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Ho provato le novità Benelli 2023, ecco le mie prime impressioni

L'aggiornamento del semiautomatico M2, la nuova Endurance Comfortech, la Lupo in una nuova veste mimetica e la particolarissima HPR. Sono queste le novità di Benelli che ho avuto la possibilità di provare, qui vi racconto com'è andata.

È per me una fortuna poter partecipare ogni anno al Benelli Hunting Test Adventure, la due giorni di caccia, tiro a volo e poligono che Benelli organizza per far conoscere alla stampa le novità della produzione. È un’occasione di incontro e di scambio con colleghi di altre testate e addetti del settore, il quale, a mio avviso, in questo periodo storico ha bisogno più di confronto e unione che non di divisioni e campanilismi che ci indeboliscono. Credo che anche questo faccia parte dello spirito che Benelli vuol dare a queste iniziative.

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Quest’anno ero solo, a causa di un piccolo impedimento dell’ultimo minuto avuto da Luca, quindi, spetta a me il compito e il piacere di raccontarvi com’è andata e descrivervi le sensazioni provate utilizzando le varie armi in test. Vorrei farlo in modo semplice, come farei vedendoci tra amici nei giorni successivi a questa esperienza. Dettagli tecnici molto specifici e dati oggettivi li rimandiamo agli approfondimenti futuri che faremo per ogni arma provata.

La mattina del primo giorno siamo stati ospiti del TAV di Fano, in uno scenario che già conoscevo ma che ogni volta toglie il fiato per quanto è suggestivo. Sparare a piattelli che dalle colline di grano puntano giù velocissimi verso il blu dell’Adriatico dà veramente un’emozione particolare. Qui abbiamo potuto conoscere e provare i nuovi M2 di cui tra poco vi parlerò. Il pomeriggio siamo stati al Poligono Mercorelli per testare tre novità in rigato: la Endurance Comfortech 3 e due nuove Lupo, la particolarissima HPR e una versione in mimetico, la Grey Elevated II. Il secondo giorno, invece, è stato interamente dedicato alla caccia negli spettacolari scenari della riserva di Valle di Fiordimonte: mattina alla piuma in quota con i cani da ferma e gli M2, pomeriggio in altana con le Lupo.

Il nuovo M2, un tuttofare rivolto all’efficacia

Al TAV abbiamo dedicato diverse ore all’M2, sia nella versione Black che in quella Camo Max 7, e ho così potuto familiarizzare a fondo con l’arma. L’M2 si può considerare un entry level dell’offerta Benelli, è un semiautomatico versatile e senza fronzoli, d’altronde la serie M contraddistingue da sempre le armi della casa di Urbino più votate all’azione piuttosto che a far mostra di sé in collezione (pensiamo ai leggendari M1 e agli attualissimi e in forza a molti eserciti M4).

Dell’M2 avevo già utilizzato e apprezzato molto la versione precedente (e ancora in listino); la filosofia dell’arma l’ho riconosciuta, così come lo spirito innovativo e la confidenza che dà al cacciatore, ma il nuovo M2 è stato molto rinnovato e pur presentando ancora caratteristiche di grande sportività, a mio avviso non si è andati a esasperarne troppo linee e concetti.

Ne risulta un fucile moderno, molto piacevole e facile nel brandeggio, un tuttofare di rango, che si presta alla caccia in ambienti umidi, agli acquatici ad esempio, o anche per il tiro a migratoria impegnativa come i colombacci. Con gli strozzatori intercambiabili (sono 5 quelli in dotazione) e una robustezza comunque contenuta in 3,1 Kg di peso è un fucile che si è fatto apprezzare anche nelle molte ore di caccia al seguito dei setter nelle scoscese radure della riserva a due passi dal Parco del Pollino.

