Quando la caccia può diventare una… fiaba!
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Più passa il tempo più mi convinco che il brutto della vecchiaia non siano le rughe, i capelli bianchi, la calvizie, gli acciacchi fisici o i dolori muscolari, perché a quelli ci si abitua presto. Il brutto dell’invecchiare è che troppo spesso devi dire addio a tante persone care meno fortunate di noi, perché purtroppo inizia il lento, inesorabile periodo… dei funerali! Il tempo in cui dedichi ogni mattina a guardare le locandine funebri sui muri col timore di trovarci un vecchio amico, un compagno di scuola, di giochi, di caccia… un parente.
Valvola di sfogo
Perdonatemi questa triste parentesi, ma l’ho ritenuta essenziale per giustificare quel che segue. In poco meno di un mese ero dovuto andare in chiesa ad accompagnare nell’ultimo viaggio troppe persone care, ero in preda ad una crisi esistenziale, ad uno sconforto tale che può capirlo soltanto chi ha avuto la sfortuna di provare simili emozioni. Ma noi cacciatori abbiamo una cosa che in molti non hanno, quella valvola di sfogo che si chiama CACCIA. Quella passione, quello stile, quella ragione di vita che riesce ad aiutarti anche nei momenti più tristi, in quelli più difficili da superare. Perché, quando carichi in macchina zaino e fucile e parti alla ricerca della solitudine perfetta, più di una preda spesso hai bisogno di ritornare a casa sereno, con in tasca le risposte che stavi cercando.
Fu così che, nonostante la tempesta artica proveniente dall’Est Europa che imperversava in Italia, decisi ugualmente di fare un’uscita serale. Avevo un disperato bisogno di pace col mio mondo, immerso nella natura. La caccia di selezione era aperta a caprioli, daini e cinghiali, ma nonostante la temperatura fosse rigidissima, desideravo starmene qualche ora da solo, lontano da tutto e da tutti, seduto sopra ad un sasso a ridosso di una vecchia sughera secolare. Oltre alla bassissima temperatura, anche un gelido vento di Tramontana contribuiva a rendere molto spiacevole uscire. Ma ci vuole ben altro per impedirmi di dare la caccia agli ungulati che popolano la mia amata Maremma.
Sono sempre stato uno specialista della caccia a palla, assegnando ad ogni selvatico cacciabile la combinazione arma, ottica, munizione che ritengo più adatte allo scopo. Ultimamente invece, un po’ per comodità, un po’ forse anche per pigrizia, sto usando una sola carabina per ogni forma di caccia praticabile in selezione, dal capriolo al cinghiale: la bella, onestissima carabina Bergara B 14 Green Hunter cal. 308 Winchester dotata di ottica Delta Titanium 2.5 – 15 x 56 HD con reticolo illuminato e corredata di cartucce ricaricate con palla Nosler Ballistic Tip da 165 grani. Nello zaino misi il mio binocolo Leica Geovid 8 x 42 HD, un paio di guanti in neoprene, i miei soliti due coltelli, l’Opinel 12 e il Gerber Gator, e qualche metro di robusta corda di nylon. Con un tempo così avrei dovuto indossare dell’abbigliamento comodo, caldissimo e soprattutto privo di inutili sporgenze e fronzoli che avrebbero potuto impigliarsi e far rumore durante la caccia. Tanti anni fa, in una remotissima armeria nel nord della Bielorussia, dove di freddo sicuramente se ne intendono, avevo acquistato per “un tozzo di pane!” un completo mimetico giacca-pantaloni super imbottiti. Quell’abbigliamento lo uso molto di rado perché dove vivo raramente la temperatura scende sotto lo zero, ma quanto il vento di Tramontana soffia forte è davvero piacevolissimo indossarlo. Per un attimo (ma uno soltanto!) quasi mi pentii di essere uscito, ma visto che oramai ero in ballo, avrei dovuto ballare.
