I benefici della caccia sui giovani: il punto di vista di un 17enne
Questa passione mi ha insegnato molto, ora so come approcciarmi alla natura, come rispettarla e come rispettare la vita stessa
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Sono un ragazzo di 17 anni e ho la passione per la caccia.
Avevo 6 anni quando per la prima volta andai con papà a caccia di allodole in una zona vicino a casa. Ricordo quel giorno come fosse ieri. In auto, mentre raggiungevamo il posto, ero euforico: non vedevo l’ora di scoprire cosa andasse a fare mio papà quando diceva: “Vado a caccia”.
Scesi dalla macchina ci posizionammo dietro a delle piante di mais e aspettammo. Quei minuti mi sembrarono un’eternità. Aspettavamo che passasse qualcosa, ma niente… poi, tutto a un tratto vidi una decina di allodole che venivano proprio nella nostra direzione… dopo, ricordo solo io che correvo con il sorriso stampato in faccia a raccogliere un’allodola. Da quel momento il mio amore per la caccia non ha fatto che crescere.
Negli anni questa passione mi ha insegnato molto e mi ha fatto crescere e responsabilizzato. Oggi, grazie alla caccia, so come approcciarmi alla natura, come rispettarla e come rispettare la vita stessa. Per questo credo che siano molti i benefici che i giovani possano trarre dalla caccia.
Meno Smartphone e più Aria aperta
Sono cresciuto andando a caccia, mentre adesso i bambini crescono con i telefonini, con gli iPad e con i PC. Non che io non abbia mai usato questi dispositivi, ma fino a 11-12 anni non ne facevo uso quasi per niente. Adesso, invece, i bambini escono dalla pancia delle loro madri già con il cellulare in mano.
Trascorrere troppo tempo davanti agli schermi può causare: “scarso profitto scolastico, bassi livelli di attenzione e minori relazioni sociali con i coetanei”. In Italia 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori, che sono troppo spesso permissivi. Così, utilizzando il cellulare e non giocando all’aria aperta con gli altri bambini, diminuiscono i rapporti sociali e si tende a crescere sempre più introversi, chiudendosi in un mondo che non è la realtà.
La caccia può “risolvere” almeno in parte questo problema, aiutando i ragazzi a socializzare (pensiamo ad esempio alla squadra di caccia al cinghiale) e permettendo di passare molte ore all’aria aperta, facendo un’attività fisica sana ed equilibrata.
Io, ad esempio, molti pomeriggi li passavo accompagnando mio padre a caccia. Andavo a caccia la domenica mattina, il sabato pomeriggio e almeno un altro giorno della settimana. Gli altri giorni, nel pomeriggio, facevo sport o giocavo con gli amici, non sentivo proprio il bisogno di utilizzare il cellulare.
Conoscere la Natura per rispettarla
Un altro grande beneficio che la caccia ha sui giovani è quello di sensibilizzare e migliorare il proprio rapporto con la natura. Oggi l’uomo non presta la dovuta attenzione a preservare le caratteristiche che mantengono l’equilibrio dell’ambiente e lo considera una fonte inesauribile per migliorare le proprie condizioni, non curandosi di distruggere un bene assai prezioso anche per se stesso.
La caccia, invece, insegna a noi giovani che la natura va rispettata, amata e soprattutto preservata. Andando a caccia si crea un rapporto indissolubile con l’ambiente che ci circonda e con gli animali che lo popolano. Frequentando assiduamente boschi, radure e campagne impari a conoscere la natura nel suo intimo, è qualcosa che non si può imparare in un documentario o leggere in un libro di scuola. Si crea un legame che deriva solo dal vivere ogni giorno a stretto contatto con la natura e che ti porta a rispettarla e onorarla come un qualcosa di sacro.
Niente Alcol o Droghe se vuoi il porto d’armi
Probabilmente chi non conosce a fondo il mondo venatorio non lo sa, ma per poter andare a caccia bisogna avere una licenza di porto di fucile ad uso venatorio. Per ottenerla, oltre a superare un esame orale in cui sono trattate tutte le tematiche relative alla caccia, bisogna ottenere l’idoneità psicofisica. In sostanza, prima il tuo medico curante e poi un medico legale, devono certificare che sei idoneo sia fisicamente che psicologicamente a maneggiare un’arma.
Tra i vari requisiti richiesti per ottenere l’idoneità c’è anche l’evitare l’abuso di alcol e droghe. Vien da se che i giovani aspiranti cacciatori come me si terranno ben alla larga da queste sostanze. Cosa che purtroppo non sempre si può dire di molti miei coetanei che trovano più esaltante una serata di “sballo” in discoteca piuttosto che una sana giornata di caccia.
Va sottolineato che questo vale non solamente per i giovani, ma per tutti i possessori di un porto d’armi che periodicamente devono rinnovarne la validità sottoponendosi agli esami psicofisici.
La responsabilità di tenere un’arma in mano
Un altro grande beneficio che la caccia porta ai giovani è la responsabilizzazione che deriva dal maneggiare un’arma. Un fucile, infatti, se non lo si sa usare nel modo corretto è un pericolo per noi stessi e per gli altri. Non è un giocattolo, non è uno smartphone, ma un oggetto in grado di uccidere. E il giovane che a 18 anni comincia ad utilizzarlo sente sulle sue spalle tutto il peso della responsibilità che comporta il maneggiare un oggetto potenzialmente letale.
Tra i cacciatori è nota questa storia: un giorno un figlio che seguiva suo padre a caccia, dopo un bel tiro, gli chiese: “Papà, voglio imparare a sparare come te. Me lo insegni?”. Il padre rispose: “Certo figlio mio. Prima però ti insegnerò quando non sparare”.
Va sottolineato, infatti, che ai giovani che si apprestano a diventare cacciatori prima di ogni altra cosa viene insegnato come maneggiare e utilizzare l’arma in totale sicurezza. Perché si, andare a caccia è un piacere, ma possedere e maneggiare un’arma è anche un dovere che impone ai ragazzi disciplina nel detenerla, severa attenzione nell’usarla e scrupolosità nel rispettare le normative vigenti.
L’importanza della vita
Su tutte, però, la cosa fondamentale che mi ha insegno la caccia è rispettare la vita. Può sembrare strano per chi è lontano da questo mondo, ma è proprio così. Quando cresci in una famiglia di cacciatori ti trovi ad affrontare il concetto di morte fin da piccolo e capisci subito il profondo significato che ha il togliere la vita a un animale per cibartene.
Capisci che tutta la natura si basa sul sottile equilibro tra preda e predatore, sul rapporto tra vita e morte. Che non ci può essere vita senza morte. Che la maggior parte delle azioni che compirai avranno un impatto sull’ambiente, sugli animali e sulla vita degli altri.
Tutti concetti a cui la maggior parte dei miei coetanei sembra non interessarsi. Anzi, sull’onda di videogiochi violenti e serie TV che mitizzano i criminali, arrivano a ridicolizzare il concetto di morte. Così come fanno quegli animalisti che brindano quando muore un cacciatore. Forse, passare da giovani qualche giornata a caccia gli avrebbe permesso di avere più rispetto per la vita degli altri.
La caccia è una passione meravigliosa, e chi la pratica “ottiene in cambio solamente cose positive”. Io considero questa attività un ritorno alle origini dell’uomo e la trovo fantastica in ogni sua sfumatura.