Umbria, ricorso respinto: la chiusura per Beccaccia, Tordi e Acquatici resta al 30 gennaio
La Regione ha motivato adeguatamente la scelta di discostarsi dal parere ISPRA, mostrando l'inadeguatezza dei dati utilizzati dallo stesso Istituto per redigere i Key Concepts nazionali.
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Dopo la Lombardia anche il TAR dell’Umbria ha respinto il ricorso contro il calendario venatorio 2022/23 presentato da diverse associazioni animaliste, che lamentavano il mancato rispetto delle date di chiusura indicate nel parere ISPRA per ben 19 specie cacciabili. Ma se in Lombardia la decisione era arrivata soltanto a causa di un errore formale nella presentazione del ricorso, in questo caso, invece, la sentenza è netta perché i giudici hanno ritenuto totalmente legittima la scelta della regione di chiudere al 30 gennaio la caccia a Beccacce, Tordi, Cesene e specie acquatiche.
I motivi della decisione
I giudici del Tribunale di Perugia hanno chiarito per l’ennesima volta che il parere ISPRA è obbligatorio ma non vincolante e che le regioni possono discostarsi da esso, utilizzando dati scientifici e tecnici che dimostrino come nei territori regionali l’inizio della migrazione prenuziale avvenga più tardi rispetto alle date indicate nei Key Concepts nazionali (che anche il TAR umbro bolla come “non pacifici”).
E secondo il TAR, l’Umbria lo ha fatto in modo adeguato: “La Regione ha puntualmente e specificamente motivato le proprie scelte in ordine alla calendarizzazione della caccia a ciascuna singola specie avvalendosi, per discostarsi dal parere dell’ISPRA, di pubblicazioni scientifiche riconosciute, dati e risultati di monitoraggi sufficientemente aggiornati ed accreditati presso la comunità scientifica, riferiti alla realtà ambientale e climatica del territorio regionale.” Per questo motivo il ricorso è stato respinto.
Quali motivazioni ha utilizzato l’Umbria?
È interessante analizzare quali motivazioni e quali dati ha utilizzato l’amministrazione regionale per sostenere le chiusure al 30 gennaio. Le trovate nel documento istruttorio allegato alla delibera di approvazione del calendario venatorio 2022/2023.
È una lettura lunga e interessante, dove la Regione smonta specie per specie molte delle indicazioni fornite da ISPRA, palesando l’inadeguatezza dei dati utilizzati dallo stesso Istituto per redigere i Key Concepts nazionali. La regione porta a sostegno delle sue scelte dati e studi più recenti e maggiormente allineati con i Key Concepts degli altri paesi europei del bacino del Mediterraneo, studi inspiegabilmente non considerati da ISPRA.
Nel box qui sotto vi riportiamo per intero le motivazioni utilizzate per una delle specie più discusse, la Beccaccia.
Motivazioni a sostegno della chiusura della caccia Beccaccia al 30 gennaio fornite dalla regione Umbria - (dalla delibera n. 815/2022)
[…]Beccaccia (Scolopax rusticola)
Consentirne il prelievo venatorio dal 18 settembre al 30 gennaio, in considerazione:
- della normativa vigente (ex art. 18, comma 1, lett. b), della legge n. 157/92) che prevede la chiusura al 31 gennaio;
- il Nuovo Rapporto sull’Articolo 12 della Direttiva 147/2009/CE, 2013-2018, recentemente pubblicato dalla Commissione europea, fonte ufficiale di informazione della Commissione per quanto riguarda il territorio degli Stati Membri UE, stabilisce che la popolazione della beccaccia in Unione europea è “Secure”
- la classificazione IUCN, aggiornata al 2019, conferma la specie nella definizione “Least concern” sia in Europa, sia a livello globale, cioè la categoria non a rischio, a cui appartengono le specie comuni e non rischio;
- i riferimenti scientifici sopra citati rappresentano le fonti ufficiali della Commissione europea per valutare lo stato delle popolazioni di uccelli selvatici in Europa;
- la classificazione SPEC, propria dell’ente privato BirdLife International (anno 2017) non è la classificazione ufficiale sullo stato delle popolazioni degli uccelli selvatici in Europa e non rappresenta quindi un riferimento valido su cui basare le scelte di politica venatoria in Europa e in Italia;
- lo stesso ente BirdLife International ritiene stabile la popolazione europea, sul proprio sito internet;
- la classificazione di specie “Least concern”, “Secure”, con demografia “Stabile” è in atto da alcuni anni, che fanno seguito a un periodo di declino; per questo motivo la specie non è più oggetto di Piano di Gestione Internazionale, come lo era stata fino al 2009. La situazione di conservazione della beccaccia si è quindi modificata in meglio e questo è avvenuto in un periodo in cui la specie è stata oggetto di caccia in Italia, Francia, Grecia, Spagna ed altri paesi mediterranei fino a date variabili fra il 20 gennaio e il 20 febbraio, ne consegue che la caccia protratta fino a queste date non ha pregiudicato in alcun modo la conservazione della specie;
