Cani da Caccia

Il cane da caccia anziano: prendiamocene cura

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Un giorno qualsiasi, a caccia, ci fermiamo a raccogliere i nostri pensieri godendo di quegli istanti irripetibili di pace interiore che la caccia ci dona e lo sguardo cade sul nostro ausiliare, accoccolato li vicino.. il nostro amato amico cane che da anni ci accompagna. E d’improvviso ce ne rendiamo conto…. “O signore, quanto è diventato vecchio!!”

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Improvvisamente, si palesa ai nostri occhi la realtà di tutti quei segnali a cui non avevamo dato peso, come un rientro più prolungato del solito dall’allungo durante la cerca o quella leggera difficoltà a sollevarsi sulle zampe per salutarci  o la ciotola dell’acqua che si svuota più velocemente anche d’inverno o quella difficoltà a mangiare quando prima in quattro bocconi era tutto sparito…

La vecchiaia nel cane

Non so se sia una fortuna o meno, ma la vecchiaia dei nostri amici è veloce ed improvvisa, per i nostri parametri. La loro vita è più breve della media umana e soprattutto non hanno la componente psicologica delle malattie e delle menomazioni. Quindi anche se in la con gli anni, le loro prestazioni non hanno un calo progressivo ai nostri occhi (anche se in realtà avviene..): loro tendono comunque a dare tutto e ancor di più nella caccia perché lo fanno per innata passione e, sopratutto, per gratificarci.

Diciamo subito, però, che la vita media dei cani si è allungata di molto negli ultimi trenta anni, periodo che ho potuto osservare di persona. Un tempo a 9-10 anni un cane era “vecchio” e raramente superava i 12-13 anni di vita oggi, invece, grazie al miglioramento dell’alimentazione, ai grandi progressi della medicina veterinaria, all’aumento della profilassi verso malattie spesso mortali (profilassi anche chirurgica, con le sterilizzazioni) e, di sicuro, ad un’attenzione maggiore data loro da chi li custodisce, la vita media si è innalzata considerevolmente, permettendo ai nostri ausiliari di seguirci a caccia decisamente più a lungo.

Qualche consiglio

Ecco quindi alcuni consigli per preparare il nostro amico quadrupede ad un periodo che inevitabilmente arriverà, ripeto, secondo i nostri parametri, sempre troppo presto.

Dato per scontato tutto ciò di cui ho accennato nei miei precedenti articoli e che spero seguiate a prescindere dalle mie indicazioni (dall’alimentazione giusta e bilanciata nelle varie fasi della vita, alle vaccinazioni, alle cure pre e post cacciata e molto altro) e tornando a quei “segnali” citati all’inizio, a partire dai 7-8 anni di età dovrete ricorrere ancor più spesso ai consigli del vostro veterinario.

Se, ad esempio, tartaro e gengivite hanno colpito i denti (ricordo che è un problema essenzialmente genetico, esattamente come nell’uomo, dipendendo dal pH salivare e dalla concentrazione di sali minerali nella saliva) facciamolo sottoporre ad una igiene orale subito (quando nelle routinarie visite per le vaccinazioni il veterinario vi consiglia di farlo! a volte si procrastina solo per sciocche e, oggi, fuori luogo “paure” per i protocolli anestesiologici necessari per questa manovra) senza aspettare che quei problemi diventino una grave piorrea, con tutte le brutte conseguenze che questa malattia porta con se (non solo perdita dei denti ma anche il rischio d’infezioni all’osso mandibolare e mascellare). Se non è stato fatto, associare questo alla sterilizzazione, per me un obbligo morale soprattutto dopo una certa età, per prevenire patologie gravissime.

Dai 7-9 anni in poi, a seconda della razza, del tipo di lavoro e dello stato di salute, sarà importante eseguire annualmente (esattamente come è nell’uomo “maturo”) degli esami del sangue, soprattutto nelle femmine non sterilizzate (come nei maschi anziani viene sempre effettuato l’esame prostatico durante i controlli di routine) ed in base ai risultati dovrà essere eventualmente variata l’alimentazione, anche se do per scontato che da quella età tutti scelgano cibi “senior” per i loro cani.

E a caccia, quante uscite fare?

Per ciò che riguarda il lavoro, dovremo iniziare a ridurlo nella quantità, in relazione all’età che avanza, considerando che loro, per amore, spremerebbero ogni volta fino all’ultima goccia di energia che hanno in corpo. Anche i tempi e modi di recupero si allungano progressivamente, quindi, è bene sì continuare sempre l’attività fisica ma riducendola nei tempi e nei modi.

Due uscite a settimana e non più di un paio d’ore di cacciata a pieno regime, possono essere più che sufficienti per mantenerli in forma e dar loro modo di gratificarci con le performance cui siamo abituati.

Insomma, adesso c’è un “nonnetto” o una “nonnetta” in più, in casa…
Aiutiamoli a percorrere nel miglior modo possibile quel “sunset boulevard” che la vita, ad un certo punto, impone a tutti gli esseri viventi, noi compresi, coprendoli di tutto l’affetto di cui siamo capaci (anche se senza speranza di essere equi, loro sono unici in questo) per rendere questo periodo della vita magari un po’ malinconico, ma mai triste…

Dr. Francesco Putini, Medico Veterinario

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