Fauna e Ambiente

La sottocultura della posta alla Beccaccia

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Sono ormai passati e lontani gli anni in cui la caccia, più che una passione, era un vero e proprio mezzo per aiutare e sostenere il proprio nucleo familiare portando della carne a tavola. Erano gli anni del dopoguerra in cui, con l’esigue risorse alimentari a disposizione, la cattura di un animale selvatico (parliamo soprattutto di uccellagione) diveniva un mezzo per integrare qualche proteina nella dieta quotidiana. I mezzi che venivano utilizzati (essendo fucili e munizioni difficilmente reperibili e soprattutto molto costosi) erano per lo più tagliole, lacci, ed altri stratagemmi che consentivano la cattura dei piccoli volatili. Facilmente, chiedendo a qualche cacciatore (e non solo) che supera i 60 anni, vi racconterà di questi mezzi di cattura, oggi giustamente illeciti e proibiti dalle normative vigenti.

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La necessità è una cosa…

Tutte queste pratiche (delle quali ne potremmo citare altre, come “il balzello” notturno alla lepre) facevano parte della quotidianità della vita dei nostri nonni e bisnonni ed erano volte ad un unico obbiettivo: ottenere il massimo del risultato con il minimo dispendio di energia.

Ed è proprio da questa mentalità di base che, a mio avviso, si è sviluppata nel corso degli anni l’abitudine della posta mattutina e serale alla Beccaccia. 

Infatti, prima che la moderna agricoltura intensiva (con tutto ciò che ne è correlato) portasse alla quasi estinzione della Starna nel nostro Paese, i cacciatori preferivano dedicarsi ad una caccia sicuramente più proficua piuttosto che insidiare la piccola arciera… ma quando si decideva di farlo, cosa c’era di più semplice che appostarsi al di fuori di un bosco all’alba oppure all’imbrunire?

Va comunque sottolineato che all’epoca tutte le specie che popolavano il nostro Paese e l’Europa intera (salvo cinghiali, caprioli ed altri ungulati vari) erano presenti in quantità enormemente superiori ad adesso, e quindi l’impatto che queste pratiche avevano sule popolazioni animali era minimo.

…La passione è un’altra!

Ma veniamo ai nostri giorni… oggi la situazione è ben diversa, non esiste chi caccia per sostentamento letteralmente parlando, chi è cacciatore lo è (o almeno secondo me dovrebbe esserlo) per pura passione e la passione dovrebbe essere legata a concetti e sentimenti ben più profondi dei “meri” abbattimenti.

Ragionando in questa ottica mi resta difficile capire come nel nostro paese una pratica del genere possa essere così radicata, e non parlo di “incontri accidentali” in occasione di “sberghi” ai tordi, ma di “squadracce” e singoli individui specializzati in questo tipo di bracconaggio.

Le attuali normative implicano infatti che la beccaccia possa essere cacciata da un’ora dopo l’avvio della giornata venatoria fino ad un’ora prima della chiusura della stessa, proprio per consentire a questo meraviglioso animale di poter uscire alla sera verso le proprie zone di pascolo e rientrare indenne alla mattina verso le proprie rimesse.

Molti più Beccacciai… cosa è cambiato rispetto al passato?

Il numero di beccacciai (o presunti tali) negli ultimi anni è incrementato in maniera esponenziale a mio avviso per due semplici ragioni: sia perché laddove la selvaggina nobile stanziale di penna scarseggia la beccaccia è rimasto l’unico selvatico “vero” da poter cacciare con il cane da ferma, sia perché con l’avvento dei “social/cacciatori” e della divulgazione (promozione) mediatica di canali tematici appositi sulla caccia, la “pubblicità” fatta a questo meraviglioso animale è senza eguali.

Questo incremento della notorietà della regina del bosco se da una parte ha portato delle conseguenze positive, quali l’interesse da parte della comunità scientifica e dei cacciatori volti alla salvaguardia ed il monitoraggio della beccaccia, dall’altra ha sicuramente incrementato l’interesse e, purtroppo, la brama di molte persone nei confronti di questo animale, esibendo il quale ci si può fregiare (secondo loro…) di essere grandi cacciatori. Non tenendo in considerazione che eticamente e venatoriamente parlando una beccaccia presa come si deve, sotto la ferma di un cane nel fitto del bosco, ne valle mille e più prese alla posta.

