La caccia nella storiaLibri da cacciatoreRubriche

Ernest Miller Hemingway, la vita di un uomo senza paura

"Partirono due ore prima dell'alba, e dapprima non fu necessario spezzare il ghiaccio sul canale perché erano già passate altre barche. In ogni barca, al buio, in modo che lo si udiva ma senza vederlo, il barcaiolo stava ritto a poppa, col lungo remo. Il cacciatore era seduto su uno sgabello fissato al coperchio di una cassetta che conteneva la colazione e le cartucce, e i suoi due o tre fucili erano appoggiati sul mucchio di stampi. In ogni barca, in un punto o nell'altro vi era un sacco con un paio di germani femmine vive, o un maschio e una femmina e su ogni barca c'era un cane che si agitava tremando inquieto allo starnazzar d'ali delle anatre che passavano in volo nel buio" - Tratta dal romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi” 

Un sordo e brutale colpo di fucile ha messo fine alle sofferenze, alle angosce, alla paura di aver paura, alla paura di non ricordare e, soprattutto, di non poter più scrivere e raccontare di una via pregna di avventure e passioni. Era l’alba del 2 Luglio 1961, e l’umanità intera perdeva una delle sue migliori penne, un intellettuale senza tempo. Al pari del cupo e baritonale suono del corno che annuncia la fine della caccia, l’insensibilità di quella cieca deflagrazione dall’odore pungente di zolfo ha bruscamente, e volontariamente, interrotto le sofferenze di Ernest Hemingway

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Gli anni della gioventù

Ernest, secondo di sei figli, nacque in Illinois nel 1989 in una famiglia borghese e agiata. Il padre, uomo di scienza, appassionato cacciatore e naturalista, svolgeva la professione di medico presso una riserva indiana. Il piccolo Ernest lo seguiva spesso durante il suo lavoro e conobbe i modi di vivere dei “Pellerossa”, quelli di un popolo che viveva in armonia con la natura, ne apprezzò gli usi e costumi. Grazie al padre imparò a pescare nei bellissimi laghi del Nord America praticando principalmente la tecnica della pesca a mosca e la caccia alla selvaggina stanziale col cane, nelle colline sterminate di quelle regioni.

La passione per la scrittura emerse sin da giovanissimo quando dirigeva il giornale della scuola. Alle scuole medie il suo talento fu riconosciuto da alcuni insegnanti che lo spinsero a produrre i suoi primi racconti. Terminate le scuole, all’età di 18 anni, per affermare la sua indipendenza, lasciò la famiglia e si trasferì in Kansas City dove iniziò a lavorare al giornale locale Kansas city star

La Prima guerra mondiale

All’ingresso in guerra degli Stati Uniti non ebbe esitazione e si arruolò immediatamente come volontario. A causa di un difetto alla vista gli fu dato il ruolo di autista di ambulanze sul fronte italiano, e operò principalmente nella cittadina di Schio, sotto il Pasubio. Una notte, sul fronte del basso Piave, venne colpito dalle schegge di una granata austriaca mentre cercava di portare in salvo un soldato italiano ferito dall’artiglieria nemica. Venne operato all’ospedale di Milano e durante la convalescenza si innamorò di un’infermiera americana. Una malattia gli valse il congedo e, nel 1919, lo Stato italiano gli conferì la medaglia d’argento al valor militare.

Tra le due guerre

Rientrato a Oak Park si dedicò principalmente alla scrittura, alla pesca e alla caccia, ma il suo animo inquieto lo portò a viaggiare nuovamente in Europa.  Soggiornò in Francia, principalmente a Parigi, in Spagna, in Svizzera ma soprattutto in Italia, Paese d’adozione. Tuttavia, a causa di una serie di coraggiosi articoli contro Mussolini e alla sua partecipazione da attivista contro i Franchisti in Spagna, non poté  più mettere piede nel Bel Paese fino alla caduta del regime, e i suoi libri furono banditi. Venne messo all’indice anche il capolavoro “Addio alle Armi” scritto dopo l’esperienza sul fronte pasubiano e a seguito del ferimento dell’autore nell’atto di salvare un soldato Italiano al fronte. Fu tradotto da Fernanda Pivano (grande amica di Ernest) e distribuito clandestinamente solo sul finire della guerra. Nel 1935 pubblicò “Verdi colline d’Africa”. È un romanzo che nasce  dall’esperienza di un lungo viaggio africano in cui lo scrittore si dedica alla caccia ai grandi mammiferi. Negli anni successivi si trasferì nell’ Idaho con la sua nuova compagna e  lì trascorreva il suo tempo cacciando e scrivendo il capolavoro “Per chi suona la campana”

Per chi suona la campana | Ernest Hemingway
686 Recensioni
Per chi suona la campana | Ernest Hemingway
Un episodio di guerriglia durante la guerra civile spagnola, un ponte che deve essere fatto saltare, un piccolo gruppo di partigiani uniti dall'unica speranza che un giorno ogni pericolo sia vinto e il paese sia un posto dove si vive bene. In mezzo a tutto questo, Robert Jordan, il dinamitardo, l'inglés giunto da Madrid per organizzare la distruzione del ponte. Robert è un irregolare nell'esercito repubblicano, un intellettuale votato a una causa che, tra mille dubbi, egli sente non meno sua degli altri: perché al di là di ogni errore e di ogni violenza ci sia pace e libertà per tutti.

