PSA Calabria: 26 comuni in zona infetta, caccia vietata
Sorveglianza passiva nella zona infetta e depopolamento nell'area esterna. Questo l'approccio scelto in questa prima fase per gestire l'emergenza PSA in Calabria.
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Dopo il primo ritrovamento di inizio maggio sono saliti a 5 i casi di positività alla PSA registrati in provincia di Reggio Calabria: la prima carcassa affetta dal virus della Peste Suina è stata trovata il 4 maggio nel comune di Cardeto, due sono state ritrovate il 10 maggio nel comune di Reggio e un’altra, sempre il 10 maggio, è stata rinvenuta a Bagnara Calabra. A queste si aggiunge una positività registrata in un allevamento suinicolo nel comune di Africo.
26 comuni in zona infetta
Con questo scenario lo scorso 19 maggio il presidente regionale Occhiuto, in accordo con l’Unità di Crisi e il Gruppo di Esperti sulla peste suina, ha emanato l’ordinanza con cui istituisce la zona infetta e definisce una prima serie di norme da seguire per contenere il diffondersi delle malattia.
I comuni in zona infetta sono 26: San Procopio, Fiumara, San Roberto, Laganadi, Palmi, Bagnara Calabra, Delianuova, Sinopoli, Santo Stefano in Aspromonte, Sant’Alessio in Aspromonte, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Scilla, Seminara, Melicucco, Casoleto, Calanna, Reggio Calabria, Roccaforte del Greco, Montebello Jonico, Condofuri, Bagaladi, Cardeto, Melito di Porto Salvo, Motta San Giovanni, San Lorenzo e Roghudi.
Sorveglianza passiva e depopolamento
Per gestire l’emergenza l’approccio scelto in Calabria sembra essere lo stesso che abbiamo già visto malamente e scarsamente applicato in Piemonte e Liguria: sorveglianza passiva nella zona infetta e depopolamento nell’area esterna.
L’ordinanza, infatti, vieta nei comuni della zona rossa qualsiasi tipo di attività venatoria. I cinghiali non dovranno essere né avvicinati, né disturbati né tanto meno foraggiati. Qui i comuni dovranno installare un’apposita cartellonistica per segnalare l’ingresso in zona e dovranno divulgare informazioni sul comportamento da adottare in caso di ritrovamento di cinghiali morti o moribondi.
In quest’area, come in quella esterna, sarà rafforzata la sorveglianza passiva per la ricerca delle carcasse e potranno essere allestiti dei dispositivi di cattura e costruite o rafforzate delle barriere fisiche che limitino lo spostamento dei cinghiali.
Al di fuori della zona infetta, nell’area definita “di attenzione soggetta a restrizioni”, dovranno invece essere rafforzate le attività di riduzione della popolazione di cinghiali sia mediante la caccia di selezione che con l’utilizzo di trappole.
Qui il testo integrale dell’ordinanza.
Critiche le associazioni venatorie
Le associazioni venatorie hanno già chiesto maggiore concretezza, sottolineando che le scelte adottate per ora, in particolar modo quella di vietare ogni forma di attività venatoria in zona infetta, sono poco aderenti all’ordinanza nazionale emanata ad aprile dal Commissario straordinario Caputo.
Le associazioni ribadiscono che “gli interventi da mettere in campo richiedono l’impiego di un elevato “capitale umano” ed i cacciatori possono fare la differenza sia nella ricerca delle carcasse, che nell’affiancare le Istituzioni sanitarie preposte alla gestione dell’emergenza, nonché nelle delicate attività di depopolamento dei cinghiali”.
Per questo chiedendo di fare tesoro dell’esperienza ligure e piemontese, sottolineano la necessità di un confronto urgente tra Istituzioni Regionali, Commissario Straordinario ed Associazioni di categoria e di una rapida definizione delle azioni concrete da attuare sul campo, ribadendo “sin d’ora la pronta disponibilità del mondo venatorio a dare il proprio contributo costruttivo in termini di competenza, uomini e mezzi”.
Ofbiro, grazie della utilissima informazione, procederò per saperne di più. cordiali saluti
Nanni,
L’email della Norge jeger og fiskerbund (Associazione norvegese cacciatori e pescatori) è njff@njff.no.
Informati con attenzione perché l’anno scorso dei cacciatori italiani sono stati pesantemente sanzionati per una strage di tordi.
Richiesta di collaborazione.
Cari Amici,
A metà ottobre 2023 mi recherò in Norvegia a cacciare la migratoria nello specifico alle : CESENE e TORDI SASSELLI.
Avrei bisogno di conoscere il loro calendario venatorio per non incorrere in eventuali sanzioni.
Da voci più o meno attendibili sembrerebbe che il TORDO SASSELLO, NON SIA CACCIABILE
Ho più volte richiesto alle ambasciate Italiane ed Norvegesi delucidazioni in merito senza ricevere alcuna risposta.
Chiedo a tutti, se qualcuno avesse la conoscenza di aiutarmi in tal senso, indicandomi come procedere.
Magari farmi avere il : TELEFONO – L’INDIRIZZO,- EMAIL, – della federazione caccia Norvegese.
Ilmio indirizzo : NANNI RABBO’ VIA TRIESTE 3/B 16145 GENOVA CELL. 333-3919989.
In attesa di una Vs. risposta, vogliate gradire Cordiali Saluti.