A dura prova: il lungo e impegnativo test sul campo della Benelli Endurance
Da novembre a marzo ho stressato a fondo la nuova carabina semiautomatica di Benelli: ho voluto mettere a dura prova l'insieme dei materiali e del progetto sottoponendo la Endurance a una stagione venatoria intensa come se fosse nelle mani più distratte che possano capitargli. Qui vi racconto com'è andata.
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Una carabina semiautomatica ha una vocazione precisa che è la caccia al cinghiale. Che sia in battuta o in girata o alla cerca poco cambia: questo tipo di caccia, visti l’ambiente generalmente folto in cui si pratica, le condizioni meteo più disparate e impegnative che si possano immaginare e gli animali poderosi a cui si va incontro, richiede alle armi delle specifiche ineludibili: precisione, potenza, affidabilità e robustezza.
Avevo già avuto modo di sparare con la Endurance durante i giorni del Benelli Hunting Adventure dello scorso anno, le sensazioni erano state molto buone, ne avevo già dato conto su queste pagine, ma una cosa è un test di mezz’ora al poligono, un’altra è avere a disposizione l’arma per dei mesi e poterla utilizzare a fondo sul campo per capirne pregi ed eventuali limiti.
A una carabina come la Endurance, con questa destinazione e con queste premesse, non si possono fare sconti. E così l’ho richiesta nella configurazione che secondo me meglio la rappresenta, ossia in polimero nero, senza fronzoli, e nel calibro dei calibri per il cinghiale: il 30.06 Springfield.
Unboxing
La Endurance non è una carabina che ha vocazione da lusso o collezionismo, è dinamismo e contemporaneità, e così la confezione nella quale la vado a ritirare in armeria è di tipo sportivo, ricercata ma essenziale. Scatola di cartone lucido bianco su cui troneggia orgoglioso il classico marchio Benelli in rosso. All’interno, in un cartone sagomato ad hoc è alloggiata la carabina completamente montata e avvolta in un nylon protettivo.
Dopo pochi istanti dall’apertura della confezione si ha già il piacere di poterla tenere tra le mani. Il tutto è corredato da un piccolo kit che contiene le pieghe intercambiabili e le due clip a sgancio rapido per il portacinghia, oltre all’immancabile BenOil.
Com’è fatta
La prima cosa da dire della Endurance è che con questo progetto Benelli ha completamente ristrutturato il panorama delle sue carabine semiautomatiche. Tutto ciò che c’è stato negli anni precedenti ha fatto esperienza e creato il presupposto per tutte quelle scelte che oggi hanno permesso di presentare sul mercato un prodotto che si propone come punto di riferimento di questo segmento. Lo si capisce da subito. Dalle scelte di design, di distribuzione dei pesi e di meccanica. Le parole d’ordine, che costituiscono gli obiettivi ma in qualche modo vengono utilizzate da Benelli anche come capisaldi nel presentare quest’arma, sono precisione, resistenza e affidabilità.
In effetti la caratteristica principale della ComfortTech, come per tutta la serie di semiautomatiche Benelli, è lo stelo a presa di gas rivestito con trattamento BE.S.T. in modo da aumentarne sensibilmente la resistenza ai gas e garantirne la massima affidabilità in ogni condizione (ci sarà modo in questo articolo di tornare a parlare di come abbiamo testato queste capacità).
La versione testata è la Endurance ComforTech 3, il calcio è in tecnopolimero e come si evince dal nome ha il sistema integrato ComfortTech con nasello intercambiabile CombTech (ho scelto quello di altezza media +0.6 mm) l’asta è ugualmente in tecnopolimero caratterizzato dalla zigrinatura AirTouch. La canna è una CRIO (trattamento che tutta la famiglia ha in comune) da 51cm filettata M14x1 e in calibro 30.06 (è disponibili anche nei calibri .308, 300WM e 9.3×62, con varie lunghezze di canna, qui trovate la nostre presentazione di tutti i modelli), con bindellino in fibra di carbonio con tacca di mira da battuta e mirino regolabile su entrambi gli assi. La carcassa è in ergal con finitura anodizzata nera. La lunghezza calcio-grilletto è di 360mm regolabile da 350 a 370, così come sono disponibili e di serie le modifiche per la deviazione Dx e Sx. Il caricatore è un classico bifilare estraibile con alcuni dettagli ridisegnati per garantire la massima sicurezza in riarmo. Lo scatto è molto netto e alleggerito a 1,8kg, non ha precorsa e non è regolabile ma la sensazione è che sia più che adeguato alla categoria di utilizzo di questa carabina. Sulla bilancia il peso complessivo si attesta sui 3,300 kg.
I primi colpi su bersaglio e cinghialino corrente
Appena tolta dalla scatola colpiscono forme ed ergonomia, si percepisce un brandeggio facile e bilanciato. La Endurance ComfortTech 3 si sente confidente e pronta, difficile non percepire un immediato feeling con il disegno e la distribuzione dei pesi di questa carabina. I materiali usati per questa versione ne esaltano ancora di più questi aspetti rendendola, come la immaginavo e come l’avevo voluta per il test, particolarmente adatta alla caccia in battuta senza compromessi: l’impugnatura è salda e la calciatura non teme condizioni meteo difficili e ambienti folti e ricchi di arbusti.
