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Un giorno a Caccia Village 2022, entusiasmo e senso di partecipazione

La decima edizione di Caccia Village ha registrato numeri da record: oltre 200 espositori e 32 mila visitatori

Dopo due lunghi anni di assenza dovuti alla pandemia, nel week end del 13/14/15 Maggio è tornato l’appuntamento con la fiera di settore più importante del centro Italia: Caccia Village. Lo abbiamo visitato nella giornata di Domenica e dobbiamo dire subito che se le aspettative erano alte (e il ricordo delle ultime edizioni ormai quasi sbiadito) di certo sono bastati pochi istanti, una volta usciti dalla superstrada che a Bastia Umbra costeggia il centro fiere, per capire che Caccia Village era tornato portando con sé l’entusiasmo di tanti appassionati.

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Già dalle prime ore della mattinata, infatti, i parcheggi si sono riempiti velocemente e solo una bella organizzazione nelle numerose biglietterie ha permesso che non si creassero file troppo lunghe. Le aree di esposizione erano dislocate nei tre grandi padiglioni al coperto, nell’enorme mercato riparato da tensostrutture, nel piazzale adiacente l’ingresso e infine sui numerosissimi e vicini campi di tiro dove, ne parliamo subito, si sono sparate migliaia di cartucce nei più svariati calibri, nelle più svariate prove (fossa, percorso, tripletto, battuta, cinghiale corrente e altre ancora) e si sono succedute per tre giorni di fila sfide tra amici e spettacolari esibizioni di professionisti. Un vero plus questo dei campi di tiro per una fiera di settore come questa.

Il primo padiglione

Il primo padiglione si apriva agli occhi del pubblico appena entrato con il gruppo Browning/Winchester, assente a EOS Verona pochi giorni fa e qui, invece, presente con un vasto assortimento di carabine, con tante varianti della regina della categoria Mk3, fucili da caccia sia dell’uno che dell’altro marchio, fucili da tiro e munizioni di ogni genere sia a palla che spezzate (i must di winchester Standard, ZZ e High Speed sempre un riferimento). Poi, sempre nello stesso padiglione, i molti marchi italiani di fucili di pregio come Rizzini, Falco con la sua bellissima serie di Kipplauf e con gli innovativi sovrapposti R19, Fausti, R.F.M. e, su tutti, lo splendore di Cosmi.

Si aggiungano quelli più particolari, ad esempio dedicati a marchi della ricarica di munizioni, come ALG, azienda italiana che produce una bella gamma di cartucce da caccia curate e molto specifiche per i vari impieghi anche nei calibri 16, 28 e 410, e infine, sempre nel padiglione uno, abbiamo potuto visitare e gustarci gli stand istituzionali, quelli ufficiali della casa madre, dei big europei come Blaser, Mauser e Sauer&Sohn per le carabine più prestigiose al mondo e di Leica, Delta e Burris per quanto riguarda il mondo delle ottiche.

Il secondo padiglione

Il secondo stabilimento coperto era invece dedicato per la maggior parte ai grandi marchi italiani del gruppo Beretta, con Benelli, Franchi e appunto Beretta a farla da padrone con le innumerevoli novità di mercato in bella mostra e una quantità incredibile di fucili da caccia, splendide carabine sia a ripetizione manuale che automatica e, per quanto riguarda Beretta, anche un’ampia parte dedicata al tiro a volo, all’abbigliamento e al progetto Beretta Tribe.

Intorno alle più grandi aziende italiane del settore altri fiori all’occhiello della produzione nostrana in ambito caccia e outdoor, stavolta in declinazione calzature, con Crispi, 3A, Orizo, Zamberlan e Diotto con tutti i propri prodotti più iconici e con molte novità.

Terzo padiglione e area esterna

Nel terzo padiglione abbiamo invece trovato le associazioni venatorie, le molte agenzie specializzate in viaggi di caccia, che ci hanno fatto pensare che il settore goda adesso di un certo appeal dopo gli anni difficili della pandemia, e alcuni negozi molto specialistici improntati alla cinofilia, guinzaglieria, mangimi per cani, recinzioni e trasporto, anche questa passione che con una certa sorpresa abbiamo osservato attirare molte persone alcune delle quali decisamente giovani oltre che a una certa componente femminile tra il proprio pubblico.

Infine, l’area esterna, coperta da tensostrutture, interamente ed enormemente dedicata al mercato, dove si poteva trovare davvero di tutto, dai più grandi e costosi marchi di abbigliamento, scarpe e accessori, fino a un vasto assortimento di smanicati, pantaloni, cappellini, magliette e giacconi in grado di soddisfare qualunque esigenza e qualunque portafogli. Veramente uno snodo notevole quello del mercato che oltre al vestiario proponeva molti marchi artigianali ma ormai affermati di richiami a bocca, stampi e attrezzatura per la caccia da appostamento.

Ci piace dare conto di due brand che hanno attratto la nostra attenzione per le loro peculiarità, perché a dirla tutta di cose belle e importanti ce ne erano a non finire. Ma vogliamo citare il marchio Righeschi, uno dei pochissimi marchi che sviluppa e produce interamente in Toscana creazioni artigianali di vestiario dedicate alla caccia e di grande qualità e fascino. E poi l’elegante stand di GT Outdoors, il marchio creato da Giulia Taboga d’indumenti tecnici interamente dedicato alla passione venatoria in declinazione donna.

L’entusiasmo di un intero settore

A voler descrivere anche solo una minima parte delle cose possibili da osservare e maneggiare a Caccia Village occorrerebbero giorni e giorni di dedizione e di scrittura, e non sarebbe comunque come quel senso di partecipazione, di condivisione, di aggiornamento sulle novità, di curiosità che chiunque, visitatore, appassionato o specialista che sia, può provare passando un bel giorno (un giorno intero è il minimo necessario per vedere tutto) tra gli innumerevoli settori, stand e banchi di esposizione di Caccia Village.

Ma c’è una cosa che possiamo fare, che è quella di riportarvi l’entusiasmo quasi dimenticato di chi la fiera l’ha vissuta dalla parte degli espositori e di chi come noi vi ha semplicemente preso parte da visitatore nel vedere così tanta gente (32.000 le presenze nei 3 giorni di manifestazione) e così tanti giovani e, aggiungo, così tante donne, accomunati da una passione che ognuno poi declina come preferisce, con le sue infinite sfaccettature, ma che in sostanza in queste occasioni ci fa riconoscere come un’unica grande famiglia non così vuota e non così distante come spesso si è rappresentati.

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