- il nuovo documento KC 2021 riporta testualmente che: “…la migrazione nei paesi mediterranei comincia in febbraio…” contraddicendo quindi il dato KC nazionale;
- dei dati riportati nel “Monitoraggio della presenza della beccaccia nella tenuta di San Rossore (anni 2010- 2013)” del Centro Interuniversitario di Ricerca sulla Selvaggina e sui Miglioramenti Ambientali ai fini Faunistico dell’Università di Pisa, laddove “..un intenso periodo di variabilità è stato registrato per le tre stagioni di monitoraggio, ad iniziare dalla fine del mese di gennaio e specialmente in febbraio-marzo. Questo periodo si può far corrispondere a quello di migrazione prenuziale, di ritorno alle aree di nidificazione della specie” con la conseguenza che “gli attuali periodi indicati dall’art. 18 della L. n. 157/92 per la beccaccia paiono compatibili con le esigenze di salvaguardia del periodo migratorio prenuziale di detta specie.”;
- di quanto riportato nel Secondo Atlante Ornitologico dell’Umbria – Distribuzione regionale degli uccelli nidificanti e svernanti 2012-2017 – Regione Umbria (Velatta f., Magrini M., Lombardi G. 2019) dove nella scheda della specie (pag. 226) si rileva: “La Beccaccia è presente in Umbria principalmente in inverno e durante le migrazioni con picchi alla metà di novembre e nella parte centrale di marzo.”;
- dei dati riportati in “Satellite telemetry of Woodcock wintering in Italy: first data” di Sorrenti et al. Svolto attraverso la telemetria satellitare e presentato al Congresso dell’International Union of Game Biologists a Bruxelles nell’agosto 2013, ove è dimostrato che le partenze per la migrazione prenuziale degli otto esemplari monitorati è avvenuta dall’Italia a partire dalla prima decade di marzo;
- dai risultati della ricerca, condotta dalla Regione Umbria in collaborazione con ISPRA, attraverso radiotelemetria satellitare, dai quali si è rilevato che i due individui della specie beccaccia dotati di radiocollare satellitare, hanno lasciato le aree di svernamento della regione a partire dal mese di marzo (un soggetto rilevato per due anni consecutivi);
- dello studio recente sulla migrazione della beccaccia, eseguito con la tecnologia della telemetria satellitare, presentato al Congresso Internazionale del Gruppo di Lavoro su Beccaccia e Beccaccini di Wetlands International “Migration and movements of Eurasian Woodcock Scolopax rusticola wintering in Italy: results of a five – year project based on satellite tracking” (Tedeschi et al., 2017), che ha dimostrato che la migrazione pre nuziale della specie in Italia si verifica a partire dalla prima decade di marzo;
- dello studio pubblicato nel 2019 sulla rivista Current Zoology dal titolo “Interindividual variation and consistency of migratory behavior in the Eurasian woodcock”, che riassume tutti i risultati della ricerca compiuta con la telemetria satellitare, dimostrando e confermando che le partenze per la migrazione pre-nuziale non avvengono prima dell’ultima decade di febbraio;
- che la continuazione di questo studio ha portato ai primi risultati di 6 beccacce marcate con radiotrasmettitore satellitare in Liguria nel dicembre 2019, che confermano che non vi sono partenze per la migrazione prima della prima decade di marzo;
- allo stesso modo altre 6 beccacce marcate con radiotrasmettitore satellitare in altre regioni italiane, sono rimaste negli areali di svernamento fino alla prima/seconda decade di marzo;
- dei dati riportati nel dossier “Sintesi dello stato di conservazione delle specie oggetto di prelievo venatorio” redatto dall’Ispra nel gennaio 2009 per la revisione della Legge 157/92 e consegnato alla Commissione ambiente del Senato. Per questa specie si rileva: “Fenologia della migrazione: la migrazione post-riproduttiva ha inizio alla fine di agosto e termina in novembre, con lo sviluppo massimo da metà ottobre a tutto novembre; la migrazione di ritorno ai quartieri riproduttivi ha luogo tra febbraio e la metà di aprile…….Il periodo di caccia attualmente previsto dalla normativa nazionale (terza domenica di settembre-31 gennaio) non è coincidente con le indicazioni contenute nel documento ORNIS della Commissione europea (vedi tabella a pag. 171) che prevedrebbero una chiusura anticipata al 10 gennaio. In Italia sono soprattutto il protrarsi della stagione venatoria in gennaio (in una fase quindi di