Decisi di aspettare che il sole calasse nel sacco, stando appostato in una provvidenziale rientranza nella macchia! Scelsi comunque un punto dove avrei potuto avere un ottimo campo visivo e un ottimo appoggio. Così caricai la Bergara, l’adagiai sul bipiede Harris e mi misi in paziente attesa. Una volta ingannavo il tempo leggendo un Thriller tascabile, ora lo faccio guardando sul cellulare le news, le notizie su cosa accade nel mondo. Sono i tempi che cambiano, nel bene e nel male, anche se sono e sempre sarò un fedelissimo lettore dei libri e delle riviste stampate. Pian piano che la luce si affievoliva, ne approfittai per godermi estasiato i colori del tramonto mediterraneo. Sono convinto che di tramonti ce ne saranno di bellissimi in ogni angolo del mondo, ma per noi nativi in quel piccolo tratto di costa che va da Civitavecchia al Monte Argentario, i nostri crepuscoli non hanno eguali. Con l’aria resa tersa dal freddo lo spettacolo era davvero mozzafiato.
Un rumore inconfondibile!
Mentre ero assorto, quasi estasiato dalle bellezze della natura circostante, dall’interno del bosco giunse un rumore inconfondibile! Che non doveva assolutamente esserci, né a quell’ora né in quel periodo. Il trillo squillante di un bubbolo, di un campanello per cani! Porca miseriaccia! Mi scappò. Ed ora da dove spunta questo cane?? Qualcuno deve averlo perso? Che ci fosse un cacciatore a beccacce (attività frequente in quel periodo anche se proibita!) per allenare i cani? Mha…! Nel frattempo lo scampanellio si faceva sempre più vicino, anzi sembrava proprio che si stesse dirigendo verso un campo che stavo presidiando. Addio uscita serale di caccia, tempo e benzina sprecati. Ma più che altro mi dispiaceva per il freddo patito sul viso e sulle mani, visto che difficilmente riesco a sparare con i guanti. Pazienza, “non tutte le ciambelle riescono col buco”.
Decisi di aspettare che il cane uscisse allo scoperto accompagnato dal suo conduttore per vedere chi fosse, chissà magari lo conoscevo pure. Quando invece nell’erbaio s’affacciò una femmina di capriolo! Toh, e chi ti manda? Sei proprio quello che stavo aspettando. Imbracciai subito la Bergara, mi misi in punteria e cosa vidi nel nitidissimo del reticolo del mio bel Delta Titanium 2,5 – 15 x 56 HD? Non fatemelo giurare, perché quello che sto per raccontarvi ha davvero dell’incredibile. Non credo sia mai capitato a nessuno di assistere ad uno spettacolo simile. Il capriolo aveva un collarino giallo con appeso un campanellino! Chi potrebbe mai sparare ad un animale così?
La situazione mi sembrò talmente surreale che se non l’avessi condivisa subito con qualcuno sarei morto dallo smaniare! Chiamai il mio collega Selecontrollore Felice per raccontargli cosa mi era capitato, anzi cosa mi stava capitando di vedere e lui invece di ridermi in faccia, scattò come in missile: “Ma allora è vero! Avevo sentito dire in giro che, diverso tempo addietro, ad una signora era scappato un capriolo che allevava in casa sin da piccolo. Glielo aveva regalato un contadino che lo aveva trovato abbandonato durante la falciatura del fieno”. Intanto la capriola col collare s’era sdraiata in terra per ruminare tranquilla a ridosso del vento, ammirarla da pochi metri era un piacere inimmaginabile.
Quando non ci fu più luce per poter avvistare altri selvatici e per tentare un eventuale tiro, decisi che era ora di rientrare. Ma dalla zona di caccia a casa mia ci vogliono una quarantina di minuti di macchina che decisi di sfruttarli per cercare di rintracciare la “proprietaria” del piccolo cervide. Fu più facile del previsto e in men che non si dica mi ritrovai a parlare con una donna felicissima, anche se la capriola era ancora nel bel mezzo di un bosco infestato di lupi famelici. Ci salutammo ripromettendoci di vederci il mattino seguente per tentare di recuperare “la pecorella smarrita”.