A mio avviso è il voler ostentare la preda (argomento sul quale sicuramente tornerò in altri articoli) che alimenta tutte quelle persone, che non avendo i mezzi adeguati per rincorrere una beccaccia nel bosco, optano per la via illecita, infinitamente più semplice e sbrigativa, nonché subdola e ripugnante, rispetto alla caccia tradizionale con il cane da ferma.

Che peso ha una Beccaccia?

Questi bracconieri (e non parlo magari di un “peccato di gioventù”, ma di tutti quei soggetti che praticano sistematicamente la posta)  dovrebbero domandarsi secondo me che peso ha una beccaccia.

Può essere un semplice uccello migratore di circa 300 grammi catturato di buio con una semplicità imbarazzante, oppure può essere un’animale incredibilmente affascinante, per cacciare il quale ci vogliono anni di fallimenti ed errori con i propri cani, un avversario elusivo ed astuto, che prima di concederti anche solo la possibilità di uno sparo si fa inseguire per una giornata intera in posti incredibili.

Una beccaccia cacciata come si deve ha in carniere un peso incredibile, il peso dato dall’intera azione di caccia che ci ricorderemo magari per anni interi oppure per la vita. Se volete cacciarla per bene non esistono scorciatoie, andate e sbagliate, ma continuate a riprovare per tutto il tempo necessario. Poi un giorno il campano si fermerà, il beeper suonerà e quell’unica beccaccia presa con il vostro cane vi ripagherà di ogni sforzo, lasciandovi impresso nella mente e nel cuore un segno indelebile.

Photo credit: Mick E. Talbot Woodcock (license)

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Pierluigi Mugellesi
Pierluigi Mugellesi
2 anni fa

Abolire l’uso del beeper sarebbe anche più importante…

Fumasoli Mirco
Fumasoli Mirco
2 anni fa

Sono d’accordissimo. Bella riflessione. Parlo da cacciatore con cane da ferma. Ne ho tre.Ma anche da seguita. Per me la caccia è COL cane. Poi, non aborrisco di certo altre forme. Colombacci, migratoria in genere. Ma IO solo per queste , non prenderei la licenza- Prediligo il fagiano. Non sono un beccacciaio . Certo, se nel mio giro abituale , ne incontro una , bè se non padello, è ovvio che mando subito un messaggio a mia moglie con tanto di foto e al primo amico che incontro gli spiattello subito la cattura. IL vezzo dell’ “aspetto” serale, è entrato purtroppo, ingiustamente e anche se sporadicamente, nella tradizione. C’è gente che lo fa e si vanta. E in gioventù io stesso le ho fatte di scemenze. Pentendomi poi e rinnegando oggi, quel trascorso idiota. Io penso che non ci sia altro termine migliore. Idiota. Ho iniziato quando il benessere era entrato nel modo di vita medio. E anche mio padre , aveva iniziato negli anni 60 in pieno “boom”. Solo passione. Con cane. Però, ricordo, ancora ragazzino, che il vezzo dell’aspetto, lo aveva parzialmente colpito. Specie alle starne. Poi si cresce. E si fa anche da…. grandi. O NON si fa. C’è gente adulta,anziana, che si diletta a gironzolare con l’auto per le strade e stradine e alla vista del fagiano, che si sa, inizialmente è incuriosito dal rumore e dalla vista, alza la testa tra l’erba e quello gli spara dal finestrino. Mancanza di sostentamento?, Commercio, arrotondamento della pensione?Macchè. Lì l’idiozia è preponderante. Eppure sarà iscritto a alla FIDC, all’Arci, Enal; Libera, ecc. Come me. Io se vedo un fagiano a terra, certo che lo insidio. Ma col cane. Perdio. Sai quanti ne ho frullati senza sparare?Purtroppo abbiamo questi elementi tra le nostre file.Per non parlare dei pirati vari che scacciano e cacciano TUTTO a rastrello.Una educazione , un’operazione culturale farebbe d’uopo. Forse , dirò un’amenità, ma una sorta di educazione continua alla caccia. Corsi periodici. Io ero infermiere , avevo gli ECM (educazione continua in medicina) e a me hanno aiutato.

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