Bindella con sbalzo e mirino lungo permettono una grande facilità di entrata in mira; il calciolo maggiorato e anatomico è molto confortevole e svolge un egregio lavoro di assorbimento del rinculo (la prova è empirica: ho sparato 150 cartucce in 2 giorni temendo dolori alla spalla che invece non sono mai arrivati); il nuovo disegno dell’asta, che ricorda quella già vista sull’ultima versione del Montefeltro, permette una presa piacevole e un aiuto di stabilità e comfort durante il tiro.

Un fucile del genere secondo me è perfetto in tecnopolimero, da scegliere nero o nella nuova proposta Camo Max 7 a seconda di gusti e impieghi, ma il materiale sintetico (di alta qualità come questo) lo rende un fucile contemporaneo, pronto all’azione, insensibile a sfregamenti, umidità, ruggine e quant’altro.

E tutto è rivolto all’efficacia sul campo: il nuovo disegno della carcassa, che ho notato subito come differenza dal precedente M2 e che devo dire ho messo sotto stress in questi giorni, a mio avviso è anche più piacevole e rende meno spigolosa l’arma rispetto a prima, ma soprattutto è pensato per agevolare l’inserimento e l’estrazione di cartucce nel serbatoio permettendo di lavorare bene anche in fretta e magari con i guanti.

Endurance Comfortech 3: solida, compatta e confortevole

La nuova Endurance Comfortech 3, la semiautomatica dalle forme inconfondibilmente Benelli, l’ho provata sul cinghialino corrente in calibro .308 e con canna da 51 cm. Appena mi è stata consegnata l’ho percepita come un concentrato di forza, piccola e compatta, pesa poco più di 3 kg ed esprime grande solidità, oltre a una cura dei dettagli all’altezza di questo marchio.

Montava un’ottica 1-6×24 e vi confesso che mi sarebbe piaciuto provarla anche senza, adoperando le tacche di mira che su una carabina da battuta come questa a parer mio sono straordinariamente efficaci e belle da utilizzare.

In pratica, ho dovuto prendere confidenza più con l’ottica che con l’arma, perché la Endurance in polimero nero l’ho sentita mia subito. Facile, confortevole con l’ampio appoggio offerto dal calcio con Montecarlo, nella giusta proporzione di agevolezza e stabilità, molto curata pur trattandosi di una delle versioni base dell’offerta Benelli, una di quelle che prenderà acqua, freddo e fango alla posta aspettando il passaggio dei cinghiali in corsa verso le poste.

Molto semplice il caricamento, nessuna incertezza nella rapida successione dei tiri, assorbimento del rinculo più che buono, io mi sono trovato benissimo.

Lupo HPR BE.S.T, più sorprendente di come me l’aspettassi

A un certo punto, da uno dei foderi (tra l’altro i foderi Benelli sono veramente belli) distesi sul tavolo del poligono, Mirco ha tirato fuori lei, la Lupo HPR, la novità tecnica più importante dell’annata Benelli. Io non ero stato in fiera (purtroppo quest’anno non sono potuto andare né a Eos né a Caccia Village), avevo però letto e visto presentazioni della HPR, avevo un’idea, ero curioso, ma dal vivo non l’avevo mai vista. E che dire: la prima impressione è stata ancora più sorprendente di come me l’aspettassi.

È possente, massiccia, bella e accattivante senza dubbio, ma ti fa capire subito che non appartiene alla stessa categoria delle altre. È di categoria superiore? È solo diversa nell’aspetto? È adatta o meno alla caccia? A tutte queste domande non si può rispondere in una giornata. Ci saranno molte HPR da utilizzare, molti colpi da sparare in poligono e a caccia, molte pagine da scrivere, prima di poter dire la nostra in modo consapevole e onesto.

Per ora quello che posso dire è che me la sono voluta gustare, l’ho maneggiata, studiata, immaginata, provata, percependola sempre come un qualcosa “a parte” rispetto a ciò che siamo abituati. Dal freno di bocca enorme (specialmente perché quella testata era una .308), alla canna fluted di proporzioni importanti, fino alla calciatura in polimero piena di attacchi e completamente adattabile.