Bamby
Dopo una notte praticamente insonne, il mattino seguente ci ritrovammo nella zona di caccia io, l’amico Felice e la signora Gabriella accompagnata da un bel Border Collie. Dopo aver fatto le dovute presentazioni ci recammo nel prato dove avevo visto uscire la capriola con la signora Gabriella che gridava a squarciagola nel vento forte e gelido: “Bamby, Bamby, bambina mia”. Vederla così in ansia, preoccupata mi fece diventare piccolo piccolo, perché c’era mancato davvero poco che la sua piccolina gliela trasformassi in… spezzatino! Quel che seguì mi sembrò di viverlo come un reality, come se fossimo in una fiaba della Disney. Cesare, il Border Collie, impiegò meno di un minuto per trovare la sua compagna di giochi, nascosta nel bosco. E appena Gabriella poté finalmente riabbracciare la sua amata, ci vennero gli occhi lucidi a tutti. Giuro che se mi dovesse capitare di rivivere un’altra scena come quella, potrebbe essere la volta buona che appendo le carabine al chiodo. Anche se mi ci vorrebbero diverse pareti e una scatola di robusti chiodi!
Dopo il commovente, entusiasmante ritrovamento, la signora Gabriella ci raccontò tutto dall’inizio, di come era cominciato il suo calvario una decina di giorni prima. Cesare e Bamby vivevano praticamente insieme, in simbiosi. Il cane aveva fatto da padre e da madre al cucciolo di capriolo sin dal giorno del suo arrivo alla fattoria. Da allora trascorrevano le giornate insieme, a giocare e rincorrersi nei boschi maremmani, mentre Gabriella e suo marito Francesco gestivano la loro Azienda Agricola. Purtroppo, un bruttissimo pomeriggio cane e capriolo scomparvero senza lasciare tracce. Non avendo avuto più notizie fino al giorno del mio magico avvistamento, possiamo solo fare delle ipotesi su cosa accadde, sulle cause della loro fuga. Secondo me e Felice, cane e capriolo potrebbero essere stati attaccati dai lupi che, terrorizzandoli e costringendoli ad una fuga precipitosa, li ha fatti poi smarrire. Il cane, più anziano e più esperto, dopo una settimana è riuscito a ritrovare la strada di casa e a rientrare nel canile, mentre per Bamby la situazione deve essersi fatta molto più difficile.
Cos’altro dire? “Tutto è bene quel che finisce bene!” Voi non potete immaginare la mia felicità nell’aver aiutato a ricongiungere la giovane capriola alla sua amata padrona Rosa e al suo compagno di vita e di giochi, Cesare. Ripensandoci così, a freddo, su due piedi, credo che quella sera, anche se non ho sparato un colpo, è stata sicuramente una delle più belle battute di caccia della mia vita!
io caccio solo migratoria : allodole, tordi, sasselli, cesene. mi piace sparare al volo!
sono un cacciatore di serie B?
Appena arrivo a casa gli spiumo, gli starno,gli metto sottovuoto a buste di 9 cadauna e introdotte nel congelatore.
Aspettando il momento giusto per degustarli con la polenta! Mangiarli con amici cacciatori raccontando balle all’infinito e degustando del barbera doc ascolto le giornate di caccia concluse : le padelle, la cerca, il recupero, il tipo dei pallini, il calibro dei fucili ecc.
Tutti commenti da esperti cacciatori, spesso si lamentano che le cartucce non hanno funzionato, troppa umidità, giornata calda ecc. ho sbagliato il fucile, non ho più la mano …….( tra me e me dico , sono tutte scuse, sono delle chiappe)
Io al contrario quando mi invitano a dire come caccio, non ho difficoltà a dire la verità : caccio con diversi fucili semiautomatici, doppiette, calibri diversi 12/20, cartucce di diverse ditte, quelle capitano per le mani, il calibro dei pallini, 8/9/10/11/12/ non ho preferenze. non considero le giornate fredde, le giornate calde , le giornate umide, ecc. sparo qualsiasi cartuccia che ho in quel momento, per me le considero tutte uguali…..l’unica cosa che trovo indispensabile avere una buona mira……e io ce l’ho!!!
concludo la giornata di caccia sempre con un carniere più colmo degli’altri!!! Fortuna, bravura, che ne so….non mi pongo nessuna domanda non men frega niente….e così e basta! Una volta ero per allodole sparavo con dei pallini del 12…. mentre andavo per raccogliere una allodola mi era sbucata una lepre a circa 20 metri ……la feci secca! Spesso quando mi reco in società sento dei commenti di esperti cacciatori sulle varie problematiche di caccia, con indifferenza mi accendo la pipa e mi leggo un libro.
Ciao Nanni,
Perchè devi sentirti un cacciatore di serie B?
