A Caccia da ProtagonistiRubriche

A caccia nel ventesimo secolo MM-MMI

Correva l’anno duemila, il tanto famigerato nuovo secolo, il ventesimo, per me da un lato un’indimenticabile stagione di Caccia, ma dall’altro un dolore ancora più grande, incolmabile.

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Qualche giorno dopo la “mezza seconda” di Pernice & Lepre… mio Padre, mio Amico di caccia e mentore da sempre, veniva ricoverato per accertamenti cardiologici dopo essere stato male proprio la domenica dell’Apertura e avermelo tenuto nascosto!
Lui stesso mi faceva promettere di non mollare tutto e di pensare, piuttosto, ai Cani, la mia Zazà, e Duscka, la sua setter.
Da domenica 01 ottobre 2000, quindi, ero solo e tutto cambiava, dopo una vita trascorsa in sua compagnia.

La mia prima volta da solo e con due cani.

Lo scorso giovedì, per distrarmi, per tenerli allenati e per capire se tra loro c’era intesa per portarli insieme, avevo “provato” Zazà e Duscka in una bellissima zona di caccia, alta e affacciata sul mare, collinare con qualche tratto pianeggiante, ben arieggiata, da sempre una delle mie zone preferite per la Quaglia, dove non mancavano mai le Barbare e la Lepre.
Insisteva ancora il caldo estivo, ma da due giorni finalmente pioveva, soprattutto nei costoni che scendono a mare, aveva diluviato da lì a poco.
Ora il cielo era limpido, il maestrale aveva spazzato via tutto, la temperatura si era abbassata e quindi potevo controllare al meglio la zona.

I cani andavano alla grande, non vedevo nessuna competizione tra loro, viceversa Zazà sembrava fare da guida alla più piccola Duscka, che avevo già avuto modo di valutare e apprezzare in qualche altra occasione cacciando non distante da mio padre.
Alternandosi a vicenda, nel corso della mattinata avevano involato dodici quaglie, tutte accoppiate, scaltre e smaliziate, pedinatrici d’eccellenza agevolate dal territorio impervio e dalla macchia fitta della nostra isola.
Per me era stata una bellissima sorpresa, uno spettacolo per gli occhi… vederle, le due setters, lavorare di fino e con tanta sintonia era stato un tuffo al cuore.
Mai avrei creduto di poter trarre tanta soddisfazione dal lavoro di due ausiliari che cacciano insieme.

Prima di rientrare alla macchina le avevo portate alla fonte per rinfrescarsi e rinfrescarmi e nei pressi, tra rocce e rovi, si erano esibite in un vero capolavoro, l’una senza intralciare l’altra, andando a scovare un’intera brigata di Pernici, diciotto per l’esattezza, mai avrei pensato così tante.
Così era deciso, la domenica prossima sarei tornato lì, con Zazà e Duscka, fosse solo per divertirci a Quaglie, la mia prima e grande passione di cacciatore vagante con il cane da ferma, che a dirla tutta preferisco ancora alla nostra Nobile Stanziale.

Domenica 01 Ottobre 2000

Era ancora buio quando ero arrivato a casa dei miei, dove sono diventato grande.
Quel giorno però era tutto diverso, ad iniziare dalla situazione di mio padre… per finire al “magone” che mi aveva pervaso quando ero entrato, da solo, nel giardino a prendere i cani…
Loro avevano già capito, da quando, un paio di giorni, ero io che li accudivo, ma, fermi davanti al portone lo aspettavano comunque …finché, riuscito a distrarli, li avevo caricati in macchina, dove, per tutto il tragitto Duscka era rimasta impassibile, con lo sguardo nel vuoto.

Dopo aver attraversato due paesi e percorso quasi sessanta chilometri, eravamo giunti sul posto. La strada di penetrazione, sterrata, era ancora allagata dalla forte pioggia della notte, ma il cielo era stellato e soffiava una leggera brezza da nord-ovest , di grande aiuto, con la macchia bagnata, per l’andamento della giornata di caccia.
Aspettando l’alba approfittavo per calzare gli scarponi, allacciare la cartucciera e sfilare dal fodero il Beretta A301 cal.20 regalatomi proprio da mio padre.

Si andava per Quaglie, quindi, anche avendo trovato le Pernici giovedì scorso per provare l’affiatamento dei cani, conoscevo bene la difficoltà nel ritrovarle!
Era una di quelle Brigate talmente furbe che gli mancava solo di saper leggere e scrivere, di quelle che conoscevano il calendario venatorio e la domenica si davano letteralmente “alla macchia”, di quelle che nonostante tutto, campioni ausiliari inclusi, hai voglia…

Intanto, mollati i cani era meglio prestare subito attenzione, infatti già nel primo pianoro a lato della strada poderale, fitto di felci e rovi, era facile trovare le prime coppie del piccolo gallinaceo.
Zazà e Duscka, appena entrate, giravano bene, sembrava che andassero insieme da sempre, incrociavano, allungavano, si cercavano … quando, sul bordo del crinale era stata Duscka a rallentare e bloccarsi in pochi passi.
La grande, Zazà, era immobile qualche metro dietro… in conferma, leggermente flessa sulle zampe aspettava la mossa ”dell’altra”.
Io ero piazzato di lato tra loro a godere di tanto spettacolo… quando Duscka rompeva e chiudeva subito con una curva stretta. Zazà sempre in consenso era di fronte a lei, quando all’improvviso si involavano due Quaglie, prendendo direzioni opposte.
Con un doppietto abbastanza facile mi era riuscito di fare la coppiola!
Duscka andava sulla prima e Zazà la seconda, caduta poco più lunga.
La prima ad arrivare con la quaglia era Duscka… l’altra sembrava come voler dare precedenza alla più giovane e aspettava per ricevere anche le sue carezze.