Ma prima di andare a caccia è sempre bene tirare qualche colpo per capire due cose: dove spara (ed eventualmente praticare qualche accorgimento) e prendere un minimo di confidenza con il grilletto.
E’ già tempo di caccia al cinghiale quando la carabina mi viene recapitata e per il primo giorno scelgo di andare al cinghialino corrente con due tipi di munizioni da caccia in diverse granature (le Sako Hammerhead da 180gr e delle Fiocchi EPN da 150gr). Prima di sparare in corsa però preparo due bersagli che metto a 35 metri uno di fianco all’altro alternando bersagli e munizioni. Ne risulta che in generale per me la carabina spara alta, non tantissimo ma comunque da correggere. Poche regolazioni e con quattro colpi con entrambe le munizioni colpisco il centro del bersaglio.
Sono soddisfatto e carico. La sensazione sul grilletto è che non sia molto leggero (in effetti è alleggerito ma rimane comunque 1,8kg), ma poi ci prendo confidenza e capisco come utilizzarlo, è chiaro che è meglio non stringere con forza ma tirarlo con decisione e regolarità. Lo scatto così è netto e pulito e come vedremo consente anche rosate di tutto rispetto. Le mire sono molto luminose e sottili, a 50 metri è assolutamente possibile acquisire un bersaglio delle dimensioni di un cinghialino da tiro con precisione più che buona.
Alla fine della sessione rilevo che la boccola che ricopre la filettatura per l’eventuale installazione di un freno di bocca (non necessario in questo calibro e con i sistemi di assorbimento dello sparo integrati della calciatura) si è allentata diverse volte, non è un problema grave, anche perché avviene in lunghe quanto inusuali sessioni di tiro, ma comunque c’è da prestarci attenzione.
La Benelli Endurance in caccia
Quando arrivo alla posta tiro fuori la Endurance dalla sua fodera e finalmente posso stringerla in mano in attesa di una bella canizza. E’ nel suo ambiente e provandone il brandeggio in un contesto molto fitto posso apprezzarne la dinamicità assoluta e la nitidezza dell’impianto di mira (montato su bindellino in carbonio e regolabile anche in deriva). Metto quattro cartucce nel caricatore, arretro l’otturatore e lo inserisco. Per sbloccarlo e caricare l’arma la levetta sulla destra della guardia del grilletto risulta abbastanza resistente, bisogna fare una certa pressione, ma questo garantisce sicurezza e rende l’idea di un serraggio molto forte e preciso. Anche con i guanti riesco a utilizzare la carabina, faccio diverse prove, non ha mani molto grandi, magari per qualcun altro potrebbe non essere semplicissimo.
La prima battuta si rivela subito fortunata e malgrado i soli quattro cinghiali abbattuti in quella giornata, uno decide di farsi vivo alla mia posta arrivando senza cani. Lo sento salire dal pendio a passo svelto e mi preparo, non ho molto spazio per tirare ma sono fortunato perché arrivato a venti metri da me esce da una piccola macchia e si ferma per un istante. L’ho dritto di muso ma quel secondo che ho per mirare mi fa decidere che vale la pena, sparo mirandolo alla testa, l’unica parte che mi offre, il cinghialetto di una quarantina di chili fa una specie di giro su se stesso poi cade scalciando. L’ho preso alla spalla e la palla è uscita dalla schiena. Non è stato un tiro difficile (e neppure millimetricamente preciso) ma sono felice perché mi ha dato modo di rinnovare nel migliore dei modi la Endurance e ha tradotto in risultato sul campo quelle buone sensazioni che avevo nelle prove. L’acquisizione è nitida, il brandeggio facilitato da peso e dimensioni contenute, non c’è stato niente fuori posto.
In un’altra uscita di fine stagione, in una soleggiata giornata di Gennaio, ho invece avuto modo di fare un tiro completamente diverso su un cinghialetto piccolo (20-25kg) che correva forte al margine del bosco nell’erba alta. E’ uscito dall’angolo del campo a sinistra della mia posta, a circa 30-40 metri, a dire il vero non so se l’abbia colpito solo io o il mio compagno a destra, o entrambi, abbiamo sparato due colpi ciascuno mentre era davanti alle nostre poste ed è stato preso due volte. Ma quello che conta è stata la sensazione provata in un tiro al pulito come si dice in gergo, quando la possibilità di seguire l’animale, essere rapidi e poter riallineare rapidamente per replicare il colpo diventano condizioni imprescindibili per un buon risultato.