Insomma, che sia diversa non c’è dubbio, così come che sia imponente per aspetto, scelte e anche per sostanza: è pesante (intorno ai 4 kg senza ottica, quindi con bipede e ottica adeguata alle sue prestazioni raggiunge i 5,5/6 kg) come deve esserlo un’arma importante da tiro long range e con quelle caratteristiche, e come non deve esserlo una carabina da caccia alla cerca, nel bosco, in contesti che possano richiedere avvicinamenti e tiri non particolarmente studiati. Dipende. Questa è la parola che mi viene in mente. Dipende da che cosa si voglia chiedere alla nostra carabina. Dipende dal tipo di utilizzo che se ne farà. Dal contesto di caccia. Dalla nostra condizione. Dal nostro piacere.

Sicuramente la HPR esula dalle forme e dalla sostanza comune di molte armi da caccia, offre soluzioni inedite pescate a piene mani dal mondo sporting, e come ogni scelta innovativa ha pro e contro che vanno valutati. A me è parsa impegnativa, questo sì. Ma anche bella, possente e precisa.

Lupo BE.S.T. Grey Elevated II

L’altra Lupo che abbiamo utilizzato era invece nella nuova configurazione estetica data dal ricercato e contemporaneo mimetismo Gore Optifide Elevated II.

La carabina, strutturalmente, è la stessa di cui abbiamo parlato in altri articoli: calcio con nasello rialzato (scelta secondo me azzeccatissima), scatto regolabile tra 1kg e 2 kg, caricatore bifilare, otturatore con azione a 60 gradi e canna da 56 cm per il calibro .308 che avevamo in test. Fermo restando l’ottima opinione che ho della Lupo, qui la cosa nuova e più rilevante da descrivere è proprio il trattamento mimetico in grado di donargli maggiori caratteristiche di camuffamento nella vegetazione. In sostanza è un pattern composto da macro e micro-elementi che riproducono l’alto contrasto della luce sulla vegetazione del sottobosco.

In questa versione, poi, la Lupo ha sugli acciai di canna e pacchetto otturatore l’ormai conosciuto trattamento BE.S.T., ma in una nuova veste cromatica opaca (che esalta i toni metallici del grigio – da cui il nome Metal Grey), che nulla toglie alle sue qualità di resistenza e bassi attriti ma che in questo colore meglio si addice ad affiancare esteticamente ma anche concettualmente la proposta Camo della Lupo Grey Elevated II.

Devo dire che al di là del gusto personale (c’è a chi piace un’arma solo per il su rendimento, c’è a chi piace classicissima in legno, c’è chi la preferisce ultramoderna e così via, ognuno ovviamente ha le proprie predilezioni estetiche), un trattamento mimetico di alta qualità come questo permette di riempire quel vuoto che esisteva tra le armi in polimero nero e quelle con calciatura in legno più o meno pregiato.

Io le Lupo le ho provate tutte, la prima nera in polimero, poi l’edizione successiva in un elegantissimo e, secondo me, indovinato legno con finiture opache Nature Brown sugli acciai, e infine questa che permette di avere solidità, resistenza ai fattori meteo come acqua, sole e gelo, e a quelli accidentali come sfregature e urti, ma allo stesso tempo permette di calarsi nel contesto di caccia con un’arma perfettamente in tono con l’ambiente. In più dal punto di vista pratico secondo la mia sensazione riesce a conferire al maneggiamento una percezione morbida, piacevole, quasi vellutata che certamente non dispiace.

In conclusione

Come fa ormai da diversi lustri, anche quest’anno Benelli è riuscita ad aggiornare il suo ampio catalogo con novità fresche e stimolanti, sia per noi operatori di settore che siamo chiamati a testarle che, soprattutto, per il pubblico. Dopo averle provate son certo che queste nuove produzioni Benelli stuzzicheranno l’interessi di molti cacciatori. Noi, nelle prossime settimane, torneremo a parlarne per presentarvele in dettaglio.

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