Caccia alla Beccaccia, in Italia 8 diverse date di chiusura. Perché?
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Un’unica specie, 20 Regioni e ben 8 date di chiusura diverse. È questa la situazione tutta italiana dei termini di chiusura della caccia alla beccaccia. In alcune regioni consentita fino al termine di gennaio, in altre già ferma nel mese di dicembre.
Tutte le date di chiusura
Si va dall’8 dicembre della Valle d’Aosta, regione italiana in cui la caccia alla Beccaccia chiude prima, al 30 gennaio di regioni come la Toscana, le Marche, il Molise, l’Umbria o la Sicilia (dove il termine di chiusura è stato recentemente prorogato).
In mezzo altre 6 date. Alcune condivise da molte Regioni (come il 19 e il 20 gennaio) altre adottate da singoli dipartimenti, come il 31 dicembre per la Lombardia e il 26 gennaio per la Sardegna.
Queste tutte le date di chiusura per la caccia alla beccaccia in Italia nella stagione 2019/2020, al netto di ricorsi al TAR e proroghe:
- 8 dicembre – Valle d’Aosta
- 15 dicembre – Trentino Alto Adige
- 31 dicembre – Lombardia
- 9 gennaio – Abruzzo e Piemonte
- 19 gennaio – Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Puglia
- 20 Gennaio – Calabria, Lazio, Liguria, Veneto
- 26 gennaio – Sardegna
- 30 gennaio – Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise, Toscana, Sicilia, Umbria
Perché così tante date diverse?
È lecito chiederselo: perché in Italia ci sono così tante date di chiusura diverse per la caccia alla Beccaccia?
Ci si potrebbe aspettare che le differenti date seguano qualche sorta di omologia territoriale o climatica. Ma guardando l’immagine sottostante, che riporta regione per regione le differenti date di chiusura, non sembra essere così.
Territori confinanti o sulla stessa latitudine hanno date di chiusura che differiscono anche di 30 giorni. Come mai? La risposta va ricercata nel caos normativo che le regioni devono affrontare per definire una corretta data di chiusura. Proviamo quindi a chiarire come dovrebbe essere scelta questa data.
Come dovrebbe essere scelta la data di chiusura
In merito la Direttiva europea 2009/147/CE, meglio nota come Direttiva Uccelli è abbastanza chiara: gli Stati membri devono garantire che le specie migratrici oggetto di caccia non vengano prelevate ne durante i periodi riproduttivi ne durante il periodo di migrazione verso i luoghi di nidificazione.
Quindi, il criterio discriminante per la scelta della data di chiusura è l‘inizio del periodo di migrazione prenuziale, ossia il momento in cui le beccacce lasciano il suolo italiano per dirigersi verso i luoghi di nidificazione.
C’è quindi da chiedersi: quando inizia la migrazione prenuziale sul territorio italiano? Qui ci viene in aiuto il documento europeo “Key Concepts document on Period of Reproduction and prenuptial Migration of huntable bird Species in the EU“, conosciuto da tutti con l’abbreviazione Key Concepts.
Questo, creato nel 2001 e aggiornato varie volte (tutt’ora in fase di revisione), raccoglie le “migliori” evidenze scientifiche sulle specie d’uccelli cacciabili in Europa, definendo specie per specie e Stato per Stato i periodi di riproduzione e di migrazione prenuziale.
Cosa dicono i Key Concepts europei
Analizzando i dati raccolti nei Key Concepts appare evidente che nella maggior parte degli Stati europei l’inizio della migrazione prenuziale della beccaccia avviene fra la seconda decade di febbraio e la prima di marzo.
Solamente in due Stati, Italia e Spagna, l’inizio della migrazione prenuziale avviene alla seconda decade di gennaio, con circa 30 giorni d’anticipo rispetto al resto d’Europa.
Ma è scientificamente possibile che le beccacce italiane e spagnole inizino la migrazione verso i siti di nidificazione un mese prima rispetto al resto delle beccacce europee? Oppure c’è un errore di valutazione nelle date fornite da Italia e Spagna?
