La Villa romana del Casale di Piazza Armerina
Un esempio supremo di villa di lusso romana tardo-imperiale che simboleggia l’utilizzo del territorio da parte dei Romani e che attraverso i suoi bellissimi mosaici ci narra di come l’attività venatoria fosse un indiscusso protagonista del quotidiano e della vita degli uomini di quel tempo.
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In provincia di Enna, a circa quattro chilometri da Piazza Armerina, è presente un sito archeologico di epoca Tardo antica riferibile al IV secolo dopo Cristo, di eccezionale valore storico e monumentale. Le prime esplorazioni del sito da parte di studiosi, antiquari e appassionati di antichità in generale risalgono addirittura all’inizio del 1800. I primi scavi con valore scientifico sono stati condotti nei primi anni del 1900 ad opera degli studiosi Biagio Pace e Paolo Orsi. Tra il 1950 e il 1960 l’archeologo Gino Vinicio Gentili organizzò importanti campagne di scavo e, successivamente, si dedicò al consolidamento e alla tutela dei bellissimi mosaici rinvenuti.
L’edificio
L’edificio in realtà non corrisponde a una vera e propria villa rustica, ma in maggior misura a un edificio urbano strutturato per accogliere ospiti e “diplomatici” ai fini di accordi commerciali e politici. Non conosciamo con esattezza il nome del proprietario dell’epoca ma, in base alle ultime interpretazioni degli archeologi, doveva essere un importante esponente dell’aristocrazia senatoria di Roma. Probabilmente il proprietario del latifondo rivestiva la carica di Praefectus Urbi, ovvero di responsabile dell’ordine pubblico della città di Roma.
Il lussuosissimo edificio, con 48 ambienti e circa 3500 metri quadrati di superficie, ci testimonia la capillarità con la quale le classi dominanti di questo periodo sfruttavano la periferia rurale dell’impero. Il complesso, patrimonio dell’UNESCO dal 1997, si sviluppa su 4 diversi livelli che corrispondono alle seguenti funzioni:
- ricevimento ufficiale
- amministrazione e aule di culto
- unità abitative e locali di servizio
- aree di passaggio e servizio
Ma l’aspetto certamente più affascinante del sito riguarda i circa tremila metri quadrati di mosaici nella villa.
La Villa
I visitatori sono accolti all’interno della struttura attraversando un ingresso monumentale formato da archi ornati lateralmente da fontane che un tempo racchiudevano le porte, da qui si accede a una corta absidata soprannominata Edicola di Venere. Attraversando una piccola stanza si giunge direttamente all’interno del peristilio. In questo bellissimo ambiente porticato, oltre a numerosi mosaici raffiguranti figure di animali incorniciate da corone di alloro, sono presenti affreschi con uomini armati di grandi scudi che sembrano accompagnare il visitatore alla sala di ricevimento. Nell’angolo a sud ovest si trova inoltre il Sacello dei Lari (aula absidata dove venivano venerate le divinità della casa). Dal portico si accede poi all’ambiente termale e da questo ad altri ambienti, tra cui una palestra.
A nord del peristilio, tra locali di servizio e ambienti privati, è invece conservata la stanza della piccola caccia. Questa camera, il cui ingresso è ornato da due colonne, era dedicata al ricevimento degli ospiti e probabilmente utilizzata durante i mesi più freddi per pranzare in compagnia del padrone di casa. Una sala da pranzo, forse un soggiorno, in cui accogliere gli ospiti in un ambiente rilassante e bucolico. Una stanza per ricevere gli invitati ma, allo stesso tempo, rappresentare ai visitatori la personalità del padrone di casa. Qui, le due scene principali raffigurano un rituale di sacrificio alla Dea Diana e un banchetto all’aria aperta con il proprietario della villa. Attorno a queste rappresentazioni sono invece presenti altre scene relative all’attività venatoria che descrivono, in maniera del tutto realistica, momenti di caccia.
Sono quindi presenti:
- una battuta di caccia alla volpe svolta da un cacciatore con i suoi cani;
- uomini che spiano volatili appollaiati tra le fronde di un albero;
- un cacciatore a cavallo nell’atto di colpire una lepre con un venabulum (lunga asta appuntita usata per la caccia);
- la cattura di tre cervi per mezzo di reti da caccia;
- l’abbattimento di un cinghiale che, per difesa, ha già ferito un cacciatore;
Il corridoio del mosaico della grande caccia
A nord est del peristilio quadrangolare è presente un lungo corridoio che divide la parte pubblica della villa da quella dedicata alla vita privata del proprietario, della sua famiglia e dei servi. Questo ambiente è noto come “Corridoio della grande caccia”.
