Toscana

Toscana cinghiali, il TAR dice no alla caccia in braccata come forma di controllo

A seguito del ricorso presentato dalla associazioni animaliste WWF, ENPA, LAV e LAC, il Tribunale Amministrativo della Regione Toscana ha emesso un’ordinanza cautelare con cui sospende una parte del Piano di controllo del cinghiale 2019-2021.

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Nello specifico la sospensione riguarda la tecnica della caccia in braccata, che non potrà più essere utilizzata come metodo d’intervento nella  prevenzione dei danni. Il Piano di controllo resta valido in tutte le sue altre parti.

I motivi della sospensioni

Questa la motivazione con il TAR ha deciso per la sospensione:

“…la deliberazione impugnata non sembra dimostrare sufficientemente l’inefficacia dei metodi ecologici nel controllo dei cinghiali, né motivare congruamente lo scostamento rispetto al parere negativo di ISPRA con particolare riferimento al rischio di redistribuzione dei cinghiali stessi sul territorio conseguentemente all’attuazione del piano regionale oggetto di controversia.”

L’utilizzo della caccia in braccata come forma di controllo dei cinghiali resterà quindi bloccata fino al 17 settembre 2019, giorno in cui il TAR ha fissato l’udienza per la trattazione di merito del ricorso. Qui il testo integrale dell’ordinanza del Tribunale amministrativo.

Il commento della CCT

“Siamo al solito paradosso italico o se volete Toscano ma è ora di dire con forza che il vaso è colmo – commenta la Confederazione Cacciatori Toscani –  da un lato leggiamo e ascoltiamo appelli quotidiani di agricoltori, associazioni Agricole e cittadini per ridurre e calmierare la popolazione di cinghiale in Regione Toscana che invade e distrugge non solo le campagne e le coltivazioni ma anche i centri urbani con il pericolo di incidenti stradali e dall’altra il TAR della Toscana che, su ricorso di WWF LAV e LAC sospende in via cautelare fino al 17 settembre prossimo la forma della braccata quale metodo di controllo delle popolazioni di cinghiale: in pratica il TAR, su richiesta di WWF et ali, sospende la forma di prelievo e di controllo del cinghiale che in Regione Toscana raggiunge ed è responsabile dell’80 % dei cinghiali abbattuti cioè rimossi dall’ambiente e dalle campagne!”

“Riteniamo inaccettabile questo tipo di pronunciamento – continua la CCT – e invitiamo le Associazioni agricole di categoria a far sentire forte la propria voce nei confronti dell’Assessorato affinché venga approvato in tempi bervi un nuovo provvedimento che scavalchi le obiezioni ISPRA, superando al contempo la sospensione del TAR e consenta una veloce ripresa delle operazioni di contenimento della specie cinghiale anche attraverso la forma della braccata che per alcune colture estensive come il mais rappresenta sovente l’unica forma di contenimento possibile”.

Il commento di Arci Caccia

“Questo nuovo stop alle attività di controllo – commenta Arci Caccia – arriva in un periodo particolare per le attività agricole, quello delle semine, con la prospettiva di affrontare quella dei raccolti con la sola arma della caccia di selezione per contenere la sempre più pressante emergenza cinghiali. Per questo chiediamo alla Regione di attivarsi nelle sedi opportune per contrastare l’ennesima iniziativa ideologica, rendendoci disponibili a portare il nostro apporto tecnico e legale ove ce ne fosse bisogno.”

“I cacciatori si prestano sempre e comunque ad aiutare gli agricoltori in questa lotta annuale, fa parte della prassi di buon vicinato che ci lega al mondo agricolo – continua Arci Caccia – ma è sempre più pressante la necessità di un intervento del legislatore nazionale che ci metta in condizione di operare senza l’ostacolo dei continui ricorsi animalisti. E’ bene ricordare che i danni all’agricoltura li pagano i cacciatori, con fondi che potrebbero sicuramente essere meglio impiegati e che la loro opera, volontaria e gratuita, dovrebbe essere agevolata in ogni modo possibile e non vanificata da prese di posizioni inutili di professionisti del sabotaggio estremista.

“A questo punto – conclude l’associazione – occorre che il mondo venatorio e quello agricolo serrino le fila e rispondano in modo unitario a questo ennesimo attacco. Solo una presa di posizione forte e compatta può far breccia nell’opinione pubblica e costringere il governo e la politica nazionale a porre rimedio a questa situazione.”

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