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Cambia il mondo, cambia la nostra sensibilità. Da cacciatore a selecontrollore

Weidmannsheil colleghi!
In questa nuova rubrica parleremo di caccia di selezione, delle tradizioni che ad essa sono accompagnate e più in generale tutto ciò che fa si che il nostro cuore batta per questa ancestrale disciplina.

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La necessità di cambiare ruolo, da cacciatore a selecontrollore.

La legge 157/92 di fatto è quella che ha dato il là in Italia al cambiamento radicale dell’universo caccia; specifica che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello stato e ne regola il prelievo: da quel momento in poi, da quell’11 febbraio di 24 anni fa, la figura del cacciatore cambia, si evolve e si perfeziona: nasce di fatto il cacciatore di ungulati, visto che è fatto esplicito divieto di cacciare gli ungulati con la munizione spezzata.

Si sarà obbligati quindi ad avere un fucile dedicato e un’attrezzatura che accompagna questo tipo di caccia, in buona sostanza, sta partendo una vera e propria evoluzione del ruolo da cacciatore a selezionatore, ma questo sarà un cambiamento lento e servirà del tempo. La vertiginosa spinta della tecnologia fa si che i costi si abbassino e la strumentazione diventi più a portata di tutti.

Ma non è assolutamente sufficiente.

Per essere un selecontrollore, innanzitutto bisogna conoscere il nostro amato territorio, il torrente dove vanno ad abbeverarsi i caprioli, piuttosto che la valle stretta dove se ne stanno in pace i cervi, il campo di granturco dove col favore delle tenebre il cervo banchetterà, o il limitar del bosco dove vedremo magari scappar via qualche piccolo nato da poco.

Bisogna conoscere gli animali che lo popolano, che abitudini hanno: ad agosto sarà normale vedere il capriolo maschio rincorrere la femmina disegnando sul terreno una specie di 8, perché quello è il loro periodo degli amori e quel disegno è il loro modo di corteggiarsi; altrettanto sarà normale a fine maggio, trovare in mezzo ad un prato con erba alta, un piccolo (mi raccomando non tocchiamolo, la madre non sarà lontana e se lo tocchiamo lei non si avvicinerà più perché sente il nostro odore).

Siamo chiamati a conoscerne la densità demografica, questo avviene attraverso il censimento (ce ne sono di diversi tipi a seconda della conformazione del terreno) per poter capire dove, quale classe e in che quantità compiere il prelievo.

È nostro interesse preservare il nostro territorio, sfalciando prati che altrimenti cederebbero il passo al bosco in montagna o riaprendo sentieri chiusi dagli alberi cresciuti o caduti durante l’inverno, perché lì troveremo il cervo che mangia o le fatte del capriolo che usava quel passaggio per andare al versante solivo della valle.

Se siamo attivi e presenti nella nostra zona di caccia, vedremo in un colpo d’occhio il luogo migliore a favor di vento, dove appostarci per osservare i nostri amati animali.

Ricordiamoci che non siamo “Dinamite Bla” che spariamo al primo cespuglio che si muove, siamo selezionatori, ovvero cacciatori di nuova generazione che sanno esattamente a cosa stanno per togliere la vita.

Per metterci in condizioni di maggiore sicurezza è sicuramente consigliabile avere un luogo di osservazione che ci permetta di valutare tutto: razza, sesso, età. Meglio essere in 2 per ridurre la possibilità di errore, perché anche se siamo scafati e dotati della miglior lente in commercio, rimangono pur sempre animali che si fanno vedere quando la luce del giorno diventa meno intensa e le ombre degli animali si mescolano con quelle degli alberi. Per ovviare a queste difficoltà in molti luoghi “nascono” delle cabine rialzate da terra definite anche altane, le quali hanno adeguato spazio per contenere 2 persone e danno anche rifugio dalle intemperie, danno un’ottima visuale ed hanno dei piani fatti proprio per avere un appoggio stabile per la carabina e ci permettono di avere una traiettoria dall’alto verso il basso che risulta essere la migliore.

Il cacciatore di selezione come un contadino

Sono un tipo romantico, di quelli  a cui piace stare attaccati alle tradizioni, probabilmente per fare da contraltare alla frenesia che scandisce le mie giornate. Mi capita spesso, magari in pausa caffè o al bar con gli amici, di parlare con persone che nulla hanno a che fare col nostro mondo, persone che magari avevano il nonno cacciatore, ma che manco ricordano se avesse un cane da caccia o meglio ancora con persone che credono di capire quello che proviamo mentre usciamo una mattina di dicembre quando è ancora notte fonda, semplicemente perché sono nati nel nostro stesso paese. Per cercare di spiegar loro come io vivo la caccia di selezione, solitamente spiego loro che mi devono rivedere nella figura del contadino.

Della propria stalla il fattore conosce a menadito ogni singolo angolo, conosce ogni suo animale, ne va fiero, lo accudisce, lo fa crescere, ne conosce le abitudini, i pregi ed i difetti. Il giorno in cui  decide di sfamarsi con una mucca, bada bene di non prendere la migliore, la più robusta e la più prolifica, viceversa prenderà quella che valutandola ritiene la migliore per lo scopo ovvero quella più bruttina o la meno robusta. Col tempo abbatterà anche la più bella, ma non prima di averla rimpiazzata con una più giovane e vigorosa proprio per far diminuire il rischio di rimanere senza un’adeguata discendenza.

In maniera simile noi selecontrollori, non dovremmo fare la crociata alla ricerca del trofeo più bello o della bestia più grossa, siamo quelli che controllano il territorio e selezionano la selvaggina da prelevare in modo che, col passare del tempo, la popolazione aumenti e sia sana, quando avremo una popolazione bella numerosa e che si presenta bella robusta, allora sarà giusto prelevare capi con trofei e pesi notevoli.

Viceversa, se non gestiamo il nostro territorio con una visione futura, ci ritroveremo nel giro di qualche lustro con una popolazione di ungulati sempre più esile e con trofei che raramente saranno importanti, così riuscire a prelevare un capo da medaglia sarà un’impresa!

Se il contadino scegliesse di abbattere subito la bestia più bella si ritroverebbe a dover far razza con bestie esili e nel giro di poco tempo non avrebbe più una stalla ricca di belle bestie.

Noto che generalmente, con questa spiegazione, la gente tende a capire meglio il nostro ruolo all’interno della società, non ci vede più come dei “Rambo” che non vedono l’ora di scaricare le frustrazioni accumulate durante il lavoro con una sventagliata di piombo.

Questo cari colleghi è un anticipo di ciò che tratteremo in futuro in questa rubrica, parleremo di caccia di selezione e di tutte quella sfaccettature che rendono questa caccia così avvincente; spero vogliate darmi seguito e fiducia lungo questo sentiero di montagna.

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