Io CREDO, anzi, ne sono certo, che non esistono categorie nel mondo della caccia..
Ma soltanto “scelte e gusti personali!”
Ho conosciuto un grandissimo Safarista di fama internazionale che quando gli chiesi quale caccia preferisse fare lui mi rispose: “Quella alle allodole con la civetta!”
Ed un altro mi rispose più o meno allo stesso modo: “Per me quando una sera al rientro abbatto dai 20 ai 30 tordi è come se abbattessi di nuovo un elefante…
Sono gusti: Punto e basta!
I cacciatori di serie B che io chiamo i “mezzi cacciatori” sono quelli che a caccia NON CI VANNO e quando ci vanno sono pigri e svogliati….
Ma chi invece esce di casa carico di buoni propositi e ricco di speranze
è sempre un GRANDISSIMO cacciatore indipendentemente dal tipo di selvaggina scelta da cacciare
Un caro saluto
Marco B
Nanni, dimenticavo,
IO, per poter “Classificare” un cacciatore vorrei poter sapere quanti paia di scarponcini (o stivali!) consuma in un anno…..
Fattore che ritengo davvero fondamentare
Di nuovo un caro saluto
MB
Caro Andrea,
Intanto ti consiglio di andare a vederti questo video…
Ovviamente mio…
https://www.youtube.com/watch?v=F1_201ohggA&t=3s
Poi procediamo per ordine!
Posso GARANTIRTI per esperienza PERSONALE che con la palla giusta un buon 308 “atterra” tutta la grossa selvaggina europea (forse con la sola esclusione del bisonte, ma se dovessi avere un faccia a faccia con un bel toro …ci proverei ugualmente!)
A te interessa il cervo, giusto?
Ok, trattiamo il pannonico, l’ungherese danubiano che sfiora, se non supera, i 300 kg…
Fino a 250 mt lo abbatti pulitamente, oltre non rischierei, non tanto per la potenza della munizione quanto per la radenza del calibro.
Io consiglio palle di buon peso tipo 165 – 180 grani, di robusta costituzione.
A doppio nucleo e/o con tecnologia Bonded, con mantello saldato.
Anche le monolitiche vanno molto bene, è una questione di gusti..
Usando delle palle in lega unica potresti anche scendere di peso (vedi il filmato!)
IO, dovessi affrontare un grosso coronato con un 308 ci andrei con delle Nosler Partition da 180 grani per tiri fino a 150 – 200 mt, , dovendo tirare oltre scenderei di peso con la stessa palla (o similari A-Frame, DK, TUG, EVO, WWPowerMax, etc) fino ai 165 grani…
Con la speranza di esserti stato un po’ di aiuto, colgo l’occasione per porgerti i miei più cari saluti
Marco
Ciao Marco, secondo te il 308 win può essere adatto per la caccia al cervo, fino a quali distanze e con che tipo di ogive?
Grazie
p.s. bellissimo racconto
Un saluto
Posso GARANTIRTI per esperienza PERSONALE che con la palla giusta un buon 308 “atterra” tutta la grossa selvaggina europea (forse con la sola esclusione del bisonte, ma se dovessi avere un faccia a faccia con un bel toro …ci proverei ugualmente!)
A te interessa il cervo, giusto?
Ok, trattiamo il pannonico, l’ungherese danubiano che sfiora, se non supera, i 300 kg…
Fino a 250 mt lo abbatti pulitamente, oltre non rischierei, non tanto per la potenza della munizione quanto per la radenza del calibro.
Io consiglio palle di buon peso tipo 165 – 180 grani, di robusta costituzione.
A doppio nucleo e/o con tecnologia Bonded, con mantello saldato.
Anche le monolitiche vanno molto bene, è una questione di gusti..
Usando delle palle in lega unica potresti anche scendere di peso (vedi il filmato!)
IO, dovessi affrontare un grosso coronato con un 308 ci andrei con delle Nosler Partition da 180 grani per tiri fino a 150 – 200 mt, , dovendo tirare oltre scenderei di peso con la stessa palla (o similari A-Frame, DK, TUG, EVO, WWPowerMax, etc) fino ai 165 grani…
Con la speranza di esserti stato un po’ di aiuto, colgo l’occasione per porgerti i miei più cari saluti
Marco