Presentati 15 anni di dati sul monitoraggio degli uccelli nidificanti in Umbria. Colombaccio in forte aumento
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Nei giorni scorsi, a Palazzo Donini, in un incontro organizzato dall’Osservatorio faunistico della Regione Umbria è stato presentato il volume “Monitoraggio degli uccelli nidificanti in Umbria (2001-2015): andamenti delle specie comuni e indicatori dello stato di conservazione dell’avifauna” a cura di Francesco Velatta, Giuseppina Lombardi e Umberto Sergiacomi, che illustra i risultati di 15 anni di monitoraggio delle specie di uccelli che nidificano in Umbria, con particolare attenzione sulle specie ad ampia diffusione.
L’indagine, svolta da un qualificato team di ornitologi, ha comportato la copertura annuale, in periodo riproduttivo, di quasi 1700 punti di campionamento distribuiti nell’intero territorio regionale. I dati acquisiti hanno consentito di determinare gli andamenti demografici delle popolazioni di 87 specie (di cui circa la metà è risultata in aumento, un quarto stabile e un altro quarto in diminuzione). Inoltre, sono stati ricavati indici sintetici che descrivono l’andamento complessivo delle specie tipiche dei principali ambienti regionali (foreste, praterie e ambienti agricoli) e sono stati definiti gli andamenti di alcuni indicatori dello stato della biodiversità regionale.
Tra le specie di interesse venatorio per allodola, fagiano comune, tortora selvatica e folaga si sono registrate popolazioni in diminuzione moderata, mentre sono stabili i trend per cornacchia grigia, germano reale e quaglia. In aumento moderato invece le popolazioni di merlo, tordo bottaccio, storno, gazza, ghiandaia, gallinella d’acqua e in forte aumento la popolazione del colombaccio.
“I risultati – rileva l’assessore regionale Fernanda Cecchini – evidenziano una situazione particolarmente positiva per l’avifauna forestale, mentre la condizione in cui si trovano le comunità di uccelli legati alle praterie e agli ambienti agricoli non è altrettanto soddisfacente. Sono elementi importanti anche ai fini della programmazione di interventi di riqualificazione ambientale, ad esempio attraverso la realizzazione di specifiche misure del Programma di Sviluppo Rurale”.
Durante la presentazione è stato sottolineato come l’avifauna sia considerata un eccellente indicatore di biodiversità, in quanto a un popolamento ornitico vario e articolato di regola corrisponde un’elevata diversità ambientale e biologica. Allo stesso tempo, le comunità di uccelli sono dotate di una notevole sensibilità alle variazioni ambientali. Queste caratteristiche fanno sì che l’avifauna si presti molto bene a monitorare nel tempo lo stato di conservazione del territorio: la rarefazione di specie, o di gruppi di specie, legate ad un determinato ambiente è infatti quasi sempre sintomo della riduzione del loro habitat caratteristico o del peggioramento della sua qualità. Lo studio presentato, è stato rilevato, ha quindi una valenza che va al di là del semplice interesse ornitologico.
A questo link trovate il testo integrale della pubblicazione.
Photo Credit: selkovjr Wood Pigeon (Zoom) via photopin (license)