Un cinghiale in solitaria
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Dicembre 2018.
Mancano 20 giorni alla fine della stagione della selezione e del cinghiale, poi rimarranno aperti solamente volpi e volatili, caccia che però non svolgo.
Come vi ho raccontato la scorsa volta quest’anno è stata una super annata, 2 camosci e 2 caprioli. Gianni ha fatto il camoscio, Frank il capriolo. E adesso?
Decidiamo per la follia, chiediamo in assegnazione 3 cerve, cosi da poter stare insieme. Sappiamo che è quasi impossibile, ma tentar non nuoce. Una bella nevicata ci riempe di speranze.
Lunedì ore 5.45 ritrovo al bar: si parte.
Immaginate un versante a nord (circa 10x3x800 metri di dislivello), tutto boschi e qualche radura, piccole borgate disseminate qua e là. Frank raggiungerà un suo amico appostato ai cinghiali da più di un’ora, tutto a est; Gianni con la mascotte invece andrà al “suo solito posto”, tutto ad ovest; Io da solo starò in centro muovendomi un po qua un po là.
E così, lasciato il fuoristrada, scendo prima verso Frank, una traccia freschissima di cinghiale va proprio verso di loro. Scendo un centinaio di metri di dislivello, poi incrocio un altra traccia che risale, di un cinghiale più grosso. Risalgo dunque verso monte ritornando ad attraversare la strada sterrata dove avevo parcheggiato, ma ben più avanti, le tracce salgono in una riva molto ripida. Con la neve e i 20 cm di fresca della notte meglio fare il giro largo. Compio quindi un semicerchio di una mezz’oretta buona su pista ed ecco che ritrovo le tracce che riattraversano la strada e vanno ancora verso monte, ne ero sicuro! La riva in cui sale la traccia non è più cosi ripida, cosi decido di rimettermi sulle tracce. Senza troppe aspettative, cammino per una decina di minuti, quando inaspettatamente ad una trentina di metri, da sotto un abete, vedo una macchia scura partire al trotto.
Vari pensieri si susseguono nella mia mente: “è lunedì, cavolo, potevo sparargli al cinghiale!” Subito seguito da “meglio un cinghiale oggi che neanche una cerva domani”. L’ultimo pensiero si tramuta in imprecazione: “Ma cribbio, sono li nel bosco, mi è appena partito un cinghiale davanti, e sono stato così bradipo da neanche l’ho inquadrarlo nell’ottica, che fesso!!”
Arrivo all’abete dal quale era partito, alzo il ramo basso e noto che il setolone ha una cuccia, un gias, un bivacco, chiamatelo come preferite, di tutto rispetto, mica scemo! “Vabbeh… mi dico… proviamo a seguire ancora le tracce, per lo meno ho la certezza che sono freschissime”. Faccio una ventina di passi in salita, mi trovo su una minuscola dorsale che guarda una valletta, questa è bucolica, faggi e abeti sparpagliati qua e la, il torrentello che si sente ma non si vede, un masso enorme in mezzo a questa valletta ad una 40 di metri da me, il tutto con la neve, che bello… alla base del masso vedo una macchia scura, tonda. Punto con il fucile e guardo nell’ottica, alla base del pietrone c’è proprio una macchia nera, strana, immobile.
Abbasso il fucile, la macchia scura si muove di pochi centimetri verso destra. Riprendo la mira e questa volta intuisco che è proprio il cinghiale e anche la sua posizione, miro bene, (anche perché ho il fucile nuovo del babbo, al suo primo colpo a caccia) tolgo la sicura, sparo!
Un urlo rimbomba per la valletta. Prendere l’ho preso, ma speriamo di non averlo ferito, visto che per di più sono da solo. Aspetto qualche minuto pregando tutti i santi di non averlo solo ferito e poi mi dirigo sull’anschutz.
Tracce di sangue nessuna, neanche di pelo. Possibile? Seguo le impronte ed ecco che lo vedo, steso a terra. Non una goccia di sangue dall’anschutz a dove lo trovo circa una trentina di metri… mi fermo così a dieci metri circa da lui, sono da solo e non mi fido, ne ho sentite troppe sui cinghiali, faccio così una palla di neve, bella dura e pressata. Prendo la mira e gliela tiro proprio sul grugno: nessuna reazione. Mi avvicino e lo tocco con la canna della carabina. Niente… Secco li! Che gioia!
Appoggio quindi il fucile ad un albero e rispondo a Gianni via radio che mi chiede se sono stato io ad a sparare.
“Sì, sono stato io “.
“L’hai presa?”,
“Sì… cioè… no… cioè….”
“L’hai presa o no?”
“Si l’ho preso, ma un cinghiale!”
“Sei il solito culatin (espressione tipica della valle ). Non conosco nessuno con la tua fortuna!”
E mentre parliamo via radio, il cinghiale, forse per un riflesso nervoso, esala un ultimo respiro. Non vi dico, con un tuffo alla Buffon, dove sono finito per la paura!!!!
Segno subito sul tesserino e trascino il cinghiale verso la pista forestale. Qui eviscero ed inizia il lungo calvario fino al fuoristrada. Ci metterò un’ora ad arrivarci.
Al fuoristrada, mi accorgo che il bello deve ancora venire: Come cavolo me lo carico un cinghiale di 50 kg, da solo?! La lampadina si accende! Apro il portellone, metto il cinghiale seduto come una persona e lego il muso alla maniglia interna del portellone del Toyota (che se conosco i giapponesi la maniglia resisterà). Poi lo prendo per le zampe posteriori e alla terza dondolata riesco a gettarlo nel baule, miticooo!!! (ci sarebbe stato bene un video tutorial).
Raggiungo Gianni e la masquotte, non ho sentito lo sparo, ma per radio mi hanno detto che son riusciti a prendere una cerva. Li raggiungo mentre arrivano alla loro macchina con una giovane cerva, bellissima.
Ci raggiungono anche Frank ed il suo amico. Siamo tutti gioiosi ed estasiati… che mattinata!
Gianni seppur abbia preso una cerva, non fa che prendermi in giro per la mia fortuna sfacciata… l’amico di Frank rincara la dose:
“Sono mesi che vado al cinghiale, in battuta con i cani e non ne ho preso uno! E a te, da solo nel bosco, ecco che te ne parte uno, e pure al trotto, e che ti aspetta li a poca distanza per di più. Che culo che hai!!!”
Poi subito dopo “Guarda, se prendevi una cerva ero felice per te, non mi incavolavo, ma che mi prendi un cinghiale, così poi come la racconti, guarda mi fai veramente montare il nervoso!”
Provo a difendermi, con quella vena narcisistica tipica del cacciatore: “Il primo può essere culo, il secondo un super culo, ma alla terza volta che prendi un cinghiale da solo, per me incomincia ad essere abilità e bravura!”
Non vi dico gli insulti che mi sono arrivati, anche dalla masquotte, che da più giovane di me dovrebbe portarmi un minimo di rispetto. Gianni mi affonda con un: “Sarà il tuo odore che piace ai cinghiali, per quello che non scappano e ti vengono solitamente incontro!”…
La prossima volta vi racconterò della super padellata sincrona di Frank e del sottoscritto su due cerve… una scena di caccia stupenda… una delle più belle che ho mai vissuto.