maggiore vulnerabilità soprattutto in presenza di condizioni climatiche avverse, che possono determinare fenomeni di concentramento in aree ristrette) e l’abbattimento all’aspetto serale (peraltro vietato per legge), che concorrono a determinare una potenziale minaccia per la conservazione della specie. D’altra parte, in inverno il manifestarsi di ondate di gelo può indurre massicce perdite tra i giovani e il tasso di sopravvivenza dei contingenti è influenzato dalla temperatura e dai livelli delle precipitazioni invernali. A livello italiano si dovrebbe contribuire ad una corretta strategia globale di conservazione della specie, con particolare attenzione alle aree di svernamento (fase di vulnerabilità accentuata)……… Le misure più significative che andrebbero adottate sono:
- adozione di uno schema di monitoraggio delle popolazioni standardizzato e sua applicazione in maniera sufficientemente diffusa;
- adozione di uno schema di monitoraggio delle popolazioni standardizzato e sua applicazione in maniera sufficientemente diffusa;
- monitoraggio dei carnieri;
- definizione di un realistico carniere individuale giornaliero e stagionale;
- chiusura della caccia al 31 dicembre, per evitare che il prelievo insista sulle popolazioni svernanti e localizzate,
- nonché su individui indotti a spostamenti per eventi climatici sfavorevoli e debilitati. Si consideri che nelle aree di svernamento le presenze in gennaio sono consistenti, ad es. le catture delle beccacce nella Tenuta di Castelporziano sono in media oltre il 20% della quota annuale;
- introduzione di un sistema di sospensione del prelievo in presenza di eventi climatici particolarmente sfavorevoli alla specie (es. nevicate in periodo di svernamento e/o periodi di gelo protratti), che inducano a concentrazioni in aree limitrofe;
- prevenzione degli abbattimenti illegali (caccia all’aspetto);
- verifica dell’adeguatezza dell’attuale rete di aree protette per la conservazione della specie.”
- Alla luce di quanto sopra riportato si rileva che il mese di gennaio non viene considerato come periodo di migrazione prenuziale, ma particolarmente critico per gli elencati fattori ambientali a fronte dei quali si consiglia una corretta strategia globale di conservazione della specie. Nel merito la Regione ha introdotto nel calendario venatorio uno specifico punto (A9) con cui si prevede la sospensione del prelievo in occasione del verificarsi di ondate di gelo. Inoltre nella tabella riepilogativa dei periodi di migrazione prenuziale/riproduzione indicati da tutti gli stati membri (“Huntable bird species under the Birds Directive – scientific overview of the periods of return to their rearing grounds and of reproduction in the Member States – Species accounts” pag. 106) si rileva che in tutti gli altri stati europei (escluso Cipro e Italia) la migrazione prenuziale inizia tra la seconda decade di febbraio e la seconda di marzo, evidenziando una incoerenza a livello continentale (soprattutto con i paesi posti alla stessa latitudine) del dato italiano indicato nella seconda decade di gennaio.
- Ad ogni buon conto per ulteriore tutela della specie:
- nel calendario venatorio è stato inserito un limite di prelievo stagionale di venti capi per cacciatore con tre capi al massimo a giornata, con la conseguenza che una buona parte dei cacciatori terminerà l’attività di prelievo della specie per il raggiungimento dei limiti di prelievo prima della data di chiusura prevista;
- nel calendario venatorio è stata inserita una limitazione oraria per il prelievo della specie;
- è stato avviato il monitoraggio dei carnieri;
- nel presente calendario venatorio, nel mese di gennaio, la caccia alla beccaccia in forma vagante è consentita solamente all’interno delle superfici boscate e aree strettamente limitrofe, limitando in tal modo l’impatto dell’attività venatoria nelle zone sensibili alle gelate, quali fiumi, laghi e corpi idrici in generale;
- sono stati condotti approfonditi studi sull’avifauna in cui sono state analizzate le preferenze ambientali al fine di verificare l’adeguatezza delle aree protette (Monitoraggio dell’avifauna umbra 2000/2005 – Quaderni dell’Osservatorio faunistico regionale, volume speciale 2009), Secondo Atlante Ornitologico dell’Umbria – Distribuzione regionale degli uccelli nidificanti e svernanti 2012-2017 – Regione Umbria (Velatta f., Magrini M., Lombardi G. 2019);
- è stata avviata una analisi della age e sex ratio su di un campione di capi abbattuti;
- è stato avviato dal 2016 un protocollo di censimento/monitoraggio della specie in collaborazione con cacciatori appositamente formati.