Chi inizia bene è a metà dell’opera… si proseguiva quindi verso il centro del pianoro, , un banco di roveti bassi molto fitto dove c’era da mettere a dura prova le gambe, visto l’obbligo dell’abbigliamento leggero data la stagione, tant’era che in quegli anni usavo i parastinchi per evitare ulteriori problemi dalle spine degli stessi rovi nell’aprirmi il varco per il passaggio.

I cani avevano preso il verso giusto e poco dopo vedevo Zazà, testa alta e passo felpato, proseguire diritta per una decina di metri e chiudere infine, con una ferma spettacolare.
Duscka poco distante si avvicinava con molta cautela fino a darle consenso.
Non credevo davvero ai miei occhi, pensavo tutto il contrario…
Aspettavo, piazzato, l’evolversi della situazione e visto che Zazà era ancora immobile, mi avvicinavo… ero ad un passo dalla cagna, con la più giovane sempre ferma al punto di consenso… di colpo, dai miei piedi prendeva il volo un’altra quaglia, il tempo di farla allungare e cadeva giù mentre per la seconda non potevo che marcare la rimessa per ribatterla con calma.
Mentre aspettavo Zazà per il riporto vedevo Duscka, spostata qualche metro più avanti, in ferma solida… senza aspettare “l’altra” mi affrettavo per servirla, altre due quaglie si alzavano velocissime, due colpi alla prima e con il terzo colpo buttavo giù anche la seconda.
Zazà era ferma dietro di me in attesa, con la quaglia in bocca… una carezza e arrivava Duscka con la prima delle due, poi insieme ripartivano a recuperare la seconda!

Avevo visto dove si era calata la quaglia precedente , tra un groviglio di cisto basso e felci, all’ombra di un piccolo “perastru” che avevo preso come punto di riferimento.
Una leggera brezza mi accarezza la faccia, i cani erano davanti a me in cerca, si distanziavano di una decina di metri, quando Duscka aveva preso il vento…era tesa, subito rallentava e andava giù, bassa bassa…per bloccarsi un attimo e riprendere… Zazà di poco dietro si allargava per chiudere sul lato opposto.
Era in ferma mentre Duscka concludeva, serpeggiando, la sua “gattonata”.
Una di fronte all’altra e io lì, ancora di lato, pronto…
La quaglia saltava quasi dai miei piedi, era troppo vicina, la lasciavo allungare e sbagliavo la prima botta… poi la seconda… ed infine con la terza, la buttavo giù d’ala.
In un battibaleno i cani le erano addosso ed era ancora Duscka a recuperarla.
Richiamavo Zazà per farla vedere anche a lei, accarezzavo poi tutt’e due, la sistemavo nel carniere, ricaricavo lo schioppo e scendevo verso la fonte sorgiva.

Si erano fatte già le undici e faceva un gran caldo, ma la discesa era in ombra e le due monelle ripartivano, non volevano saperne, continuavano a insistere nella cerca districandosi tra rocce, pietre, rovi, felci e cardi selvatici.
Poi, in prossimità della fonte, si facevano più attente!
Il mio primo pensiero andava alla grande brigata di Pernici involata l’altro ieri, non fosse mai…
Sentivo lo scroscio dell’acqua venire giù , avevo sete anch’io, ma i cani erano “in traccia” e gli stavo dietro con attenzione… Zazà era la prima a cambiare passo, accelerava e rallentava una… due… tre volte, Duscka, avendola notata, si avvicinava lenta e decisa e un momento dopo erano entrambe in ferma.
Ero certo che non si trattava delle Pernici, vista la normale eccitazione dei cani, e trovavo piazzamento su una grossa roccia, quando poco sotto altre due quaglie tentavano la fuga… una verso destra e l’altra dritta davanti a me.
Sparavo d’istinto, come faccio ancora, due stoccate in rapidità e cadevano una dopo l’altra.
Avevano recuperato una quaglia per ciascuna , le monelle, e dopo le meritate coccole era d’obbligo una pausa di ristoro.
Delle pernici non avevano trovato nessuna traccia… il caldo diventava insopportabile… i cani erano andati bene, oltre ogni mia aspettativa, ma il pensiero del mio vecchio non mi dava pace… e riprendevo la strada del ritorno, volevo sapere le ultime notizie sulla sua salute e raccontargli la giornata di caccia, sapevo che ci teneva… Non aspettava altro.

Il carniere di quella giornata
Epilogo

Purtroppo la domenica successiva, il 15 ottobre 2000 , l’appuntamento per l’ultima giornata alla Nobile Stanziale era andato molto male.
Avevo come sempre il cellulare spento e arrivato sotto casa sua avevo trovato l’ambulanza… mio padre era già stato trasportato d’urgenza dal 118 presso l’ospedale di Alghero.
Era la conferma, ahimè, che a caccia insieme non saremo andati più!
L’altro grande dispiacere era sopraggiunto per Duscka, che non vedendo più il suo conduttore e proprietario, lentamente si era lasciata andare…
Nonostante avessi cercato in ogni modo di tirarla su dopo circa due mesi, esattamente il 08 gennaio 2001, ci aveva lasciati.
Non la dimenticherò mai!
Così è la vita.

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