Associazione Venatoria Unica, da Arci Caccia una proposta concreta in favore dell’unità
Piergiorgio Fassini ha proposto alle altre associazioni di condividere i servizi assicurativi a partire dal 2021
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Lo scorso 22 ottobre Piergiorgio Fassini, Presidente nazionale Arci Caccia, in una lettera aperta inviata agli altri presidenti nazionali delle associazioni riconosciute appartenenti alla Cabina di Regia Venatoria, ha avanzato una proposta concreta per avviare il processo di unificazione delle rappresentanze del mondo venatorio italiano.
Concordare i servizi assicurativi
Il presidente Arci Caccia ha chiesto di concordare per il 2021 “i contenuti dei servizi assicurativi e le quote sociali di adesione”.
Per Fassini, infatti, è necessario “superare l’handicap che deriva da rapporti esageratamente concorrenziali che sviliscono l’adesione alle associazioni, il tesseramento, determinando nei territori “tensioni” che poco o nulla hanno a che vedere con il ruolo cui dovrebbero assolvere le Associazioni venatorie rispetto alle Istituzioni Nazionali e non di meno nelle Regioni e negli ATC e nei CA. Siamo noi con questi comportamenti che oscuriamo e indeboliamo la nostra funzione di rappresentanza verso la società, a svantaggio della domanda di unità che viene dai cacciatori”.
Assicurazione specifica per i volontari
Fassini ha voluto lanciare anche un’altra idea, anch’essa da condividere con le altre associazioni: una specifica protezione assicurativa per i volontari che saranno impegnati dagli enti preposti nelle attività di sostegno alle popolazioni per la pandemia.
“Scriviamo insieme e con la stessa calligrafia che è così per decisione unanime della “Cabina di Regia Nazionale – esorta il presidente Arci Caccia. Non sarà tutto ma una prima visibile positiva novità che appagherà parzialmente quella speranza di maggiore fratellanza che la “base” ha voglia di vivere.
Qui il testo integrale della lettera aperta firmata Arci Caccia.
Le associazioni venatorie sono servite per aumentare a dismisura zone con divieto di caccia e riserve di caccia ( AFV) dove non ci sono controlli, funzionano come zone addestramento cani, per conseguenza tutti i cacciatori liberi costretti a praticare l’attività venatoria su fazzoletti di terreno arridi e senza vita, peggio che nel deserto, ho assistito ha ripopolamenti fatti in zone dove l’attività venatoria è vietata o, addirittura in alcune AVF, l’attività venatoria (vera) si può ritenere chiusa oramai da 30/40 anni
Bravo hai ragione le AFV sono diventate riserve padronali destinate a pochi privilegiati mentre sono effettivamente aumentate le zone di divieto.
Cosa possiamo fare noi?
Ti saluto
Giovanni Meloni