Leggere differenze nei tempi d’inizio della migrazione sono sicuramente possibili, (decade di sovrapposizione) ma un divario così ampio è difficilmente spiegabile in modo scientifico. La realtà è che ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale che si è occupato di fornire all’Europa i dati italiani sui Key Concepts, per mancanza di studi approfonditi sulla beccaccia ha basato la sua analisi solamente su 2 lavori scientifici, effettuati su un numero limitato di campioni e con scarsa valenza statistica (a questo link potete per approfondire), indicando così una data d’inizio della migrazione presumibilmente anticipata rispetto a quella reale.
Un errore reso palese dai più recenti studi scientifici, che grazie all’utilizzo della telemetria satellitare propongono un’inizio della migrazione prenuziale delle beccacce in Italia coincidente con la prima decade di febbraio, errore a cui si spera venga posto rimedio nell’ormai prossimo aggiornamento dei Key Concepts europei.
Le indicazioni di ISPRA
Tornando alla domanda iniziale (perché in Italia ci sono ben 8 date di chiusura diverse per la caccia alla beccaccia?) per cercare di dare una risposta dobbiamo analizzare le modalità con cui le regioni arrivano a determinare le date di chiusura.
Queste sono inserite nei calendari venatori, uno strumento normativo con cui le Regioni definiscono i periodi di caccia. Per approvare i calendari le amministrazioni regionali devono richiedere a ISPRA un parere scientifico sulle date d’apertura e chiusura proposte.
Per la Beccaccia ISPRA, basandosi sui dati dei Key Concepts italiani che come abbiamo visto non sono allineati ai dati europei, propone questa indicazione (estratta dalla Guida per la stesura dei calendari venatori):
“Un periodo di caccia compreso tra il 1° ottobre ed il 10 gennaio risulta teoricamente compatibile con il periodo di fine della riproduzione e dipendenza definito dal documento “Key Concepts”. Stante lo stato di conservazione della specie e la forte pressione venatoria alla quale viene sottoposta, l’ISPRA considera idonea per la conservazione e la razionale gestione della specie la chiusura della caccia al 31 dicembre“.
Le Regioni e il parere ISPRA
Benchè per le Regioni sia obbligatorio richiedere il parere di ISPRA, quest’ultimo non è vincolante per la definizione dei periodi di caccia. È possibile, infatti, per le amministrazioni regionali discostarsi dal parere dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, e quindi dalle date fornite nei Key Concepts, fornendo delle valide motivazioni scientifiche a sostegno del discostamento.
Come abbiamo visto essendo le date dei Key Concepts italiani opinabili e avendo a disposizione dati scientifici più recenti che dimostrano un’inizio diverso della migrazione prenuziale, molte Regioni scelgono di discostarsi dal parere ISPRA fornendo così differenti date di chiusura. Di solito, l’entità del discostamento dipende dalla qualità dei dati scientifici che hanno a disposizione le regioni e della loro volontà di difendere le proprie scelte in eventuali ricorsi al TAR.
Ecco così spiegato il perché di ben 8 differenti date di chiusura per la caccia alla beccaccia in Italia.
Una soluzione semplice
Per arrivare a una razionalizzazione della data di chiusura della caccia alla Beccaccia in Italia, la soluzione è semplice: basterebbe che ISPRA rivedesse i dati italiani forniti all’Europa per la stesura dei Key Concepts, aggiornandoli con i più recenti dati scientifici disponibili. Ma l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale avrà la volontà di farlo?
Io quest’anno non ho visto nemmeno una beccaccia in 50 anni che vado a beccacce e la prima volta. Da altre parti come è andata. Silvano. Trento
Ok noi possiamo rispettarla ma e nei paesi esteri che devono darsi una regolata no?
Meglio che rimanga così,almeno siamo sicuri di non interferire con la migrazione nuziale anche perché di beccacce c’è ne sono rimaste ben poche.