In generale tra dicembre e gennaio ho potuto adoperare la Endurance sia in campo aperto in poste ampie sia in contesti fitti e con meteo piovigginoso dovendomi muovere spesso e attivando ogni volta la sicura. Tutto questo mi ha consentito di portare agli estremi un’arma che deve essere, a detta di Benelli, inarrestabile. Per cui nel corso di tutta la stagione l’ho violentata non pulendola mai dal primo all’ultimo giorno di test, facendogli prendere sole, vento, pioggia, un po’ di fango e tanti gas di combustione senza pulire né canna né presa di gas. Non è un atteggiamento da imitare ma volevo portare a dura prova l’insieme dei materiali e del progetto sottoponendo l’arma a una stagione venatoria intensa nelle mani più distratte che possano capitargli.
Uno stress test finale
Prima di arrivare sul mercato la Benelli Endurance supera già tutti i test di sicurezza NATO (caduta, colpo accidentale) e quelli del BNP (3000 spari da 50 a -40 gradi Celsius), ma nella mia idea di simulare un’intera stagione venatoria ricca di episodi e di trascuratezza, a caccia finita, a Marzo, dopo oltre un mese dall’ultima battuta, ho deciso di portare ancora la carabina al poligono e sparare in sequenza veloce 4 cartucce di marca diversa, granatura diversa, proiettile diverso, lasciando anche cadere il caricatore a terra (asciutto e con un po’ di erba) come può capitare in caccia. L’obbiettivo era verificare se in condizioni di forte stress si manifestassero problemi di inceppamento.
Ho sparato poco meno di 60 colpi e calcolando che nel corso della stagione ne avevo già sparati altri 40 circa il totale da Dicembre a Marzo è stato di oltre cento colpi, senza mai pulire la carabina. Alla prova dei fatti non c’è stata la minima incertezza, ogni colpo ha seguito quello precedente sia a canna fredda che a canna calda, sia sparando molto veloce che aspettando qualche istante in più. E’ vero che si tratta di un test empirico, ma credo che le condizioni a cui è stata sottoposta la carabina vadano ben al di là dell’utilizzo tipico, per quanto intenso, di qualsiasi cacciatore di cinghiale.
Oltretutto, pur non ricercando la precisione, il risultato delle rosate è stato sorprendentemente positivo segno che la canna Crio e l’insieme della componentistica assicurano prestazioni omogenee e di buon livello con un range ampio di munizioni e con condizioni di stress molto accentuate (ad esempio dopo 2 o 3 sessioni ravvicinate da 4 colpi la canna era letteralmente infuocata, ciò nonostante non si sono verificati errori grossolani).
E in ultimo la spalla dopo una cinquantina di colpi era provata, certo, ma non in modo così netto come tante altre volte mi è capitato, segno che anche senza freno di bocca le tecnologie costruttive applicate a calcio, nasello e a tutta la struttura (ComfortTech in testa) assolvono egregiamente al loro lavoro malgrado la leggerezza dell’arma (utilissima nella facilità di aggancio bersaglio e replica del colpo).
Quanto costa la Benelli Endurance?
Il prezzo di listino della Endurance ConfortTech 3 in calibro 30.06 Springfield è di 1995 euro, con prezzi che al pubblico si aggirano sui 1600 euro. Un costo oltremodo adeguato se si considerano le caratteristiche tecniche dell’arma e soprattutto se in una caccia che richiede molto ci si vuol presentare con una carabina che abbia specifiche al top in termini di funzionalità e sicurezza.
A chi la consiglio
La famiglia delle Endurance rappresenta uno dei prodotti su cui Benelli ha fatto più evoluzioni per garantire il massimo della prestazione e secondo me la versione ComfortTech 3 rappresenta a pieno le qualità di questo progetto espressamente dedicato a un tipo di caccia molto specifico: la battuta al cinghiale.
Questo è un settore in cui si cimentano le più importanti realtà di settore e che ha esigenze specifiche ineludibili, ma possiamo esprimerci senza paura di smentita dicendo che con questa carabina Benelli offre al cacciatore un prodotto al top della categoria, dal design bello e innovativo, una maneggevolezza assoluta unita alle migliori tecnologie dedicate al comfort. Come visto l’arma è molto precisa, modulabile, assolutamente continua nella prestazione e senza la minima incertezza anche se messa in condizioni di utilizzo difficili. E’ bella, trasmette belle sensazioni, spara precisa ed è pronta ad affrontare battuta dopo battuta, anno dopo anno, molte giornate alla posta in attesa del re della macchia.
Recensione in breve
Design - 9.5
Materiali - 8
Tecnologia - 9
Affidabilità - 10
Prezzo - 8
8.9
Ottimo
La nuova Benelli Endurance ha linee moderne, ergonomia, sportività. E' una carabina che colpisce al primo sguardo ed è piacevole da maneggiare. La qualità dei materiali non manca e monta tutta la tecnologia che in questo momento Benelli può esprimere. È Efficace nel tiro, sicura e affidabile anche in condizioni molto stressanti. Di sicuro non ha un prezzo leggerissimo ma neppure al di sopra di ciò che realmente offre e comunque in linea con i prodotti concorrenti.