Piccolissimi calibri da caccia, il 6 Central Fire di Falco Arms
Un calibro di fascino e cura artigianale, di quelli che nelle sere di inverno ci si mette al tavolo di legno con polvere, piombo e bilancino e si rivive il rituale della ricarica.
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Il secondo calibro di cui voglio parlarvi nella nostra rubrica dedicata ai più piccoli calibri da caccia è il 6 Central Fire, il più giovane tra tutti i “piccolissimi” poiché la sua immissione sul mercato risale solo al 2014 a cura della Falco Arms, azienda italiana specializzata in monocanna e combinati di piccoli calibri. In effetti, data la genesi, il calibro 6 C.F. è anche comunemente chiamato 6 Falco o 6 Centrale Falco.
Differenze con il 6 Rim Fire: utilizzabile a caccia e ricaricabile
A differenza del calibro 6 Rim Fire (Rimmed, o più comunemente Flobert) che abbiamo visto nella precedente presentazione, qui la munizione è in ottone, di altezza 60mm, con innesco di tipo Small Pistol, e contenente, a seconda delle configurazioni, da 0,08 a 0,12 grammi di polvere divisi da un sottile cartoncino dai 5,5/6 grammi di pallini numero 11, 12 e addirittura 13 data l’estrema sottigliezza del bossolo. Segue un secondo cartoncino di chiusura e una goccia di resina o di cera a sigillare il tutto.
Il fatto che l’innesco sia Small Pistol e la cartuccia in ottone, caratteristiche queste che, come vedremo, lo rendono vicino per filosofia al calibro 8 Magnum, genera due grandi differenze rispetto al 6 Rimmed: è un calibro utilizzabile a caccia e le sue munizioni sono facilmente ricaricabili.
In effetti le cartucce del calibro 6 C.F. sono tutte ricaricate, nel senso che esistono armerie che caricano queste munizioni e le vendono a pacchetti di 10/25/50, ma non esiste un processo industriale di caricamento per cui nessuna grande azienda del settore immette sul mercato cartucce di questo tipo. Sta al proprietario scegliere se intraprendere la sua esperienza di ricarica e prove sul campo, e in questo caso la Falco Arms fornisce tutta l’assistenza necessaria, oppure affidarsi alle mani esperte di un professionista. Ma è un calibro di fascino e cura artigianale. Di quelli che nelle sere di inverno ci si mette al tavolo di legno con polvere, piombo e bilancino e si rivive il rituale della ricarica. Proprio in questi aspetti semplici e godibili, così uguali a se stessi da decenni, in queste gestualità, in queste emozioni, risiede la ricchezza di questi calibri e del 6 C.F. in particolare.
Utilizzo a caccia del calibro 6 Central Fire
E poi sul campo di caccia mostra tutta la sua efficacia. Le prestazioni sono paragonabili a un comune 8/44, ma la rumorosità è sensibilmente minore. Siamo poco al di sopra degli 80 decibel a pochi passi dalla volata, il che lo rende impercettibile già a poche decine di metri. La quantità di piombo presente e l’energia sviluppata lo rendono prezioso alleato in tutte le circostanze in cui il tiro da appostamento possa avvenire da un minimo di 5 o 6 metri ad un massimo di 12.
Personalmente non ho moltissima esperienza di caccia con questo fucile: il fatto che sia adatto alla caccia da appostamento (che non è tra le mie più frequentate) e che sia così recente la sua immissione sul mercato, fanno si che gli episodi in cui l’ho utilizzato non siano moltissimi.
Oltre alla soddisfazione nella caccia ravvicinata e silenziosa ai corvidi, che io ritengo un approccio diverso dal più classico appostamento per il tiro a volo, ma estremamente efficace e forse anche più appagante, dove ho utilizzato con successo il 6 Centrale, ho in mente una mattina di caccia in cui ero stato invitato da un amico, “Nacche” il suo soprannome, a un appostamento ai tordi sulle colline immediatamente a ridosso di Livorno con una vista sul mare di Ottobre che da solo valeva il prezzo della levataccia. Grande passo e grandi mattinate di caccia. Ricordo che Nacche, cacciatore vecchia maniera che si fidava solo dei suoi 12 e 28, quando vide le munizioni del 6 C.F. quasi voleva proibirmi di sparare. Aveva paura che gli sciupassi i tiri guadagnati con il concerto straordinario delle sue numerosissime gabbie di versi e zirli. Poi però, approfittando dell’euforia dei momenti in cui davvero i tiri si susseguivano, iniziai a sparare con il 6. E i tordi cadevano. I tiri non erano difficilissimi, siepi a 8/10 metri, un secco proprio dritto sopra la testa, un paio di traverse pulite e visibili a 12 e anche 14 metri da noi. Quando sparavo con il 6 mi diceva mezzo arrabbiato: “Un’altra volta? Tiragli con il 28!”.
Ma ecco, quella era una situazione in cui il 6 C.F. faceva la differenza e bastava conoscerlo per capire che era nella sua massima espressione: selvaggina di passo pregiata, tiri corti e cortissimi, necessità di non generare troppo rumore, semplicità di uso e, fondamentale, rispetto dell’integrità degli uccelli abbattuti. Al rumore simile a uno schiocco di mani cadevano nettamente come trafitti da una corrente elettrica e la spoglia era ben solida e intatta. “Pensavo tu scherzassi stamani quando ho visto quelle cartucce” concluse Nacche, ricredendosi, mentre tornavamo a casa.
Reperibilità sul mercato
I fucili che lo camerano sono tutti quelli della produzione Falco, nelle tante varianti di monocanna e combinati sia sovrapposti che giustapposti e nelle versioni Standard e Lusso. La sua configurazione particolarmente agevole lo rende adatto a un’infinità di interpretazioni, in un monocanna a cane esterno come fucile dal fascino retrò, in una doppietta lusso per una caccia da appostamento impreziosita dalla peculiarità di un’arma così particolare, in un combinato sovrapposto per gli amanti del capanno che con un solo fucile, magari in 6 C.F./410, gestiscono agevolmente la maggior parte delle situazioni di caccia.
Il mercato è praticamente tutto qui: nel senso che i pochi anni di commercializzazione e la nicchia di pubblico a cui è rivolto, ne limitano praticamente a zero la disponibilità sul mercato dell’usato. Mentre ovviamente, a prezzi vari ma relativamente contenuti, si può trovare tutto ciò che si desidera (kit di ricarica compresi) nella produzione Falco Arms.
Concludendo
L’estrema maneggevolezza, il rischio praticamente nullo di rovinare la carcassa, la possibilità di sperimentare modifiche e miglioramenti nel caricamento, e la sua rumorosità bassissima, ne fanno la bellezza per tutti coloro che sanno apprezzarne aspetti così raffinati e peculiari. Bella idea quella di Falco, che guarda in una direzione innovativa e allo stesso tempo dai sapori tradizionali, in grado di generare nuovi stimoli, nuove conoscenze e cultura e nuove emozioni in ambito venatorio.
ho da poco ricevuto in etedità un Flobert 6 ,non andando a caccia volevo sapere quante cartucce posso detenere in questo calibro
ho regolare porto d’armi per uso sportivo e sono iscritto al poligono, grazie a chi risponderà