PSA, arriva il piano per depopolare il Piemonte dai cinghiali ma il contagio si allarga. I dettagli
Trappolaggio nella zona infetta, caccia di selezione e operazioni di controllo nel resto del territorio, aree protette comprese. Così il Piemonte punta a ridurre drasticamente la popolazione di cinghiali, ma nel frattempo il contagio avanza.
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Sono passati quasi 3 mesi dal 27 dicembre, giorno in cui è stato rinvenuto il primo cinghiale morto per PSA nei boschi di Ovada. Da allora, i casi di positività sono saliti a 69 stando all’ultimo bollettino dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, quello del 21 marzo.
Cosa è stato fatto fino a ora
In questi tre mesi si sarebbe dovuto correre e invece, a tratti, la macchina organizzativa chiamata a fronteggiare l’epidemia ha rallentato fino a fermarsi, come impantanata dalla solita burocrazia italiana.
È vero, velocemente è stata definita la zona infetta, sono state vietate le attività outdoor ed è iniziata la ricerca attiva delle carcasse. Ma poi, stando alle indicazioni europee, doveva essere la volta dei recinti e degli abbattimenti, e qui è iniziato il pantano.
Si è provato a incentivare i lavori di Autostrade per l’Italia per migliore le recinzioni che corrono lungo la A7 e la E25 nel tentativo di chiudere il contagio fra queste due barrire artificiali, ma probabilmente si è arrivati tardi, visto che dalle ultime mappe diffuse dall’IZSPLV è evidente come il virus abbia già superato la E25.
Così si sperava almeno in una veloce approvazione dei piani di abbattimento e invece ci sono voluti più di due mesi per vedere il primo, quello del Piemonte, approvato lo scorso 11 marzo. Mentre nell’altra regione coinvolta nell’emergenza PSA, la Liguria, ancora non c’è traccia del piano di depopolamento.
Ora, dopo l’attesa più lunga del previsto, si spera che il piano piemontese venga messo in atto in tempi brevi e che non ci siano ulteriori intoppi burocrati. Per accelerare i tempi, infatti, è stato approvato senza il parere di ISPRA, motivo per cui le associazioni animaliste hanno già promesso di fare ricorso. Noi nel frattempo, qui vi presentiamo tutti i dettagli dal piano.
Obbiettivo: depopolare il cinghiale in tutta la regione
Quello piemontese è un piano ambizioso con cui l’amministrazione punta a depopolare dai cinghiali non solo l’area infetta dalla peste suina ma anche il resto del territorio regionale, aree protette comprese, mettendo in campo tutte le attività utili agli abbattimenti e coinvolgendo diversi operatori. Oltre ai cacciatori, nominati individualmente e in possesso di specifica formazione, potranno operare infatti anche gli agenti delle province, le guardie delle aree protette, i proprietari e i conduttori dei fondi, i Tutor e le guardie venatorie volontarie.
Il piano resterà in vigore sicuramente fino al 30 giugno, ma potrà essere esteso in base alle necessità. A seconda della zona gli abbattimenti saranno consentiti con varie modalità: si va dal trappolaggio fino a tutte le operazioni di controllo della specie già previste dalle normative regionali, passando per la caccia di selezione che potrà essere svolta anche con strumenti normalmente vietati come visori e luci artificiali.
Quattro diverse zone di applicazione
Per l’applicazione del piano di abbattimento il territorio regionale è stato suddiviso in 4 aree: zona infetta (A1), zona di sorveglianza attiva (A2), zona indenne prossimale (A3) e zona indenne distale (A4).
La zona infetta (A1) è la stessa già identificata dai primi provvedimenti, così come la zona di sorveglianza attiva (A2) che comprende i comuni nell’intorno di 10 km dal confine dell’area infetta. La zona indenne prossimale (A3), invece, di estende dalla zona A2 fino a un intorno di 20 km dalla zona infetta. L’ultima area, quella indenne distale, è costituita da tutto il territorio della Regione esterno alla zona A3. Questa la mappa delle zone e i comuni ricadenti in ognuna di esse.
Comuni nella zona infetta (A1)
Comuni nella zona di sorveglianza attiva (A2)
Bistagno, Borgoratto Alessandrino, Bosco Marengo, Carbonara Scrivia, Carentino, Casal Cermelli, Casalnoceto, Casasco, Castellar Guidobono, Castellazzo Bormida, Castelletto d’Erro, Castelspina, Cerreto Grue, Denice, Frascaro, Frugarolo, Gamalero, Masio, Merana, Momperone, Monleale, Montechiaro d’Acqui, Montegioco, Montemarzino, Oviglio, Paderna, Pontecurone, Ponti, PozzolGroppo, Pozzolo Formigaro, Sarezzano, Spigno Monferrato, Spineto Scrivia, Terzo, Tortona, Viguzzolo, Villaromagnano, Volpedo, Volpeglino;
In provincia di Asti: Bruno, Bubbio, Calamandrana, Canelli, Cassinasco, Castel Boglione,
Castel Rocchero, Castelletto Molina, Castelnuovo Belbo, Cessole, Fontanile, Incisa Scapaccino, Loazzolo, Maranzana, Mombaldone, Mombaruzzo, Monastero Bormida, Montabone, Nizza Monferrato, Olmo Gentile, Quaranti, Roccaverano, Rocchetta Palafea, San Giorgio Scarampi, San Marzano Oliveto, Serole, Sessame, Vaglio Serra, Vesime;
In provincia di Cuneo: Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Castelletto Uzzone, Cortemilia.