Il grande mosaico qui presente racconta della cattura di animali esotici da mostrare nei giochi circensi nella Capitale. Il proprietario probabilmente aveva organizzato e finanziato lui stesso giochi pubblici a Roma e il mosaico mette in risalto le imprese e gli sforzi compiuti da lui e dai suoi servitori per la cattura delle fiere esotiche. A riprova di ciò, nell’imponente mosaico sono inoltre raffigurate scene di carico di grandi imbarcazioni per il trasporto delle fiere verso la Capitale dell’Impero. Un racconto certamente autocelebrativo, ma carico di un realismo quasi didascalico.
Un patrimonio di mosaici
La grande Villa del Casale, che ci ha restituito il più imponente patrimonio di mosaici di tutto il mondo romano, oltre tremila metri quadrati, riguarda il centro nevralgico, sia a livello amministrativo che di rappresentanza, del latifondo di un importante uomo politico romano.
Le bellissime raffigurazioni qui rinvenute ci narrano di un personaggio pubblico molto in vista che amava accogliere i suoi ospiti in un ambiente bucolico e sorprendente, dove esaltare le sue imprese e la generosità dell’animo e raccontare loro le sue vicende di uomo pubblico, ma anche di cacciatore e avventuriero, di devoto ai numi e di custode di riti e culti sacri. Il patrizio si fregiava della sua vita vissuta da uomo di mondo sprezzante del pericolo, in grado di affrontare belve feroci per rendere omaggio al popolo della Capitale dell’Impero, ma allo stesso tempo, di quella di cacciatore di selvaggina minuta, sia stanziale che migratoria. Un profondo conoscitore delle tecniche venatorie e del mondo naturale.
Il realismo delle rappresentazioni ci testimonia anche quanto la caccia fosse praticata e conosciuta dalle classi meno agiate. Infatti, gli artigiani che hanno materialmente realizzato quei bellissimi affreschi dovevano necessariamente conoscere il mondo animale, gli arnesi e le tecniche utilizzate.
Ma anche gli ambienti più privati e intimi erano adornati con scene di caccia. In queste stanze ad uso familiare però, le rappresentazioni sono meno realistiche e più idealizzate. Qui, i protagonisti delle azioni di caccia sono fanciulli che imitano gli adulti. Queste scene sono inoltre associate a immagini oniriche in cui i giovinetti si sfidano in gare di corsa con i carri trainati da volatili.
Una testimonianza straordinaria della vita dell’epoca
La Villa romana del Casale rappresenta quindi uno scrigno di informazioni e uno splendido monumento da ammirare per la sua straordinaria bellezza. Ma, allo stesso tempo, una testimonianza straordinaria della vita, delle mode e delle abitudini delle classi patrizie del IV sec. dopo Cristo nella provincia Italiana. E come sempre accade per le società più legate della nostra al mondo agricolo e alla natura, l’attività venatoria rappresenta un indiscussa protagonista del quotidiano e della vita degli uomini del suo tempo, testimonianza preziosa di usi e costumi di un’epoca, che attraverso la narrazione di questa pratica arricchiscono di particolari la conoscenza storica dei suoi antichi protagonisti.
I reperti riguardanti la caccia sono per gli archeologi e gli storici dei potenti alleati per la ricostruzione della cultura e della storia dei popoli antichi, del loro vissuto, delle loro tradizioni, una fotografia, come quella dei mosaici di Villa Armerina, che ci riportano magicamente nella realtà virtuale di un mondo ancora tutto da svelare. Gli antichi abitatori di Villa Armerina, senza le moderne tecnologie della realtà aumentata, ci proiettano in una società ferina, per molti versi a noi moderni difficile da comprendere, ma che ci affascina con il potere delle suggestioni evocate dalle sue scene, una meraviglia stupefacente di arte e di tecnica.
Conosco la Villa del Casale di Piazza Armerina sin da piccola,perché i miei genitori erano originari deluogo, la ho studiato sul testo di archeologia all’università e ,quello che mi dispiace tantissimo ,è il fatto che essa alterni momenti di grande interesse per quanto riguarda la manutenzione e i lavori di scavo da parte di equipe di archeologi e studenti non sono italiani, ma di tutto il mondo,a momenti di tanta incuria non meritata per l’eccezionalità dei luoghi,che insieme alle ricchezze,storico monumentali della città, le quali sono state e lo sono tuttora oggetto di studio, pubblicazioni da parte di cittadini,studiosi,insegnanti, iniziative scolastiche ,turistiche nonché anche di trasmissioni radiofoniche locali. Questo immenso patrimonio potrebbe essere un volano di rilancio economico non solo per Piazza Armerina, ma per tutto il circondario. Sono anni che se ne sento discutere,ma ahimè è ancora anni luce dal succedere e i nostri ragazzi vanno fuori in cerca di avvenire……
Il Nostro Paese, purtroppo, spesso non apprezza e valorizza abbastanza il suo patrimonio culturale. Si può fare meglio, si deve fare di più.
Bellissimo articolo ,
grazie mille Alessandro
Grazie , non lo conoscevo , molto interessante, e bellissime le corse con i volateli , bravi
grazie mille Alessandro
grazie Miranda.