Gestione del Germano reale, interventi ambientali innovativi
Una specie dalla florida popolazione, che merita di essere gestita al meglio attraverso l’introduzione d'interventi che sono, per il nostro paese, delle vere e proprie novità
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Il germano reale è una specie che da sempre ricopre un importante ruolo nel carniere dei cacciatori di acquatici. È un anatide molto diffuso in tutta Europa dove, senza restrizioni, nidifica. Sverna nella parte meridionale del continente arrivando anche al nord Africa e al Medio Oriente. In Italia questa specie è svernante e nidificante con una presenza maggiormente elevata nell’area della Pianura Padana.
Nella nostra penisola nidificano circa 20.000 coppie su un totale di circa 2,5 milioni di coppie presenti nel nostro continente. I quasi 120.000 individui svernanti in Italia appaiono in netto aumento anche grazie alle immissioni per fini venatori come sottolinea lo studio di Brichetti & Fracasso del 2003.
Nonostante il germano reale non sia una specie a rischio, va ricordato che come tutte le altre specie acquatiche è molto sensibile ai cambiamenti degli habitat che gli sono congeniali per la nidificazione e per l’alimentazione; inoltre, sempre nello studio sopracitato si ricorda come questa specie si trova perennemente in balia delle variazioni del livello delle acque in periodo riproduttivo e questi cambiamenti, che siano provocati dall’uomo o meno, possono distruggere in pochi giorni tutti nidi di un’intera area. Altro fattore che non va mai dimenticato quando si parla di fauna selvatica è il rischio di inquinamento genetico a cui vanno incontro le popolazioni selvatiche che vengono a contatto con soggetti immessi senza particolare attenzione e che sono, magari, il risultato di numerosi incroci.
L’importanza di una gestione attiva e responsabile per il Germano
Brichetti & Fasola già nel 1990 sottolineavano, in un approfondimento su questa specie, l’importanza di alcuni interventi ambientali che, con pochi sforzi, potrebbero donare grandi risultati: in particolare l’attenzione e la cura delle sponde che negli ultimi anni si vedono sempre più spesso private della propria vegetazione. Un ripristino della stessa con specie autoctone così come l’inserimento di zattere galleggianti nei bacini artificiali e nelle lanche favorirebbero la creazione di siti idonei per la costruzione del nido, siti che troppo spesso vengono eliminati da uno sconsiderato intervento antropico.
Un’altra attenzione che il mondo venatorio deve assolutamente avere è strettamente collegata con la biologia di questa specie, il germano reale, infatti, depone le uova già nella prima settimana di febbraio; è quindi fondamentale che l’attività venatoria nei suoi confronti venga sospesa ben prima che le coppie si formino e che gli adulti comincino la ricerca del sito adatto per nidificare.
I nidi artificiali e non solo: interventi innovativi e fruttuosi
Un intervento di gestione davvero innovativo in favore di numerosi anatidi e particolarmente apprezzato dal germano reale è stato sperimentato da alcuni ATC tra cui il MO1 e l’ATC di Pistoia; si tratta dei nidi artificiali, strutture finalizzate non solo a una corretta accoglienza delle uova, ma anche alla protezione delle stesse dai predatori.
Questo tipo di interventi, che in Italia vengono accolti con stupore e a volte perplessità, sono utilizzati con successo da molti anni in Canada e USA. Nel sopracitato ATC di Modena i nidi sono stati posti senza grandi conoscenze sperimentali e scientifiche, ciononostante su 18 nidi almeno il 50% è stato utilizzato dalla specie oggetto di questo articolo. Questo ci fa pensare che con una maggiore esperienza e dopo qualche tentativo questi nidi potrebbero arrivare ad avere un numero di ospiti ancor più importante.
Come riferiscono i membri del comitato di gestione che di questo progetto si sono occupati, si è scoperto, per esempio, che il palo di 2/2,5 metri su cui viene posto il nido riceve più visite se posizionato in acque aperte; sembra, infatti, che le anatre preferiscano nidi lontani dalla vegetazione. Oltre alla protezione nei confronti dei predatori in questi nidi gli uccelli trovano sicurezza anche da eventuali mutamenti del livello dell’acqua, essi, infatti, vengono sempre posti ad almeno 60 cm dalla superficie.
Vorremmo concludere con un breve accenno a un altro miglioramento ambientale a cui abbiamo accennato precedentemente e che un ATC lungimirante potrebbe attuare nel proprio territorio, un intervento che, sommato alla costruzione di alcuni nidi artificiali, renderebbe quell’area un vero paradiso per anatidi e in particolare per il germano reale. Si tratta d’inserire alcune specie vegetali su quelle sponde troppo spesso spoglie e desertiche. In questo caso sarebbe utile concentrarsi su due tipologie di piante: le elofite e le idrofile. Le prime risultano molto utili per il rifugio, non solo durante la nidificazione, ma anche dei pulcini nelle prime settimane di vita; le seconde, invece, risultano fondamentali per l’alimentazione di numerosi acquatici.
Un augurio per il futuro: cacciatori sempre più attenti ad una gestione responsabile
In conclusione, non possiamo che augurarci che ATC pionieri come quelli sopra citati non rimangano isolati nei loro tentativi e nel loro desiderio di investire nella cura di quelle specie che troppo spesso vengono lasciate in secondo piano in favore della selvaggina stanziale, ma che in molti Ambiti Territoriali di Caccia costituiscono una buona parte del carniere annuale.
Il mondo venatorio ha bisogno di queste attenzioni e necessita una modernizzazione del pensiero e dell’intendere la caccia, perché, senza un cambiamento e un aiuto concreto, ben presto la natura, continuamente ferita dall’intervento umano, non sarà più in grado di dilettare le nostre giornate con tutto ciò che per millenni ci ha donato.