A Caccia da ProtagonistiRubriche

L’ultima fata di stagione

Gennaio 2016, nord-ovest Sardegna, ultima giornata utile, ahimé, per la Caccia alla Beccaccia. Il clima è quello giusto, la temperatura è bassa, la giornata uggiosa e cupa.
Paco, il mio drahthaar, è reduce da un brutto infortunio muscolare da cui sembra essersi rimesso ma è meglio comunque non forzare.
In poche parole abbiamo un paio d’ore a disposizione, fare di più potrebbe essere pericoloso, quindi decido di ritornare alla cerca della Beccaccia fantasma……

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Si, fantasma perché nell’arco della stagione, su cinque volte che ho battuto la zona son riuscito a intravederla due sole volte, una delle quali sparata in condizioni estreme e di conseguenza andata.
La zona è impervia, c’è da camminare un po’ per arrivare sul piano del bosco che si apre magicamente tra sugherete, rocce, felci e rovi.
Prima c’è da attraversare il grande erbaio, vedo già il muretto a secco che delimita la nostra zona e richiamo Paco per tenerlo più vicino a me, ormai conosce la Fata, praticamente ci va dritto come sempre, ma Lei è sempre sveglia e molto accorta e nonostante tutta la cautela di Paco riesce sempre ad anticiparlo andando via di pedina nel folto della vegetazione per svolazzare infine nel mezzo del folto banco di rovi impenetrabile a noi comuni mortali.

Saltiamo il muro e scendiamo a favore di vento, con calma e attenzione. Pochi minuti e le note del campano già cambiano, anche i rintocchi sono più distanti infatti Paco è già a testa alta, la filata è abbastanza lunga e come sempre, ad una ventina di metri dal folto banco di rovi rallenta…… gattona……. non sento più il campano………. è in ferma!

Paco è davanti a me, immobile, statuario, zampa posteriore sinistra sollevata.
Non riesco a contare fino a dieci e sento già il leggero suono delle sue ali che fendono l’aria. Ha attraversato il muro di vegetazione di pedina e si è involata, leggera, dal pulito, riesco a intravederla verso il solito, folto banco di rovi……..

Anche Paco l’ha sentita ma lo tengo tranquillo, la ribatteremo insieme.
Con calma, dopo poco riesco a trovare un punto di accesso per arrivare nella zona della rimessa. Trovo una vecchia “camminera” battuta da bestiame vaccino che costeggia il banco di rovi e arrivato al punto dove si era involata Paco interrompe il trotto di colpo, ferma…… molla…… ferma.
Neanche il tempo di pensare che dal mezzo dei rovi ad una quindicina di metri da me e il cane, si invola un’altra volta, scaltra come sempre.
Questa volta però deve sfondare e involarsi quindi in verticale. Mi concede un’attimo, quello che spesso può bastare allo stoccatore.
Imbraccio e sparo. Strano ma vero, ma la Fata continua a volare anche se nel curvare per celare la sua ennesima rimessa , mi viene in dubbio che possa averla pizzicata.

Non mi arrendo, richiamo Paco che cerca di penetrare nei rovi e aggiro letteralmente la folta macchia impenetrabile tenendo sempre come punto fermo la grande quercia come punto di riferimento. La ribattiamo, quindi, aggirandola e lentamente arriviamo in prossimità dell’ultima calata. L’anfratto boscoso che da questo lato si apre verso il costone è più pulito e Paco, calmo e riflessivo, dopo una presa di vento, blocca a ridosso del muretto a secco di una vecchia “pinnetta” sarda ormai in disuso. Ho timore che si involi dalla parte opposta e fortunatamente trovo modo di piazzarmi su una roccia vicina……..aspetto e aspetto ma Paco rompe e con una gattonata imperdibile va a in ferma una decina di metri più avanti.
Con cautela lo raggiungo, è in ferma davanti ad un piccolo, basso, rovo……. immobile.
E’ qui, sono certo. Mi guardo attorno per anticipare la sua via di fuga ma vedo Paco allungarsi lentamente e delicatamente infilare il muso all’interno del rovo per raccogliere, ormai ………. l’ultima Fata di stagione.

Ephisi

Photo Credit: Woodcock via photopin (license)

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ADRIANO IGNAZIO PIRAS
ADRIANO IGNAZIO PIRAS
7 anni fa

Efisio mi hai fatto tornare in mente indimenticabili momenti di grande passione , grazie ,

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