Comuni nella zona indenne prossimale (A3)
In provincia di Alessandria: Castelletto Monferrato, Castelnuovo Scrivia, Felizzano, Fubine Monferrato, Montecastello, Pietra Marazzi, Quargnento, Quattordio, Rivarone, Sale, Solero, Alluvioni Piovera,
In provincia di Asti: Agliano Terme, Belveglio, Calosso, Castello di Annone, Castelnuovo Calcea, Cerro Tanaro, Cortiglione, Costigliole d’Asti, Moasca, Mombercelli, Montaldo Scarampi, Montegrosso d’Asti, Refrancore, Rocca d’Arazzo, Rocchetta Tanaro, Vigliano d’Asti, Vinchio,
In provincia di Cuneo:
Bergolo, Bosia, Camerana, Castiglione Tinella, Castino, Cossano Belbo, Cravanzana, Feisoglio,
Gorzegno, Gottasecca, Levice, Mango, Monesiglio, Prunetto, Rocchetta Belbo, Saliceto, Santo
Stefano Belbo, Torre Bormida.
Le misure consentite nelle varie zone
Nella zona infetta (A1), dove proseguirà la ricerca attiva delle carcasse, è consentito soltanto il trappolaggio con l’utilizzo di gabbie e recinti di cattura. Queste operazioni saranno effettuate dalle guardie provinciali e dagli operatori abilitati che potranno utilizzare anche il foraggiamento. Tutti gli animali catturati dovranno essere testati per la PSA e smaltiti secondo le procedure di biosicurezza.
Nella zona di sorveglianza attiva (A2) e nella zona indenne distale (A3) oltre al trappolaggio sono consentiti anche la caccia di selezione e gli interventi mirati di abbattimento previsti dalle normative regionali. In particolare, sarà permesso l’abbattimento da appostamento a terra (anche da automezzo attrezzato) o sopraelevato, l’abbattimento alla cerca da automezzo e gli interventi con cane limiere tenuto in cinghia lunga. Anche in queste zone tutte le carcasse dovranno essere analizzate per la PSA, ma in questo caso quelle risultate negative potranno essere destinate al consumo. La differenza principale delle due zone sta nell’attività di ricerca delle carcasse: nella zona A2 verrà svolta in modo attivo, nella zona A3 in modo passivo.
Nel resto del territorio regionale, zona A4, oltre agli interventi previsti per le altre zone saranno consentite anche quelle attività che prevedono l’utilizzo di cani, come gli abbattimenti in girata e in battuta con cane limiere e la caccia in selezione con l’ausilio di cani da scaccio, che nel piano viene così definita, “Tecnica di prelievo che prevede di individuare la presenza dei cinghiali e muoverli dal sito di rifugio verso le poste con ausilio di un massimo di tre “cani da scaccio” bene addestrati e collegati al conduttore”.
Le modalità per la caccia di selezione
I cacciatori piemontesi potranno esercitare la caccia di selezione in qualunque ATC e CA, oltre a quello di ammissione, richiedendo all’ente la relativa autorizzazione. I cacciatori non piemontesi, invece, potranno esercitarla solo negli ambiti o comprensori in cui sono stati ammessi nella stagione venatoria 2021/22.
Per favorire il depopolamento dei cinghiali la selezione sarà consentita anche nelle ore notturne, e per aumentarne l’efficacia e la sicurezza sarà consentito l’utilizzo di fonti luminose e di visori notturni e termici, sia per la ricerca e l’individuazione dei capi che per gli abbattimenti.
Sempre in ottica di sicurezza, gli abbattimenti in selezione dovranno avvenire da postazioni di sparo fisse, che dovranno essere identificate dagli enti gestori (ATC, CA e aziende faunistiche) e posizionate in accordo col proprietario/gestore del fondo. In pianura, in particolare, si dovranno utilizzare altane per sopraelevare il punto di sparo ad almeno 2,5 metri. Si potrà anche praticare il foraggiamento attrattivo, con massimo di 2 kg di mais da granella al giorno.
Ogni uscita dovrà essere comunicata dagli enti gestori alla vigilanza venatoria della provincia, riportando i nominativi dei cacciatori, il comune d’intervento, l’orario di uscita, i punti di appostamento e le targhe delle autovetture usate per recarsi sul posto.
Abbattimenti anche nelle aree protette
Il piano prevede anche l’intensificazione degli abbattimenti nelle aree protette. Queste zone sono già dotate di un piano di gestione faunistica finalizzato al controllo e al contenimento del cinghiale ma ora la regione chiede agli enti di gestione di migliorarne l’efficacia e implementare nuove azioni.
In particolare, viene chiesta una maggiore diffusione dei sistemi di contenimento che sono già in atto e che sono in accordo con il piano di depopolamento e d’incentivare tutte le modalità di abbattimento a basso impatto in grado di evitare o minimizzare l’aumento della mobilità degli animali, tra cui le catture applicate in modo sistematico con gabbie e recinti di cattura, il tiro selettivo da appostamento e alla cerca, che possono essere integrati con la tecnica dei “cani da scaccio”.