Convegno Caccia e Biodiversità, Panontin: “Utile confronto con la Slovenia”
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La ricerca di un equilibrio tra gli interessi legati alla caccia, all’attività agricola e alla tutela della natura è una sfida difficile ma non impossibile.
È questo il messaggio centrale che è emerso dal convegno Caccia e biodiversità in Europa, organizzato a Gorizia dall’Amministrazione provinciale, al quale hanno partecipato l’assessore regionale alla Caccia e alle Risorse ittiche Paolo Panontin, il presidente della Federazione europea delle associazioni per la caccia e la conservazione (FACE) Michl Ebner, il dirigente del Direttorato caccia, pesca e foreste del Ministero dell’Agricoltura sloveno, Jost Jaksa, il rappresentante dell’Ente forestale della Slovenia, Andrej Sila, il rappresentate di Legambiente Stefano Raimondi e in qualità di moderatrice la vicepresidente della Provincia di Gorizia Mara Cernic.
“È stato un utile incontro – ha commentato Panontin – che ci ha permesso soprattutto di fare un confronto tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia. Sono emerse delle problematiche comuni, come ad esempio l’annosa questione dei cinghiali, sulle quali è evidente che possiamo ragionare assieme. Proprio grazie all’odierno convegno, infatti, abbiamo capito che non è poi così diverso il contesto con il quale ci confrontiamo“.
In particolare, Jost Jaksa ha smentito che in Slovenia ci sia un ordinamento molto più permissivo riguardo la caccia al cinghiale. Anche nei boschi sloveni, infatti, l’attività venatoria nelle ore notturne con l’aiuto di luci e fanali è molto limitata, essendo ammessa solo in casi di particolare criticità. Ma il Friuli Venezia Giulia e la vicina Repubblica sono accomunate anche da un preoccupante dato statistico: cala il numero dei cacciatori con l’inevitabile aumento dell’età media di chi, attraverso la caccia responsabile, deve provvedere all’equilibrio nell’ambito faunistico.
“C’è purtroppo un’idea completamente sbagliata che si diffonde sempre di più“, ha spiegato l’ex deputato ed europarlamentare Michl Ebner. “Si crede che l’attività venatoria sia fine a se stessa, svolta solo per il gusto di uccidere gli animali. Il ruolo dei cacciatori è invece ben diverso e molto più utile alla natura di quanto non si pensi“. O, come ha sottolineato Andrej Sila, la caccia è uno strumento funzionale allo sviluppo sostenibile. e per questi motivi va salvaguardata.
Il problema, tuttavia, è rappresentato dal contesto nel quale si scontrano le esigenze degli agricoltori e dei tutori della natura. “La fauna è l’elemento fondamentale della biodiversità“, ha rimarcato Stefano Raimondi, che ha poi illustrato come le regole cambiano da regione in regione, creando oltre all’intreccio di interessi anche un complesso quadro giuridico. In esso interviene spesso anche la legislazione comunitaria. Infatti, come ha ricordato Ebner, sebbene le Istituzioni europee non hanno competenze dirette in materia, si interpongono comunque nell’ambito venatorio, ad esempio con Natura 2000 o i regolamenti sulla tutela dell’ambiente.
“Di fronte a tanti interessi diversi è utile fare appello all’intelligenza e al buonsenso“, ha aggiunto Panontin riferendosi anche alle recenti vicende nella nostra regione. L’assessore ha ricordato che l’Amministrazione regionale nel luglio del 2015, dopo un’attesa di più di vent’anni, ha adottato il Piano faunistico venatorio, che è ora oggetto di due impugnazioni al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) presentate da altrettanti diversi portatori d’interesse: i cacciatori e gli ambientalisti.
“Sono sicuro che il Piano passerà con successo il vaglio del TAR, ma sono rammaricato per le complicazioni burocratiche e per i ritardi che potrebbero sorgere“, ha dichiarato Panontin, che si è poi soffermato sul trasferimento di competenze dalle Province alla Regione previsto per il primo giugno. “A questo passaggio dovrà seguire una riflessione su come alleggerire le funzioni gestionali in capo alla Regione“.
Fonte:regione.fvg.it