del Piano.
Dove sarà applicabile e su quali specie
Va subito chiarito un aspetto: il piano si sviluppa nell’ambito dell’articolo 19 della legge 157/92 e quindi interessa esclusivamente le operazioni di contenimento, non l’attività venatoria in senso stretto. Viene comunque specificato che, per le specie cacciabili, la pianificazione venatoria e le attività di controllo dovranno integrarsi per garantire la massima efficacia.
Detto questo, il piano potrà essere applicato sulle specie alloctone, sulle specie cacciabili, su quelle non cacciabili, e più in generale su tutte quelle specie che hanno un significativo impatto negativo su agricoltura, biodiversità e attività antropiche, ad esclusione di quelle presenti nell’allegato IV della direttiva Habitat. Per intenderci, Lupi e Orsi sono esclusi (anche se per il Lupo viene riconosciuto che i dati forniti da ISPRA nel 2022 attestano un miglioramento dello stato di conservazione che permetterebbe di superare il divieto totale di deroghe alla rimozione contenuto nel piano d’azione del 2002)
Il piano, che ha una durata quinquennale, dovrà essere applicato anche nelle aree protette, oltre che negli istituiti faunistici.
Gli strumenti consentiti per gli interventi: imaging termico e attenuatori di suono
Gli interventi che potranno essere messi in atto sono quelli che già conosciamo, dalla cattura con gabbie, reti e trappole fino all’abbattimento con varie tipologie di armi.
Per quest’ultimo punto il piano dettaglia una serie di strumenti che sono ritenuti tecnicamente efficaci e il cui utilizzo può essere autorizzato dalle regioni: troviamo ottiche con imaging termico, attenuatori di suono, ma anche fucili rigati con diametro inferiore a 5,6 millimetri, fucili ad aria compressa di potenza superiore ai 7,5 Joule, archi tradizionali e compound di potenza non inferiore rispettivamente a 50 e 45 libbre (con 28 pollici di allungo), fino ad arrivare anche al falco, ai richiami acustici (sia elettrici che meccanici), ai richiami vivi, agli stampi e alle esche attrattive.
Si parla anche degli interventi con metodi alternativi, quelli non cruenti, chiamati anche ecologici, che hanno lo scopo di prevenire il danno. Nel piano si chiarisce, finalmente, che l’applicazione dei metodi cruenti può essere contemporanea a quella dei metodi alternativi (dove risultano efficaci) e che questi ultimi non possono essere applicati per il controllo delle specie esotiche invase, per le quali le politiche comunitarie impongono obiettivi di eradicazione, né per le specie paracutocontoe.
Gli operatori: aperta la strada al Cacciatore Professionista
Come accennato, la novità più significativa riguarda gli operatori, ossia le figure che il piano identifica come idonee a metter in atto gli interventi di contenimento.
Oltre a Polizia, Guardie venatorie, Corpi forestali e conduttori di fondi, le regioni potranno infatti coinvolgere nell’attuazione degli interventi sia i cacciatori, indipendentemente dal loro ATC o CA di iscrizione, che “società private, ditte specializzate o operatori professionali, cooperative e singoli professionisti“ che abbiano frequentato appositi corsi di formazione e che siano in possesso di licenza per l’esercizio venatorio (nel caso di abbattimenti con armi da fuoco).
A tutti gli effetti quest’ultimo passaggio normativo apre la strada alla creazione di una nuova figura professionale, già presente in molti altri paesi europei e internazionali: quella del Professional Hunter, inteso come un cacciatore professionista che si occupa della gestione della fauna e che trae un vantaggio economico da questa attività.
Nei prossimi mesi vedremo come le regioni risponderanno a questa nuova possibilità, anche se è difficile immaginare che scelgano di non coglierla (la Lombardia, ad esempio, si è già mossa in questa direzione per cercare di contenere la PSA) e sopratutto vedremo come reagirà il mondo venatorio italiano.
Indicazioni specifiche per il contenimento del Cinghiale
Infine, come era logico attendersi vista la continua espansione della Pesta Suina Africana, una corposa parte del Piano è dedicata alle indicazioni specifiche per il contenimento del cinghiale.
Viene riconosciuto che il contenimento andrebbe prioritariamente perseguito attraverso l’attività venatoria ma, vista la necessità di ridurre fortemente la presenza della specie, i piani regionali dovranno avere come obbiettivo “un incremento rilevante dei prelievi in controllo, fino al raggiungimento di quote equiparabili a quelle espresse dal prelievo venatorio“.
Oltre agli abbattimenti selettivi sia diurni che notturni, le regioni potranno anche attiva come azioni di contenimento sia la girata che la braccata, anche se quest’ultima potrà essere impiegata solo in casi e contesti particolari (ad esempio in aree agricole con limitata vegetazione naturale o in situazioni accertate di forte concentrazione)
In ultimo, il piano lascia alle regioni la possibilità di includere azioni utili alla creazione di una filiera delle carni. Azioni che vanno dalla formazione dei cacciatori/operatori, alla identificazione univoca dei capi abbattuti, fino all’istituzione di una rete capillare di centri di raccolta e/o centri di lavorazione della selvaggina. Anche questo sembra un ulteriore passo verso la professionalizzazione degli abbattimenti.
Qui trovate il testo integrale del Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica.
Da quando nelle istituzioni venatorie e’ entrata la politica questi sono i risultati …non. sorprendiamoci se certe scelte dall alto siano a dir poco scellerate prodotto di individui che non conoscono niente di flora fauna e ambiente in generale….cari cacciatori , io ho lasciato questa che per me era una vera passione da tempo , mandate a casa questi mercenari incompetenti.
Il cacciatore del futuro, oltre che per passione dovrà assumere il ruolo di gestore del territorio e della selvaggina che lo popola. Cacciare per senso civico, e utilizzare le carni selvatiche come risorsa alimentare certificata di pregio.
Ma perché affidare la gestione della fauna a professionisti, ci sono i cacciatori che possono svolgere efficacemente qualsiasi tipo di controllo.
anche se la passione ti fa..professionista ,un cambiamento che dimostra una professionalità in linea col futuro e una risposta alle persone ..diciamo normali..NON GUASTERA’
palazzo francesco
buongiorno, la maggior parte dei cacciatori NON è in grado di cacciare con precisione. non possiedono né calibro adeguati né carabine adatte. la maggior parte di loro Usa ancora il30-06 come calibro….. obsoleto ed inutile
Era ora che si muovesse qualcosa di concreto. la figura del Cacciatore del professionista mi piace. Sono perfettamente d’accordo.