Dalla seconda Guerra mondiale al suicidio

Hemingway trascorse i primi anni di guerra tra l’Avana e la sua tenuta “Finca Vigìa” nell’Idaho.In questo periodo mise sua adorata barca  e i suoi contatti, al servizio dei servizi segreti americani per il contrasto di una Quinta Colonna nazista a Cuba.  Nel ‘44, però, il suo spirito da avventuriero lo spinse a raggiungere l’Europa. A Londra e in Lussemburgo lavorò come inviato speciale mentre in Francia partecipò attivamente alla resistenza. Dopo la guerra rientrò prima a Cuba e poi si trasferì in Italia,dove per circa due anni visse tra il Veneto e il Friuli. Quelli italiani sono anni meravigliosi. Il suo romanzo “Di là dal fiume e tra gli alberi” è veramente un omaggio a queste terre, ai suoi paesaggi, alle sue genti,alle bellissime giornate di caccia trascorse in questa natura amena. Diceva che i suoi scritti dall’Italia avevano qualcosa di speciale,quel carattere speciale che si riesce a mettere solo nelle lettere d’amore. Qui coltivò in compagnia di eccellenti cacciatori, la sua passione per l’arte venatoria. Tornato a Cuba si dedicò alla scrittura de “Il Vecchio e il Mare”.  Con quest’ultimo vincerà prima il Premio Bancarella, poi il Pulitzer e infine il Premio Nobel. Gli anni successivi furono disastrosi per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il suo fisico, a causa di una vita vissuta pericolosamente, perennemente sull’orlo del precipizio, sfidando la sorte, reclamava un conto salato. Hemingway aveva partecipato a numerose guerre, era stato ferito, aveva rischiato la vita in due diversi incidenti aerei, si  era ustionato  parte del corpo nel tentativo di salvare vite durante un incendio in un villaggio in Kenya, era scampato a un incidente d’auto a Londra, era un alcolizzato. Dal 1957 ai problemi fisici si sommò una forte crisi depressiva. Si sottopose volontariamente a elettroshock che, tuttavia, peggiorò la situazione compromettendone la memoria e, di conseguenza, il suo umore. Era ossessionato, credeva di essere controllato dall’FBI. Si scoprì, solo dopo la morte, che era grottescamente vero. Le ultime giornate di caccia alle pernici, in Spagna,  sono forse gli unici e gli ultimi momenti di felicità. Il 2 Luglio 1961 fece il suo ultimo viaggio.

Il vecchio e il mare | Ernest Hemingway
2.034 Recensioni

Di là dal fiume e tra gli alberi

È il romanzo della maturità, del ricordo, più intimo forse. È il romanzo dove l’Italia, i suoi paesaggi, le lagune, le sue le genti e la caccia, praticata nella sua armoniosa natura gli sono d’ispirazione, dove affinerà lo stile e lo permeerà di quel fascino che lo renderanno immortale. Il protagonista, il colonnello Richard Cantwell, ha una relazione con una giovanissima nobildonna veneziana. A questa racconta la sua vita,  le sue guerre. I parallelismi tra la vita di Hemingway e quella del protagonista sono forse un escamotage per parlare di se stesso, per aprirsi al mondo e ai lettori. La caccia in questo romanzo è un sottofondo dolce e malinconico in contrasto con i traumi di una vita da soldato, quelli di una generazione  nata, cresciuta e morta tra gli orrori della guerra. “Di là dal fiume e tra gli alberi”  costituisce, forse, il più grande omaggio di questo immenso scrittore all’Italia e al suo Veneto in particolar modo e ha, come egli stesso diceva, quel non so che di speciale che si riesce a mettere solo nelle  lettere d’amore.

A Bassano del Grappa, presso la Villa Ca’ Erizzo Luca, in via Ca’ Erizzo 19, si trova un bellissimo museo dedicato alla Grande Guerra e al Ernest Hemingway. Per info: http://www.museohemingway.it/ita/

Di là dal fiume e tra gli alberi | Ernest Hemingway
219 Recensioni
Di là dal fiume e tra gli alberi | Ernest Hemingway
Un colonnello americano cinquantenne reduce di due guerre mondiali è follemente innamorato di una giovanissima nobildonna veneziana. Un'antica ferita di guerra, occorsagli trent'anni prima nella campagna veneta di Fossalta, si è riacutizzata e mina la sua salute. Tra l'Hotel Gritti e l'Harry's Bar, tra la laguna e i palazzi della buona società, il protagonista va incontro alla più difficile delle esperienze umane, la morte. Con i suoi disperati modi di dire, di fare, di bere, di distruggersi con dolcezza, l'ufficiale rappresenta l'ennesima maschera dello stesso Hemingway che, giunto alla maturità, inizia a sentire tutto il peso della propria vita.

Tutti i Romanzi dell’Autore

1926: Fiesta: Il sole sorgerà ancora
1929: Addio alle armi
1935: Verdi colline d’Africa
1937: Avere e non avere
1940: Per chi suona la campana
1950: Di là dal fiume e tra gli alberi
1951: Torrenti di primavera
1952: Il vecchio e il mare
1964: Festa mobile
1970: Isole nella corrente
1987: Il giardino dell’Eden
1999: Vero all’alba

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Giacomo Boschi
Giacomo Boschi
4 mesi fa

Complimenti , un grande personaggio da cacciatore a scrittore e viaggiatore , acquisterò sicuramente un libro.

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