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Canto quasi notturno di un cacciatore errante dell’aria

L’alba spossata di ottobre spalanca orizzonti banali.
Verdi ormai sbiaditi… e l’orizzonte si incendia!
Fiamme dalle querce.
La guazza sciacqua le fronde roventi.
I rumori dalla macchia scarlatta… come schiaffi inaspettati.
Canti improvvisi, insperati.
Condanni il sangue nelle vene,
lo senti stillare goccia a goccia,
vagabondi pensieri si sovrappongono.
Troppe opzioni in un istante,
sempre sospese e perennemente in ritardo.
Fradicia madida aurora, traboccante di memoria,
inciampo nei pensieri,
e improvvisa si alza la brezza e frena, attenua, attutisce l’immaginazione.
Aria che dalle guance ti riconsegna lucidità.
Gesto consueto, mano in tasca…
freddo del metallo,
scivola sinuosa sull’indice e il pollice la spinge di testa,
due volte, stesso gesto.
Il pollice indugia sull’innesco freddo,
fuori l’aria dai polmoni in una nuvola.
Dolce il movimento a scendere con la mano destra e a salire con la sinistra
un clack rassicurante, la spalla che si abbassa
il pollice che ancora indugia sotto la cinghia, la tracolla.
Con la destra cerchi il legno… il calcio fresco non freddo.
E poi il primo passo nella tua consueta direzione.
Buona caccia a tutti…

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4 Commenti

  1. sono sensazioni che sono chi vive la passione può provarle.
    La passione si vive, non la si può descrivere…..

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