- Sulla base dei più recenti approfondimenti della conoscenza sulla specie a livello nazionale e regionale come sopra riportati a titolo esemplificativo, che non trova nel parere ISPRA controargomentazioni dettagliate, sono state adottate una serie di decisioni gestionali atte comunque a contenere l’impatto sulla specie in esame dell’attività venatoria, come quelle sui limiti massimi di prelievo per singolo cacciatore ed altre previsioni limitative in ordine agli orari e alle modalità di caccia alla beccaccia, previsioni che devono ritenersi idonee a garantire un equilibrato contemperamento tra le esigenze venatorie e quelle di protezione della beccaccia[…].
L’onere di esaminare le motivazioni spetta alle associazioni animaliste
I giudici di Perugia, inoltre, hanno sottolineato un aspetto fondamentale dei ricorsi contro i calendari venatori: quando le regioni si discostano dal parere ISPRA motivando la scelta, spetta a chi ricorre contro tale decisione (quasi sempre associazioni animaliste) “l’onere di esaminare ed eventualmente contestare, specie per specie, le argomentazioni scientifiche e giuridico-amministrative portate a supporto delle determinazioni regionali“.
Troppo spesso, invece, le associazioni animaliste chiamano in causa i TAR con richiami generici, non puntuali, non relazionati alle singole specie, ma semplicemente basati sulle decadi della migrazione pre-nuziale indicate nei Key Concepts. Richiami che per il TAR di Perugia non sono sufficienti ad assolvere l’onere di esaminare e contestare le motivazioni.
Qui la sentenza del Tribunale di Perugia.
Sono un cacciatore marchigiano espero in un calendario condiviso tra regioni centrali, senza chiedere la luna rispettando lespecie in sofferenza, possiamo rinunciare a tortora e quaglie, ed anche alla preap. Dato che la siccità e quella che è, le palombe egli storni nidificano da noi. 4mesi di caccia pieni contutti i migratori, è una cosa di buon senso. Poi facciamoci qualche domanda sulla tecnologia usata, gli animali sono quelli di 2000 anni fa.
Basta con il parere ISPRA non se ne può più!
La federazione italiana caccia deve solo ascoltare la comunità scientifica e i suggerimenti dai cacciatori anziani i quali con la loro esperienza vissuta sul “campo” sono i più attendibili.
Di sciocchezze ne dobbiamo continuamente subire…..per esempio ne cito una : il calendario della regione Piemonte ha previsto la chiusura del sassello al 11 gennaio la cesena al 19 gennaio…. ( otto giorni di differenza) ma lo capite amici cacciatori con chi abbiamo a che fare?
DI incongruenze da Regione a Regione ce ne sarebbe da citarne un’infinità…….
Per colpa di pochi incompetenti ma purtroppo addetti al comando, penalizzano molti cacciatori nella loro passione venatoria.
Vorrei ricordare che in tutti gli altri paesi Europei la caccia si apre ad agosto e si chiude al 31 gennaio nel caso della Francia : apre al primo agosto e per il colombaccio chiude a fine marzo!
Caro amico,mi associo in tutto .Il problema è che noi cacciatori dobbiamo trovare più unità,in primis non dobbiamo avere confini regionali e portare avanti un fronte comune a livello nazionale.Dobbiamo costringere l’Italia ad adeguarsi a leggi europee che regolano tutta la fauna migratoria .Non possiamo più stare dietro a 4 imbecilli che sfornano solo divieti in ragione di ideali anticaccia. Unità e organizzazione di protesta contro questi abusi,che vediamo solo in un Italia che sa copiare dall’Europa solo ciò che fa comodo,
ai ministri di turno e a forze politiche non coerenti con i pareri di esperti.
Basta con il parere ISPRA non se ne può più!
La federazione italiana caccia deve solo ascoltare la comunità scientifica e i suggerimenti dai cacciatori anziani i quali con la loro esperienza vissuta sul “campo” sono i più attendibili.
Di sciocchezze ne dobbiamo continuamente subire…..per esempio ne cito una : il calendario della regione Piemonte ha previsto la chiusura del sassello al 11 gennaio la cesena al 19 gennaio…. ( otto giorni di differenza) ma lo capite amici cacciatori con chi abbiamo a che fare?
DI incongruenze da Regione a Regione ce ne sarebbe da citarne un’infinità…….
Per colpa di pochi incompetenti ma purtroppo addetti al comando, penalizzano molti cacciatori nella loro passione venatoria.
Finalmente un tar che si avvale dei dati scientifici. Quanto all’ispra, considerato che é un ente sostenuto dai contribuenti, dovrebbe pubblicare i nominativi di chi farà rilievi con date e luoghi. (noi cacciatori vogliamo tutelare la selvaggina, per cui non ci dispiacerebbe tenere compagnia ai funzionari dell’ispra durante i loro rilievi, dopotutto 4 occhi vedono meglio di due.
Complimenti al TAR Umbria e allo staff che ha contrastato il ricorso !! Finalmente qualcuno che entra nel merito e che smonta le sciocchezze ideologiche sontenute dagli ambientalisti