ATC Sardegna, consigliere Rubiu presenta mozione: “Si faccia subito la revisione del piano faunistico venatorio”
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In Sardegna il nuovo piano faunistico venatorio fa discutere da mesi, ora, dopo le numerose proteste dei cacciatori sardi e dopo il parere contrario alla realizzazione degli Ambiti territoriali di Caccia espresso da tutte le Associazioni Venatorie, interviene anche il Consigliere Regionale e Capogruppo dell’UDC, Gianluigi Rubiu, presentando una mozione con cui chiede la revisione del piano faunistico venatorio.
“L’attuale piano faunistico è il prodotto di tecnicismi, che non tengono conto delle associazioni di categoria dei cacciatori e degli agricoltori – si legge sul profilo del Consigliere – In questo modo non si produce un regolamento, ma un insieme di vincoli e imposizioni inefficaci per il territorio e per le associazioni presenti, che si trovano costrette a manifestare il loro dissenso!
“Lo strumento – sottolinea Rubiu – dovrebbe disciplinare la caccia assicurando un adeguato livello di compatibilità rispetto alle attività agricole, in modo tale che la densità delle specie di fauna selvatica non arrechi danno effettivo alle produzioni e assicurando il controllo delle popolazioni, anche tramite la predisposizione di piani di abbattimento selettivo ai sensi della normativa”.
Di fatto, invece, nella stesura del piano faunistico è saltata la concertazione con le associazioni del settore. Sotto accusa soprattuto la previsione degli ATC: “Una condizione che limita e vincola in modo rigido l’attività venatoria. Un rischio per un’isola come la Sardegna, con uno strumento che di fatto non è attuabile sul territorio. Dubbi, perplessità e preoccupazioni si intrecciano sullo strumento degli Atc, con risultati non apprezzabili nelle altre regioni italiane. La Sardegna non viene vista come il luogo giusto per enti di questo tipo, infatti il territorio non è omogeneo come sarebbe necessario e in questo modo non si può procedere con il coordinamento delle sedi dislocate – conclude Rubiu – Senza poi tralasciare il fatto che gli ambiti sono considerati antipopolari, con una stangata per i cacciatori costretti a pagare (oltre la tassa) una quota al proprio ambito di residenza“.