Sospendere la caccia a 7 specie? La FIdC replica alla LIPU
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Lo scorso 5 luglio la LIPU, Lega Italiana Protezione Uccelli, ha lanciato una campagna in difesa di 7 specie di uccelli cacciabili, definite dalla stessa associazione come specie in difficoltà che “vivono un declino preoccupante a livello globale”.
Secondo la Lega Italiana Protezioni Uccelli l’allodola, la coturnice, la tortora selvatica, il moriglione, il tordo sassello, la pavoncella e la pernice bianca stanno soffrendo “a causa dei cambiamenti climatici e della distruzione del loro habitat naturale ma continuano, nonostante le difficoltà, ad essere oggetto di caccia” e per questo ha chiesto a Governo, Parlamento e Regioni di intervenire per escluderle dall’elenco delle specie cacciabili.
La replica di Federcaccia
Oggi, a poco meno di un mese di distanza, la Federcaccia ha replicato alla campagna della Lipu inviando agli Assessorati competenti un documento con le proprie argomentazioni tecniche che, sulla base delle più recenti pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali, chiariscono l’attuale situazione delle specie in questione.
“Non possiamo fare a meno di notare – ha commentato FIdC – che la richiesta di attenzione della LIPU in merito alle specie in difficoltà sia stata negli ultimissimi anni quantomeno poco lineare, dal momento che si sono susseguite campagne aventi per oggetto, variamente, diciannove, sei, una, cinque e ora sette specie diverse”.
“Il fatto poi – continua Federcaccia – che tali campagne facciano sempre capo a una richiesta di affiliazione a quest’associazione e di raccolta fondi per le sue attività, non è forse il viatico migliore per poter pensare ad un approccio sereno, laico e oggettivo ai problemi denunciati da parte della LIPU”.
Le argomentazioni tecniche di Federcaccia
Il documento tecnico inviato da FIdC alle Regioni pone l’accento sulla sistema di classificazione utilizzato dalla LIPU, che non avrebbe alcun valore ufficiale. Secondo Federcaccia, infatti, “la classificazione utilizzata dalla LIPU è quella dell’ente privato BirdLife International, e utilizza l’acronimo SPEC, declinato in 3 diverse forme, SPEC1, SPEC2 e SPEC3. Tale classificazione non ha alcun valore ufficiale, essendo propria di un ente privato ed esistendo altri documenti invece ufficiali della Commissione che analizzano e definiscono le condizioni delle popolazioni delle specie di uccelli in Europa e nel Mondo. Tra queste le due fonti d’informazioni più importanti sono la Red List of European Birds e il Rapporto Articolo 12 della direttiva 147/2009/CE. A queste si aggiunge la classificazione generale dell’IUCN, che ha carattere di collegialità ed ha quindi un valore necessariamente superiore a quello dell’ente privato BirdLife International. I documenti ufficiali citati utilizzano del resto le definizioni IUCN, che sono ben undici, che assegnano alle specie un livello crescente di rischio d’estinzione”.
“La differenza sostanziale nella validità delle definizioni IUCN, utilizzate nella RED LIST, sta nella enormemente superiore raffinatezza dell’analisi e nella collegialità delle scelte. Per fare alcuni esempi la classificazione SPEC mette insieme nella categoria SPEC1 specie a demografia e stato delle popolazioni completamente diverso, tra cui ad esempio l’edredone e l’oca collorosso (differenza di un ordine di grandezza nella popolazione), oppure la pavoncella con il chiurlottello (la prima con alcuni milioni di individui stimati e l’altro giudicato vicino all’estinzione con avvistamenti di poche unità).
Per questi motivi secondo Federcaccia “non possono essere considerate attendibili tutte le argomentazioni tecniche citate dalla LIPU, essendo errato il fondamento iniziale”.
A questo link potete leggere la versione integrale del documento tecnico della FIdC, curato da Michele Sorrenti dell’Ufficio Avifauna Migratoria e da Valter Trocchi dell’Ufficio Gestione Ambientale Faunistica, dove trovate l’analisi dettagliata dello stato di salute di ognuna delle 7 specie in questione.