Starna e Pernice rossa: opzioni reali per i ripopolamenti
Starna e Pernice sono una valida alternativa ai ripopolamenti di Fagiani e andrebbero tenuti in seria considerazione per qui territori che sono adatti alla loro reintroduzione.
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È ormai da decenni che l’uomo interviene sulla natura con ripopolamenti a fini venatori più o meno scellerati. Questa realtà è ormai impossibile da mutare com’è difficile immaginare un cambiamento radicale dall’oggi al domani, ma sicuramente si può tentare di dare a queste azioni un maggiore senso scientifico. Il fine, infatti, dovrebbe essere quello di creare popolazioni autonome, seppur magari poco numerose e con basse densità, che possano autosostenersi e accrescersi con l’aiuto dei ripopolamenti.
Nelle nostre regioni, per esempio in ampie zone della Pianura Padana, le popolazioni presenti all’inizio dell’attività venatoria a settembre sono consapevolmente destinate a estinguersi in vista dell’inverno e, nella primavera successiva, le campagne risultano deserte con tutto ciò che ne consegue.
Come vengono immaginati i ripopolamenti comunemente
Uno dei tanti errori che spesso gli enti di gestione compiono risiede nell’elevata attenzione che viene data al lato economico. Esso sicuramente ha un ruolo fondamentale e i bilanci non possono certo essere dimenticati, ma non possono essere gli unici venti che spingono le decisioni gestionali.
La prima cosa da fare prima di pensare alla programmazione di un ripopolamento è effettuare uno studio della vocazione del territorio. Non tutti gli ambienti sono idonei per il Fagiano, ma allo stesso tempo non tutti risultano sconvenienti per altri galliformi come Starne e Pernici rosse. Purtroppo, ripopolare con migliaia di esemplari dei primi è sicuramente meno costoso e soddisfa i desideri di una cospicua fetta di cacciatori che desiderano soltanto avere degli animali da cacciare la mattina successiva ai rilasci.
Proviamo ora a riassumere quali potrebbero essere gli habitat idonei per queste tre specie in modo da poter suggerire una maggiore variabilità nei rilasci che potrebbe tramutarsi in tipologie di caccia diverse praticabili nello stesso territorio e una maggiore speranza, nel lungo termine e con qualche accorgimento, di instaurare nuove popolazioni.
L’habitat della Starna
La Starna (Perdix perdix) è nata come specie delle praterie naturali europee e si è successivamente adattata ad ambienti cerealicoli legandosi indissolubilmente alla presenza di siepi e bordi erbosi cespugliati, come confermano Mazzoni della Stella e Ferrara nel 2014 nel loro “Piano pluriennale di gestione della Starna”.
Questa specie evita i boschi senza eccezione stagionale selezionando, invece, in base alla stagione, le colture, i vigneti, i frutteti e i terreni incolti (calanchi, frane e campi incolti); le prime sono evitate nella stagione riproduttiva, mentre gli ultimi durante l’estate.
Questi pochi accenni bastano già per far intuire come una buona parte dei territori italiani siano idonei ad accogliere popolazioni di starne, soprattutto se esse venissero supportate da semplici miglioramenti ambientali finalizzati a conservare e incrementare i bordi e le siepi presenti fra i diversi appezzamenti coltivati. Altro aspetto fondamentale da considerare quando si scelgono gli esemplari da immettere in natura è la qualità e il metodo di allevamento, ma non ci dilunghiamo in questa sede su questo tema.
L’habitat della Pernice rossa
La Pernice rossa (Alectoris rufa), rispetto alla Starna, ha il suo centro di origine nell’area mediterranea.
Questa specie risulta meno selettiva nella scelta dell’habitat: le colture, i vigneti e i frutteti vengono utilizzati sempre in base alla disponibilità, mentre anche in questo caso i boschi vengono evitati. I terreni incolti, a differenza di ciò che accade con le starne, vengono utilizzati dalle pernici durante tutto l’anno mentre le siepi sono scelte soltanto in primavera e in estate e utilizzate secondo disponibilità in autunno e inverno.
Per concludere, possiamo dire che l’habitat d’elezione della Pernice rossa coincide solo parzialmente con quello della Starna, ed è composto principalmente da coltivi associati ad aree incolte con vegetazione arborea rada, terreni aperti ben drenati contornati da siepi e filari. A differenza della Starna, la Pernice rossa utilizza anche i versanti rocciosi di collina e di media montagna e le zone a calanchi, che rivestono un ruolo di notevole importanza come siti di rifugio e di alimentazione. Va poi detto che la Pernice rossa si trova anche negli habitat intermedi a prato o pascolo, nei vigneti e nelle zone di margine dei coltivi collinari, evitando gli ambienti troppo umidi o troppo secchi. Rispetto alla Starna è, in definitiva, meno legata alle colture cerealicole.
L’habitat del Fagiano
Il Fagiano (Phasianus colchicus) è una specie dotata di una notevole plasticità ecologica in virtù della quale è in grado di adattarsi a svariate condizioni di habitat. Diversi comprensori del territorio italiano, dal livello del mare sino ad altitudini intorno a 1500 m.s.l., si prestano a ospitare popolazioni di questo Galliforme.
La specie trova condizioni ottimali nelle zone pianeggianti e collinari coltivate anche intensivamente purché dotate di una variabilità ambientale tale da assicurare il soddisfacimento delle principali esigenze biologiche (siti di riproduzione, nutrimento e nidificazione, disponibilità di acqua). Anche le aree a pioppeto industriale, le golene fluviali e i rilievi pedecollinari dove le colture cerealicole si alternano a foraggere, boschi cedui di limitate estensioni con presenza di incolti e calanchi possono ospitare popolazioni di buona consistenza. Le zone montane alpine e appenniniche con estese foreste e pascoli risultano meno idonee e non offrono analoghe opportunità.
Ovviamente, nonostante la sua elevata adattabilità, anche questa specie necessita di ambienti dotati di una buona varietà di componenti vegetazionali naturali e coltivati. Particolarmente ricercate sono le aree coltivate alternate a incolti, siepi e piccoli boschi cedui, così come le colture foraggere temporanee che costituiscono un ricercato luogo di rifugio e di nidificazione oltre che di nutrimento.
Aumentare la variabilità dei ripopolamenti
In conclusione, appare chiaro che queste tre specie, da un lato si sovrappongono prediligendo i medesimi habitat, ma dall’altro occupano nicchie ambientali diversificate. Ciononostante, se osserviamo il comportamento di questi ultimi anni dei vari enti di gestione ci accorgiamo che la specie prediletta è stata e rimane il Fagiano anche in aree fortemente vocate per la Starna o per la Pernice rossa.
In alcuni ATC la lungimiranza degli organi di gestione e la particolare idoneità dell’habitat ha permesso l’instaurarsi di nuclei di questi piccoli Galliformi, un esempio ne è l’ATC 7 della provincia di Cremona che mostra una popolazione di starne che, grazie alle ZRC e seppur in esigui numeri, è praticamente autosufficiente.
Sarebbe importante per la fauna e per l’attività venatoria che queste informazioni e molte altre vengano prese in considerazione durante la scelta del numero, della qualità e del tipo di animali da liberare in natura.
E’ da anni che sogno (e non solo io) dei ripopolamenti mirati e supportati da criteri non solo economici o ludici…speriamo che qualche amministrazione venga illuminata e proceda in questo senso…molti cacciatori (nonostante si pensi spesso il contratrio) vorrebbero una caccia un po’ meno (per dirla come il compianto Bruno Modugno) “recitata” e più naturale.