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A Casella si è parlato di conservazione e gestione della Pernice rossa

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Lo scorso 23 giugno, nell’ambito della XV Festa di Casella “Caccia, Pesca e Tradizioni”, si è tenuto un interessante convegno sulla pernice rossa, organizzato dall’ATC Genova 2 Levante e dalla sezione ligure della FIdC, intitolato “Conservazione e gestione della pernice rossa in Italia. Un aggiornamento su conoscenze e buone pratiche”.

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Ben coordinati da Massimo Lavaggi, membro dell’Atc, hanno tenuto le loro relazioni la Dott.ssa Giorgia Romeo, referente scientifico del Centro Studi FIdC, il Prof. Silvio Spanò dell’Università degli Studi di Genova, la dott.ssa Irene Pellegrino dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, il Dott. Luca Ciuffardi, tecnico dell’Atc Genova 2 Levante e il Dott. Roberto Mazzoni della Stella, biologo della selvaggina.

Prima dell’inizio dei lavori ha portato il suo saluto il presidente nazionale Gian Luca Dall’Olio, sottolineando proprio l’attenzione degli organizzatori della manifestazione per gli aspetti tecnico-formativi rivolti ai cacciatori, dovendo però sottolineare una scarsa attenzione di questi ultimi a cogliere queste opportunità. “C’è bisogno di un recupero comportamentale del mondo venatorio in senso etico e formativo – ha sottolineato – e credo che la creazione degli uffici tecnici FIdC sia stato un passo fondamentale in questa direzione e per far crescere la cultura della professionalità, degli studi e della conoscenza“.

Lavaggi, introducendo gli oratori, ha illustrato la scelta del tema spiegando che su questa specie dopo un percorso durato 20 anni che sta dando buoni risultati in termini di presenza sul territorio, l’Atc ha sentito l’esigenza di fare un punto dei risultati raggiunti e verificare le linee per il futuro.

L’esempio del Centro pubblico di produzione di selvaggina di Scarlino

Ad aprire i lavori la relazione della dott.sa Romeo, incentrata sull’esempio pratico di selezione genetica e di ricerca portato avanti dal Centro pubblico di produzione di selvaggina di Scarlino (Grosseto). Ripercorrendo la storia del Centro si è soffermata in particolare sulle tecniche usate nell’allevamento della pernice, che grazie a un lavoro continuo ha permesso di ottenere soggetti certificati dall’Ispra come geneticamente puri, ma anche le tecniche utilizzate per avere soggetti dotati di maggiore capacità e velocità di adattamento all’ambiente naturale e quindi un più alto tasso di sopravvivenza. “Uno degli obbiettivi del Centro – ha ricordato – è quello di essere un modello copiabile ed esportabile altrove, consentendo di replicare gli stessi risultati raggiunti in provincia di Grosseto“.

Le reintroduzione e l’importanza  di ripopolare solo con individui puri

Il Prof. Spanò, che come ha ricordato il moderatore può a buon diritto essere considerato “la rossa” in Liguria e non solo, dopo aver ripercorso la storia della specie ha sottolineato come questa sia assai adattabile se ben allevata e gestita, come dimostra il fatto che il suo areale in Italia si è allargato, con zone che presentano un buon successo di reintroduzioni e alcuni esempi virtuosi, portati avanti con una ottima impostazione tecnico scientifico gestionale.

La Dott.ssa Pellegrino ha affrontato il tema dello status di conservazione genetica della specie in Europa e in Italia. Fra le problematiche che mettono a rischio la pernice rossa ha evidenziato la modificazione degli habitat, il prelievo eccessivo, l’inquinamento genetico e l’omogeneità genetica. Si nota in generale una diminuzione demografica delle popolazioni per problemi gestionali e ambientali, ma anche una carenza di studi genetici e demografici sulle poche popolazioni naturali. I dati raccolti denunciano la mancanza di popolazioni autosufficienti in grado di essere utilizzate per ripopolamento e l’eradicazione dei soggetti ibridi è molto difficile. C’è dunque la necessità di studiare il livello di ibridazione delle popolazioni; monitorare i nuclei presenti in Italia; certificare gli allevamenti per ripopolare solo con individui puri; fare piani di conservazione per le popolazioni naturali e mettere a punto una unica metodologia condivisa che consenta l’identificazione degli ibridi e il livello di ibridazione.

L’esempio dell’ATC GE 2

La parola è poi passata al Dott. Ciuffardi, che ha esposto l’indagine genetica condotta sul territorio dell’Atc GE 2. “Abbiamo ritenuto necessario fare un salto di qualità. Così abbiamo commissionato a un istituto francese lo studio genetico delle pernici presenti sul territorio e provenienti dalle popolazioni impiegate per i ripopolamenti. Lo studio, che sarebbe stato impossibile senza il coinvolgimento dei cacciatori, ha evidenziato che lo stato di conservazione genetica delle rosse sul territorio dell’Atc è in linea con quanto evidenziato dalla bibliografia scientifica degli ultimi anni, con un livello di introgressione che sembrerebbe presentare tassi di ibridazione minori rispetto al trend italiano, dimostrando la giustezza della scelta fatta in merito al fornitore dei soggetti utilizzati per il ripopolamento“.

Le indicazioni pratiche di Mazzoni della Stella

Una serie di indicazioni pratiche frutto di lunghi anni di esperienze sul campo sono state al centro dell’intervento del dottor Mazzoni della Stella. Trattando i diversi metodi di ambientamento comunemente utilizzati, Mazzoni ha esposto di ognuno pro e contro, fornendo indicazioni utili a alzare il tasso di successo delle operazioni di ripopolamento. Fra le cose di cui tenere conto ha evidenziato il miglioramento degli habitat; foraggiamenti; creazione di strisce di incolti con funzione di rifugio; creazione di punti di abbeverata e ripristino delle fonti. “Fondamentale il coinvolgimento dei cacciatori – ha sottolineato – È necessaria una organizzazione degli appassionati di piccola selvaggina in modo che l’impegno gestionale e la tutela della specie, si sviluppino naturalmente fra i praticanti. Solo facendo sentire i selvatici come un bene di cui prendersi cura, si potranno avere risultati positivi e duraturi“.

A chiudere i lavori il Presidente regionale di Federcaccia Liguria Andrea Campanile: “L’apporto scientifico è ormai una questione centrale. I cacciatori troppo spesso se lo dimenticano  ma è fondamentale sapere e conoscere le indicazioni del mondo scientifico che gira attorno alla caccia. solo così si potrà costruire un futuro migliore“.

A margine del convegno, citiamo il saluto del senatore Bruzzone, da sempre di casa a Casella, che ringraziando per la bella iniziativa gli organizzatori ha portato il saluto del ministro dell’agricoltura Centinaio e del sottosegretario all’ambiente Gava.

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